L’INPS fa il punto della situazione sugli esodati

 Alla giornata di ieri, 9 Maggio, risale la notizia che l’ INPS ha ufficialmente accolto le richieste di salvaguardia presentate dai primi 62 mila esodati,  su un totale di 65 mila casi previsti, di cui più di 7 mila sono già stati formalmente “liquidati”.

> Sono 62 mila i primi esodati “salvaguardati”

A seguito di questa operazione, che era stata presentata come della massima urgenza anche dal neo Governo Letta, ha fatto quindi seguito, da parte dell’ INPS, la pubblicazione dei dati ufficiali e di una circolare, la Circolare Inps n. 76/2013, che ha fatto il punto generale sulla situazione e ha riepilogato le condizioni delle operazioni di salvaguardia che, a mezzo di una serie di appositi decreti, saranno messe in atto nel prossimo futuro.

Per Saccomanni le priorità sono gli esodati e la Cig

Il primo decreto di salvaguardia, quello appena attuato, riguarda dunque un totale di 65 mila lavoratori, oltre i 62 già salvaguardati, tra i quali ancora 3 mila dovranno essere sottoposti ad accertamenti dei requisiti.

Il secondo decreto, invece, prevede la reintegrazione di un secondo contingente da 55 mila lavoratori, che dovranno però presentare istanza di accesso al beneficio della salvaguardia entro il 21 Maggio 2013.

Il terzo decreto di salvaguardia riguarderà, infine, 10.130 ulteriori lavoratori, che dovranno aspettare però la futura pubblicazione dello stesso per l’ inoltro delle domande entro 120 giorni.

L’inflazione pesa su chi spende meno

 L’ inflazione, cioè il caro – prezzi, sebbene sia poi espressa attraverso un unico valore nazionale, non è purtroppo uguale per tutti.  A dirlo sono gli analisti dell’ Istat, che in questi giorni ha pubblicato dei nuovi dati che dimostrano come il rincaro dei prezzi abbia pesato maggiormente sulle famiglie che spendono meno.

Crolla l’inflazione e i prezzi frenano in Italia

Esiste cioè, secondo l’ Istituto di Statistica, e può essere misurato attraverso una serie di indici che saranno d’ ora in avanti resi pubblici ogni 6 mesi, una sorta di “spread dell’ inflazione”, ovvero di differenziale tra i nuclei familiari italiani che spendono di più e quelli che spendono di meno.

Inflazione al minimo storico dal 2010

Le famiglie italiane sono infatti state divise in cinque gruppi in base al loro livello di spesa. E sulla base delle analisi fatte in relazione ai consumi per beni alimentari e beni energetici relativi agli ultimi sette anni, dal 2005 al 2012, risulta che l’ indice dei prezzi per i nuclei familiari a spesa più bassa è aumentato del 20,2%, mentre per quello a più alta spesa solo del 16,0%.

Ne consegue, dunque, che, per tempi più vicini ai nostri, nel primo trimestre del 2013, chi ha speso meno ha subito una inflazione del 2,5%, mentre chi ha speso di più solo dell’ 1,8%.

Al Sud 300 mila posti di lavoro in meno in cinque anni

 Si è tenuto in questi giorni a Napoli un convegno sul tema del rilancio dell’ economia e dell’ occupazione nel Mezzogiorno italiano. E in questa cornice i rappresentanti di Svimez, l’ Associazione per lo Sviluppo dell’ industria nel Mezzogiorno, hanno fatto il punto sulla situazione del mercato del lavoro nel Sud Italia. 

> L’allarme della disoccupazione giovanile

Sulla base dei dati presentati dall’ Associazione, il Mezzogiorno italiano, ancora una volta, ha pagato il prezzo più alto della crisi economica sul fronte dell’ occupazione. Nel giro di cinque anni, infatti, solo al Sud sono stati persi più di 300 mila posti di lavoro, ovvero quasi il 60% dell’ intera perdita nazionale, concentrata, però, in un’ area molto meno estesa.

> La disoccupazione giovanile è un problema globale

Da Napoli, dunque, il Presidente della Svimez avverte della necessità per l’ Italia di un piano di sviluppo globale che possa riportare il Mezzogiorno all’ interno della crescita futura del Paese, Paese che non può continuare ad essere diviso su basi economiche e occupazionali.

Non sono mancati, infine, anche osservazioni – sulla base di dati Eurostat – relative al Nord Italia, che nell’ ultimo periodo ha sofferto di un drastico calo della produzione della ricchezza, cosa ancora più preoccupante in un sistema in cui le regioni del nord continuano a “trascinare” quelle del sud.

 

Europa alla battaglia finale tra austerità e crescita

 L’austerità ha fatto il suo corso? E’ ora di voltare pagina?

Secondo le ultime analisi della Commissione Europea sembrerebbe arrivato il momento che il rigore dei conti lasci spazio a manovre e interventi di più ampio respiro che diano la possibilità all’Europa di ricominciare a crescere.

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Questa battaglia tra rigore e crescita si sta protraendo da troppo tempo e la rigidità sui conti non è certo il miglior modo per far nuovamente girare l’economia. Ma sembra che il momento della svolta sia arrivato e potrebbe concretizzarsi già a giugno, con il prossimo vertice dell’Unione Europea.

I segnali di questa svolta stanno già arrivando: un esempio sono i due anni in più concessi a Francia e Spagna per risanare i conti, un altro potrebbe essere l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo (la decisione definitiva arriverà solo a fine maggio).

La parola più importante, come al solito, spetta alla cancelliera Merkel che ha molta voce in capitolo sulle decisioni dell’Unione, ma, visto che ha dato il suo assenso per la Francia e per la Spagna si spera che sarà altrettanto magnanima nei confronti del suo vicino tricolore.

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Oltre questo, anche Olli Rehn ha parlato oggi della necessità di un allentamento di questo rigore che non permette la crescita, ma sempre e solo se i paesi che hanno manifestato i maggiori problemi saranno capaci di mettere in pratica le riforme strutturali richieste.

 

 

L’UE rivede a ribasso le stime italiane su PIL, debito e occupazione

 Arrivano in questi giorni da Bruxelles le stime della Commissione europea sulle previsioni di crescita dell’ economia italiana. Il dato sicuramente positivo è che il deficit italiano per l’ UE scenderà finalmente al di sotto della soglia del 3%, attestandosi al 2,9%, cosa che consentirà al nostro Paese di uscire entro fine mese dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

Per quanto riguarda poi il 2014, il rapporto italiano deficit Pil subirà un’ ulteriore diminuzione arrivando a toccare il 2,5%, dato, che pur essendo superiore alle previsioni dello stesso Governo italiano, costituisce comunque un miglioramento rispetto alla situazione pregressa.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

Per quanto riguarda, invece, gli altri dati sensibili dell’ economia italiana, come PIL, debito pubblico e occupazione, le stime della Commissione europea non sono troppo ottimistiche, ma rappresentano una revisione a ribasso dei dati presentati in precedenza.

Per il Pil è, ad esempio, previsto un calo dell’ 1,3%, che sarà il risultato di un decremento dell’ 1% previsto nella stima precedente e dei modesti risultati di quello del 2014.

Sul fronte dell’ immenso debito pubblico italiano si avrà, invece, ancora un pesante rialzo, che lo porterà a raggiungere il 131,4% del PIL, per poi salire ancora nel 2014 (132,2%).

Bilancio UE negativo, infine, anche per la disoccupazione italiana, che continuerà a salire fino al 12,2%.

Continua il calo della produzione industriale italiana

 L’ Istituto di Statistica (ISTAT) ha intrapreso oggi le rilevazioni per il nuovo semestre del 2013. Guardando tuttavia ai mesi appena trascorsi, ed in particolare al primo trimestre di quest’ anno, l’ Istituto ha potuto rilevare che la produzione industriale italiana ha subito un ulteriore calo, facendo addirittura registrare nel mese di marzo una diminuzione pari allo 0,8% sul mese precedente – febbraio – e pari al 5,2% in relazione all’ anno precedente.

Imprenditoria femminile in calo

L’ Italia ha dunque vissuto in questo ultimo periodo, rileva l’ Istat, il diciannovesimo calo consecutivo nei livelli della propria produzione industriale.

> In crescita il numero dei fallimenti in Italia

Guardando ai dati riportati dall’ Istat c’è da dire, inoltre, che questi ultimi hanno purtroppo superato anche le stime e le previsioni che gli analisti avevano attribuito al primo trimestre del 2013. La flessione reale, però, è stata più accentuata.

E scendendo più nel dettaglio, le diminuzioni più significative si sono potute registrare nella produzione dei beni strumentali, che hanno perso ben l’ 8,0%, seguiti poi da quelli intermedi (-6,5%) e da quelli di consumo, ridottisi del 4,5%.

Solo il comparto dell’ energia, infine, ha fatto segnare una crescita annua del 2,2%, soprattutto nel settore della fornitura, che ha subito un incremento del 6,3%. Abbastanza bene anche la produzione farmaceutica  (+3,4%) e quella di apparecchiature elettriche (+1,8%).

Per l’ANCE l’IMU va tolta anche su capannoni e invenduto

 Si è tenuto ieri sera a Palazzo Chigi il primo vertice di maggioranza del nuovo Governo Letta. Ma proprio in vista della prossima approvazione del decreto legge sulla sospensione della rata IMU di giugno sulla prima casa, la discussione sul tema degli immobili ha trovato nuovi temi e nuovi interlocutori.

> Primo vertice di maggioranza per il nuovo Governo Letta

L’ ANCE, l’ Associazione Nazionale dei Costruttori Edili ha, infatti, richiesto, attraverso le parole del suo Presidente Paolo Buzzetti, la cancellazione dell’ Imposta Municipale anche sull’ invenduto delle società di costruzioni e sui capannoni industriali, che sono i beni strumentali delle imprese.

> Il congelamento dell’IMU ricadrà sulle imprese?

Il congelamento del tributo per i possessori di prima casa e la sua sospensione fino a settembre, come previsto dal Governo, non “basta” dunque per il mondo dell’ imprenditoria edile italiana, per il quale sarebbe in aggiunta necessaria una approfondita revisione catastale, dal momento che vi sono oggi città in cui l’ IMU è più alta in periferia piuttosto che in centro.

Le richieste presentate dall’ ANCE sono del resto in linea con quelle che in questi giorni vengono sollevate da più fronti nel mondo delle imprese italiane. Lo stesso Ministro Zanonato, tuttavia, presente all’ ultimo convegno ANCE, ha affermato che la situazione merita di essere ulteriormente ragionata e studiata.

Primo vertice di maggioranza per il Governo Letta

 Ieri sera alla 9 a Palazzo Chigi si è tenuto, come previsto, il primo vertice di maggioranza del nuovo Governo Letta. La prima notizia del giorno è quindi che, per il momento, l’ esecutivo non ha ancora approvato l’ annunciato decreto legge per la sospensione della rata IMU di giugno e per il rifinanziamento della Cig, ma l’ approvazione è stata rimandata – forse – a mercoledì prossimo.

> Rimandato alla prossima settimana il decreto sull’ IMU

L’ agenda di Enrico Letta, tuttavia, per la seduta di ieri sera, a cui hanno partecipato oltre allo stesso Premier, anche il vicepremier Angelino Alfano, il Ministro dell’ Economia Fabrizio Saccomanni, Dario Franceschini,  Moavero e i capigruppo PD e Pdl di Camera e Senato, è stata comunque piena di questioni all’ ordine del giorno.

Governo pronto a intervenire su Imu e Cig

Oltre ai nodi rappresentati da IMU e Cig, infatti, si è discusso di IVA, di occupazione e disoccupazione giovanile, della procedura europea per disavanzo eccessivo, ma anche del problema rappresentato dagli esodati e dai precari della Pubblica Amministrazione.

E a conclusione del vertice, così come ha confermato il capogruppo di Scelta Civica alla Camera, Dellai, il governo si è impegnato ad attuare le riforme strutturali sul fisco e sul mercato del lavoro entro i primi 100 giorni dall’ inizio ufficiale dei lavori. Sarà questa, tra l’altro, l’ annunciata “operazione in due tappe”.

Rimandato alla prossima settimana il decreto sull’IMU

 Si aspettavano già per ieri sera, giovedì 9 Maggio, le prime indiscrezioni o addirittura l’ approvazione del decreto legge con cui il Governo Letta aveva in precedenza annunciato la sospensione del pagamento della rata IMU di giugno sulla prima casa e la ratifica degli altri provvedimenti di maggiore urgenza presi dall’ esecutivo – tra cui il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga.

Per chi sarà l’acconto IMU

Ma proprio ieri sera da Palazzo Chigi, con un’ ora di ritardo e dopo un’ ora di riunione, è alla fine arrivato l’ annuncio che il decreto verrà approvato solo nei prossimi giorni, e cioè non prima di mercoledì prossimo,  15 maggio, dopo cioè che l’ intero staff di governo si sarà riunito nel ritiro presso l’ Abbazia di Spineto e dopo che lo stesso Ministro dell’ Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, sarà tornato libero dagli impegni del G8 e di Bruxelles.

> Il congelamento dell’IMU ricadrà sulle imprese?

In materia di ratifica IMU, dunque, il Governo Letta prende ancora tempo, e, dalle prime indiscrezioni, sembra che il motivo sia da rintracciare nella volontà di congelare la rata dell’ Imposta Municipale anche per capannoni industriali e negozi, così come voluto da Pd e Pdl. Vero è pure, del resto, che lo stesso Ministro Saccomanni si è impegnato in una approfondita revisione del tributo sugli immobili entro 100 giorni dall’ emissione del decreto, cioè comunque entro settembre.

Manovra da 8 miliardi per i conti pubblici

Ha un costo inferiore agli 8 miliardi la manovra che il governo guidato dal Premier Enrico Letta intende fare entro giugno, secondo il sottosegretario al Tesoro Alberto Giorgetti (Popolo Delle Libertà).

“Di sicuro la questione Iva, la quale deve essere affrontata in tempi rapidi, più le altre esigenze, pongono la necessità di un intervento, chiamiamolo come vogliamo”, ha detto a Radio 24 Giorgetti. Si ha la necessità di “qualche miliardo di euro, penso sotto gli 8 miliardi circa, che dovranno essere reperiti nei prossimi due mesi”.

Pier Paolo Baretta, il sottosegretario al Tesoro in quota Pd, afferma che il governo darà “risposte urgenti e immediate” su cassa integrazione e Imu. Successivamente, “entro giugno”, si cercherà di sterilizzare l’Iva (l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto percentuale dal mese di luglio) e procrastinare la detrazione al 55% sulle ristrutturazioni edilizie.

Durante un’intervista ai microfoni di Radio anch’io, Baretta non specifica come il Tesoro abbia scelto di assicurare le coperture, limitandosi a dire che “non si potrà comunque agire sul fronte delle tasse”.

L’impatto dell’intera operazione varia a seconda che si prenda in considerazione il bilancio di competenza (indebitamento) o di cassa (fabbisogno).

I sindacati hanno fatto un’esplicita richiesta: quella di destinare alla cig in deroga 1-1,5 miliardi. Prorogare la detrazione al 55% richiederebbe circa 500 milioni, secondo una fonte ministeriale.