E’ scaduto proprio nella giornata di ieri, 17 giugno, il termine ultimo per il pagamento della prima rata dell’ IMU, almeno per coloro che sono titolari di immobili che non rientrano nelle categorie beneficiate dalla sospensione voluta dal Governo Letta attraverso il decreto legge varato qualche settimana fa.
IMU
Sanzioni per il ritardo del pagamento dell’ IMU
Proprio nella giornata di ieri, come abbiamo avuto modo di segnalare, è scaduto il termine ultimo per il pagamento della prima rata dell’ IMU, l’ Imposta Municipale Unica a cui sono soggetti tutti i titolari di immobili che non hanno potuto godere della sospensione che il Governo ha autorizzato qualche settimana fa per decreto e che riguarda in particolare le prime case e i terreni e i fabbricati agricoli.
Verifica dell’acconto IMU
Rispondendo a 10 semplici domande, è possibile verificare se il pagamento o il non pagamento dell’IMU rispecchiano esattamente il nostro profilo di proprietari di un immobile. Il riassunto delle domande per chi possiede un’unità immobiliare è stato fatto dal portale idealista.it.
Il punto di partenza è la considerazione del gettito della prima rata dell’IMU nelle casse dello stato. Sembra infatti che siano portati nei forzieri italiani circa 10 miliardi di euro, una cifra assolutamente importante e invitante che fa dubitare riguardo la sospensione del pagamento dell’imposta.
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E’ vero però che questa sospensione non riguarda tutti e ancora oggi che la scadenza è sorpassata, ci si chiede se il comportamento tenuto è davvero quello corretto. Per prima cosa bisogna ricordare che la sospensione della rata IMU di giugno vale soltanto per le abitazioni principali ed è valida fino al 16 settembre.
Se si posseggono anche delle pertinenze si è comunque esenti fino alla terza pertinenza dell’abitazione principale. Anche chi possiede un terreno incolto o agricolo è esentato dal pagamento mentre avrebbe dovuto rispettare la scadenza il proprietario di orti e giardini che godono dello status di “edificabili”.
►Come regolarsi per l’acconto IMU di giugno
Dovranno poi andare alla cassa tutti coloro che posseggono un area edificabile, a patto che non siano coltivatori diretti o agricoltori professionisti inseriti nell’albo IAP. Sospesa invece l’IMU per i proprietari di case rurali e fabbricati, sempre che abbiano comunicato i requisiti di ruralità agli uffici di competenza.
L’Imu è la tassa più odiata dagli italiani
A confermare che l’Imu, la nuova tassa sugli immobili, sia stata la meno apprezzata dagli italiani ci ha pensato un sondaggio fatto da di Voices from the blogs, l’Osservatorio Internet dell’Università Statale di Milano.
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Secondo il sondaggio, è il 36,3% degli italiani che ritiene l’Imu la tassa meno giusta da pagare, una percentuale largamente superiore ottenuta da tutte le altre tasse italiane: Irap (8,8%), Irpef (8%), Iva (7,2%) e Tarsu (o Tares) (4,3%).
Il sondaggio dell’Università di Milano mette inoltre in evidenza che per il 29,9% degli italiani, data l’inefficienza dello stato e la mancanza di servizi adeguati alle tasse che vengono pagate, l’evasione è un comportamento giustificabile, per il 17,4% degli intervistati la cattiva distribuzione del carico e il superamento di soglie critiche di pressione fiscale possono essere un alibi all’evasione.
Ma la maggior parte degli italiani, il 52,1% del totale, ritiene l’evasione sempre e comunque ingiustificabile.
Quello che chiedono gli italiani è una rimodulazione e una redistribuzione della pressione retributiva (34,7%), e un migliore utilizzo delle risorse che arrivano alla stato dalla tassazione per un innalzamento del livello dei servizi offerti ai cittadini dalle amministrazioni pubbliche.
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Solo il 3,1% degli intervistati ha dichiarato che l’attuale pressione fiscale italiana sia equa e giustificata.
Scade oggi la prima rata dell’ IMU
E’ arrivata finalmente la tanto discussa scadenza della prima rata dell’ IMU, l’ Imposta Municipale Unica che dovrà essere pagata, per tutti coloro che non hanno potuto beneficiare della sospensione autorizzata qualche settimana fa dal Governo per decreto, proprio entro la giornata di oggi 17 giugno.
Bankitalia: riformare il catasto e versare il gettito Imu ai comuni
Questa mattina in audizione al senato c’erano i rappresentanti della Banca d’Italia che hanno chiarito alcuni punti su quanto c’è da fare per avere una giusta tassazione sugli immobili.
► Acconto IMU in scadenza tra 5 giorni
In effetti l’Imu è stata un problema fin dalla sua entrata in vigore soprattutto perché la distribuzione della tassazione si basa sui dati degli immobili così come sono iscritti al catasto.
Ciò vuol dire che la tassa viene applicata in base a dati che risalgono al 1990 – anno dell’ultima riforma del catasto – che non tengono conto di come è evoluto il mercato immobiliare i questi ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda l’aumento generalizzato dei prezzi delle case e la differenza che si è venuta a creare tra i prezzi delle case ubicate nei centri città e quelle che, invece, si trovano nelle periferie.
Senza una riforma del catasto che tenga conto di questa evoluzione, dice la Banca d’Italia, è impossibile un ripensamento dell’Imu che garantisca una giusta distribuzione della tassazione.
► I motivi della riforma del catasto
In secondo luogo la Banca d’Italia ha espresso la necessità che il gettito derivante dall’Imu vada interamente alle amministrazioni comunali e non, come accade adesso, una parte ai comuni e una allo stato. Punto, questo, sul quale i comuni e l’Ance si sono dichiarati pronti ad aprire un tavolo di confronto con il governo.
Le strategie del Governo per allentare la pressione fiscale
Senza ombra di dubbio, l’esecutivo guidato dal Premier Enrico Letta ha sin da subito inteso la pressione fiscale come un tema prioritario. Un nodo da sbrogliare nella matassa dei prossimi cinque anni di lavoro.
Messa in stand-by la prima rata dell’Imu di giugno sull’abitazione principale (C’è chi pagherà e chi non pagherà questo acconto), il Presidente del Consiglio e i suoi ministri stanno trattando tutti gli altri temi caldi giorno per giorno.
Uno di questi è senz’altro il discorso che verte sull’eventuale blocco dell’aumento dell’aliquota del 22% dell’Iva che a luglio, qualora non dovessero sorgere input governativi, dovrebbe salire al 23%.
Anche questo intervento, però, più che programmatico è dettato da un’urgenza.
Si tratta, dunque, sino ad ora di due punti atti all‘allentamento della pressione fiscale. Un rallentamento che in un simil periodo di crisi è fondamentale. Imu e Iva, infatti, rappresentano un cruccio per molte famiglie italiane e Letta e i suoi si sono messi subito di buona lena per dare una sterzata con due interventi.
Il Governo ha in mente una riforma più complessiva dell’imposizione fiscale, che poi è ciò che davvero serve.
Si tratta dunque di mettere in piedi un progetto immaginabile solo se si ragiona sul lungo periodo.
Il governo riuscirà ad inquadrarla? I dubbi sono molti.
Così, Letta e i suoi pensano ad una sorta di ‘compromesso’. Una via di mezzo. Si tratterebbe di una mini-riforma tale da incidere nello specifico sulle metodologie di contribuzione per le imposte. Una maniera per realizzare un piano meno aggressivo adatto a venire incontro alle numerose difficoltà finanziarie in cui attualmente molti nuclei familiari si dimenano.
Mini-riforma
Alcune misure potrebbero presto essere prese in considerazione. Si tratta, e si tratterà, di misure concernenti la riscossione dei tributi, che dunque andranno in particolar modo ad influenzare l’attività di Equitalia, che spesso in questi ultimi tempi è caduta nell’occhio del ciclone e al centro delle polemiche.
– In primo luogo il Governo vuole stabilire un limite al pignoramento che scatta sulla casa principale del contribuente inadempiente, quella in cui per intenderci egli abita, o, nel caso di un’azienda, sui beni funzionali all’attività.
L’idea è quella di permettere ancora il pignoramento dei beni o degli immobili per debiti superiori a 20 mila euro, ma non la loro vendita all’incanto. L’abitazione potrà insomma essere bloccata dal fisco, ma mai essere venduta all’asta dall’ente di riscossione, sia esso Equitalia o qualunque altro.
-Il governo desidera inoltre rivedere il cosiddetto principio del “solve et repete”, quello che impone al contribuente che vuole presentare un ricorso e avviare dunque un contenzioso con l’amministrazione fiscale, di versare comunque a priori un terzo del dovuto. Una prassi più volte contestate e che l’esecutivo vorrebbe abolire almeno per i contribuenti che non sono mai caduti nella rete delle contestazioni fiscali o in accuse di evasione.
– Consentire una maggiore diluizione dei pagamenti elevando i termini delle eventuali rateizzazioni è un’altra delle misure sulle quali si sta lavorando. In un periodo di crisi come questo sono diverse le famiglie che vorrebbero pagare eventuali arretrati fiscali, ma che sono impossibilitate a farlo per carenza di liquidità. L’idea dell’esecutivo è allora quella di aumentare il numero possibile di rate con cui pagare un debito, che oggi è fissato in 72, ossia in un termine temporale di sei anni. In questo contesto potrebbe essere modificata anche la norma che impone che il valore minimo di una rata sia pari a 100 euro, riducendo questo importo a valori anche più modesti.
-Dovrebbe poi essere prevista una maggiore tolleranza nei confronti dei pagamenti mancati. Oggi se si salta il versamento di due rate consecutive, si decade automaticamente dal beneficio della rateizzazione. Secondo i progetti del governo questo limite dovrebbe essere aumentato a tre, con l’aggiunta però di un limite complessivo di cinque rate eventualmente non pagate nell’arco dell’intero periodo di rateizzazione.
-Potrebbe essere rivalutata, stavolta con un occhio di favore a chi deve incassare, la norma che elimina la riscossione coatta per i crediti inferiori a 2.000 euro. Tenendo infatti presente che in questo limite ricadono tutte le multe e gran parte delle imposte comunali, attualmente i sindaci rischiano di vedersi tagliata una grossa fetta dei propri introiti. Si tratterebbe dunque di una misura di perequazione, che in definitiva andrebbe comunque a favore dei contribuenti onesti.
Riforma del catasto
Il tema è stato posto con forza qualche giorno fa dal direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera che ha definito l’attuale sistema di rendite iniquo. Un problema per il quale il governo ha subito dimostrato attenzione, anche se i tempi di una tale riforma sono stati valutati dallo stesso Befera in almeno cinque anni, uno spazio temporale fuori dalla portata dell’attuale esecutivo, che potrà dunque eventualmente solo iniziare il processo di riforma.
Equitalia
Il tanto contestato ente di riscossione dal prossimo 30 giugno abbandonerà l’attività di recupero crediti per conto dei Comuni. Solo 2.000 sindaci su 8.000 hanno però adottato contromisure adeguate. Il governo ha deciso allora di prorogare fino alle fine dell’anno l’obbligo di riscossione di Equitalia in quei Comuni ancora sprovvisti di un sistema alternativo.
Imu
Successivamente al congelamento della rata di giugno sulle prime case, rimane ancora da risolvere la questione relativa ad un’eventuale totale abolizione dell’imposta sugli immobili, almeno per quanto concerne le abitazioni principali. Per il momento il governo ha procrastinato la soluzione di questo nodo, che certamente presto tornerà d’attualità. A settembre infatti dovrebbe esserci il pagamento della seconda rata, e per allora i contribuenti dovranno sapere se pagare oppure no.
Rata Imu giugno 2013: come si paga
Manacano pochi giorni al pagamento della prima rata dell’IMU per l’anno 2013. La scadenza è stata stabilita per il giorno lunedì 17 giugno.
Resta da capire come si paga
Il versamento della rata può essere effettuato attraverso modello F24 o mediante bollettino postale. Per il calcolo dell’IMU è possibile consultare un simulatore in grado di permettere di generare il modello F24 precompilato e di stamparlo. In questo modo, i passaggi da seguire sono pochi: bisogna indicare il comune di appartenenza, il tipo di immobile, la rendita catastale, l’aliquota applicata, la quota di possesso, l’eventuale appartenenza dell’immobile nelle categorie storico o inagibile, i mesi di possesso e la presenza di pertinenze.
Detrazioni
In conclusione, per quanto concerne le detrazioni, è necessario segnalare il numero di conviventi cointestatari e la presenza di figli conviventi con meno di 27 anni.
Al momento è ancora in vigore la detrazione forfettaria di 200 euro e quella di 50 euro per ogni figlio convivente minore di 26 anni, sino a un massimo di 8 figli. Nel caso di figli nati nel corso del 2012 o di figli che compiono 26 anni nel 2012, fa fede la situazione al momento della richiesta di detrazione.
A meno di modifiche del Governo Letta nel corso dell’estate, l’Imu si paga in 3 rate.
Per il 2013, il pagamento della prima rata è stato sospeso, ad eccezione delle abitazioni di pregio (categorie catastali A/1, A/8 e A/9).
Rate
Per chi paga l’Imu, le rate da rispettare sono:
Prima rata – 17 giugno: si paga un terzo (33 per cento) di quanto dovuto, applicando l’aliquota fissata dal Comune nel 2012, tenendo in considerazione le detrazioni di 200 euro per la prima casa e di 50 euro a figlio, purché minore di 26 anni e residente con la famiglia, in numero massimo di 4 figli.
Seconda rata – 16 settembre: uguale all’acconto.
Terza rata – entro il 16 dicembre: a conguaglio e tiene conto dell’aliquota definitiva decisa dal Comune nel quale si trova l’immobile.
Rata Imu giugno 2013: chi paga
Rata Imu giugno 2013: chi non paga
Rata Imu giugno 2013: chi non paga
Il prossimo 17 giugno 2013 è l’ultimo giorno disponibile per versare la prima rata dell’Imposta municipale unica.
Prima di farsi ‘ingannare’ dalle numerose voci che in questi giorni circolano in tv, sul web e sui giornali, è bene comprendere cosa dice la legge in proposito per sapere se si è destinati al pagamento o se si esenti.
Il 17 giugno non pagano l’Imu coloro che possiedono o sono residenti e dimorano con la propria famiglia in un’abitazione principale, a patto che essa sia classificata nelle categorie catastali contemplate tra A/2 ed A/6.
I suddetti proprietari sono stati esentati dal pagamento della prima rata, che è un acconto del 50% dell’Imu da versare nel 2013, in seguito alla sospensione per le suddette categorie per effetto del decreto del governo Letta.
Abitazioni esentate
Sono dunque esentate le abitazioni di:
– classe A/2 (Abitazioni di tipo civile),
– A/3 (abitazioni di tipo economico),
– A/4 (abitazioni di tipo popolare),
– A/5 (abitazioni di tipo ultrapopolare),
– A/6 (abitazioni di tipo rurale)
Non dovranno pagare l’Imu il 17 giugno le case (con relative pertinenze) delle cooperative edilizie a proprietà indivisa, che i soci assegnatari utilizzano come abitazione principale.
Sono inoltre esonerati dalla prima rata dell’Imu 2013 coloro che possiedono case popolari (con relative pertinenze). Sono esentati sia se si tratta di alloggi regolarmente assegnati dall’Istituto autonomo case popolari (Iacp), sia se tratta di alloggi assegnati da altri istituti di case popolari, con qualsiasi denominazione.
Casi specifici
Per quanto concerne i coniugi separati, nel caso in cui il giudice assegni una casa alla moglie, anche se l’abitazione è del marito, apparirà come abitazione principale dell’assegnatario. Di conseguenza la moglie non pagherà l’acconto Imu il 17 giugno.
Nel caso in cui i coniugi dovessero avere residenze in due Comuni diverse, entrambe le abitazioni apparirebbero come principali e sarebbero di conseguenza esonerate dalla prima rata Imu.
Disabilità e anziani
Una casa sfitta, qualora sia di proprietà di un anziano o disabile ricoverato in pianta stabile in un istituto di cura o in un ospizio, appare come abitazione principale e non pagherà il 17 giugno.
Sono considerate come abitazione principale anche le case costituite da due unità abitative accatastate insieme, da due alloggi “uniti di fatto a fini fiscali”.
L’ultimo punto riguarda però la modalità di sospensione: “sospensione” non vuol dire “eliminazione“. L’appuntamento, qualora il governo Letta non dovesse riformare l’Imu entro il 31 agosto è solo rinviato al 16 settembre. A scanso di modifiche estive l’acconto andrà versato con le regole attualmente in vigore.