Gli effetti della liberalizzazione

 Le assicurazioni auto, nel nostro paese, sono una spesa molto importante per le famiglie. Una recente indagine condotta da Adusbef in collaborazione con Federconsumatori, dimostra che la polizza auto va ad assorbire il 6,5 per cento dello stipendio degli italiani.

DETTOFATTO di Generali

La liberalizzazione dei prezzi avrebbe dovuto in qualche modo calmierare la situazione ma i rincari continui non hanno fatto che aggravare la storia ed ora, a conti fatti, in appena 18 anni si registra un incremento dei prezzi delle assicurazioni pari al 245 per cento. 

L’indagine ha preso in esame tutti i prezzi delle assicurazioni dal 1994 fino al 2012 e si è notata anche la differenza tra le polizze auto e le polizze moto. Mentre per la copertura assicurativa delle automobili il rincaro è stato del 245 per cento, molto più consistente è stato l’aumento del prezzo delle polizze moto i cui prezzi sono cresciuti – in termini percentuali – del 480 per cento.

PRIMODOMANI di Generali Assicurazioni

I calcolai sono stati fatti da Adusbef e Federconsumatori che hanno rilevato l’inefficacia della liberalizzazione del settore assicurativo ma hanno anche dimostrato che per questi continui aumenti, oggi, sono diffuse in circolazione, auto e moto che non hanno una copertura assicurativa.

Tanto per fare un piccolo esempio: se nel 1994 si pagavano circa 700 mila lire di assicurazione, nel 2006 si è passati a pagare 868 euro che sono ben più dei 361 euro del periodo in cui si pagava in lire.

Aumento disoccupazione in Puglia

 Aumenta il tasso di disoccupazione nazionale, che non cadeva così in basso dal 1977. Adesso anche in Puglia i dati relativi al primo trimestre del 2013 hanno raggiunto picchi elevati.

Facendo un paragone, rispetto ad un anno fa si registra un aumento di quasi quattro punti percentuali.

Peggiora di mese in mese il quadro occupazionale stabilito dall’Istat, secondo il quale nell’aprile del 2013 gli occupati su scala nazionale sono stati 22 milioni e 596mila, in calo dello 0,1% in confronto a marzo e dell’1,6% su base annua. Il tasso di disoccupazione si attesta al 12%, ed è in aumento dello 0,1% rispetto a marzo e di 1,5 punti nell’arco dei dodici mesi.

La situazione è grave in Puglia. La regione costretta a fare i conti con l’aumento della disoccupazione, giovanile e non: nei primi tre mesi del 2012, a risultare in possesso di un lavoro erano un milione e 221mila, un anno dopo si è scesi a un milione e 178mila. Le persone in cerca di un’occupazione salgono così, nel giro di 12 mesi, da 225mila a 280mila. La crisi non fa distinzione nemmeno dal punto di vista anagrafico: il tasso di occupazione – ovvero il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento – cala in un anno da 44,3% al 43%, mentre quello di disoccupazione – il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro – aumenta da 15,6% a 19,2%.

 

Finanziamenti ai partiti, arriva il primo stop

Per molti sarà una buona notizia. Il sistema dei rimborsi diretti ai partiti non è più attivo.

Al termine di una riunione fiume di due ore, il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl che introduce un nuovo sistema di finanziamento della politica improntato sulle contribuzioni volontarie.

► Ecco dove lo Stato ha tagliato le spese dello Stato

Al termine della riunione, Enrico Letta non ha perso tempo per comunicare la sua soddisfazione tramite il suo profilo twitter:

Il Cdm ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico partiti e passaggio a incentivazione fiscale contributi cittadini

ha scritto il Premier.

Ora, dice il Premier, “il Parlamento approvi rapidamente”. Nel pomeriggio, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il premier sottolinea che siamo al capolinea per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai partiti come l’avevamo inteso finora.

 

► Operazione trasparenza del Governo: dove sono i redditi dei ministri?

“Abbiamo mantenuto la promessa”, afferma Letta. Suvvessivamente un appello al Parlamento: “Confido che l’approvi rapidamente”, aggiunge, perché questo disegno di legge serve per ridare “credibilità” alla politica. “La coesione politica della maggioranza” ha concluso il Premier, “è stata importante su questo tema. Voglio ringraziare i partiti perché è un passo che i cittadini aspettavano”.

 

Abolizione finanziamento pubblico ai partiti: le norme per la trasparenza

 Il ddl che contempla l‘abolizione spalmata in tre anni del finanziamento pubblico ai partiti porta con sé una serie di regole di trasparenza, di democrazia interna ai partiti, chiamati a dotarsi di uno statuto, ma anche di bilanci certificati, come condizioni per usufruire delle agevolazioni e degli incentivi fiscali.

Detrazioni erogazioni liberali

Per ciò che concerne le detrazioni, le erogazioni liberali in denaro, effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti politici, avranno dall’imposta lorda una detrazione pari: al 52 per cento per importi compresi fra 50 euro e 5.000 euro annui; al 26 per cento (stessa percentuale di detrazione riservata per erogazioni alle Onlus) per importi tra i 5.001 e i 20.000 euro.

Fondi

Il provvedimento contempla che i partiti politici che hanno avuto nell’ultima consultazione elettorale almeno un rappresentante eletto alla Camera o al Senato potranno avere accesso alla ripartizione annuale del 2 x 1000 della propria imposta sul reddito (Ire). Una decisione che assumerà il contribuente, sempre a decorrere dall’anno finanziario 2014, in fase di dichiarazione dei redditi mediante la compilazione di una scheda recante l’elenco dei soggetti aventi diritto.

Modalità contributi cittadini

I contributi dei privati sono una misura compensativa: sono fissati entro un determinato stanziamento, i fondi non espressamente attribuiti dai privati mediante l’opzione del due per mille, saranno distribuiti ai partiti proporzionalmente alle somme stanziate in via esplicita. Fonti ministeriali spiegano anche che il finanziamento pubblico sarà sostituito da tre fonti di aiuto: detrazioni, libera scelta dei cittadini con il 2 per mille e servizi, come sedi, bollette telefoniche, spazi televisivi.

Versamento individuale ai partiti: previsto un tetto massimo

 Abolito il finanziamento pubblico ai partiti, chi stanzierà i fondi? I privati, ma attenzione alle nuove regole. Il ministro Quagliarello ha parlato di un tetto massimo dei versamenti individuali che andranno ai partiti. Il tetto sarà di 61 milioni di euro, dunque un terzo in meno rispetto al finanziamento attuale.

Ciò avverrà soltanto se tutti decideranno di dare soldi ai partiti: “Non vogliamo far rientrare dalla finestra quello che esce dalla porta”, ha spiegato il ministro, specifcando in particolare che ogni finanziamento deve essere traciato e certificato. Ci sarà il massimo della trasparenza», assicura Quagliariello. Non vi potranno essere contributi anonimi, inoltre.

Quagliariello specifica che non si tratta di una legge contro i partiti, é un finanziamento indiretto.

I partiti sono parte della democrazia. La democrazia ha un costo e per questo» per esempio sono previsti «sgravi sulle sedi» dei partiti.

“Presentiamo questa legge con orgoglio”, ha concluso il ministro.

A regime dal 2016

Il sistema di regolamentazione della contribuzione volontaria ai partiti politici inizierà pertanto 2014, ma andrà a regime soltanto due anni dopo.

Solo a giugno 2015 gli italiani saranno infatti chiamati a dichiarare i propri redditi relativi al 2014. A quel punto saranno necessari altri mesi per permettere all’Erario di stabilire l’ammontare esatto della quota del 2 x 1000 da destinare a ciascun partito politico. Fino a questo momento, e quindi in via transitoria, a tutti i partiti è riconosciuto il taglio: del 40% nel primo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge; del 50% nel secondo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge; del 60% nel terzo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge. Con il quarto esercizio finanziario successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge il finanziamento termina.

Cosa ha deciso l’UE per il nostro paese

 Il nostro paese, dopo il governo Berlusconi, era entrato nella procedura di deficit e soltanto la strenua difesa del rigore dei conti pubblici, aveva in qualche modo consentito all’Italia di riscattare la propria immagine sull’altare europeo.

A distanza di un anno e mezzo dall’operato di Monti, si traggono un po’ di conclusioni e sembra che la Commissione Europea, valutato l’impegno tricolore, abbia deciso di sospendere la procedura per deficit eccessivo. Una notizia che senz’altro suona come positiva ma nella pratica, in cosa si traduce? Adesso, cosa può fare il nostro paese? Potrà spendere tutti i soldi che risultano a disposizione?

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

Insieme a questa decisione, che deve ancora essere ratificata dal Consiglio dell’UE, sono state fornite una serie di raccomandazioni al nostro paese al fine di continuare sulla strada del risanamento economico. In Europa, comunque, ci sono altri paesi che hanno subito una procedura contro il deficit eccessivo, che non è proprio uno strumento punitivo, quanto piuttosto un modo per distogliere i paesi dalle spese eccessive.

Stime Eurostat sul debito pubblico italiano

Su 27 stati membri che formano l’Europa, il Consiglio Europeo ha aperto una procedura di deficit nei confronti di ben 25 paesi. Si sono salvate soltanto l’Estonia e la Svezia. Attualmente, poi le procedure sono ancora aperte per 20 paesi.

Non calo ma crollo della produzione industriale

 L’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi, tanto per citare un noto film spagnolo e questa situazione dipende molto da quello che stanno vivendo le aziende, le industrie del nostro paese. Il centro studi di Confindustria, per l’appunto, ha realizzato un report ad hoc che fa presagire il peggio per lo Stivale.

L’industria italiana in cattive acque

Il centro studi di Viale dell’Astronomia ha spiegato che la produzione industriale, soltanto a maggio, rispetto ad aprile, è diminuita dello 0,1 per cento, mentre a livello previsionale erano stati fatti i conti con un incremento della produzione dello 0,2 per cento sul mese di marzo. A peggiorare visibilmente è stato soprattutto il settore manifatturiero.

Sempre con riferimento al mese di maggio si apprende che il gap della produzione industriale rispetto al periodo precedente alla crisi, quindi rispetto al mese di aprile 2008 è del -24,6 per cento. Non più soltanto una diminuzione ma un vero e proprio crollo della produzione industriale.

Crescente il cambio euro dollaro

Se il paragone è fatto rispetto al mese di maggio del 2012 e se il calcolo è effettuato al netto del numero delle giornate lavorative che possono essere differenti, allora la diminuzione della produzione industriale è pari al -3,2 per cento.

Rispetto agli ordini industriali c’è stata una diminuzione del volume dello 0,4 per cento con riferimento ad aprile 2013.

 

Microimprese finanziate dalla Regione Puglia

 Le imprese, soprattutto adesso che l’economia è in grossa difficoltà, sono alla ricerca di finanziamenti erogati da enti che non siano le “solite” banche. Per questo motivo attrae tanto l’annuncio di un finanziamento riservato dalla Regione Puglia alle microimprese del territorio.

La Puglia ha messo a disposizione delle piccole imprese presenti nella regione, un fondo di 19,5 milioni di euro cui si può accedere fino al 14 giugno del 2013. Il bando rientra nella denominazione “Piccoli sussidi 2013” ed è riservato alle imprese tenute in vita da ragazzi giovani che devono fare i conti con la crisi economica.

Per le imprese record di fallimenti e liquidazioni nel primo trimestre 2013

Le esigenze espresse dal territorio, tra l’altro, sono inequivocabili: le piccole imprese hanno difficoltà ad accedere alle linee di credito tradizionali e anche i prestiti di piccole dimensioni, spesso, sono da considerarsi delle montagne insormontabili.

La regione Puglia, sostenendo queste imprese vuole valorizzare l’iniziativa dei ragazzi disponibili a fare impresa, che abbiano uno scarso impatto ambientale. Saranno premiate soprattutto le imprese costituite da donne oltre che da giovani.

Le proposte delle imprese per il rilancio dell’occupazione giovanile

I beneficiari di questi interventi devono essere titolari di una ditta individuale, di una società in nome collettivo, di una società in accomandita semplice, di una società cooperativa, di una società a responsabilità limitata o di un’associazione tra professionisti. Il prestito minimo è di 500 euro e quello massimo di 25 mila da restitire in 60 rate con 6 mesi di preammortamento.

Tagliato ancora il PIL tricolore

 Se gli investitori che hanno scommesso sulla ripresa dell’Italia avessero come punto di riferimento soltanto l’OCSE, in questo momento sarebbero impegnati a portare i capitali altrove visto che l’organizzazione internazionale citata ha tagliato ancora il PIL 2013 della Penisola di un “buon” 1,8 per cento.

Secondo l’Economist il peggio non è passato

L’anno in corso non sarà quindi da ricordare come l’anno della ripresa economica, anzi, sarebbe arrivato il momento di accorgersi che qualcosa non va e che la luce alla fine del tunnel è ancora troppo lontana. Infatti per tutto il resto dell’anno gli italiani dovranno confrontarsi con il risanamento dei conti pubblici e con le condizioni di credito per privati ed aziende, sempre più restrittive. Una situazione, quella vaticinata e descritta che fa pensare ad un prolungamento ulteriore della recessione.

L’analisi dell’OCSE, in pratica, prevede la riduzione del PIL tricolore dell’1,8 per cento nel 2013. In precedenza si pensava che il prodotto interno lordo italiano dovesse decrescere soltanto di un punto percentuale (previsioni di novembre 2012) o al massimo dell’1,5% (previsione di inizio maggio 2013).

Italia in pole per il consolidamento dei conti pubblici

Per la tanto agognata fase di crescita, quindi, si dovrà attendere fino al 2014, anno in cui le stime di crescita sono state riviste al ribasso. Si pensava ad un incremento dello 0,6% ma ci si dovrà accontentare del +0,4%. E’ sufficiente per restare in Italia?

L’Ue vuole creare un unico mercato per l’energia

Il Ministro per gli Affari europei Enzo Moavero ha confermato che L’Unione europea ha ribadito il desiderio di creare un solo mercato dell’energia.

La decisione è stata presa durante l’ultimo Consiglio europeo dello scorso 22 maggio.

Si tratta di una scelta molto importante per i 27 Paesi membri dell’Ue. Una scelta che naturalmente riguarda da vicino anche le società italiane del settore elettrico.

Queste ultime si trovano in crisi di risultati per via del calo della domanda di energia.

Il mercato unico, dunque, potrebbe rappresentare un vantaggio per le imprese del nostro Paese? La risposta è si. L’idea, infatti, è quella di integrare mercato elettrico entro il 2020.

Bruxelles desidera generare una rete unica e un mercato unico dell’energia. A ciò si aggiungerebbe una Borsa elettrica in cui è possibile scambiare il “prodotto” da ciascun paese.

In tal modo, l’Europa potrebbe sfruttare l’enorme potenziale delle sue centrali, con un mix tra fonti tradizionali e rinnovabili unico tra le macro-regioni mondiali.

L’obiettivo finale, come ha dichiarato Moavero nel corso di un’audizione davanti alle commissioni riunite Esteri, Bilancio e Politiche Ue sugli esiti del Consiglio europeo è quello di “ridurre la dipendenza crescente da forniture di importazione, lo sviluppo di fonti indigene e di nuove tecnologie”. Nello specifico, con una rete che colleghi effettivamente tutti i paesi sarebbe possibile, per esempio, utilizzare a pieno regime il parco delle centrali a gas italiane quando venisse a mancare l’apporto dei grandi impianti eolici dell’Atlantico e del mare del Nord. Non dimenticando l’apporto delle centrali nucleari francesi e dei paesi dell’est europeo – che consentirebbero di tenere a prezzi convenienti l’energia – e lo sviluppo del fotovoltaico.