Raddoppia il fabbisogno dello Stato

 Luce rossa fissa per i conti pubblici dello Stato italiano. Dall’ inizio dell’ anno ad oggi, infatti, il divario tra le entrate e le uscite è sostanzialmente raddoppiato rispetto all’ anno precedente, passando dai 4,3 miliardi del 2012 agli 8,8 miliardi del 2013

Guida alla nuova Imu

 Fino a questo momento l’ unico dato certo sull’ IMU, l’ Imposta Municipale Unica, sembra essere la data di scadenza della prima rata, fissata per il prossimo 17 giugno.

Per il resto, anche in seguito all’ entrata in vigore, a maggio, del decreto IMU – Cig, la materia relativa alla nuova tassazione sulla casa sembra essere per il grande pubblico dei contribuenti, che comunque dovranno versare allo Stato, come acconto, almeno 10 miliardi, ancora un po’ avvolta nella nebbia.

Ecco quanto ci costa mantenere gli onorevoli

 Il processo di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è iniziato, anche se sarà spalmato in tre anni. La dieta dei soldi ai politici, dunque, è stata avviata.

Ma la strada da fare per diminuire i costi degli organi costituzionali è interminabile.

Si pensi, nello speficio, ai costi sostenuti dai contribuenti per il funzionamento della Camera e del Senato.

Durante lo scorso anno, il Parlamento nel suo insieme è costato al bilancio dello Stato un miliardo e mezzo di euro. Si tratta in altri termini dello 0,1% del Pil se ne è andato per il funzionamento delle due assemblee legislative. Troppo.

Il cambiamento, tuttavia, è nell’aria. A partire dal fatto che i presidenti Boldrini e Grasso appena insediati si sono tagliati lo stipendio del 30 per cento.

Sono arrivati anche, presso la Camera, tagli sulle cariche interne dei deputati e sui contributi finanziari ai gruppi parlamentari per 8,5 milioni di euro. Ma in sostanza ancora si risparmia solo l’1 per cento. Una goccia nel mare.

Dal 2013 rispamio secco del 5 per cento. Occorre solo questo per parlare di rivoluzione copernica per i costi della politica? Assolutamente no. Le misure sono fragili, con scarso valore.

Camera e Senato costano ancora troppo e sono molte le ricerche che dimostrano che il nostro Parlamento costa il doppio rispetto alle assemblee dei nostri partner europei.

In soldoni ciascun addetto alla Camera, dal barbiere, all’autista, al commesso fino al segretario generale ha uno stipendio medio annuo lordo di oltre 150mila euro. Diecimila euro al mese per 15 mesi. Nessuna impresa privata o pubblica al mondo si può permettere il ‘lusso’ di pagare ogni dipendente una cifra così alta.

Se, poi, agli stipendi sommiamo i contributi il costo è di 287 milioni. Sommando anche pensioni degli ex-dipendenti, che costano altri 216 milioni, il prezzo sale a 500 milioni di euro. Un’enormità.

Pagamento deputati

Continuando, tra indennità e pensioni, per il pagamento dei deputati la Camera spende 300 milioni. Di conseguenza, del miliardo che lo Stato mette a disposizione ogni anno, 800 milioni servono solo a pagare stipendi e pensioni (d’oro entrambe a deputati e dipendenti).

La strada per diminuire i costi della politica è, come ben vediamo, infinita.

63 anni per l’uscita dalla crisi

 E’ un Paese che auspica di riprendersi economicamente nel 2014. Lo dicono i maggiori istituti di statistica.

Ma in realtà, per tornare ai livelli pre-crisi (quelli del Pil del 2007) ci vorrebbero 13 anni.

E ci vorrebbero ben 63 anni per tornare al Pil dell’occupazione.

Lo rivela Riccardo Sanna, in uno studio effettuato dall’Ufficio economico della Cgil intitolato “La ripresa dell’anno dopo – Serve un Piano del Lavoro per la crescita e l’occupazione”. In altre parole solo nel 2076 si tornerebbe alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007.

La ricerca propone alcune ipotesi di ripresa, nell’ottica del trend attuale e senza prevedere cambiamenti significativi di natura economica. Né cambiamenti a livello italiano o europeo. Il tutto ai fini di esporre l’urgenza di un cambio di programma che parta dal lavoro per produrre crescita.

Lo studio muove dalla situazione di contesto. Dal 2008 il Prodotto interno lordo, come afferma lo studio, ha perso in media 1,1 punti percentuali ogni anno mentre i posti di lavoro sono calati di oltre 1,5 milioni rispetto al 2007.

I salari lordi sono giù dello 0,1% ogni anno (quelli netti lo 0,4%), la produttività è mediamente in rosso del -0,2%, così come gli investimenti calano, sempre in media, di 3,6 punti l’anno.

Ecco, dunque, spiegato il quadro di riferimento sul quale innestare le previsioni macroeconomiche dell’Istat, a prescindere dalla congiuntura internazionale, e calcolare di conseguenza quanto tempo ci vorrà ancora per parlare di ripresa e recuperare il livello pre crisi.

 

I termini dell’accordo tra sindacati e Confindustria

 Dopo anni di liti, discussioni e intese separate, ecco arrivare finalmente, salutata con soddisfazione anche dallo stesso premier Enrico Letta, la stipula di una intesa tra Confindustria e le principali sigle sindacali – Cgil, Cisl e Uil – che d’ ora in avanti dovranno attenersi a regole condivise per la rappresentanza sindacale e l’ applicazione delle norme dei contratti firmati.

>Susanna Camusso cerca l’accordo con Confindustria

D’ ora in avanti, dunque, in sede di trattative, si dovrà tenere conto delle deleghe sindacali che il datore di lavoro, su richiesta del lavoratore stesso, comunica di volta in volta all’ INPS, per una loro ufficiale certificazione.

Per le Regioni alla Cig manca almeno un miliardo

 Solo qualche settimana fa il Governo ha stanziato, attraverso l’ approvazione dell’ apposito decreto legge IMU – Cig, un miliardo di euro per rifinanziare, per l’anno 2013, la Cassa integrazione in deroga (CIG), uno degli ammortizzatori sociali di maggiore urgenza per il Paese. Ma dalla Conferenza delle Regioni, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Finanze della Camera, arriva ora un nuovo allarme: per coprire il reale fabbisogno dei lavoratori in cassa integrazione manca almeno un altro miliardo di euro.

>Da oggi in vigore il decreto sull’IMU ma i nodi da sciogliere restano