Arriva una buona notizia da parte dell’Agenzia delle Entrate, per tutti coloro che hanno perso il lavoro, cioè si sono trovati sprovvisti del sostituto di imposta, ma hanno potuto comunque presentare la domanda per i rimborsi Irpef entro il mese di settembre.
IRPEF
Arrivano le prime modifiche alla Legge di Stabilità su Tasi e detrazioni
Arriva dopo molti giorni di critiche e polemiche anche un certo cambio di rotta per le misure inserite in prima istanza all’interno della bozza della Legge di Stabilità. E’ stato infatti raggiunto ieri un accordo a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, per cui nei prossimi giorni verranno ad essere ritoccati in particolare due dei provvedimenti inseriti all’interno della legge finanziaria per il 2014-2015.
Ecco a quanto ammontano le detrazioni Irpef per i dipendenti
Uno dei primi obiettivi della legge di Stabilità era quello di ridurre il famigerato cuneo fiscale, il complesso delle tasse che gravano sulle spalle dei lavoratori e delle imprese. All’interno del disegno di legge sono stati infatti inseriti alcuni provvedimenti che muovono in tal senso i primi passi, anche se la situazione resta ancora abbastanza critica.
Quanto pagheranno gli italiani per l’IRPEF?
Entro il prossimo 30 novembre tutti gli enti locali dovranno decidere l’ammontare delle aliquote da utilizzare per il calcolo delle tariffe e dei tributi comunali. Fino a questo momento solo alcuni grandi capoluoghi di Provincia hanno fatto da rompighiaccio decidendo in via preliminare il livello di tali aliquote, i cui effetti sono particolarmente visibili sull’ammontare di quei tributi che su di esse si basano. Stiamo parlando, ad esempio, dell’IRPEF, ben nota per le sue addizionali comunali e regionali, e della futura Tares, ancora in via di definizione.
Tolta l’Imu arriva l’Irpef – Una stangata da quasi 300 euro
Dal 2010 ad oggi le addizionali locali sono aumentate fino ad arrivare a 284 euro. Una strategia necessaria alle amministrazioni locali per fare cassa quando il governo decide di abbassare le imposte nazionali e che, come denuncia la CGIA di Mestre, è diventata una costante che caratterizza la politica fiscale degli Enti locali.
Per l’anno in corso i comuni hanno tempo fino al 30 novembre per stabilire le aliquote delle imposte locali che, se il Governo non porrà dei paletti più stringenti al federalismo fiscale, potrebbero essere una vera a propria scure che si abbatte sulle famiglie, che si troveranno a doversi districare tra Irap, la Service Tax, l’Imu sui capannoni e le addizionali Irpef.
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Proprio su questo ultimo punto si è concentrata la CGIA che ha analizzato lo status delle aliquote Irpef nei 40 Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato l’aliquota: in 11 casi l’aliquota Irpef è stata aumentata e negli altri 29 è rimasta invariata, ma 13 di questi comuni applicano già l’aliquota massima (0,8%).
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Esempi di aumento Irpef
La CGIA di Mestre riporta tre esempi di come l’aumento delle aliquote dell’Irpef andrà ad incidere sul reddito dei contribuenti secondo tre diversi livelli:
- operaio con un reddito annuo di 20 mila euro (circa 1.240 euro netti mensili): 401 euro;
- impiegato con un reddito annuo di 32 mila euro (quasi 1.840 euro al mese): 664 euro;
- quadro con un reddito annuo di 60 mila euro (pari ad uno stipendio mensile netto di quasi 3.100 euro):1.328 euro in più da versare nel 2014.
Governo e tasse: più basse nel 2013, stangata in arrivo per il 2014
Secondo uno studio elaborato da Diego Menegon, ricercatore dell’Istituto Bruno Leoni di Torino, che ha effettuato un’analisi sugli effetti a medio termine degli interventi sulle tasse fatti durante questo primo anno, o quasi, di Governo Letta, nel 2013 gli italiani, grazie soprattutto all’abolizione dell’Imu sulla prima casa e del posticipo dell’aumento dell’aliquota al terzo trimestre del 2013, pagheranno circa 3 miliardi di euro in meno di tasse.
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Ma la brutta sorpresa, secondo i ricercatori, arriverà nel 2014 e nel 2015, quando saremo chiamati a pagare circa 2,2 miliardi in più rispetto ad ora, a causa delle varie misure compensative dei tagli che verranno messe in atto.
Secondo Menegon, nonostante il saldo tra maggiori e minori entrate sia positivo (circa 800 milioni di euro), infatti, le modifiche apportate dal Governo Letta per abbassare la pressione fiscale per il 2013 sono state compensate da incrementi di imposta di natura strutturale, che peseranno sulle tasche dei contribuenti molto di più di quanto abbiano fatto le misure di alleggerimento.
La pressione fiscale secondo i ricercatori di Torino, arriverà al suo massimo nel 2015.
Nello specifico, per compensare il minore gettito derivante dall’abolizione dell’Imu (2,3 miliardi di euro in meno) e dal rinvio dell’aumento dell’Iva (1 miliardo di euro), il Governo ha ridotto alcune agevolazioni contributive (250 milioni di euro), ha aumentato l’imposta di bollo (98 milioni) e l’acconto Irpef relativo al 2014, che dovrà quindi essere pagato nel 2013 (che vale oltre 175 milioni).
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Ancor peggio nel 2014/2015, quando arriveranno l’aumento dal 4 al 10% dell’Iva sui giornali e sui prodotti dei distributori automatici (150 milioni di euro), l’aumento delle accise su alcol, tabacchi e lubrificanti (83 milioni in più) e il taglio alle detrazioni Irpef delle polizze assicurative sulla vita (458 milioni nel 2014 e 661 nel 2015), per un totale di oltre 2,2 miliardi di minori sgravi fiscali o di maggiori tasse.
Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II
L’aliquota Iva passerà dall’attuale 21% al 22% al massimo entro il gennaio del 2014, anche se il Governo auspica un ulteriore rinvio, che sarà possibile solo se troverà almeno un miliardo di euro per coprire il minor gettito fiscale.
Lo ha già fatto per evitare l’aumento previsto per giugno 2013, aumentando gli acconti che le persone fisiche, le persone giuridiche e le società devono al fisco per Irpef, Irap e Ires. L’aumento degli acconti fiscali, però, ha generato solo una parte delle risorse necessarie, che sono state trovate anche grazie all’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche e aumentando l’imposta di bollo.
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Tasse più alte del 50% sulle sigarette elettroniche
Quello che si apprestava ad essere il boom economico del momento è stato drasticamente ridimensionato dalla decisione del governo di aumentare le tasse sulle sigarette elettroniche, che diventano pari al 58.3% del prezzo di vendita.
Non è una novità: il fisco italiano ha sempre sfruttato ‘il vizietto’ degli italiani per recuperare quanto necessario, e dopo che le e-cig avevano scampato l’aumento delle tasse per il finanziamento del debito della pubblica amministrazione, non poteva essere altrimenti.
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I
Aumenta anche l’imposta di bollo
Anche se l’aumento dell’imposta di bollo era stato già deciso da un precedente provvedimento, una parte del gettito sarà utilizzato per la copertura dell’Iva. L’imposta di bollo passa dai vecchi importi fissati a 1,81 euro e 14,62 euro rispettivamente a 2 e 16 euro, che dovranno essere pagati, ad esempio, per le fatture che contengono importi non assoggettati ad Iva e gli estratti conti o altri documenti di accreditamento o addebitamento per somme superiori a 77,47 euro.
Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I
L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva è stato rimandato di ulteriori tre mesi – da giugno ad ottobre 2013 – e il Governo ha anche annunciato che potrebbe essere possibile posticipare di un altro trimestre questo salasso, aspettando così qualche altro mese per capire se sarà possibile recuperare il miliardo di euro necessario per non far scattare l’aumento.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Le speranze in effetti sono davvero poche, a meno di una ripresa economica fulminea che porti l’Italia fuori dalla recessione in meno di tre mesi, o, come è già successo, andare ad aumentare altre imposte. E’ quello che è stato fatto per riuscire a posticipare l’aumento ad ottobre 2013, con una manovra che ha cercato di spalmare il minor gettito di un miliardo su altre tasse con l’aumento dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap, delle tasse sulle sigarette elettroniche e l’aumento dell’imposta di bollo.
Aumentano gli acconti per Irpef, Irap e Ires
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II
L’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per giugno è stato posticipato ad ottobre 2013 grazie all’aumento degli acconti dovuti dai contribuenti per l’Irpef e l’Irap: a decorrere dall’anno d’imposta in corso al 31 dicembre 2013 le persone fisiche e le società di persone dovranno versare un acconto pari al 99/100% di quanto dovuto.
Stessa sorte anche per l’Irap e l’Ires dovute dalle persone giuridiche, per le quali gli acconti, sempre a partire dall’anno di imposta in corso al 31 dicembre 2013, saranno del 100/101% di quanto dovuto.
Peggio ancora per le banche: lo slittamento dell’Iva è stato possibile anche grazie all’aumento sulle ritenute sugli interessi e i redditi da capitale che gli istituti di credito sono tenute a versare, che arriveranno anche al 110% di quanto dovuto al Fisco.