Incentivi INPS per la stabilizzazione di giovani under 30 e donne

Il 17 ottobre 2012 per mezzo della circolare n. 122 l’ INPS, l’ Istituto Nazionale  della Previdenza Sociale, ha chiarito la disciplina che regola e le modalità di fruizione degli incentivi straordinari messi dallo Stato a disposizione per la creazione di rapporti di lavori stabili o di durata ampia a favore di giovani con una età inferiore ai 30 anni e di donne di qualsiasi età.

Incentivi per chi assume i manager disoccupati over 50

La circolare INPS n. 122 del 17 ottobre 2012 recepisce e fa dunque seguito a quanto previsto dal Decreto Interministeriale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 5 ottobre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 243 del 17 ottobre 2012.

Quali sono gli incentivi fiscali per le aziende in caso di assunzione di personale?

Nello specifico, dunque, le modalità di fruizione degli incentivi da parte dei lavoratori autorizzati sono state poi precisate all’ interno di un altro comunicato dell’ INPS, il messaggio n. 8820 del 30/05/2013.

Il messaggio dell’ INPS, infatti, comunica che sono stati ammessi a fruire degli incentivi messi a disposizione dallo Stato, secondo l’ ordine cronologico di presentazione delle domande, i datori di lavoro che abbiano preventivamente inoltrato la debita istanza e le relative dichiarazioni di responsabilità richieste, e illustra le modalità di comunicazione dell’ ammissione stessa.

Che cos’è un permesso retribuito per donatori di sangue

 Uno dei permessi retribuiti dal lavoro più diffusi e richiesti è sicuramente quello di cui possono beneficiare tutti i lavoratori italiani che siano anche donatori di sangue, regolarmente iscritti ad una associazione che si occupa di tale servizio. 

Come richiedere l’ ASPI – Assicurazione Sociale per l’ Impiego

 In questo post forniremo alcune indicazioni per richiedere all’ INPS, in pochi semplici passi, la cosiddetta ASPI, ovvero l’ Assicurazione Sociale per l’ Impiego che ha sostituito, a partire dalla scorso 1 Gennaio 2013, la vecchia indennità di disoccupazione sempre erogata dall’ INPS.

Pochi falsi malati, l’Inps taglia le visite fiscali

 Lo scopo delle visite fiscali è quello di scovare i dipendi pubblici e privati che mandano certificati di malattia all’azienda pur non essendo malati. Ma sembra che in Italia, a dispetto di quanto si dice, i malati immaginari sono molto pochi: lo scorso anno le solo il 9% delle visite fiscali disposte ed effettuate dall’Inps hanno portato ad una riduzione della prognosi.
► L’Inps revoca la sospensione delle visite fiscali d’ufficio

Percentuale doppia di ‘successo’ per le visite richieste dalle aziende private, ma comunque sempre troppo bassa per giustificare i 50 milioni di euro del costo di questa prassi.

Così l’Inps, anche per effetto della spending review che impone all’Istituto di Previdenza di tagliare le spese di gestione, ha deciso che nel 2013 si effettueranno solo le visite richieste dalle aziende che non si fidano del certificato inviato dai loro dipendenti, e saranno le aziende a doverle pagare. Si stima, così, che non saranno più di 100 mila.

► Visite fiscali – La guida per i lavoratori

Le visite fiscali dell’Inps, inasprite sopratutto nel settore pubbliche da Brunetta, hanno evidenziato che le ore perse ogni mese causa malattia sono state costanti dopo lo shock iniziale della nuova normativa: i giorni persi sono scesi dagli 1,32 di ottobre 2007 agli 0,91 di ottobre 2010, dato rimasto costante fino a ottobre 2012.

La Riforma Fornero fa risparmiare, ma chi paga?

 Il report sulla spesa pensionistica stilato dall’Inps – che comprende il periodo che va dallo scorso anno fino al 2021, con proiezioni fino al 2050 – mette in risalto come la Riforma Fornero abbia permesso all’Istituto di Previdenza di risparmiare 80 miliardi di euro in più rispetto a tutte le altre riforme precedenti.

► Nessun prelievo sulle pensioni d’oro, lo dice la Consulta

Con questo risparmio la spesa pubblica subisce una contrazione che arriverà a toccare un punto di Pil nel 2019, dopo il risparmio sarà sempre minore fino a divenire nullo nel 2045.

Come è stato possibile arrivare a questo risparmio? In primo luogo la Riforma Fornero ha portato ad un abbassamento del 15% degli assegni pensionistici più alti lasciando però inalterato l’ammontare delle pensioni che non superano il trattamento minimo di almeno tre volte il suo importo.

► Pensioni certe ma più leggere

Questo grazie alla riforma del meccanismo di rivalutazione automatico delle pensioni. Ma c’è da segnalare che la Riforma delle pensioni approntata dal ministro Fornero si basa anche su dei meccanismi di stabilità – aumento dei requisiti di pensionamento per vecchiaia, blocco delle uscite per anzianità, calcolo delle pensioni solo con il metodo contributivo – che hanno sì fatto risparmiare ma hanno anche alzato l’età pensionabile e alleggerito gli assegni pensionistici.

 

E se si tagliassero le pensioni d’oro?

 Il Ministro Giovannini aveva solo accennato a questa possibilità, ma, dato che la ricerca delle risorse necessarie per il rilancio dell’occupazione e dell’economia italiana fanno fatica ad essere trovate, potrebbe anche succedere che davvero arrivi un taglio alle pensioni d’oro, ossia le pensioni erogate dall’Inps che superano i 3.000 euro al mese e che comportano un grave esborso per le sue casse.

► Il piano del Governo per pensioni ed esodati

Le pensioni superiori ai 3.000 euro al mese erogate dall’Inps ogni mese sono circa 700 mila, il che equivale ad un esborso per l’ente di previdenza pari a circa 40 miliardi di euro all’anno.

Non è certo un’idea nuova, prima di Letta e Giovannini sono intervenuti sulle pensioni d’oro il Governo Berlusconi – contributo di solidarietà del 5% sulle rendite Inps superiori a 90mila euro e del 10% sulla quota che oltrepassa i 150mila euro – poi il Governo Monti, con il taglio del 15% degli assegni superiori a 200mila euro.

Ora, l’ipotesi ventilata di un possibile taglio agli assegni dell’Inps, potrebbe colpire anche le pensioni non proprio d’oro, ma quelle che vanno dai 3.000 euro in su. A fare qualche calcolo sono stati Tito Boeri e Tommaso Nannicini, economisti del sito LaVoce.info, che ipotizzano un risparmio per l’Inps di circa 1,5-2 miliardi di euro all’anno.

► Pensioni: come sono adesso e come potrebbero diventare

I due economisti hanno pensato a questi possibili scenari: contributo del 2% su tutti gli assegni pensionistici che superano i 2mila euro; contributo dell’1% per gli assegni tra 2.000 e 2.500 euro, più un contributo del 2% per le pensioni tra 2.500 e 3.000 euro e un taglio del 3% per le rendite sopra i 3.000; o, ancora un contributo del 2% per gli assegni tra 2.000 e 3.000 euro e di un taglio del 3% per le rendite sopra i 3.000 euro.

 

Le novità sull’Estratto Conto Integrato

 Novità in vista per i nuovi servizi telematici dell’Inps per la pensione. Con il messaggio 8822 del 30 maggio, l’Istituto nazionale di previdenza, infatti, ha ufficializzato l’allargamento della platea dei contribuenti che potranno accedere al servizio dell’Estratto Conto Integrato.

► I nuovi servizi Inps per i pensionati

Con questa implementazione i contribuenti che hanno maturato contributi in diverse casse previdenziali che potranno consultare l’ECIEstratto Conto Integrato – passano da circa 100 mila ad milione di persone: i 650 mila contribuenti attualmente iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, ai fondi sostitutivi o alla gestione separata dell’Inps, i 150 mila iscritti alla gestione dipendenti pubblici, i 20 mila lavoratori dello spettacolo e i 180 mila iscritti ad altri enti previdenziali.

Grazie all’Estratto Conto Integrato, che fa parte di un più ampio progetto dell’Inps, partito in via sperimentale alla fine del 2011, questa tipologia di lavoratori avrà la possibilità di controllare la propria situazione contributiva consultando un solo file, nel quale saranno indicati tutti i contributi versati a suo favore nelle diverse casse.

► Il piano del Governo per pensioni ed esodati

Si accede al servizio direttamente dal portale dell’ultimo Ente in cui si è stati iscritti o dai portali degli enti che forniscono le informazioni previdenziali al Casellario dei Lavoratori Attivi, istituito presso l’Inps (Inps, Enasarco e Casse previdenziali degli ordini professionali).

L’Inps revoca la sospensione delle visite fiscali d’ufficio

 Un provvedimento dell’Inps aveva sospeso le visite fiscali d’ufficio, ossia le visite che l’istituto di previdenza di sua spontanea volontà o su sollecitazione del datore di lavoro fanno ai dipendenti che si assentano per malattia. Oggi, il coordinatore nazionale per il settore Inps della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), Alfredo Petrone, annuncia che queste visite riprenderanno, anche se ancora i termini e le modalità sono da concordare.

► L’INPS fa il punto della situazione sugli esodati

L’appuntamento è per la prossima settimana, quando alla sede centrale dell’Inps si terrà un altro incontro per capire come procedere. Ma come mai l’Inps è tornata sui suoi passi?

In primo luogo c’è una specifica richiesta da parte del governo verso l’Istituto di Previdenza Nazionale: una spending review, mirata ad abbattere i costi dell’istituto, di circa 500 milioni di euro. Per fare questo taglio l’Inps necessita di una grande revisione, dalla quale le visite fiscali non possono essere esonerate.

Se sembrerebbe che evitare le visite fiscali possa essere un guadagno da parte dell’Inps, secondo il coordinatore le cose non stanno così: eliminare le visite fiscali comporterebbe, oltre al licenziamento dei 1.300 medici in tutta Italia chiamati ad occuparsi di questo incombenza, anche un costo, in termini di assenteismo aziendale molto maggiore dei 500 milioni di euro richiesti dal governo.

► Inps al collasso: secondo Mastrapasqua nel 2015 non ci saranno soldi per pagare le pensioni

Solo nelle scorso anno l’Inps ha sostenuto 1,3 milioni di visite di cui circa 976 mila d’ufficio e 325 mila sollecitate dai datori di lavoro.

Record di richieste di cassa integrazione ad aprile

 Un aumento del 3,1% su marzo 2013 e del 16,05% rispetto ad aprile dell’anno scorso. Questo è il nuovo record che hanno segnato le richieste di cassa integrazione per aprile 2013.

Nello specifico, però, i dati sembrano essere discordanti.

 

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Infatti, da un lato c’è la richiesta di ore di cassa integrazione in deroga che hanno subito un importante calo: 6,8 milioni di ore in totale, il 65,7% in meno rispetto a marzo (19,9 milioni) e il 76,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (29 milioni).

Secondo Antonio Mastrapasqua, però, il calo non è dovuto solo ad una diminuzione delle richieste ma ai problemi di finanziamento legati a questo strumento.

Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria, il mese di aprile 2013 ha fatto segnare una richiesta pari a 35,7 milioni di ore, contro i 34 di marzo e i 27,2 milioni di aprile 2012, con particolare concentrazione delle richieste per il settore industriale e il settore edile.

57,5 milioni di ore le richieste di cassa integrazione ordinaria, in aumento del 33,4% rispetto a marzo e del 92,2% rispetto ad aprile 2012.

► Nessun calo della disoccupazione per i prossimi mesi

A completare il quadro di un mercato del lavoro sempre in crisi ci sono le 400mila nuove domande di disoccupazione pervenute all’Inps dall’inizio dell’anno.