Che cos’ è una estensione di garanzia

 Nella vita di tutti i giorni si entra comunemente in contatto con più forme di assicurazione di quante si è portati normalmente a credere. Anche al di sotto delle tanto diffuse estensioni di garanzia vi sono, ad esempio, dei contratti di assicurazione e delle polizze assicurative di diverso tipo.

Sospendere le rate del mutuo: requisiti legati al reddito e al lavoro

 A partire dalla scorso 27 aprile è possibile accedere ai benefici del Fondo di solidarietà per i mutui per sospendere per un periodo le rate del muto per l’ acquisto della prima casa che sia anche la propria abitazione principale.

> Come sospendere le rate del mutuo

Per accedere a tali benefici, tuttavia, devono sussistere una serie di requisiti che coinvolgono diversi aspetti, sia del contratto di mutuo e dell’ oggetto del finanziamento, sia della situazione lavorativa e reddituale del mutuatario.

> Sospendere le rate del mutuo: i requisiti e le condizioni

Ecco quindi quali sono i requisiti reddituali e relativi al proprio profilo lavorativo che devono sussistere per il mutuatario per accedere alla sospensione del mutuo:

  • ISEE non superiore ai 30 mila euro
  • cessazione del rapporto di lavoro subordinato – ad eccezione di risoluzione consensuale o per limiti di età  con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità o di dimissioni non per giusta causa o ancora di licenziamento per giusta causa
  • cessazione dei rapporti di collaborazione o di agenzia – ad eccezione, come al punto precedente, di risoluzione consensuale,  di dimissioni non per giusta causa o ancora di licenziamento per giusta causa
  • morte o riconoscimento di handicap grave, o di invalidità civile non inferiore all’ 80%.

 

 

Che cos’è No Cash Trip

 Oggi moltissimi giovani girano il mondo senza avere sempre a disposizione gli spicci necessari per i piccoli pagamenti. Anche per una questione di controllo delle spese sono stati incentivati negli anni gli acquisti con carta di credito e bancomat, ma è davvero possibile pagare sempre e ovunque nel nostro paese senza mettere le mani ai contanti a disposizione nel portafoglio?

Si vende casa ma con lo sconto

La risposta che a questa domanda ha dato un gruppo di blogger è positiva e infatti sono partiti in giro per la Penisola con il No Cash Trip, un viaggio per sensibilizzare i cittadini all’uso della moneta digitale al posto del contante.

Il progetto è stato sponsorizzato da MasterCard, in compartecipazione con Eni (entrambi main sponsor), insieme a Samsung e Citroen. I viaggiatori che fanno parte del programma possono spostarsi da una città all’altra usando soltanto la macchina per i trasferimenti, uno smartphone per le comunicazioni e per la documentazione del viaggio, più una carta di credito per i pagamenti eliminando contanti e monete.

Come cambia il conto di base

Il presupposto da cui parte questo progetto è che ci sarà presto una riconversione monetaria, dal contante al digitale, con una serie di benefici per i cittadini e per chi si occupa della gestione del risparmio, infatti scenderebbero i costi di gestione e ci sarebbe un progressivo azzeramento della contraffazione delle monete.

Tutti i pagamenti diventerebbero tracciabili con vantaggi anche per il monitoraggio della tassazione.

 

Caricamento e importi della nuova social card

 Qualche informazione sulla nuova social card l’abbiamo già fornita spiegando che la sperimentazione è partita soltanto in 12 città e che sono cambiati anche i requisiti per ottenerla rispetto al passato.

Adesso entriamo nel merito di questi requisiti e spieghiamo come si carica e come farne richiesta. La nuova social card può essere caricata di 231 euro al mese per le famiglie composte da 2 persone. L’importo sale a 281 euro per le famiglie di 3 persone e arriva a 331 euro per le famiglie di 4 persone. I nuclei ancora più numerosi possono caricare la carta fino ad un massimo di 404 euro.

Guida alla Social Card 2013

Il contributo può essere caricato a scadenza bimestrale tramite una richiesta al Comune e bisogna ricordare che ne possono beneficiar sia i cittadini italiani, sia i cittadini extracomunitari che hanno un permesso di soggiorno regolare nel nostro paese.

Per ottenere la nuova social card è necessario rispettare anche dei limiti di reddito: il reddito ISEE non deve superare i 3000 euro e il valore dell’abitazione, se se ne possiede una, non deve superare i 30 mila euro ai fini dell’IMU. In più è necessario versare in una condizione di estremo disagio, essere disoccupati, ad esempio ed avere dei figli con età inferiore a 3 anni.

Qualche informazione sulla nuova social card

 Parte la sperimentazione della nuova social card che comporta una serie di requisiti diversi rispetto al passato. La sperimentazione, in termini temporali, è inizia a gennaio del 2013 e in questo momento non è disponibile ovunque.

Possono richiedere la nuova social card soltanto coloro che abitano nelle 12 città scelte per la sperimentazione: Milano, Torino, Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Genova, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Catania. In un secondo momento dovrebbe estendersi la sperimentazione al resto dello Stivale.

Guida alla Social Card 2013

La nuova carta acquisti è considerata e pensata come ammortizzatore sociale e infatti serve a garantire alle famiglie con redditi bassi e in difficoltà economiche, i consumi di base. La prima social card che è stata approvata nel 2008, era pensata anche per una clientela diversa: si potevano caricare sulla carta 40 euro al mese per tutti coloro che avevano superato i 65 anni e per le famiglie con un ISEE inferiore a 6000 euro e figli con età inferiore a 3 anni.

► Al via la sperimentazione per la Social Card 2013

La nuova social card, invece ha un valore diverso in base alla composizione del nucleo famigliare: all’aumentare dei componenti, cresce il credito passando dai 231 euro mensili per le famiglie di 2 persone fino ai 331 euro per le famiglie di 4 persone.

. A garanzia della richiesta occorre presentare la certificazione di un reddito da lavoro o da pensione. La quantità di prestito ottenibile dipende dalla capacità di rimborso ma in genere i prestiti riescono a coprire l’intero costo della vacanza e sono ammortizzabili in un periodo variabile da 1 a 10 anni.

 

Il prestito per chi deve andare in vacanza

 Ormai si chiede un prestito per qualsiasi cosa, per esempio per pagare tutte le spese sostenute in un mese. Chi ha dei debiti non troppo consistenti, usa la carta di credito per i pagamenti in modo da dilazionare il più possibile il pagamento fatto in un determinato periodo.

I nuovi tassi per la cessione del quinto

In generale, però, ci sono anche persone che chiedono un prestito per lo svago, magari per andare in vacanza, perché la destinazione scelta, disponibile soltanto in un certo periodo, comporta una spesa molto consistente.

Se si rientra nel secondo insieme, il consiglio che danno gli esperti è di rivolgersi alla banca. Gli istituti di credito riescono ad offrire prestiti a tassi interessanti a chi ha bisogno di cifre che non eccedono i 4000 euro.

I prestiti vacanza studio esistono ancora

Insomma, se lavorando tutto l’anno pensate di esservi meritati una vacanza, ma non sapete proprio come pagarla, il prestito è una soluzione ottima per salvare capra e cavoli.

I prestiti vacanza comportano l’accredito della somma richiesta direttamente sul conto corrente del richiedente. A garanzia della richiesta occorre presentare la certificazione di un reddito da lavoro o da pensione. La quantità di prestito ottenibile dipende dalla capacità di rimborso ma in genere i prestiti riescono a coprire l’intero costo della vacanza e sono ammortizzabili in un periodo variabile da 1 a 10 anni.

Controllo dei conti correnti: i consigli per non incappare nei controlli

 Continua a spada tratta la lotta all’evasione fiscale messa in campo dal Fisco italiano. Il 24 giugno è entrato in vigore il controllo di conti correnti bancari e postali degli italiani attraverso il SID, il sistema di interscambio dei dati che permetterà di evidenziare eventuali incongruenze tra i movimento di questi e le dichiarazioni dei redditi dei cittadini.

► Al via il controllo dei conti correnti

Gli onesti cittadini non devono avere nulla da temere, il sistema è stato creato per stanare i grandi evasori ma, per essere davvero sicuri che gli occhi del Fisco non si punteranno sui nostri conti correnti, ecco qualche consiglio da seguire.

Dal momento che il SID ha lo scopo di monitorare la congruenza tra le entrate e le uscite contabili dei cittadini, il suo allarme scatterà quando le prime sono di molto inferiori alle seconde, nelle quali rientrano pagamenti con bancomat, addebiti diretti in conto, pagamenti con carte di credito e i  prelevamenti di denaro contante: per questo è opportuno tenere sotto controllo che il livello delle uscite non superi di molto il livello delle entrate.

Altro consiglio da seguire è quello di conservare la documentazione bancaria relativa ai movimenti che avvengono sui conti correnti in modo da poterla esibire in caso di chiamata da parte del fisco e dimostrare, così, la propria posizione.

C’è poi da fare particolare attenzione ad evitare transazioni di livello elevato in contanti: parliamo, ad esempio, di prestiti o donazioni ricevuti da terze persone, per le quali è sempre meglio scegliere l’accredito su conto corrente per poter dimostrare la provenienza lecita delle somme spese che sforano sulle entrate.

► Controllo conti corrente: il SID cos’è e come funziona

Per le stesse ragioni è consigliabile farsi accreditare stipendi o comunque i redditi in generale sul proprio conto, evitando di acquisirli in contanti.

Risparmiare sul conto corrente aprendone uno nuovo

 A dirlo è la Banca d’Italia che ha presentato i dati sulle spese medie che affrontano gli italiani per la gestione del loro conto corrente: nel 2012 la spesa media è stata di circa 110 euro per ogni conto (che diventano 86,9 euro di spesa al netto delle tasse).

► Chiudere il conto corrente evitando le brutte sorprese

Ma in questa cifra rientrano sia i vecchi che i nuovi conto corrente bancari e, analizzando il dettaglio delle spese, si nota come questa cifra sia data dalla media dei 99,6 euro che spendono i correntisti possessori di un conto corrente di vecchia data e dei 60,5 euro che invece spendono i correntisti che hanno adottato un conto corrente di nuova generazione.

Il consiglio dato dal capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti è, quindi, di cambiare conto corrente (non necessariamente banca) in modo da poter risparmiare fino al 40% delle spese annue di gestione. 

Barbagallo ha invitato i clienti delle banche a tenersi sempre informati sulle offerte che gli istituti fanno regolarmente per attirare nuovi clienti alle quali, però, nella maggior parte dei casi, possono aderire anche i correntisti di vecchia data (i costi maggiori sono stati registrati dai correntisti che non cambiano il profilo del loro conto corrente da più di dieci anni).

► Come scoprire l’usura nel conto corrente

In tutto questo, poi, si deve aggiungere che la legislazione in materia garantisce ai clienti che vogliono cambiare conto un trasferimento veloce e senza particolari oneri per i clienti stessi.

Come si negozia il mutuo: tasso fisso o tasso variabile?

 In fase di negoziazione del mutuo, una delle scelte fondamentali riguarda il tasso: fisso o variabile? Gli economisti propendono per il tasso variabile. In questo periodo sembra essere quello più vantaggioso: la rata deriva solitamente dalla somma tra lo spread e l’euribor calcolato ad 1 o a 3 mesi. Sull’euribor dato – 1 o 3 mesi – i pareri sono discordanti, ma visto l’altalenarsi ciclico dei mercati pare che in realtà se si desidera negoziare un mutuo di lunga durata gli effetti sembrino minimali.

Si fanno man mano più importanti invece in caso di negoziazione di mutui alquanto brevi. Se i tassi sono in decrescita l’euribor è più conveniente a 1 mese, se sono in salita lo è a 3 o 6 mesi.

Chi propende per un mutuo fisso dovrà fare riferimento al tasso finito che dipende anch’esso dallo spread del momento di stipula al quale vengono però sommati altri vari valori. In entrambe le tipologie il dato finale lo sancisce il TAEG che, come nei finanziamenti, conferma qual è realmente il tasso che si paga, comprensivo di ogni altro onere.

Per sapere se è più conveniente negoziare un tasso fisso o variabile bisognerebbe essere dei veggenti. Oppure, più semplicemente, sarà opportuno farsi (fare) due conti sul tasso attuale. Al momento per i tassi del variabile (quindi spread + euribor) non paiono previsti aumenti che potranno giungere tra qualche anno.

Nel frattempo sarà tuttavia restituito parte del capitale e considerato che gli interessi si versano sul capitale residuo, la rata tenderà a diminuire anche se il tasso diventerà più alto.

Solo ad esempio a giugno 2013 la media delle proposte a tasso fisso ha TAEG che si attesta sul 5.60%, mentre le proposte a tasso variabile hanno TAEG sul 3.50%. Ciò vuol dire che per rimborsare un mutuo di 100.000 euro in 20 anni a tasso fisso sono previsti quasi 61.000 euro di interessi mentre con tasso variabile sono previsti quasi 33.000 euro di interessi ma solo se i tassi non aumenteranno almeno nei primi anni.

Quali sono le altre spese negoziabili? Le spese iniziali, generalmente di apertura pratica e perizia: alcune banche le offrono gratuitamente, ma altre arrivano oltre i 2.000 euro. Seguono le spese ricorrenti annuali, generalmente riguardanti incasso della rata, assicurazione, comunicazioni e varie ed eventuali.