Gestione Separata, principio di cassa ed equivalenza imponibile fiscale e previdenziale

 La Gestione Separata dell’Inps, la cassa previdenziale nata nel 1995 con la Riforma Dini per provvedere a dare una copertura previdenziale per i lavoratori autonomi e i professionisti che non hanno uno specifico album o ordine, e quindi la relativa cassa previdenziale.

Con l’iscrizione alla Gestione Separata il lavoratore autonomo si prende la responsabilità del versamento dei contributi previdenziali atti al raggiungimento dei requisiti per la pensione. La contribuzione e la relativa pensione per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata dell’Inps sono calcolati in base a due principi fondamentali: il principio di cassa e l’equivalenza tra l’imponibile fiscale e quello previdenziale.

Il principio di cassa

Il principio di cassa fa sì che i compensi del lavoratore che concorrono a formare il reddito imponibile sono quelli percepiti nell’anno solare nel quale sono stati percepiti, indipendente dal momento in cui sono stati inseriti.

Equivalenza fra imponibile fiscale e previdenziale

Per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps la base imponibile per il calcolo del contributo alla cassa previdenziale è calcolata secondo le stesse regole per l’individuazione dell’imponibile Irpef (l’importo che risulta dalla dichiarazione dei redditi e dagli accertamenti definitivi).

Guida alla Gestione Separata dell’Inps

Quali lavoratori devono iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps?

I redditi esclusi ed esenti dalla Gestione Separata dell’Inps

Come si calcolano anzianità e contributi per la Gestione Separata

Le aliquote di finanziamento della Gestione Separata

Aliquote contributive e massimali per il 2013

 

 

 

Dall’Inps le istruzioni per il prepensionamento per eccedenza di personale

 L’Istituto di Previdenza Nazionale ha pubblicato la Circolare n 119 del 2013 con la quale dà le disposizioni per l’accesso al prepensionamento in caso di aziende con più di 15 dipendenti con eccedenza di lavoratori.

L’opportunità, prevista dalla Legge Fornero, prevede che in caso di personale in eccesso, i lavoratori che si trovano a meno di quattro anni dal raggiungimento dei requisiti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia, possano accedere allo stesso trattamento economico che spetterebbe loro sulla base delle regole vigenti per l’accesso alla pensione.

►  I requisiti retributivi e anagrafici per accedere alla pensione di vecchiaia nel 2013

La Legge Fornero prevede che sia l’azienda a farsi carico della prestazione finanziaria e dei contributi figurativi fino al raggiungimento del diritto al pensionamento per il lavoratore. Da quel momento sarà l’Inps a farsi carico del pagamento della pensione.

Con la circolare 110 l’Inps ha chiarito il procedimento per il prepensionamento del personale in eccedenza per le aziende con più di 15 dipendenti.

In primo luogo, per poter usufruire della pensione anticipata, l’azienda ne deve far richiesta all’Inps, dimostrando di aver già stipulato un accordo sindacale con i dettagli dell’operazione. Grazie all’indicazione del numero dei lavoratori coinvolti, l’Inps potrà definire l’importo della fideiussione che garantisce all’Istituto che l’azienda potrà farsi carico dell’impegno preso verso i lavoratori che vengono mandati in pensione.

L’ammontare dei contributi figurativi a carico del datore di lavoro sono determinati in base alle modalità di calcolo dell’Aspi, in base alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali percepita nel corso degli ultimi due anni, alla quale viene applicata l’aliquota prevista dal fondo previdenziale di appartenenza.

L’accordo tra l’azienda e i sindacati prevede anche la possibilità di includere il piano di pensionamento anticipato i lavoratori ai quali manca più di un anno per il raggiungimento dei requisiti pensionistici.

► Guida all’Aspi – Quando non si ha più diritto alla contribuzione

Il calcolo della pensione che spetta al lavoratore eccedente è fatto in base alla data di accesso, senza considerare la contribuzione figurativa versata in futuro dal datore di lavoro. Solo quando il lavoratore avrà raggiunto i requisiti per l’accesso alla pensione, questa sarà nuovamente calcolata sulla base delle condizioni e della normativa in vigore al momento del pensionamento.

La pensione anticipata corrisposta dall’azienda ai lavoratori che vengono mandati in pensione per eccesso di personale non è soggetta a perequazione e non è reversibile. In caso di decesso del lavoratore sarà erogata dall’Inps la relativa prestazione indiretta.

► Che cos’è la pensione ai superstiti

La prestazione pensionistica erogata in caso di pensionamento anticipato per i lavoratori in eccedenza è cumulabile con eventuali redditi da lavoro dipendente o autonomo, quindi non ci saranno riduzioni in caso di rioccupazione del lavoratore.

In caso di decesso del dipendente infatti l’Inps (e non più la società) erogherà ai familiari aventi diritto la prestazione indiretta

Prorogata la validità dei certificati di esposizione all’amianto per gli esodati

 Con il Decreto del Fare è stato raggiunto un importante traguardo per gli esodati che durante la loro carriera lavorativa siano stati esposti all’amianto.

► Tiriamo le somme sugli esodati: il primo decreto

L’articolo 42-ter della legge di conversione al decreto legge del fare, infatti, ha previsto che i certificati rilasciati dall’Inail che accertano l’esposizione all’amianto restino validi anche per la definizione dell’ammontare del trattamento pensionistico anche per tutti i lavoratori che risultino cessati (mobilità, proseguimento volontario contributi e beneficiari di fondi di solidarietà) alla data del 23 giugno 2013, giorno di entrata in vigore del del D.L. 76/2013.

Quindi, per tutti questi lavoratori esodati il calcolo del trattamento pensionistico si effettuerà in base ai coefficienti di moltiplicazione definiti in base al grado di esposizione all’amianto, e sono invalidati tutti i provvedimenti di revoca delle certificazioni già rilasciate.

Cos’è il beneficio previdenziale per l’esposizione all’amianto

Il beneficio previdenziale che l’Inps ha accordato in relazione all’esposizione all’amianto consiste in una maggiorazione del trattamento pensionistico in base a dei coefficienti di moltiplicazione proporzionali al tempo di esposizione del lavoratore.

► Tiriamo le somme sugli esodati: il secondo e terzo decreto

I coefficienti di moltiplicazione delle pensioni per l’esposizione all’amianto

I coefficienti di moltiplicazione che si applicano ai trattamenti pensionistici erogato dall’Inps hai lavoratori che ne abbiano fatto richiesta tramite certificazione dell’Inail sono:

1. 1,5 per i periodi di prestazione lavorativa nelle miniere e nelle cave di amianto;

2. 1,5 al periodo di esposizione all’amianto, nel caso di contrazione di malattia professionale documentata dall’INAIL a causa della medesima esposizione;

3. 1,25 all’intero periodo di esposizione all’amianto soggetto alla relativa assicurazione INAIL, purché di durata superiore a 10 anni.

Guida alla rateazione dei debiti contributivi per accorpamenti Inpdap e Enpals

 L’Inps, con la Circolare 108/2013, ha dato notizia dell’entrata in vigore, a partire del 12 luglio 2013, delle nuove direttive per la rateizzazione dei debiti contributivi in fase amministrativa. Nella stessa circolare è specificata anche la procedura per la rateizzazione per i contribuenti debitori delle gestioni Inpdap e Enpals, ormai accorpate all’Inps.

► Le novità per i debiti contributivi, la rateizzazione breve

Quindi, per i contribuenti iscritti alle gestioni previdenziali Enpals e Inpdap, sussistono gli stessi principi di tutti gli altri contribuenti. Una volta che si sia verificata la presenza di debiti o sanzioni a carico del contribuente (che possono essere verificati anche con le nuove procedure telematiche dell’Inps), questi deve presentare una sola domanda telematica di rateizzazione, pena l’annullamento della richiesta, nella quale sono riassunti tutti i debiti accumulati.

È possibile rateizzare tutte le somme dovute per omissione o evasione, le somme dovute a titolo di ritenute previdenziali e assistenziali a carico dei lavoratori e anche gli eventuali crediti vantati dall’Inps.

 Guida all’iter unico per la rateizzazione dei contributi non pagati

La rateizzazione standard ha durata di massima di 24 mesi. Nel caso in contribuente al quale siano stati contestati debiti contributivi in fase amministrativa non possa far fronte al pagamento in questo numero di rate, attraverso specifica domanda da inoltrare al Ministero del Lavoro, la rateizzazione può essere portata anche a 36 o 60 rate.

Come si calcola la pensione ai superstiti

 La pensione ai superstiti è un trattamento che viene erogato dall’Inps ai familiari di contribuente deceduto. Ne hanno diritto tutti i soggetti che rispondono ai requisiti previsti in base al grado di parentela con il defunto, sia che questi fosse titolare di pensione in corso di erogazione sia che fosse lavoratore in possesso di un conto assicurativo presso l’Inps.

Anche le percentuali dell’assegno erogato dall’Inps variano in base al grado di parentela. Vediamo come.

Le percentuali di calcolo della pensione ai superstiti in base al grado di parentela

Solo il coniuge: 60%

Solo un figlio: 70%

Solo il coniuge ed un figlio: 80%

Due figli: 80%

Coniuge con tre o più figli: 100%

Genitore: 15%

Un fratello o una sorella: 15%

Due genitori: 30%

Due fratelli o sorelle: 30%

Tre fratelli o sorelle: 45%

Quattro fratelli o sorelle: 60%

Cinque fratelli o sorelle: 75%

Sei fratelli o sorelle: 90%

Oltre sei fratelli o sorelle: 100%

Le stesse percentuali si applicano anche alla parte di integrazione al minimo se il contribuente deceduto ne aveva diritto.

Modalità di applicazione della percentuali per la pensione ai superstiti

In caso di pensione di reversibilità – pensione erogata a favore dei famigliari di titolari di pensione – la percentuale relativa al grado di parentela si applica all’importo della pensione che l’INPS erogava al contribuente al momento del decesso.

In caso, invece, di pensione indiretta – il trattamento erogato in caso di decesso di titolare di conto assicurativo presso l’Inps – la percentuale si applica all’importo della pensione che il lavoratore avrebbe avuto con la contribuzione accumulata fino al momento del decesso.

Guida alla pensione ai superstiti

Che cos’è la pensione ai superstiti

Requisiti contributivi per avere diritto alla pensione ai superstiti

Gli aventi diritto alla pensione ai superstiti e requisiti per l’accesso

Come si calcola la pensione ai superstiti

Gli aventi diritto alla pensione ai superstiti e requisiti per l’accesso

 I famigliari dei titolari di una posizione INPS – pensione o conto assicurativo – hanno diritto, se ne fanno richiesta, della pensione ai superstiti. Ma, per poterne fare richiesta è necessario che i soggetti richiedenti perfeziono alcuni requisiti differenziati in base al grado di parentela.

Chi ha diritto alla pensione ai superstiti

Coniuge superstite

Il coniuge superstite ha sempre diritto alla pensione ai superstiti, anche nel caso di separazione legale.

Invece, in altri casi, sono poste le seguenti limitazioni:

– separazione con addebito per colpa solo se il richiedente è titola­re di assegno alimentare stabilito dal Tribunale;

– divorziato, se titolare di assegno di divorzio, non sia risposato e vi sia stata contribuzione a favore del decedu­to prima della sentenza di divorzio.

Infatti, se il coniuge superstite divorziato ha contratta un altro matrimonio, la scelta dell’attribuzione della pensione ai superstiti spetta al tribunale competente.

Figli

La pensione ai superstiti spetta a tutti i figli legittimi, legittimati, adottati, affiliati, na­turali, legalmente riconosciuti o giudizialmente di­chiarali – che siano nati prima del decesso del contribuente.

La pensione ai superstiti viene erogata in caso di figli:

– di minore età;

– inabili (senza limitazioni) di età a carico del contribuente deceduto;

– studenti (fino a 21 anni e non in possesso di reddito) a carico del contribuente deceduto;

– studenti universitari non lavoratori (fino a 26 anni e non fuori corso) a carico del contribuente deceduto;

– postumi se nati entro il 300 giorno dalla morte del genitore;

– coniugati a carico del deceduto.

Possono accedere alla pensione ai superstiti anche i nipoti minorenni se a carico del nonno o della nonna al momento del decesso e i nipoti.

In caso di figli inabili l’accesso alla pensione ai superstiti è limitata alla dimostrazione che l’attività lavorativa svolta sia condotta in laboratori protetti e che abbia finalità terapeutica.

Guida alla pensione ai superstiti

Che cos’è la pensione ai superstiti

Requisiti contributivi per avere diritto alla pensione ai superstiti

Gli aventi diritto alla pensione ai superstiti e requisiti per l’accesso

Come si calcola la pensione ai superstiti

Requisiti contributivi per avere diritto alla pensione ai superstiti

 La pensione ai superstiti spetta ai famigliari di un pensionato titolare di pensione Inps o ad un lavoratore in possesso di conto assicurativo presso l’Inps, su richiesta dei famigliari.

I requisiti contributivi del deceduto per la pensione ai superstiti

Per poter essere erogata, però, il deceduto deve aver maturato determinati requisiti differenziati in base al tipo di posizione INPS del deceduto stesso.

Lavoratore: aver maturato almeno 780 contributi settimanali oppure 260 contributi settimanali.

Titolari di assegno ordinario di invalidità: stessi requisiti dei lavoratori deceduti, ma nel conto dell’anzianità contributiva è incluso anche il periodo di godimento dell’assegno.

Titolare di pensione di totalizzazione: nel computo dell’anzianità contributiva si considera la sommatoria dei periodi assicurativi e contributivi non coincidenti, di tutte le gestioni presso le quali è stato iscritto.

Come indicato dalla Circolare INPS n. 69 del 2006, per poter accedere a questo trattamento pensionistico, le gestioni presso le quali è stato iscritto il contribuente deceduto devono riconoscere la qualifica di avente dirit­to al familiare superstite.

Titolari di assegno contributivo: se in mancanze dei predetti requisiti, è prevista una erogazione una tantum  se in presenza di condizioni economiche disagiate come previsto dall’art. 3, comma 6, legge n. 335/1995.

Guida alla pensione ai superstiti

Che cos’è la pensione ai superstiti

Requisiti contributivi per avere diritto alla pensione ai superstiti

Gli aventi diritto alla pensione ai superstiti e requisiti per l’accesso

Come si calcola la pensione ai superstiti

Che cos’è la pensione ai superstiti

 La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico erogato dall’Inps che prevede che la pensione del contribuente deceduto spetta ai componenti del suo nucleo famigliare.

La pensione ai superstiti viene erogata su richiesta sia per decesso di un pensionato che di un lavoratore, sua dipendenti che autonomi che siano stati titolari di una pensione o di un conto assicurativo presso l’ INPS.

Non possono beneficiare di nessuna delle due tipologie di pensione ai superstiti i famigliari che abbiano subito condanne definitive per omicidio volontario o preterintenzionale o lesione mortale nei confronti del pensionato o dell’assicurato, come stabilito dalla Legge 125/2011.

Esistono due tipologie di pensione ai superstiti:

1. pensione di reversibilità, che viene corrisposta in caso di decesso di un titolare di pensione diretta presso l’INPS (vecchiaia, anzianità, anticipata, di inabilità e di invalidità) in corso di liquidazione;

2. pensione indiretta, che viene erogata a favore dei famigliari di un titolare di conto assicurativo INPS, ossia di un lavoratore.

La pensione ai superstiti viene erogata a partire dal giorno successivo al decesso del contribuente. In caso di figli nati postumi, la pensione viene erogata a partire dal mese successivo alla nascita, in base alla relativa quota di contitolarità).

Guida alla pensione ai superstiti

Che cos’è la pensione ai superstiti

Requisiti contributivi per avere diritto alla pensione ai superstiti

Gli aventi diritto alla pensione ai superstiti e requisiti per l’accesso

Come si calcola la pensione ai superstiti

L’ INPS restituisce il prelievo di perequazione sulle super pensioni

 A partire dal mese di luglio l’ INPS, l’ Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, restituirà a tutti gli aventi diritto il contributo di perequazione chiesto, a partire dal 2011, alle pensioni d’ oro degli italiani, quelle il cui importo supera i 90 mila euro lordi annui.

Le pensioni degli italiani nel 2012

La Corte Costituzionale, infatti, con una sentenza emessa il 5 giugno scorso, la sentenza 116 del 2013, ha dichiarato illegittimo il cosiddetto contributo di solidarietà imposto dalla manovra finanziaria del 2011 alle super pensioni.

Il contributo di solidarietà sulle super pensioni è illegittimo

Insieme ai pagamenti di luglio e di agosto, dunque, l’ INPS comincerà a restituire tutti i prelievi già effettuati, prelievi che sono stati stoppati in precedenza, ma che sarebbero dovuti arrivare fino a dicembre 2014.

Per quanto riguarda, inoltre, le tempistiche della restituzione, l’ INPS ha fatto sapere, attraverso la pubblicazione di una nota, che sono state osservate le seguenti scadenze:

  • per le pensioni dello sport e dello spettacolo il 10 luglio è stato restituito il prelievo del I semestre 2013
  • per le pensioni del ramo pubblico il 16 luglio è stato aggiornato l’ importo ma la restituzione del prelievo del I semestre 2013 avverrà entro agosto
  • per le pensioni del ramo privato il 1 agosto verrà effettuata la restituzione del prelievo da gennaio a luglio 2013.

 

Il contributo di solidarietà sulle super pensioni è illegittimo

 Non ci saranno più prelievi “forzati” sulle pensioni d’ oro d’ Italia.

Con una sentenza emessa il 5 giugno scorso, infatti, la numero 116 del 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il cosiddetto contributo di solidarietà fino a questo momento chiesto alle super pensioni, ovvero alle pensioni di importo superiore a 90 mila euro lordi l’ anno.