La politica infiammata dalla polemica 5 Stelle

 Il Movimento 5 Stelle infiamma la polemica nel comparto politico italiano e questo determina una punta d’instabilità nel sistema del Belpaese. L’ultima puntata della disputa tra il Movimento 5 Stelle e il resto dei partiti, è stata alimentata dal leader del Movimento, il comico genovese Beppe Grillo che ha risposto per le rime ad un sondaggio mandato in onda nell’ultima puntata di Ballarò.

► Lo stipendio dei parlamentari a 5 stelle

Il sondaggio promosso da Ballarò è il seguente: “Definirebbe il Movimento 5 Stelle come un gruppo integralista che non va oltre la protesta, oppure la vera opposizione che serve al paese”? Beppe Grillo, con ironia, ha detto che il sondaggio si distingue per rigorosità e professionalità ma poi ha specificato che si tratta di un sondaggio volto a screditare in modo scientifico il Movimento 5 Stelle.

► Grillo al Bild parla della bancarotta

Come reagire se non con un controsondaggio? Grillo ha dunque lanciato la sua “interrogazione”, chiedendo ai suoi fan: “Definirebbe Giovanni Floris come un giornalista o come un dipendente assunto dal Pdmenoelle alla Rai?”.

Questa diatriba segue l’altra, più corposa, che ha coinvolto sempre il Movimento 5 Stelle e la trasmissione Ballarò. I giornalisti di Floris, infatti, hanno incalzato due deputati del Movimento sulla questione degli stipendi dei parlamentari e della diaria.

Le “sirene” cinesi ammaliano Telecom

Per Telecom c’è un’importante offerta: quella del miliardario cinese Li Ka Shing, che contempla la fusione di Telecom con la sua H3G.

La trattativa con Li Ka Shing proseguirà su un via parallela. Prima c’è da capire come si andrà avanti per ciò che riguarda l’operazione dello scorporo sulla Rete.

Si ipotizza una quotazione della società della Rete con una quota dell’Ipo (offerta pubblica iniziale) riservata al Fondo Strategico. In questa maniera a determinare il valore dell’infrastruttura sarà direttamente il mercato. Ad essere scorporata e societarizzata, comunque, non dovrebbe essere l’intera rete, ma solo il cosiddetto “ultimo miglio”, quello che va dagli armadietti nelle strade fin dentro le case. Quanto può valere? Le stime che circolano sul mercato parlano di 14 miliardi, inclusi 10 miliardi di debito che dovrebbero essere trasferiti nella newco.

Il fondo, tuttavia, può soltanto acquistare quote di minoranza.

Tuttavia, scorporare la rete e quotarla successivamente sul mercato potrebbe complicare le cose. Se Li Ka Shing dovesse diventare il socio di maggioranza di Telecom, è palese che il governo non potrebbe comunque permettere che a controllare l’infrastruttura (anche con il 60%) fosse l’imprenditore cinese. Il punto è che una volta quotata la rete, l’unico modo per sottrarla a Li Ka Shing sarebbe una costosa offerta pubblica d’acquisto. La strada per l’integrazione di 3, insomma, sembra essere decisamente in salita.

 

L’Europa non è più una priorità per gli italiani

 Il 53% degli italiani non sente più l’appartenenza all’Unione Europea come un’opportunità di sviluppo, bensì come uno svantaggio. E un italiano su due teme che in futuro non sarà in grado di garantirsi «condizioni di vita dignitose».

Nel contempo l’Europa fatica a uscire dalle sabbie mobili. La crisi la consuma ormai da sei anni.

Nel frattempo l’indagine Ipsos-Publicis “Gli europei e la fine della crisi” commissionata da sei importantissimi quotidiani europei, Sueddeutsche Zeitung, Le Monde, Gazeta Wyborcza, El Pais e il Guardian, vede l’Italia come uno Stato immerso in un pessimismo più accentuato rispetto a quello che affligge i cittadini del resto d’Europa. E due italiani su tre non credono che le ricette adottate per superare la recessione saranno efficaci (nella Ue è il 58%). Il 73% pensa anzi che il nostro Paese ne uscirà «lievemente» o «fortemente» indebolito (contro il 66% della media europea).

Al di là della contingenza, del pessimismo delle prospettive a breve (il 26% pensa che peggioreranno «molto”, il 52% «lievemente») è come se si respirasse ovunque un clima da cambio di paradigma, da «fine dell’eta dell’oro». Soltanto l’Est Europa si salva dalla sensazione – ancora una volta più forte in Italia che negli altri 26 Paesi dell’Unione -. che stia tramontando un’era, che le generazioni future staranno peggio.

Sono cambiate molto anche le abitudini degli italiani, nel corso della Grande crisi. Consumano e sprecano meno. Tuttavia, tirano la cinghia ma non rinuncerebbero mai allo stipendio.

Calzedonia vuole acquistare La Perla

Le trattative sono partite bene, al punto che i due soggetti in questione (Calzedonia e La Perla) hanno diramato una nota congiunta rendendo pubblico il fatto di aver avviato un discorso “in esclusiva, diretto a definire termini e condizioni di un eventuale accordo di acquisizione”.

La Perla è un brand di gran lusso, dotato però di una fragilissima struttura finanziaria e decisamente non in buona salute. Dal 2007 il gruppo è di proprietà del fondo di investimento americano Jh partners, ma l’intervento del partner finanziario (che ha investito circa 50 milioni di euro nella società) è riuscito a risollevare i conti del gruppo bolognese.

C’è di più, i numerosi tagli all’occupazione non si sono tradotti in un miglioramento del quadro generale, al punto che il fatturato è passato da 183 milioni pre-cessione agli attuali 107 milioni, a fronte di 70 milioni di debiti, bilanci in rosso da anni e molti dipendenti in cassa integrazione. Attualmente il grupo La Perla ha 1.400 dipendenti, di cui 590 solo nel sito bolognese. E proprio in questo settore di sono concentrate molte preoccupazioni per i risvolti di natura occupazionale, peraltro anche in seguito a relazioni con la proprietà non sono sempre semplici.

Attualmente, la possibile svolta potrebbe portare in ballo Calzedonia. Il brand veronese ha oltre 1.400 negozi in tutto il mondo, e 20 mila dipendenti, di cui 2.200 in Italia. Nelle trattative per rilevare La Perla è assistita da Goldman Sachs e dallo studio legale Latham & Watkins.

Una carta di credito per le spese dei deputati

 E’ questa la proposta fatta dal Movimento 5 Stelle durante l’incontro che si è tenuto oggi con il collegio dei questori alla Camera.

Come ha spiegato vicecapogruppo grillino, Riccardo Nuti, di tratterebbe di una carta di credito dedicata che i deputati potranno utilizzare per le spese di vitto e alloggio.

► Taglio dei costi della politica, si inizia dal Quirinale

In sostanza si tratta di sostituire la diaria che percepiscono i deputati con una carta di credito dedicata, che abbia un tetto di spesa massima prefissato. Grazie a questa innovazione, dicono i grillini, sarebbe possibile avere una rendicontazione in tempo reale delle spese sostenute e controllare, così, che tali spese rientrino effettivamente in quelle previste dalla diaria.

E’ una proposta, questa, che si inserisce nella battaglia che stanno conducendo i grillini per la riduzione dei costi della politica ed è anche una risposta alle ritrosie dei parlamentari sul taglio delle indennità e alla proposta del conto corrente fatta qualche giorno fa.

► Un conto corrente per versare le indennità dei grillini

Nuti, comunque, non manca di rilanciare un altra provocazione, ossia la  “riduzione dell’indennità” per tutti i deputati, che dovrebbero essere parametrate agli stipendi pubblici, e non a quelli dei magistrati, e con gli aumenti in base agli indici dell’Istat.

Il passaparola guida i consumi degli italiani

 Un approfondito sondaggio condotto dal gruppo Accenture, il Consumer Pulse Research Survey, ha recentemente indagato le scelte di consumo di 12 mila consumatori in ben 33 Paesi del mondo.

Dal survey internazionale è così risultato che il 78% degli italiani si affida, ormai, prima dell’ acquisto, al passaparola per informarsi su prodotti relativi a Ict, utility, finanza, assicurazioni, beni di consumo e turismo.

Il risparmio per i viaggi parte da internet

E questo, in Italia, a differenza di altri Paesi, avviene soprattutto in relazione agli acquisti che vengono effettuati attraverso il web.

In questo processo, ovviamente, ricoprono un ruolo fondamentale soprattutto i motori di ricerca e i social network. Questi ultimi, in particolare, offrono ai consumatori la possibilità di affidarsi sia alle opinioni delle persone che si conoscono, sia a quelle degli utenti che non si conoscono. Ad ogni modo i social sono per i consumatori un modo veloce per apprendere di più su ciò che si desidera acquistare.

Attenti alle compagnie assicurative false

Dal sondaggio internazionale, tuttavia, è risultato anche chiaro il fatto che il passaparola online interviene immediatamente anche in caso di problemi riscontrati con il customer service, sul quale molti utenti – circa l’ 80% – postano anche commenti online.

In ambito di CS, infatti, i consumatori italiani e non apprezzano molto affidabilità ed efficienza in relazione al cambio e alla fornitura di beni e servizi.

Conti corrente troppo cari e la Commissione Europea interviene con una direttiva

 Bruxelles ha rilevato i costi dei conto corrente nei paesi dell’Unione Europea e ha evidenziato come il costo della gestione del conto sia troppo alto nella maggior parte dei paesi: per questo la Commissione Europea ha deciso di intervenire con delle nuove regole che prevedono l’istituzione, per tutti i paesi, di un conto corrente di base e di una banca che lo dovrà mettere a disposizione dei cittadini.

Ma la Commissione Europea ha anche evidenziato una tendenziale mancanza di trasparenza per gli istituti bancari dell’Unione, ossia una mancanza di possibilità per i clienti di sapere i costi effettivi degli strumenti utilizzati.

► Come risparmiare sul conto corrente

Conto Corrente – La situazione italiana secondo la Commissione Europea

Dall’indagine della Commissione Europea emerge che l’Italia è uno dei paesi dove i conto corrente hanno un costo maggiore.

Dai dati della Commissione, che si riferiscono al 2009, l’Italia è il paese con il costo medio di tenuta di conto corrente più alto – la cifra è poco meno di 250 euro all’anno. Secondo Bankitalia, però, questi dati, oltre ad essere piuttosto vecchi, non corrispondono a verità: in Italia, e le rilevazioni sono del 2011, il costo medio annuo di un conto corrente è di 105,7 euro (più basso di 4,5 euro rispetto al costo del 2010) con una media di 1,51 euro di spesa per ogni operazione effettuata.

La Commissione Europea, inoltre, pone l’Italia tra i paesi con meno trasparenza bancaria, sia per quanto riguarda l’effettivo costo delle operazione e dei prodotti finanziari sia nell’accessibilità delle informazioni.

► Le spese del conto corrente

Conto Corrente – Le nuove regole della Commissione Europea

La Commissione Europa ha giudicato i conti corrente a disposizione dei cittadini italiani troppo cari e troppo poco trasparenti e per questo è al lavoro su una direttiva, che poi dovrà essere recepita da tutti gli stati membri, per ovviare a questi problemi che si basa su tre pilastri fondamentali: l’accesso ai conti, la trasparenza delle spese e la possibilità di trasferire i conti in tempi brevi da una banca all’altra.

L’accesso ai conti

La Commissione Europea chiederà a tutti i paesi membri di predisporre un conto corrente base con il quale si potrà avere accesso a tutte le operazioni ‘di routine’ – prelievo, bonifico, accredito dello stipendio, pagamento delle bollette e un bancomat – ma che non dia accesso a scoperti e linee di credito.

Questo conto, che dovrà essere offerto da almeno una delle banche del paese, sarà accessibile a tutti i cittadini, residenti e non, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria.

► Le banche on line sono convenienti?

Trasparenza delle spese

Tutte le banche avranno l’obbligo di mettere a disposizione dei clienti un documento informativo che riporti i servizi  previsti dalle varie tipologie di conto corrente e i relativi costi. Il documento dovrà riportare anche un riepilogo delle spese applicate durante gli ultimi dodici mesi e, su richiesta del cliente, la banca dovrà fornire anche un glossario che aiuti il cliente stesso ad orientarsi tra i vari termini utilizzati.

I testi redatti dalle banche dovranno avere un formato standard che permetta così al correntista un confronto agevole delle offerte dei vari istituti.

La Commissione Europea intende, inoltre, approntare un comparatore pubblico online, ossia un sito internet che permetta al cliente di avere accesso autonomo alle informazioni di tutte le banche.

Trasferimenti interbancari veloci

Ultimo punto sul quale sui è concentrata la Commissione Europa nella preparazione della direttiva per la trasparenza bancaria, è il trasferimento di un conto corrente tra due istituti. Le banche avranno l’obbligo di provvedere a tutti gli oneri burocratici della varie fasi dell’operazione e il conto corrente dovrà essere spostato e essere operativo al massimo entro 15 dalla data di inizio delle operazioni di trasferimento.

Il tempo a disposizione è un mese se si tratta di un trasferimento tra banche di paesi diversi.

In crescita il numero dei fallimenti in Italia

 A partire dall’ inizio del 2013 sono state circa 42 al giorno le imprese italiane costrette al fallimento dalla morsa della crisi economica che ha investito il Paese. 

I dati relativi ai crack e alle chiusure sono andati, infatti, decisamente peggiorando da gennaio ad oggi. Lo rileva Cerved Group, che per il Sole 24 Ore monitora ogni giorno la precaria e ormai compromessa situazione dell’ imprenditoria italiana, prevedendo che, qualora non si verificassero alterazioni in quello che sembra ormai essere un trend di stagione, il numero delle imprese fallite entro fine 2013  ammonterebbe a più di 14 mila unità, cioè circa 2000 realtà in più rispetto ai numeri del 2012. 

> La fiducia delle imprese manifatturiere in calo

Il numero dei fallimenti in Italia è dunque in crescita del 12,2% e, solo nelle ultime settimane, addirittura del 16,2% rispetto ai dati relativi all’ anno precedente.

> Imprenditoria femminile in calo

Le cause di questo preoccupante fenomeno sono da rintracciare, però, in una serie congiunturale di elementi negativi, che disegnano un quadro sicuramente non entusiasmante dell’ intera economia italiana: il costante calo della produzione industriale che dura oramai da molti mesi consecutivi, la pesante riduzione dei consumi e degli investimenti produttivi, la frenata nel settore delle esportazioni, l’ incremento delle ore della cassa integrazione e i blocchi ancora operanti sulla concessione del credito.

Calano il fatturato e gli utili di Enel

 In Italia il primo trimestre del 2013 si è chiuso con una netta diminuzione delle vendite di energia elettrica, che hanno comportato, di conseguenza, un calo del fatturato e degli utili del gruppo Enel.

Le vendite di energia elettrica in questi ultimi tre mesi hanno infatti subito un decremento del 7,1% in relazione al mercato italiano, francese e spagnolo, mentre gli utili netti (852 milioni di euro) hanno visto una diminuzione del 26,2%, accompagnato da una perdita del’ 1,5% nel fatturato.

Cresce l’utile di Enel Green Power

Al calo della domanda di energia in Italia e in Spagna ha fatto poi seguito anche un calo della produzione della stessa pari all’ 8,9% , sia per quella estera che per quella italiana, e  un calo della distribuzione.

> Enel Energia cerca agenti

La situazione che sta interessando il gruppo Enel può essere dunque letta in questo modo: il calo dei ricavi del gruppo è imputabile principalmente al calo dei ricavi dalla vendita di energia che non sono stati sufficientemente compensati dai ricavi del trasporto dell’ energia e da quelli derivanti dalla sua produzione.

Infine l’ Ebitda, cioè il margine operativo lordo del primo trimestre del 2013 (4.077 milioni di euro) segna una contrazione del 4,2% rispetto all’analogo periodo del 2012 e riflette la riduzione del margine di generazione in Italia e Spagna.

Anche la Camera dà il via libera al Def

 Dopo quello di ieri pronunciato dal Senato, è arrivato, anche da parte dell’ Aula della Camera, il via libera al Def, il Documento di economia e finanza che è stato approvato con 419 voti a favore.

> Il Senato dà il via libera al Def

Nella Risoluzione la maggioranza ha così espresso la sua volontà di superare la rigida austerità di bilancio degli ultimi mesi, per aprire verso una politica che ripercorra la strada della crescita e dell’ occupazione. L’ obiettivo del Governo sarà dunque quello di continuare a razionalizzare la spesa pubblica, ma accanto alle misure di contenimento, si troverà anche spazio per accrescere gli investimenti produttivi e per alleggerire la pressione fiscale che al momento grava sulle spalle di famiglie e imprese.

Dai dividendi dello spread le risorse per l’IMU e la Cig

Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni ha quindi ricordato che l’ approvazione del Def da parte del Parlamento è un passo sicuramente importante anche nei confronti degli incontri con Bruxelles che si verificheranno a breve.

Il primo passo, infatti, è comunque costituito dalla chiusura della procedura di disavanzo, ma successivamente ci si dedicherà ad una revisione del Def in relazione anche alle riforme strutturali annunciate dal Governo.