Le stime Istat parlano di un tasso d’inflazione medio annuo per il 2013 pari all’1,2%, in decisa frenata rispetto al 3,0% registrato nel 2012.
Inflazione
Per Bankitalia la disoccupazione crescerà nei prossimi due anni
Bankitalia ha presentato il suo bollettino in cui si parla della situazione economica in Italia. Le previsioni economiche sono di una ripresa debole grazie soprattutto alle esportazioni. Per le piccole imprese e per la domanda interna invece la situazione è negativa. I problemi sono soprattutto per le imprese del sud. In questo senso, la crescita debole non è per così dire lineare e ci sono incertezze che bisogna considerare.
► Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record
La Banca d’Italia parla anche di uno dei principali problemi dell’Italia in questo periodo, la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione è alto ed è in crescita, con il livello raggiunto dalla disoccupazione giovanile che desta una certa preoccupazione.
La ripresa del Pil è prevista per quest’anno e per il prossimo anno. Una ripresa debole che non avrà influenze significative sul tasso di disoccupazione. Bankitalia prevede quindi la disoccupazione in crescita al 12,8% per quest’anno e al 12,9% per il 2015. La Banca d’Italia afferma che il miglioramento dell’attività economica “si trasmetterebbe gradualmente e con ritardo al mercato del lavoro”.
Per ciò che concerne l’inflazione, le previsioni sono al ribasso rispetto a luglio. Si prevede un calo per quest’anno all1,1% mentre nel 2015 dovrebbe risalire all1,5%. Questa crescita dovrebbe dipendere dalla “flessione della componente energetica e dalla contenuta dinamica dei prezzi interni che sconta l’ampia capacità produttiva inutilizzata delle imprese”.
Il possibile rischio deflazione viene visto modesto e c’è il rischio che l’inflazioni cali più di quanto atteso.
Sulla questione del credito, per Bankitalia è un peso che influenza in maniera negativa la crescita. Gli acquisti di titoli italiani all’estero sono invece ripresi a settembre e a ottobre.
La Bce sulla crescita lenta e sull’inflazione
La Banca centrale europea (Bce) ha comunicato nel suo bollettino di giovedì alcuni dati sull’economia in Europa. La situazione è che mentre la domanda interna è in graduale miglioramento nelle economie europee, tra cui l’Italia, la crescita resterà piuttosto lenta. Nel suo regolare bollettino mensile, la Bce ha affermato che vede una debolezza ampia alla base dell’economia in tutta Europa, il che significa che manterrà i tassi di interesse bassi per cercare di aiutare la graduale ripresa economica nell’Eurozona.
► La Bce prevede un periodo di bassa inflazione nel corso del 2014
Le incertezze dell’economia della zona euro, in particolare nei mercati finanziari, rimangono un rischio, ha aggiunto la Bce, che prevede un anche un periodo di bassa inflazione estesa.
Il rapporto sull’inflazione all’inizio della settimana ha mostrato pressioni sui prezzi in Italia che sono diminuiti drasticamente nel 2013 rispetto al 2012. Il tasso annuo di inflazione in Italia nel 2013 è in media dell’1,2%, un calo consistente rispetto alla media del 3,0% nel 2012. Come ha riferito l’Istat, l’aumento dello scorso anno dell’indice dei prezzi al consumo è stato anche il più basso dal 2009.
La Bce conferma quindi che i tassi di interesse sono destinati a rimanere bassi per cercare di aiutare le economie europee. Si parla di un rischio di deflazione, che porterebbe a un rischio sui debiti stabiliti sulla base delle previsioni dell’inflazione al 2%. La Bce però non vede ancora questo rischio, anche perché la dinamica dell’abbasamento dei prezzi non è ancora a questo punto, e si aspetta di raggiungere il 2% di inflazione nei prossimi mesi. La necessità è quella di fare riprendere i consumi e portare l’inflazione a crescere. In questo senso, la questione della disoccupazione in Europa è importante e va affrontata al meglio.
Il rischio deflazione in Europa e i suoi effetti
I dati sull’inflazione in Europa sono ancora in calo. In questa situazione si parla di rischio di deflazione, anche se la Banca centrale europea non vede ancora questa possibilità.
► Eurozona, inflazione bassa, Draghi pronto a nuove misure
I rischi della deflazione sono ben noti. In primo luogo, creando aspettative di prezzi più bassi per il prossimo anno si influenzano i consumatori a rinviare gli acquisti. Come risultato si ha il calo della domanda aggregata e un ulteriore ribasso dei prezzi. In secondo luogo, dal momento che i debiti pubblici e privati sono fissi nominalmente, il calo dei prezzi aumentano l’onere reale del debito. In altre parole, i prezzi portano a minori entrate per i settori pubblico e privato, mentre il debito rimane invariato. Questo costringe i due settori a impegnare una quota crescente di ricavi per il debito e a ridurre la spesa per beni e servizi. La situazione, a sua volta, aumenta l’intensità del processo deflazionistico.
C’è il rischio che la deflazionti si realizzi in Europa?
La situazione economica non è ancora arrivata alla deflazione. Non c’è l’effetto del rinvio dei consumo e i prezzi sono ancora in aumento in certe aree o ambiti.
► L’inflazione ai livelli del 2009
Il secondo effetto della deflazione, la dinamica del debito, è però più preoccupante nell’Eurozona.
Questo effetto non dipende dall’inflazione negativa, ma si attiva quando l’inflazione è inferiore al tasso di inflazione che ci si aspettava quando sono stati fatti i contratti di debito. Negli ultimi dieci anni, le aspettative sull’inflazione nella zona euro sono state molto vicino al 2%, che era anche il tasso medio di inflazione nel corso di tale periodo. I tassi di interesse nominali vigenti in materia di obbligazioni a lungo termine riflettono l’aspettativa che l’inflazione sarà del 2% per i prossimi 5-10 anni. Visto che l’inflazione è scesa e lo fa da diverso tempo il rischio per il debito è più consistente.
L’inflazione dell’Eurozona ancora in calo
Pochi giorni fa, la Banca centrale europea (Bce) ha avvertito che avrebbe preso in mano le redini della situazione se l’inflazione avrebbe continuato a diminuire. La sensazione della Bce si è realizzata con l’inflazione annuale nella zona euro che è calata nuovamente alla fine del 2013, dallo 0,9% allo 0,8% secondo l’ultimo rapporto Eurostat pubblicato Giovedì. Questo è il terzo mese consecutivo che il valore è inferiore all’1%.
► Eurozona, inflazione bassa, Draghi pronto a nuove misure
Quattro paesi dell’Eurozona hanno registrato un dato negativo. Queste sono Grecia, Cipro, Bulgaria e Lettonia, mentre l’inflazione in Spagna si attesta allo 0,3%, cinque decimi al di sotto della media della zona euro e quasi tre punti in meno dello stesso periodo del 2012.
► L’inflazione ai livelli del 2009
L’inflazione nell’area dell’euro segna il livello più basso da quattro anni e rimane nella “zona di pericolo” alla fine del 2013.
I paesi con la più alta inflazione sono l’Austria e l’Estonia , anche se il loro sviluppo è opposto. L’inflazione media annua dell’Eurozona è pari a 1,3%, e questo è il dato più basso che si registra dal 2009.
Le ragioni per la crescita su base annua dell’inflazione sono l’aumento dei prezzi nei settori dell’elettricità, del tabacco e del restauro, mentre le maggiori flessioni si sono registrati nel settore delle telecomunicazioni, medico e paramedico, dei carburanti e dei servizi.
La Bce si propone di agire se l’inflazione continuerà e si tiene sotto osservazione la situazione. In tutti i casi, non viene considerato attendibile il rischio di deflazione. La deflazione porterebbe ad aspettative nei consumatori di prezzi più bassi per il prossimo anno e a rinviare gli acquisti. Il risultato sarebbe il calo della domanda aggregata che mette ulteriore pressione al ribasso sui prezzi.
L’inflazione ai livelli del 2009
Nel 2013, in Italia, il tasso d’inflazione medio annuo si è fermato a quota 1,2%, marcando una sensibile diminuzione rispetto al 3% registrato nel 2012. Questo è quanto comunica l’Istat in base alle stime preliminari relative all’anno appena trascorso, precisando che si tratta del valore minimo dal 2009.
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Per Draghi ripresa lenta e ancora rischi per l’Europa
Conferme da parte della Banca centrale europea (Bce) sul tasso di riferimento nell’euro, che rimane allo 0,25%, al minimo storico. Una decisione attesa dagli analisti finanziari e confermata quindi dalla Bce.
Il Presidente della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa ha affermato che si sono ancora rischi legati alla ripresa economica a all’inflazione, che sarà ancora debole e sotto all’obiettivo del 2% annuo ancora per un lungo tempo.
► La Bce esaminerà la qualità dell’attivo degli istituti di credito
Draghi ha confermato il tasso sui prestiti marginali allo 0,75% e ha detto, con più forza che nel passato, di essere pronto a intervenire con ogni mezzo possibile al fine di evitare eventuali tensioni sul mercato monetario o rispetto alle prospettive dei prezzi. C’è il sostegno quindi della Bce, ma la situazione economica non è ancora priva di rischi.
► La Bce non vede problemi di deflazione
Il quarto trimestre del 2013 dovrebbe segnare un tasso positivo di crescita nell’Eurozona, e confermare la ripresa debole che si dovrebbe riproporre anche nel 2014 e nel 2015. I problemi riguardano la disoccupazione, che rimane alta, e “i necessari aggiustamenti di bilancio che continueranno a pesare sull’attività economica”, ha affermato il presidente della Bce.
Per Mario Draghi, sono necessarie le riforme del mercato del lavoro per cambiare questa situazione. Parole di sostegno e anche di cautela sulla ripresa economica in Europa. Considerando, infatti, le prospettive sui prezzi la situazione è peggiorata. Il tasso di crescita dovrebbe mantenersi si bassi livelli come al momento per almeno due anni. Draghi mette in evidenza, quindi, un probabile periodo di inflazione bassa che può essere lungo nell’Eurozona. L’aggiustamento dell’Eurotower verso l’obiettivo, vicino al 2% annuo, sarà graduale nel tempo.