Cosa sono gli assegni famigliari

 Assegni familiari – Cosa sono e chi ne ha diritto

Per chi ha figli  coniuge a carico che non svolgono attività lavorativa, l’Inps contribuisce al sostentamento della famiglia con appositi assegni. Ecco chi può richiederli e come.

L’INPS ha previsto diverse forme di sostegno per le famiglie italiane. Tra queste prestazioni ci sono due tipi di assegni, che spesso sono confusi per la somiglianza del loro nome: gli assegni al nucleo famigliare e gli assegni familiari.

Le due prestazioni sono molto diverse tra di loro e riguardano diverse categorie di lavoratori. Dopo esserci occupati degli Assegni al nucleo famigliaredi chi ne ha diritto e delle procedure per ottenerli, vediamo di cosa si parliamo quando parliamo di assegni famigliari.

► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS

Gli assegni familiari sono una tipologia di contributo previdenziale che l’Inps eroga a favore dei contribuenti che hanno il coniuge e i figli (o il figlio) a carico, ossia che non percepiscono reddito. Per ognuno dei componenti della famiglia che non svolge attività lavorativa, l’Inps erogherà il contributo previsto.

Chi ha diritto agli assegni familiari?

Possono fare richiesta per gli assegni familiari le seguenti categorie di contribuenti:

– coltivatori diretti, coloni e mezzadri;

– piccoli coltivatori diretti;

– titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri).

Per quali familiari si può richiedere l’assegno familiare?

L’assegno familiare può essere richiesto per le seguenti tipologie di familiari, purché siano a carico:

– coniuge, anche se separato,

– figli ed equiparati;

– fratelli, sorelle, nipoti, conviventi;

– ascendenti (genitori, nonni, ecc..) ed equiparati, (a condizione che il richiedente sia un piccolo coltivatore diretto.)

– familiari di cittadini stranieri residenti in Paesi con i quali esista una convenzione internazionale in materia di trattamenti di famiglia.

► Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto

Come si fa la richiesta per l’assegno familiare?

La domanda per l’erogazione del contributo deve essere fatta all’Inps tramite:

1. Sito Web dell’Inps se in possesso di un codice PIN

2. Contact Center al numero verde 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento

3. Patronati.

 

Aumentano le ore di cassa integrazione ad agosto 2013

 L’ INPS ha recentemente pubblicato, nel suo periodico bollettino, gli ultimi dati relativi all’ andamento dei maggiori ammortizzatori sociali esistenti in Italia: la cassa integrazione, nelle sue diverse suddivisioni di ordinaria, straordinaria e in deroga, e la disoccupazione.

Aspetti fiscale delle pensioni integrative: aliquote, deduzioni e risparmio

 La previdenza complementare è l’unico strumento che hanno a disposizione la maggior parte dei lavoratori italiani in questo periodo di profonda crisi, che vede il destino dell’Inps e delle principali casse previdenziali a rischio.

 Fondo pensione aperto o PIP: alcuni aspetti da considerare per la scelta della pensione integrativa

I giovani di oggi, così come anche i professionisti e i lavoratori autonomi, non possono sperare su quanto restituirà l’Inps dei contributi versati, quindi non c’è altra soluzione che scegliere e versare mensilmente in un fondo integrativo, che permetterà, inoltre, anche di poter risparmiare sul fisco, grazie alla possibilità di dedurre, entro un certo limite, le quote versate ogni anno.

Le soluzioni a disposizione dei lavoratori italiani per la previdenza integrativa sono due: i fondi pensione aperti e i PIP (Piani Pensionistici Individuali) che comunque sono identici a livello fiscale, in quanto per entrambe le alternative è possibile dedurre dall’imponibile Irpef fino ad un massimo di 5.164,57 euro, con un risparmio fiscale che varia in base al reddito. Vediamo nel dettaglio.

► Possibile destinare il TFR ai fondi pensione

Incidenza sulla dichiarazione dei redditi dei Fondi pensione in base al reddito

Reddito fino a 15.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 23%, che comporta un risparmio fiscale di 1.187,85 euro.

Reddito fino a 28.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 27%, che comporta un risparmio fiscale di 1.394,43 euro.

Reddito fino a 55.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 38%, che comporta un risparmio fiscale di 1.962,53 euro.

Reddito fino a 75.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 41%, che comporta un risparmio fiscale di 2.117,47 euro.

Reddito fino a 85.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 43%, che comporta un risparmio fiscale di 2.220,76  euro.

Pensioni d’oro: quante sono e quanto costano

 Le pensioni d’oro in Italia non si possono toccare. Lo ha deciso la Consulta: le pensioni d’oro non possono essere oggetto di prelievo di solidarietà, perché sarebbe un atto discriminatorio nei confronti di contribuenti italiani che non ha motivo di esistere.

► Nessun prelievo sulle pensioni d’oro, lo dice la Consulta

La sentenza è nel rispetto delle leggi della Costituzione Italiana, ma c’è da dire che di fronte ad una situazione che vede la maggior parte dei giovani senza un futuro lavorativo e tantomeno previdenziale, sarebbe da rimettere mano all’intero sistema e dargli un impianto più equo.

Il Governo Letta è a lavoro anche su questo, ma nel frattempo, fino a che i lavori di ristrutturazione del sistema pensionistico italiano non saranno terminati (e di tempo ce ne vorrà, visto che non sono ancora iniziati), i lavoratori di oggi continuano a pagare i contributi per il mantenimento delle pensioni d’oro.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vediamo quanti sono gli italiani che hanno diritto ad una pensione da favola e quanto percepiscono ogni mese, riportando i dati presentati dall’Inps.

Numero totale dei pensionati in Italia: 16.533.152

Pensione media: 1.443 euro al mese (16.300 euro all’anno, comprensiva di tredicesima)

Pensionati d’oro: 882, che hanno una pensione mensile è di almeno 20mila euro al mese (41/42 volte il minimo). In questi 882 pensionati più fortunati, sono compresi anche 291 pensionati super-ricchi (quelli che percepiscono 50 volte il rateo minimo (394mila 900 euro all’anno).

► Gli stipendi d’oro dei dipendenti della Camera

Le altre pensioni superiori alla media nazionale

8.000 pensionati percepiscono più di 10.000 al mese (21 volte il minimo) ma meno di 20mila, con una pensione annua tra i 134mila e i 259mila euro all’anno.

179 mila pensionati hanno un rateo mensile compreso tra la media nazionale e i 10.000 euro (da 10 a venti volte il minimo), portando a casa tra i 65mila e i 134mila euro all’anno.

Quali lavoratori devono iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps?

 Per i lavoratori autonomi che non hanno nessuna cassa di previdenza, perché per la loro professione non è previsto un albo o un ordine con la rispettiva cassa, l’Inps ne ha messa una a disposizione, la Gestione Separata.

Cos’è la Gestione Separata dell’Inps?

La Gestione separata è quindi un fondo pensionistico al quale si devono iscrivere i lavoratori autonomi e al quale loro stessi dovranno versare la quota per la copertura dei contributi previdenziali.

La nascita della Gestione Separata risale alla riforma pensionistica Dini (L. 335/95 (art. 2, c. 26) che prevedeva la possibilità anche per gli autonomi senza cassa previdenziale di avere le tutele necessarie.

Chi si deve iscrivere alla Gestione Separata?

In base alla Legge 335/95 e seguenti normative in materia di Gestione Separata, devono iscriversi questa a cassa previdenziale:

– lavoratori autonomi che non hanno una cassa previdenziale; compresi i professionisti con cassa previdenziale se la loro attività non è ascrivibile all’ordine (ingegnere che fa sia lavoro autonomo che da dipendente);

– lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (c.d. co-co-co);

– venditori a domicilio;

– spedizionieri doganali non dipendenti;

– assegni di ricerca;

– beneficiari di borse di studio per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca;

– amministratori locali;

– lavoratori autonomi occasionali;

associati in partecipazione con apporto di solo lavoro;

– medici con contratto di formazione specialistica (dall’anno accademico 2006/2007);

– Volontari del Servizio Civile Nazionale;

– prestatori di lavoro occasionale accessorio.

Guida alla Gestione Separata dell’Inps

Quali lavoratori devono iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps?

I redditi esclusi ed esenti dalla Gestione Separata dell’Inps

Come si calcolano anzianità e contributi per la Gestione Separata

Le aliquote di finanziamento della Gestione Separata

Aliquote contributive e massimali per il 2013

Gestione Separata dell’Inps: aliquote contributive e massimali per il 2013

 L’Inps ha reso noti i dettagli per il calcolo dei contributi 2013 per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps, la cassa previdenziale creata dalla Riforma Dini del 1996 per i lavoratori autonomi e i professionisti per i quali non sono previsti albi e ordini e relative casse.

Aumentano le aliquote della Gestione Separata per il 2013

Quello che si nota dalla circolare dell’Inps è che, rispetto alla scorso, con l’entrata in vigore della Legge Fornero, sono state aumentante di 2 punti percentuali le aliquote ridotte, ossia quelle riservate ai lavoratori autonomi che hanno già un’altra copertura previdenziale e assicurativa.

Per loro un’aliquota al 20% (dal 18% dello scorso anno), mentre rimane invariata l’aliquota piena, pari al 27,72%.

Massimali e minimali di reddito per la Gestione Separata

Per chi è iscritto alla Gestione Separata il calcolo della contribuzione previdenziale si fa in base alle aliquote decise anno per anno dal Governo, che si applicano, però, fino ad una determinata soglia di reddito, che per il 2013 è stato fissato a 99.034,00.

Allo stesso modo, per avere l’accredito dei contributi, il reddito percepito nel 2013 per gli autonomi iscritti alla Gestione Separata è di 15.357,00.

Guida alla Gestione Separata dell’Inps

Quali lavoratori devono iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps?

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Come si calcolano anzianità e contributi per la Gestione Separata

Le aliquote di finanziamento della Gestione Separata

Aliquote contributive e massimali per il 2013

 

Le aliquote di finanziamento della Gestione Separata

 La Gestione Separata è la cassa previdenziale dell’Inps dedicata ai professionisti senza un albo o un ordine e la relativa cassa. Destinata a questa particolare categoria di lavoratori, ha delle regole specifiche di funzionamento, soprattutto per quanto riguarda il calcolo del reddito imponibile e la relativa contribuzione all’Inps.

Non prevedendo un minimale di contribuzione – come accade invece per la Gestione degli Agricoltori e dei Commercianti – per gli iscritti alla Gestione Separata l’importo da versare all’Inps si calcola in base a determinate aliquote di finanziamento, che  variano a seconda delle categorie di assicurato, del reddito e della titolarità di ulteriori rapporti assicurativi o pensionistici.

Aliquote di finanziamento della Gestione Separata: piena e ridotta

Dal 2007 queste aliquote sono due (da applicare a qualunque livello di reddito fino a concorrenza del massimale previsto per l’anno di riferimento):

1. aliquota piena, applicata a tutti i soggetti privi di altra copertura previdenziale obbligatoria e non pensionati;

2. aliquota ridotta, applicata ai soggetti già iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria o già titolari di pensione (diretta o indiretta).

Nel caso in cui il lavoratore abbia avuto nell’arco di un anno solare diverse situazioni previdenziali e assicurative, tali da variare la tipologia di aliquota da applicare, il totale sarà la somma dei diversi importi ottenuti dall’applicazione dell’aliquota di riferimento per ogni porzione di reddito.

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Come si calcolano anzianità e contributi per la Gestione Separata

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Aliquote contributive e massimali per il 2013

Come si calcolano anzianità e contributi per la Gestione Separata

 I lavoratori autonomi che si iscrivono alla Gestione Separata dell’Inps, accettano di provvedere autonomamente al versamento periodico dei contributi per maturare la pensione, ma le modalità di calcolo e di accredito dei contributi, essendo la Gestione Separata una cassa previdenziale particolare, sono un po’ diverse da quelle dei lavoratori autonomi.

Reddito e minimale contributivo nella Gestione Separata

Diversamente dalla Gestione Artigiani e Commercianti, per la Gestione Separata non esiste un minimale Inps da pagare, ma a somme che periodicamente viene stimata come parametro per gli artigiani e i commercianti, qui viene assunta come misura di riferimento per la copertura contributiva.

Infatti, la Gestione Separata dell’Inps prevede che i contributi versati vengano accreditati per mesi sulla base dell’importo corrisposto all’Istituto (che si calcola con ad aliquote diverse per tipologia di lavoratore): i redditi che superano il minimale saranno in grado di coprire i 12 mesi di contribuzione, mentre quelli sotto soglia contribuiranno in proporzione al loro importo totale.

In questo secondo caso i contributi versati saranno accreditati a decorrere dal mese di gennaio, indipendentemente dal mese o dai mesi dell’anno in cui i compensi vengono percepiti, tranne che per il primo anno di iscrizione alla Gestione Separata, quando l’accredito contributivo parte con il mese di iscrizione.

Quindi, per la Gestione Separata, diversamente da quanto accade per Agricoltori e Commercianti, non esiste un contributo minimo fisso uguale per tutti ma solo un reddito minimo di riferimento su cui calcolarlo.

Guida alla Gestione Separata dell’Inps

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I redditi esclusi ed esenti dalla Gestione Separata dell’Inps

 La Gestione Separata dell’Inps nasce per dare ai lavoratori autonomi che non appartengono a specifici albi o ordini di avere una cassa dove poter versare e far maturare i contributi per la pensione e l’assicurazione.

Ma non tutti i redditi possono concorrere alla determinazione dell’imponibile e al relativo calcolo dell’importo da versare all’Inps.

In base al principio di cassa e all’equivalenza tra imponibile fiscale e contributivo, sono esclusi dall’assicurazione nella Gestione Separata, le seguenti tipologie di redditi:

– redditi da lavoro dipendente e assimilati;

– redditi d’impresa;

– redditi diversi.

I redditi esenti dalla Gestione Separata

Dal momento che la Gestione Separata dell’Inps è una cassa assicurativa e previdenziale a carattere residuale, i redditi che hanno già una tale copertura sono esenti. Tra questi ci sono i redditi per i quali si è già contribuito presso altri enti o casse previdenziali o presso altre gestioni pensionistiche Inps.

Con la riforma Dini, inoltre, sono state create apposite casse professionali per professioni che ne erano sprovviste, mentre alcune sono state incluse in quelle già esistenti. Quindi, non devono iscriversi alla Gestione Separata i lavoratori che percepiscono compensi per attività autonome come chimici, agronomi e dottori forestali, geologi, attuari, infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia, psicologi, biologi, periti industriali, periti agrari ed agrotecnici, giornalisti professionisti e pubblicisti.

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Gestione Separata, principio di cassa ed equivalenza imponibile fiscale e previdenziale

 La Gestione Separata dell’Inps, la cassa previdenziale nata nel 1995 con la Riforma Dini per provvedere a dare una copertura previdenziale per i lavoratori autonomi e i professionisti che non hanno uno specifico album o ordine, e quindi la relativa cassa previdenziale.

Con l’iscrizione alla Gestione Separata il lavoratore autonomo si prende la responsabilità del versamento dei contributi previdenziali atti al raggiungimento dei requisiti per la pensione. La contribuzione e la relativa pensione per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata dell’Inps sono calcolati in base a due principi fondamentali: il principio di cassa e l’equivalenza tra l’imponibile fiscale e quello previdenziale.

Il principio di cassa

Il principio di cassa fa sì che i compensi del lavoratore che concorrono a formare il reddito imponibile sono quelli percepiti nell’anno solare nel quale sono stati percepiti, indipendente dal momento in cui sono stati inseriti.

Equivalenza fra imponibile fiscale e previdenziale

Per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps la base imponibile per il calcolo del contributo alla cassa previdenziale è calcolata secondo le stesse regole per l’individuazione dell’imponibile Irpef (l’importo che risulta dalla dichiarazione dei redditi e dagli accertamenti definitivi).

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