Prolungati i bonus ristrutturazioni

 I bonus per le ristrutturazioni e per l’energia saranno prolungati fino al 31 dicembre del 2013. E’ questa la gran bella notizia per tutti i cittadini consumatori che avevano deciso di approfittare, magari un po’ troppo tardi, del bonus fiscale offerto a chi avesse ristrutturato casa pensando all’ambiente.

Il governo, dall’anno scorso, ha messo tra le sue priorità l’intervento nel settore delle ristrutturazioni e del risparmio energetico ed ha fornito ai cittadini che ne avessero fatto richiesta, nel rispetto dei requisiti definiti dall’esecutivo, di avere uno sconto sui lavori di casa.

Pronta la proroga per i bonus energia

I cosiddetti bonus energia dovevano terminare entro giugno, invece, come ha spiegato anche il Ministro per le infrastrutture in un’audizione alla Camera, si sta studiando la proroga dei bonus dal 30 giugno al 31 dicembre. Continua dunque la profusione di strumenti per defiscalizzare le ristrutturazioni. Lo sconto, fino a dicembre, dovrebbe essere mantenuto intorno al 50-55 per cento.

Si va verso la sospensione dell’IMU

Il problema, secondo molti analisti, è che non è ancora chiaro il percorso studiato dal governo per reperire i fondi. Se è stato previsto di abolire o ridurre l’IMU e bloccare l’aumento dell’IVA, è abbastanza difficile che ci siano i soldi anche per rifinanziare il bonus energia, oppure per estenderlo anche agli elementi d’arredo e alle cucine, con un occhio di riguardo per famiglie e giovani coppie.

Per vendere basta abbassare i prezzi

 Vendere una casa, oggi, è sempre più complicato e molto dipende dal fatto che i proprietari di un appartamento, di una villa o di una qualsiasi unità immobiliare, non sono disposti a svendere la loro casa. E’ anche per questo che i prezzi degli immobili restano molto elevati.

Se le case non si vendono, però, va in crisi anche il settore dei mutui e come si sa, dall’immobiliare dipende molta dell’economia nazionale. Molti analisti dicono che se le banche proponessero mutui più accessibili, anche attraverso una modifica delle garanzie, la compravendita immobiliare sarebbe molto più semplice.

Il cambiamento dei prezzi delle case in 40 anni

Al contrario, un ex giornalista del Sole 24 Ore, oggi impegnato in una scuola dedicata a chi vuole imparare l’arte dell’investimento, spiega che tutto sarebbe più semplice se si riducessero i costi delle case del 30 per cento circa.

Crolla l’immobiliare ma sui prezzi è battaglia

Il problema, infatti, è nell’incontro tra la domanda e l’offerta. I potenziali acquirenti di una casa, prima ancora di rivolgersi al proprio istituto di credito, sanno già il loro budget e sanno di non poter comprare una casa al prezzo proposto dalle agenzie e dal mercato quando il prezzo è eccessivamente gonfiato.

Il consiglio è quello di vendere oggi ad un prezzo anche più basso al fine di non vedere il proprio immobile svalutato nel giro di due o tre anni.

Statali: sblocco dei contratti nel 2015?

 L’augurio è che lo sblocco del rinnovo dei contratti possa esserci a partire dal 2015, in base all’andamento economico dell’Italia. Questo è il succo del discorso del ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia, in relazione al blocco dei contratti deciso dal precedente governo e confermato dall’esecutivo guidato da Enrico Letta.

In ogni caso questo non toglie che al tavolo con i sindacati della prossima settimana si discuterà anche di ciò al fine di individuare un percorso capace di introdurre novità sul rinnovo. E’ possibile cominciare a parlare della parte normativa del contratto, almeno secondo il Ministro.

D’Alia ha poi dichiarato che “Le risorse per i contratti non ci sono poiché ci sono altre priorità come il lavoro e il fisco. Il blocco dei contratti è un grosso sacrificio per i dipendenti pubblici – ha ammesso – ma fa parte dei sacrifici che stanno facendo tutti gli italiani”.

Stando a quanto detto dal Ministro, in ogni caso, sarà necessario procrastinare il blocco dei contratti anche durante il prossimo anno.

Parole espresse a margine del convegno di apertura del Forum Pa rinnovando la necessità, da parte del governo, di dare la priorità per le risorse a chi un lavoro non ce l’ha.

Il rinvio della convocazione dei sindacati prevista oggi è dovuto solo a “uno slittamento di natura esclusivamente tecnica per alcune esigenze sia nostre che dei sindacati”, ha poi spiegato lo stesso ministro. “Le riforme importanti si devono attuare con il consenso e con la complicità dei lavoratori e per fare questo c’è la necessità di aprire un tavolo serio e sereno con le organizzazioni sindacali – ha sostenuto – e ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità”. “In questo momento di ristrettezza economica – ha dichiarato D’Alia- occorre fare squadra ed essere solidali per migliorare il settore pubblico che significa offrire ai cittadini più servizi e al paese prospettive di sviluppo”.

 

Ecco perché la riqualificazione edilizia è un buon business per lo stato

 Il saldo è in rosso. C’è un ammanco di 3,5 miliardi a causa di un incasso di 49,5 miliardi e di incassi inferiori per un totale 53 miliardi. Restringendo il cerchio e concentrandosi sulla parte più pubblica, si muoverebbe intorno a queste cifre il bilancio degli incentivi sul recupero e sul risparmio energetico.

Tuttavia, intanto, il bonus fiscale ha assicurato e continua ad assicurare il recupero di una quota consistente di un patrimonio edilizio fatiscente, inoltrando peraltro sempre nuova benzina nel motore inceppato dell’edilizia.

Non finisce qui, se si considera che in rimborsi a cittadini e imprese avvenuti in dieci anni “il saldo economico deflazionato diventerebbe positivo: un guadagno di 2,2 miliardi”.

Ipotesi e proiezioni sono a cura del Cresme che, in uno studio realizzato per la Cna, sottolinea il modo in cui la riqualificazione edilizia si configuri come un business pure per l’estate. Ammesso che lo Stato non smetta bruscamente di agevolarne l’attività interrompendo i bonus del 55% per il risparmio energetico e del 50% per le ristrutturazioni semplici.

In altri termini, tutti sperano nel business della riqualificazione abitativa che concerne gli edifici con oltre quarant’anni di vita: oggi sono il 55,4% del totale, fra dieci anni saranno il 68,6% del totale.

 

I conti pubblici dell’Italia promossi dall’Europa

 E’ ormai ufficiale la notizia che nella giornata di domani il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn chiuderà una volta per tutte la procedura di infrazione per eccesso di deficit, aperta nel 2009, che ancora grava sul nostro Paese.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Un discreto traguardo, dunque, per l’ Italia, che ha risanato lo stato dei suoi conti pubblici, e che, grazie all’ operato del Governo Monti ha chiuso il 2012 con un deficit al 3%. Ora gli obiettivi per il futuro saranno, però, quelli di mantenere tali risultati anche nei prossimi due anni.

Sei raccomandazioni per la promozione sui conti pubblici

La buona notizia, tuttavia, è quella secondo cui la chiusura della procedura di infrazione conferirà al Governo dei piccoli margini di manovra per l’ attuazione dei provvedimenti che l’ esecutivo ha annunciato di varare, notizia di cui lo stesso premier Enrico Letta si è detto soddisfatto.

Solo nel mese di luglio, tuttavia, l’ Italia potrà effettivamente conoscere l’ ammontare delle risorse economiche su cui poter contare, quando da Bruxelles saranno rese note le regole e i parametri relativi  alle spese che per l’ Europa “generano crescita” e che quindi non andranno conteggiate all’ interno del deficit.

Vertice a sorpresa tra Letta, Alfano e Saccomanni sulle priorità di governo

 Dopo settimane di intenso lavoro e dopo la diffusione di numerosi voci, anche da parti dei diversi Ministri, in merito al futuro operato dell’ esecutivo, i tre uomini più importanti del Governo, ovvero il Presidente del  Consiglio Enrico Letta, il vicepremier e Ministro dell’ Interno Angelino Alfano e il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni si sono incontrati nella giornata di ieri in un vertice a sorpresa a Palazzo Chigi.

> Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Scopo della tempestiva riunione è stato quello di fare un attimo il punto sull’ operato del Governo e decidere la lista delle priorità che lo attendono. Vero è, infatti, che già a partire da domani, l’ Italia potrebbe definitivamente uscire dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo imposta dall’ Europa, ma anche in questo il margine di manovra previsto per l’ esecutivo sembra molto limitato.

Modifiche alla riforma Fornero per risolvere il problema esodati

Come ha precisato Saccomanni, infatti, l’ Europa potrebbe ugualmente chiedere all’ Italia, che ha un debito pubblico pari al 130% del prodotto interno lordo di restare più o meno sulla soglia del 3% nel rapporto deficit – PIL, cosa che costringerebbe il Governo a fare una scelta tra le misure effettivamente realizzabili con le risorse a disposizione.

Per questo motivo l’ idea è quella di concentrasi sulla riforma dei tributi sulla casa e su quella delle pensioni. Con al massimo un ritocco al costo del lavoro.

Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

 Sulla base di una manovra finanziaria approvata nell’ estate del 2011 dall’ allora Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti, a partire dal 1 gennaio 2014 i ticket sanitari dovrebbero subire un forte rincaro.

> La crisi mette in ginocchio la Sanità

Ma il Governo Letta sembra essere intenzionato, per diversi motivi, ad evitare che questo accada. Sono di questo stesso parere, infatti, sia il premier Enrico Letta, che si è impegnato ad eliminare lo scatto delle tariffe, sia i Ministri Lorenzin, alla Salute e Saccomanni, al Ministero dell’ Economia e delle Finanze.

Nessun aumento per i ticket sanitari?

Condizione necessaria affinché ciò non avvenga, tuttavia, sembra essere, come sempre, il reperimento delle necessarie coperture. Per evitare che il prezzo dei ticket sanitari aumenti in tutta Italia, infatti, sono necessari all’ incirca 2 miliardi di euro, che dunque eviterebbero alle famiglie italiane un aggravio di altri 350 euro sul bilancio familiare per le spese sanitarie.

Un’ ipotesi circolata in questi giorni prevede quindi di usare come risorse i risparmi di spesa realizzati nel corso del 2012, come indicato nel Documento di programmazione economica e finanziaria 2013. Ancora cauta, tuttavia, in merito a prese di posizioni ufficiali Beatrice Lorenzin, che ha colto l’ occasione per ricordare invece i lavori in corso dell’ esecutivo sul Patto per la salute con le Regioni, che hanno accolto con favore la notizia del probabile blocco degli aumenti.

Ecco dove lo Stato ha tagliato le spese dello Stato

 L’ amministratore delegato della Consip, la Concessionaria Servizi Informativi Pubblici, società che fa capo al ministero dell’Economia e che si occupa degli acquisti per la Pubblica Amministrazione, ha potuto in questi giorni dichiarare, non senza un punta d’ orgoglio, che l’ azienda ha raggiunto tutti gli obiettivi fissati per il 2012.

La Camera taglia spese per 8,5 milioni di euro

La Consip, tra le altre cose, è stata infatti artefice, durante lo scorso anno, di un risparmio complessivo per lo Stato pari a 6,15 miliardi di euro, su un totale di 30 miliardi di spese effettuate. Sedie, scrivanie e fogli di carta sono solo alcuni dei beni sui quali è stato possibile tagliare le spese dello Stato.

In realtà, infatti, le categorie merceologiche sui cui prezzi unitari si è risparmiato sono state in totale 66, utenze e servizi compresi. Una importante voce è stata inoltre costituita dal capitolo della sicurezza sui luoghi, per la quale sono stati stipulati contratti più vantaggiosi con i diretti fornitori delle apparecchiature elettromedicali.

Nessun taglio a scuola, istruzione e ricerca

Ma c’è di più. Le scelte delle Consip si sono orientate anche verso le soluzioni maggiormente ecosostenibili, all’ interno delle quali sono comprese anche le ottimizzazioni dei processi e la dematerializzazione documentale: cosa che ha permesso un risparmio ulteriore di 1,59 miliardi di euro. 

Arriva un disegno di legge per l’attività di lobbying

 Al termine del Consiglio dei Ministri che si è avuto nella giornata di venerdì scorso è stata confermata l’ intenzione del Governo Letta di dar vita ad un disegno di legge, da tempo atteso, per la regolamentazione dell’ attività di lobbying in Italia.

Letta invita gli industriali a riprendere la leadership del Paese

L’ obiettivo, per il momento, è dunque quello di completare la stesura del testo già entro la prossima settimana, in modo tale che possa essere presentato al prossimo Consiglio dei Ministri, una volta conclusi i lavori per il disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti.

Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Ma mentre si rimane in attesa delle notizie ufficiali, già circolano una serie di particolari sulla bozza del contenuto.

Il disegno di legge potrebbe infatti contenere i seguenti provvedimenti:

  1. L’ obbligo per i lobbisti di iscrizione ad un apposito registro – interno al Cnel che figurerebbe come organo garante – dei rappresentanti di interessi particolari
  2. L’ obbligo del rispetto del codice deontologico proprio del Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro
  3. Il diritto di accesso, per i lobbisti, ai documenti e alle sedi istituzionali
  4. Il diritto di accesso ad una banca dati esclusiva sui provvedimenti in corso di predisposizione da parte dei decisori pubblici.

Possibile rinnovo dei contratti pubblici solo nel 2015

 L’ inaugurazione a Roma del Forum sulla Pubblica Amministrazione è stata l’ occasione, per il ministro Giampiero D’ Alia, di fare il punto della situazione sulle misure e sui provvedimenti che il Governo ha in serbo per l’ intero comparto dell’ amministrazione pubblica. A partire, ovviamente dai contratti dei dipendenti della PA, da diverso tempo in attesa di rinnovo.

Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

In merito a questo spinoso tema, tuttavia, il Ministro della PA ha annunciato che uno sblocco degli stessi non potrà venire prima del 2015, a causa della mancanza delle necessarie coperture per i rinnovi (più o meno quantizzabili in circa 7 miliardi per un triennio).

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Per i dipendenti pubblici, dunque, anche per tutto il 2014, non ci saranno novità sostanziali: il Governo continuerà ad adottare la sua politica di risparmio, che ha già fatto accantonare allo stato circa 13 miliardi.

Spending review e blocco del turn over generazionale sembrano dunque aver dato i loro frutti, ma il Ministro ritiene che sia necessario sin da subito aprire le discussioni con i sindacati per valutare future modalità dei rinnovi e per evitare, applicando queste politiche lineari, di invecchiare troppo la platea dei dipendenti pubblici.