Nessun contagio dall’Italia secondo Monti, anche se la situazione resta grave

 Ieri il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn ha commentato in modo duro i dati pubblicati della Commissione Europea sulla situazione economica dell’Unione, con particolare riferimento all’Italia, un paese ancora troppo debole e incapace, data la situazione, di far fronte a eventuali scossoni dei mercati.Non solo: secondo Rehn l’Italia e la crisi delle sue banche potrebbero contagiare anche il resto dei paesi d’Europa.

Ma Mario Monti, che si trova a Londra in veste di Ministro degli Esteri, ha replicato altrettanto duramente dicendo che l’Italia, nonostante il perdurare delle sue difficoltà, non può contagiare nessuno. La strada per la ripresa è lunga, molto lunga, ma l’Italia ha comunque intrapreso un cammino, grazie anche alle riforme varate dal governo tecnico, che la porterà ad uscire dalla recessione.

► Senza Imu niente pareggio dei conti

Ma, come emerge anche dai dati del DEF, il documento sulle previsioni macroeconomiche del Ministero dell’Economia, ci sono ancora diversi nodi da sciogliere: prima di tutto la necessità di un’ulteriore manovra correttiva che dovrebbe essere fatta tra il 2015 e il 2017. La cifra? Oltre 20 miliardi, 60 se non verrà confermata l’Imu.

Un altro sforzo necesario, secondo il premier uscente,  per condurre l’indebitamento tendenziale dal 2,5% del pil all’1,5% programmatico nel 2015, dal 2,1% allo 0,9% nel 2016 e dall’1,8% allo 0,4% nel 2017.

L’ultima settimana dei mercati

 A livello internazionale si sono avute diverse scosse che avrebbero potuto mandare in visibilio i mercati, invece sembra che non ci siano state grosse ripercussioni sull’andamento delle borse d’Europa e non solo. Anzi, i mercati, come si dice in gergo, hanno tenuto.

In generale, l’ultima settimana borsistica è da valutare come positiva anche se venerdì la maggior parte delle piazze hanno chiuso con gli indici in flessione. Piazza Affari, per esempio ha chiuso in territorio positivo 3 giorni su 5. Un giorno gli scambi sono andati in pareggio quindi soltanto il venerdì si sono avuti i ribassi che ci si aspettava.

Come acquistare i BTp Italia 2013

A livello italiano è molto importante osservare che la borsa è risultata praticamente indifferente alla politica del Belpaese. Adesso ci sarà da capire come s’orientano gli investitori in rapporto all’elezione del Presidente della Repubblica. Le prove elettive inizieranno già la settimana prossima quando si spera di arrivare anche alla definizione di un governo.

Come USA e Giappone sostengono le borse

Napolitano, per il momento, ha soltanto annunciato che passerà una patata bollente nelle mani del suo successore, visto che l’ingovernabilità è ormai il minimo comune denominatore del Parlamento.

Intanto ci sarà l’asta dei titoli di stato che hanno tenuto bene e potrebbero migliorare ancora visto che anche lo spread si è assestato intorno ai 300 punti.

Come e dove si acquistano i BTp Italia

 I BTp Italia stanno per essere lanciati nel mercato e questo vuol dire che gli investitori possono predisporne l’acquisto ma in che termini? Gli ordini dei BTp inizieranno il 15 per concludersi il 18 aprile. I titoli da acquistare sono quelli legati all’inflazione italiana.

Il tasso cedolare, attualmente, è conosciuto visto che è stato il MEF a pubblicare i dati riferiti al 2012. Adesso sembra dunque necessario soltanto un riepilogo delle caratteristiche del BTp.

Come acquistare i BTp Italia 2013

In primo luogo ricordiamo che l’ente emittente del titoli è lo stato italiano e che il taglio minimo acquistabile è 1000 euro, per cui tutti gli acquisti devono essere fatti a partire dai multipli di questa cifra.

Goldman Sachs e la strategia sui titoli di stato

La scadenza dei BTp è di quattro anni quindi scadranno il 22 aprile del 2017 ed avranno un tasso cedolare annuo minimo garantito del 2,25 per cento. Il BTp, a livello strutturale, è indicizzato con l’inflazione italiana, quindi con l’indice dei prezzi al consumo.

La cedola è semestrale ed è calcolata con una formula che prevede la moltiplicazione della metà del tasso annuo d’interesse cedolare reale e del capitale nominale sottoscritto che a sua volta deve essere moltiplicato per il coefficiente di indicizzazione che si ha alla data di scadenza della cedola.

3 visioni del 2013 e della sua evoluzione

 Il 2013, in questo momento, si sta configurando non più come l’anno della ripresa economica, quanto piuttosto come l’anno della nuova crisi. Le possibilità di evoluzione, in questo momento, appaiono sostanzialmente tre.

Le quotazioni dell’oro secondo Goldman Sachs

La prima, la più probabile, prevede che per il resto dell’anno l’Europa tirerà a campare e questa “sopravvivenza” potrebbe protarsi ancora fino al 2014. Ci saranno sempre maggiori pressioni sui governi periferici al fine di stoppare la spirale di austerità che rischia di compromettere i loro conti. Ci sarà una forte influenza sul panorama europeo, da parte dei risultati delle elezioni tedesche e dalle evoluzioni della situazione italiana. La Spagna, poi, dovrà fare degli aggiustamenti, mentre non sembrano all’orizzonte delle uscite dalla moneta unica.

La ripresa ci sarà dal 2014

Meno probabile il secondo scenario, quello a ribasso che punta tutto sul crollo dell’Italia, sui dubbi del mercato e sulla cooperazione insufficiente tra la BCE e la Germania. Qualche progresso ci sarà ma quello che serve sono le risorse fiscali e quindi vuol dire che in un anno le crisi saranno ancora di più e più gravi.

Un terzo scenario praticamente impossibile è quello al rialzo con i paesi che oltre a ritrovare la forma finanziaria, si ritrovano anche rafforzati politicamente.

Come acquistare i BTp Italia 2013

 I BTp Italia sono pronti per l’ennesima asta, anche se i consumatori si stanno accorgendo pian piano che non è più conveniente acquistare titoli del debito del nostro paese. Sono molto più proficue le assicurazioni vita, in particolare i prodotti di Pramerica e di Real Mutua.

La prossima asta si aprirà il 15 aprile e se non ci saranno chiusure anticipate, si concluderà soltanto il 18 aprile prossimo. In questo arco di tempo sarà possibile comprare i BTp Italia 2013.

Spread stabile e borse positive in Europa

Se qualcuno ha già il servizio di mailing attivato con la propria banca, sa che per questa asta i BTp possono essere comprati sia nelle filiali del proprio istituto di credito, sia stando comodamente a casa propria. I BTp da acquistare hanno un taglio minimo di 1000 euro e quindi, gli acquisti, si devono fare in base ai multipli di questa cifra di base.

Cosa sono i BTp poliennali

Chi invece non volesse mettersi nelle mani della banca, dovrà invece acquistare i BTp direttamente da casa usando i servizi online, tramite l’internet banking.

Il ministro dell’economia e delle finanze, riguardo i BTp, ha già siglato un accordo anche con Borsa Italiana e con il London Stock Exchange Group, il quale renderà i BTp disponibili sulla piattaforma MOT.

Ecco perchè preoccuparsi della crisi italiana

 Le finanze italiane preoccupano al punto che molti analisti più che valutare il possibile contagio di Cipro ai paesi limitrofi, sta cercando di capire il futuro del Belpaese, dove, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, non è ancora stato formato un governo.

Adesso, però, non è più una questione di stabilità politica, visto che il governo, come ha spiegato anche Napolitano, c’è ed è quello di Mario Monti che non è stato mai sfiduciato ed è necessario per fare le riforme. Prima tra tutte quella che ha consentito lo blocco dei soldi per le PA.

Il punto del FT sulla crisi europea

Il problema, a questo punto, resta soltanto squisitamente finanziario, visto che senza governo non potranno essere varate altre misure di austerità necessarie per aiutare il paese a sopravvivere nella zona euro.

Di tutta la storia ne sta risentendo anche la finanza dove, l’indice azionario di riferimento del nostro paese, il Ftse Mib, è calato addirittura del 14 per cento. Una depressione che è iniziata alla fine di gennaio. Economia e finanza, quindi, sono a pezzi.

L’effetto di Cipro sul mercato valutario

Adesso però bisogna fare i conti con la BCE che dopo Cipro ha dimostrato di non poter più fare tutto il necessario per salvare l’euro.

 

Record di aziende chiuse nel primo trimestre del 2013

 La definizione di anno peggiore dall’inizio della crisi sembra non calzare più al 2012: stando ai nuovi dati sulle aziende italiane questa definizione è molto più indicata per l’anno in corso, anche se sono passati poco più di tre mesi dal suo inizio.

► Le previsioni di Intesa Sanpaolo sulle imprese

I dati di cui parliamo sono quelli del Cerved, gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, che ha analizzato le istanze di fallimento registrate presso le Camere di commercio: dal primo gennaio all’8 di aprile in Italia sono state chiuse ben 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012.

Un dato preoccupante già di per sé ma che rende conto di una situazione particolarmente drammatica se i dati sono confrontati con quelli relativi al 2012: durante lo scorso anno hanno chiuso i battenti 12.442 aziende, più di mille al mese, circa 34 al giorno.

Su base annua il 2012 ha rilevato un aumento del 2,3% di fallimenti sul 2011 e il 32% in più rispetto al 2009, l’anno di inizio della crisi.

Continuando a confrontare i dati emerge che le 34 istanze di fallimento al giorno del 2012 sono diventate 43 nei primi tre mesi del 2013. Un aumento cospicuo che tocca tutti i settori: industria, costruzioni, servizi, nessuno escluso.

► Pubblicato in GU il decreto che sblocca il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group

Le rilevazioni continuano a consegnare un quadro di crisi che non accenna a cambiare. Quel che è peggio è che sulle istanze di fallimento la crisi avrà un’onda lunga, con effetti che si sentiranno con ogni probabilità anche quando arriverà la tanto agognata ripresa. C’è da aspettarsi una situazione in peggioramento perché ci sono indicatori più tempestivi delle istanze di fallimento, che possono anche esser avviate settimane prima della registrazione, che continuano a dare segnali negativi.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

La crisi italiana potrebbe contagiare l’Europa

 Nel rapporto presentato dalla Commissione Europea sugli squilibri economici dell’Unione, emerge un dato che fa molto riflettere: l’Italia, nello specifico, è ancora in una situazione molto rischiosa e questo perdurare della crisi potrebbe avere degli effetti anche su tutto il resto dei paesi dell’Unione.
► Abbattere le barriere economiche europee per far crescere l’Europa

E’ l’effetto contagio, tanto temuto soprattutto dopo il collasso di alcuni paesi, come la Grecia e Cipro, che sembra essere trainato dalle banche che continuano ad indebolirsi e, quindi, sono incapaci di essere gli attori principali del risanamento economico.

In Italia persistono squilibri macroeconomici che richiedono monitoraggio e azione decisiva. L’andamento dell’export, la perdita di competitività e il debito elevato in una situazione di crescita condizionata richiedono attenzione per ridurre i rischi di effetti avversi.

Ciò che maggiormente spaventa gli analisti della commissione sono le condizioni del debito pubblico che rendono l’Italia debole e incapace di far fronte ad eventuali fluttuazioni dei mercati finanziari. Il che rende necessario proseguire sulla strada dei rinnovamenti strutturali che possano ridurre il rapporto debito/Pil.

Urgenti, secondo Bruxelles, soprattutto misure mirate alla riduzione della pressione fiscale per favorire la crescita e l’applicazione delle riforme adottate negli ultimi mesi per sostenere il consolidamento dei conti e liberare il potenziale di crescita. Inoltre, il rapporto evidenzia una sofferenza delle imprese italiane che sono troppo specializzate e low-tech, incapaci, quindi, di reggere la concorrenza.

► Krugman parla dei problemi dell’Europa

Un problema che può essere risolto solo con incentivi per la ricerca e lo sviluppo e per il miglioramento dell’istruzione.

Aumenta il numero degli scoraggiati

 Scoraggiati. Persone che hanno cercato lavoro e che, dopo l’ennesimo buco nell’acqua, hanno deciso di interrompere la ricerca. Un esercito di persone che non accenna a diminuire, anzi, come mostrano i dati pubblicati dall’Ansa, questo esercito ha visto costantemente ingrossare le sue fila.

► Rinnovi contrattuali fermi a febbraio, ma i prezzi continuano a salire

A soffrire di più della cronica mancanza di occupazione sono le persone gli over 34, un milione e 150 mila circa su un totale di 1,6 milioni di scoraggiati registrati nel 2012.

La classe degli scoraggiati rientra, solitamente, nella più ampia categoria degli inattivi, le persone, cioè, che non hanno un lavoro e non studiano – per questo in questa categoria rientrano anche le casalinghe e i pensionati – ma è necessario fare un distinguo: infatti, se gli inattivi sono diminuiti del 3,9% nell’ultimo anno, gli scoraggiati, che non cercano lavoro in quanto convinti di non riuscire a trovarlo, sono aumentati del 5,3%.

► Cala il numero dei senza lavoro, ma la disoccupazione è ancora un’emergenza

Nello specifico sono le fasce di età più alte ad essere interessate dal fenomeno. Aumentano del 13,3% gli scoraggiati con età compresa tra 45 e i 54 anni e del 23,1% quelli tra i 55 e i 64 anni. Differenti anche le percentuali che riguardano il genere: le donne scoraggiate superano quota un milione (1 milione 96 mila), in aumento dell’8,6% su base annua.