IMU IVA e Service Tax – Il gioco delle tre tasse – II

 In un post pubblicato prima di questo abbiamo visto come in questi giorni si stia facendo sempre più spinosa la questione rappresentata dal reperimento delle coperture per le imposte come l’IMU, che sono state da poco cancellate, o l’IVA di cui si vorrebbe bloccare l’aumento. Il governo, intanto, nel Consiglio dei Ministri che si terrà venerdì, sarà costretto a varare una manovra economica da tre miliardi di euro per risolvere i recenti problemi connessi con lo sforamento del rapporto deficit – PIL. Che situazione devono quindi aspettarsi gli italiani in merito alle grandi tasse dell’ultimo periodo?

IMU IVA e Service Tax – Il gioco delle tre tasse

 Più passano i giorni, più la situazione diventa spinosa e incandescente. All’interno della compagine di Governo, infatti, ancora non si sono trovate soluzioni possibili, sia politiche che economiche, per far quadrare due cose di cui l’Italia ha assolutamente bisogno in questo periodo: la solidità dei propri conti pubblici e la stabilità politica.

La Corte dei Conti esprime perplessità su alcune coperture dell’IMU

 Nonostante la redazione del Decreto, l’IMU non è ancora acqua passata. In Italia, infatti, si torna a parlare ancora della spinosa questione della tassa sugli immobili in merito al problema delle coperture. La Corte dei Conti, infatti, ha espresso alcune perplessità in merito alla possibilità di un loro reperimento. Una parte dei soldi destinati a coprire la cancellazione della prima rata dell”IMU, dal costo complessivo di 2,4 miliardi di euro, dovrebbe infatti, per Decreto, derivare da una sanatoria per i concessionari di giochi telematici.

Confindustria critica le scelte del governo sull’IMU

 Non tutti sono risultati d’accordo con le scelte operate dal Governo in fatto di IMU. Non lo è, ad esempio, l’unione degli industriali italiani che avrebbe preferito maggiori interventi sul fronte del lavoro. In una audizione al cospetto delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera il presidente del Comitato tecnico fisco della Confindustria, Andrea Bolla, ha infatti spiegato che una priorità del paese sarebbe stata quella di una riduzione del carico fiscale e contributivo a cui sono soggette le aziende e le imprese italiane.

Tolta l’Imu arriva l’Irpef – Una stangata da quasi 300 euro

 Dal 2010 ad oggi le addizionali locali sono aumentate fino ad arrivare a 284 euro. Una strategia necessaria alle amministrazioni locali per fare cassa quando il governo decide di abbassare le imposte nazionali e che, come denuncia la CGIA di Mestre, è diventata una costante che caratterizza la politica fiscale degli Enti locali.

Per l’anno in corso i comuni hanno tempo fino al 30 novembre per stabilire le aliquote delle imposte locali che, se il Governo non porrà dei paletti più stringenti al federalismo fiscale, potrebbero essere una vera a propria scure che si abbatte sulle famiglie, che si troveranno a doversi districare tra Irap, la Service Tax, l’Imu sui capannoni e le addizionali Irpef.

► La cancellazione dell’IMU e l’arrivo della Service Tax

Proprio su questo ultimo punto si è concentrata la CGIA che ha analizzato lo status delle aliquote Irpef nei 40 Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato l’aliquota: in 11 casi l’aliquota Irpef è stata aumentata e negli altri 29 è rimasta invariata, ma 13 di questi comuni applicano già l’aliquota massima (0,8%).

► Governo e tasse: più basse nel 2013, stangata in arrivo per il 2014

Esempi di aumento Irpef

La CGIA di Mestre riporta tre esempi di come l’aumento delle aliquote dell’Irpef andrà ad incidere sul reddito dei contribuenti secondo tre diversi livelli:

  1. operaio con un reddito annuo di 20 mila euro (circa 1.240 euro netti mensili): 401 euro;
  2. impiegato con un reddito annuo di 32 mila euro (quasi 1.840 euro al mese): 664 euro;
  3. quadro con un reddito annuo di 60 mila euro (pari ad uno stipendio mensile netto di quasi 3.100 euro):1.328 euro in più da versare nel 2014.

Governo e tasse: più basse nel 2013, stangata in arrivo per il 2014

 Secondo uno studio elaborato da Diego Menegon, ricercatore dell’Istituto Bruno Leoni di Torino, che ha effettuato un’analisi sugli effetti a medio termine degli interventi sulle tasse fatti durante questo primo anno, o quasi, di Governo Letta, nel 2013 gli italiani, grazie soprattutto all’abolizione dell’Imu sulla prima casa e del posticipo dell’aumento dell’aliquota al terzo trimestre del 2013, pagheranno circa 3 miliardi di euro in meno di tasse.

► La pressione fiscale italiana supera il 44% del PIL nel 2013

Ma la brutta sorpresa, secondo i ricercatori, arriverà nel 2014 e nel 2015, quando saremo chiamati a pagare circa 2,2 miliardi in più rispetto ad ora, a causa delle varie misure compensative dei tagli che verranno messe in atto.

Secondo Menegon, nonostante il saldo tra maggiori e minori entrate sia positivo (circa 800 milioni di euro), infatti, le modifiche apportate dal Governo Letta per abbassare la pressione fiscale per il 2013 sono state compensate da incrementi di imposta di natura strutturale, che peseranno sulle tasche dei contribuenti molto di più di quanto abbiano fatto le misure di alleggerimento.

La pressione fiscale secondo i ricercatori di Torino, arriverà al suo massimo nel 2015.

Nello specifico, per compensare il minore gettito derivante dall’abolizione dell’Imu (2,3 miliardi di euro in meno) e dal rinvio dell’aumento dell’Iva (1 miliardo di euro), il Governo ha ridotto alcune agevolazioni contributive (250 milioni di euro), ha aumentato l’imposta di bollo (98 milioni) e l’acconto Irpef relativo al 2014, che dovrà quindi essere pagato nel 2013 (che vale oltre 175 milioni). 

► La cancellazione dell’IMU e l’arrivo della Service Tax

Ancor peggio nel 2014/2015, quando arriveranno l’aumento dal 4 al 10% dell’Iva sui giornali e sui prodotti dei distributori automatici (150 milioni di euro), l’aumento delle accise su alcol, tabacchi e lubrificanti (83 milioni in più) e il taglio alle detrazioni Irpef delle polizze assicurative sulla vita (458 milioni nel 2014 e 661 nel 2015), per un totale di oltre 2,2 miliardi di minori sgravi fiscali o di maggiori tasse.

Stangata Tares: le ragioni dell’aumento

 Con l’avvento del nuovo anno cambierà ancora la situazione fiscale degli italiani. Via Imu e via Tarsu e Tia, arriva la Service tax, che le sostituirà entrambe. Ma, come sempre accade in questi casi, è molto probabile che l’importo che i cittadini si troveranno a pagare potrebbe essere di più rispetto alla somma dei due tributi.

La Service tax racchiuderà, quindi, la tassa comunale sugli immobili  – nella Service Tax sarà la Tari – e la tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti – la Tasi – ma prima di allora, le famiglie e le aziende italiane dovranno pagare il conto della Tares.

► Service Tax – Ecco come funzionerà e quanto si pagherà con la nuova tassa sulla casa

Secondo il numero uno della CGIA di Mestre, la Tares sarà una vera e propria stangate, soprattutto sulle attività produttive che, nonostante abbiano visto ridurre le loro attività e, di conseguenza, anche la produzione dei rifiuti, si potrebbero trovare a pagare anche fino al 22,7% in più. Gli aumenti toccheranno anche le abitazioni e i negozi, ma in maniera minore.

Se per le aziende, infatti, l’aumento potrebbe essere di 1.133 euro, un negozio medio di circa 70 mq potrà subire un aumento del 19,7%, pari a 98 euro, mentre per le abitazioni, se si prende in considerazione un’abitazione di 114 mq, l’aumento della tassa per i rifiuti sarà del 29,1%, circa 73 euro.

► Decreto Imu in vigore: tutte le novità dal 31 agosto 2013

La CGIA di Mestre ha anche voluto dare alcune spiegazioni per questo aumento, che sembrerebbe davvero ingiustificato. Secondo l’istituto, infatti, l’aumento è da far risalire al maggior gettito necessario per la copertura della Tares, ossia sia i costi di raccolta che di smaltimento dei rifiuti, e la maggiorazione di 0,3 euro a m/q su tutti gli immobili per finanziare le spese per i servizi indivisibili dei Comuni, come la manutenzione delle strade o l’illuminazione pubblica.

 

 

Chi paga per l’abolizione dell’Imu?

 Gli italiani proprietari di immobili hanno tirato un sospiro di sollievo con la pubblicazione del Decreto Imu che ha cancellato una parte dell’imposta, che si sarebbe dovuta pagare da qui a breve.

► Quanto risparmieranno le famiglie con l’abolizione dell’Imu? – La mappa regione per regione

Ma questa operazione ha avuto un costo, si parla di un minore gettito per il Fisco di circa 2,4 miliardi di euro, che il Governo ha dovuto prendere da altre parti. Quindi, come spesso accade, sono arrivati i famosi tagli che, diversamente dalla cancellazione della rata dell’Imu che interessa solo coloro che hanno un immobile di proprietà (in realtà la rata dell’Imu non è stata abolita per tutti), interessa la totalità della popolazione.

Infatti, per recuperare almeno una parte del minore gettito fiscale ha rimesso mano alle dotazioni di alcune amministrazioni pubbliche  e ministeri: ci saranno meno soldi per la gestione della rete ferroviaria, meno fondi per le persone in disagio lavorativo e anche meno fondi per l’assunzione di nuovi poliziotti.

► Più sfratti e aumento degli affitti in nero: le conseguenze della Service Tax

I tagli necessari per l’abolizione dell’Imu

Nello specifico il Governo Letta ha effettuato tagli per 985,8 milioni di euro, che si materializzano come una diminuzione dei fondi per i consumi intermedi dei ministeri, per gli investimenti fissi lordi e le autorizzazioni di spesa. 

Sono queste ultime a contribuire in modo sostanziale al tesoretto necessario alla cancellazione della rata dell’Imu, soprattutto per le mancate autorizzazioni che toccheranno il settore dei trasporti, che ha visto tagliare la sua dotazione per la manutenzione e la gestione del sistema ferroviario italiano di 300 milioni di euro.

Duramente colpite dalle sforbiciate anche le forze armate: al Ministero degli Interni sono stati tagliati 50 milioni dei fondi stanziati dalla legge finanziaria del 2012, 55 milioni destinate alle nuove assunzioni per il contrasto e la prevenzione al crimine e altri 20 milioni per le assunzioni di ispettori da impegnare nella lotta all’evasione fiscale.

Decreto Imu: cosa cambia per gli affitti

 Con il decreto legge 102 il Governo ha eliminato la rata dell’Imu, ma non solo: nel testo sono contenute anche degli importanti cambiamenti per quanto riguarda gli affitti. Provvedimenti necessari al rilancio di un settore, quello immobiliare, che in Italia da molto tempo è ormai in crisi.

► Quanto risparmieranno le famiglie con l’abolizione dell’Imu? – La mappa regione per regione

A dimostrarlo i tanti cartelli affittasi che rimangono appesi per mesi, causa canoni di locazione troppo alti. Infatti, come accade anche per le compravendite, benché i prezzi delle case e dei canoni siano scesi rispetto a qualche tempo fa, rimangono ancora troppo alti per chi ha un lavoro precario.

Con il Decreto Imu il Governo ha pensato anche agli affitti: l’articolo 4 del Decreto 102 prevede l’abbassamento dell’aliquota sulla cedolare secca a canone concordato. Con l’abbassamento dell’aliquota si cerca di dare una spinta a questo tipo di contratti di locazione che, essendo stipulati sulla base di accordi territoriali tra le associazioni dei proprietari e i sindacati inquilini con la mediazione del Comune, spesso prevedono dei canoni molto più bassi di quelli di mercato, tanto che i proprietari di questi immobili preferiscono tenerli sfitti.

► Come non pagare le tasse sugli immobili non abitabili – Quali sono gli immobili collabenti

Altro provvedimento a favore di chi vuole affittare una casa sono i Fondi messi a disposizione dal governo: 30 milioni all’anno (per due anni) al Fondo nazionale di sostegno istituito dalla legge sulle locazioni e 20 milioni per il Fondo nazionale di sostegno per la “morosità incolpevole” in favore di inquilini in difficoltà a causa del lavoro o per malattia.

Cancellazione prima rata dell’Imu: ecco dove sono stati trovati i fondi

 La gestione economica dello Stato italiano è come la gestione di una grande azienda: i conti devono tornare. E se il fatturato (il Pil, nel caso dello Stato) non aumenta, qualsiasi variazione verso il basso delle entrate deve essere controbilanciata da entrate o mancate uscite dello stesso importo.

► Calendario fiscale – Gli appuntamenti di ottobre e dicembre 2013

Anche per la cancellazione della prima rata dell’Imu – divenuta ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Imu – vale lo stesso discorso. Per la perdita del gettito di 2,4 miliardi nelle casse dell’Erario è stato necessario compiere delle operazioni di senso opposto, cercando di limitare le uscite o aumentare le entrate da qualche altre parte.

Prima rata Imu – Chi ‘paga’ per la sua cancellazione?

Il governo italiano ha reperito nel seguente modo i 2,4 miliardi di euro necessari alla cancellazione della prima rata dell’Imu:

0,5 miliardi di euro arriveranno dai tagli alla spesa dei ministeri, che comporterà una perdita del 10% del budget disponibile per i consumi intermedi ad esclusione del  Ministero dell’Istruzione;

1,2/1,5 miliardi saranno portati dal gettito Iva derivante dai pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni (10 miliardi di euro in totale);

► Decreto Imu in vigore: tutte le novità dal 31 agosto 2013

700 milioni di euro li vale la sanatoria sulle slot machines, ma la cifra non può essere ancora stabilita con certezza:  il vecchio contenzioso con le concessionarie che gestiscono le slot machine si è chiuso con la sentenza che prevede una multa di 2,5 miliardi di euro, ma la legge italiana prevede che si possano chiudere i contenziosi sui danni erariali con una transazione che va dal 10 al 30% dell’importo totale della sanzione. A cifra di 700 milioni di euro è il massimo che può sperare di ottenere lo stato.