La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

 Ogni volta che si considera la grande depressione del paese e ogni volta che si parla di crescita europea ed italiana, non si possono evitare i paragoni, non si può quindi evitare di dire come sta crescendo o arretrando il paese o il continente.

Si può tornare alla lira?

Per quanto riguarda l’Europa, che durante il secolo scorso ha dovuto affrontare due guerre, oggi le condizioni economiche di lungo periodo dei maggiori paesi dell’Unione, sembrano essere quelle dell’inizio del Novecento.

La Spagna, l’Italia e la Francia hanno fatto un passo indietro piuttosto che un passo in avanti e sono tornate ai livelli di crescita che c’erano più di 100 anni fa. A dirlo e spiegarlo è un grafico dell’analista di JP Morgan, tale Michael Cembalest.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

Come 100 anni fa, infatti, aumentano le pressioni sui mercati del credito, i differenziali dei tassi del debito sovrano dei paesi periferici si allontanano dai valori della Germania e anche i prestiti erogati a favore delle famiglie e delle imprese fanno registrare una progressiva contrazione.

Se si pensa ai costi necessari per la richiesta di un finanziamento, da parte delle PMI italiane, si scopre che è maggiore del tasso nominale e reale del paese.

Molto dipende dalla crisi economica che si è trasformata in crisi politica.

Si può tornare alla lira?

 Ogni volta che l’Italia deve fare i conti con le riforme e soprattutto con gli aggiustamenti fiscali ed economici, ci si chiede se non sia il caso di mettere i remi in barca, lasciare l’isola della moneta unica e rifugiarsi sul vecchio isolotto della lira.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

Sicuramente il partito dei nostalgici della lira è in crescendo visto che il potere d’acquisto, per questioni non certamente valutarie, sta peggiorando di giorno in giorno. Questo cattivo rapporto con l’euro è tipico dei paesi periferici dell’Europa, quelli in cui le economie non sono risultate adeguate a sopportare la moneta unica.

Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Il discorso fatto in un articolo molto interessante apparso su Wall Street Italia, sposta la questione del ritorno alla lira su un piano politico e parte dal presupposto che l’euro ha avuto conseguenza negative per i paesi periferici ed ha rafforzato il potere della Germania.

Adesso tornare alla lira vorrebbe dire mandare in malora tutti gli sforzi fatti per costruire l’Europa con un danno che sarebbe non solo per la Germania che comunque è ripartita ma ha affrontato il suo brevissimo periodo di recessione.

Tornare alla lira vorrebbe dire autorizzare la classe politica ad usare la vecchia moneta locale come strumento di riequilibro di bilancio, stampando moneta, accumulando il debito ma senza fare gli aggiustamenti economici necessari.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

 Quanto l’Europa ha proposto il prelievo forzoso sui conti deposito di Cipro, come conditio sine qua non salvare l’isola, a parte le proteste vive dell’amministrazione del paese, ci sono stati degli analisti che hanno visto in questa proposta di salvataggio un modello da replicare in Europa. Ma con chi? Con i paesi periferici in crisi tra cui abbiamo la Spagna e l’Italia.

Lo spread vola dopo il gran rifiuto a 5 stelle

Nel nostro paese sono profilerati sondaggi sul prelievo forzoso che hanno dimostrato i timori degli italiani: vedersi rubare da sotto gli occhi, la rendita sudata con il lavoro di accontonamento di una vita.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Sondaggi a parte l’analogia tra Cipro e l’Italia è stata fornita agli investitori su un piatto d’argento, condita dalle recenti minacce rivolte all’Italia circa un nuovo possibile downgrade. Poi ci ha pensato la Germania a riequilibrare gli animi. A parlare, ancora una volta, è il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble che, in un’intervista al Bild, ha deciso di rassicurare l’Italia: la nostra condizione non è come quella di Cipro e non c’è niente di cui preoccuparsi.

I risparmiatori tedeschi che si erano esposti molto sul fronte delle banche cipriote, dicono che i loro investimenti, in Europa, sono ancora al sicuro e quello che è successo a Cipro è da considerare un caso unico.

 

Il debutto “lussuoso” di Moleskine

 Moleskine, adesso è davvero pronta per il debutto in borsa e non si può dire certo che non abbia ragione visto che sta preparando l’evento, in modo accurato, dall’inizio dell’anno. Il suo ingresso a Piazza affari sarà un ingresso in grande stile con il passaggio, il 3 aprile, nel segmento Star.

Le agendine che sbancano a Milano

L’azienda in questo momento può farsi forte del traguardo: l’essere riuscita nella quotazione. In realtà un’altra grande soddisfazione è già pronta: essere la terza debuttante a Piazza Affari dopo Ferragamo e Cucinelli. Insomma arriva dopo due griffe di lusso e sembra essere in linea con le loro quotazioni.

Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

L’arrivo di Moleskine in borsa è senz’altro emblematico visto che il mercato oggi e il contesto economico nel quale avviene la quotazione non è del tutto linerae. Ci sono tanti brand che hanno cercato la rinascita quotandosi anche a tassi elevati. Per Moleskine, il successo, arriva dalla considerazione della domanda degli investitori che sono stati 3,7 volte superiori all’offerta di azioni.

Questo livello della domanda che è alto ma non elevatissimo, ha consentito anche di avere un buon prezzo per l’Ipo: ben 2,3 euro che sono la giusta misura tra i 2 euro considerati soglia minima e i 2,75 euro considerati soglia massima.

La capitalizzazione che deriva da tutto l’affare è di ben 488 milioni di euro, cui, a livello di dati bisogna aggiungere il fatturato di 78 milioni di euro.

In generale, una famiglia su due non ha le finanze a posto

 La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane nel senso che nei prossimi tre anni, ci saranno moltissime famiglie, soprattutto quelle composte da giovani, a non poter più sostenere i costi dell’abitazione di proprietà tra mutuo, bollette e costi vari. L’analisi in questione, che abbiamo avuto modo di approfondire, è stata siglata dalla Cgil, ma c’è un’altra indagine, più generale, portata avanti dalla Genworth che spiega che il 50 per cento delle famiglie del nostro paese non è finanziariamente al sicuro per il futuro.

Le offerte di Webank e BNL per i mutui di aprile

L’indagine Genworth che definisce l’omonimo indice, non fa che aggravare la considerazione degli investitori sul nostro paese. Infatti nell’ultimo report si spiega che le famiglie italiane sono molto preoccupate per l’avvenire perchè la loro sicurezza finanziaria è  a rischio. In primo luogo bisogna prendere atto di una riduzione del 3,9 per cento del reddito reale e poi bisogna fare un paragone con il resto d’Europa dove anche gli spagnoli sono più sicuri di noi.

Le prossime scadenze fiscali

Secondo l’Indice Genworth, nel nostro paese, soltanto l’1 per cento delle famiglie si può ritenere davvero al sicuro dal punto di vista finanziario mentre la vulnerabilità economica interessa almeno il 47 per cento delle famiglie che adesso attendono il miglioramento della situazione ma sono comunque alle prese con delle grosse difficoltà. L’indice Genworth che misura la sicurezza delle famiglie sotto il profilo finanziario dice che l’Italia è precipitata al livello 11, che è poco al di sopra del Portogallo a quota 6 e della Grecia a quota 1. La Spagna, invece, resta su un gradino superiore a 17 punti. Nel 2009 il nostro indice Genworth era a 30 punti.

L’anagrafe si ma con la protezione dei dati

 Professionisti controllati anche in base ai clienti, è questa una delle novità dell’ultima ora in campo fiscale, che segue a ruota la decisione di fornire una base d’analisi agli investigatori anti-evasione: l’anagrafe dei conti.

Suall’anagrafe dei conti, però, si torna con frequenza visto che il Garante non si era ancora pronunciato mentre risulta assolutamente fondamentale garantire la sicurezza dei dati. L’anagrafe dei conti correnti serve come strumento d’informazione e di controllo dei dati forniti durante le dichiarazioni dei redditi, al fine di ridisegnare sul lungo periodo anche l’ISEE.

L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

Il Garante della privacy non è entrato nel merito dell’efficacia e della giustezza dell’anagrafe, ma ha detto che è prioritaria la protezione dei dati personali. Per questo ha richiesto in modo ufficiale alle autorità competenti, all’Agenzia delle Entrate e all’INPS di gestire con cura il data base dei conti e di prestare attenzione soprattutto ai sistemi di sicurezza.

La comunicazione all’anagrafe dei conti correnti

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un provvedimento che dà forma all’anagrafe dei conti. Sono stati raccolti numerosi dati sui conti correnti che adesso dovranno essere passati dalle banche e dagli operatori finanziari analoghi fino all’Erario. La strada per la trasmissione dei dati deve essere dunque percorsa senza intoppi.

Professionisti controllati anche in base ai clienti

 In un periodo di crisi economica e finanziaria è normale che oltre ad intensificare il numero dei tributi dovuti all’Erario, si cerchi di combattere contro l’evasione e in questo caso sotto la lente d’ingrandimento del fisco ci finiscono soprattutto i professionisti.

La comunicazione all’anagrafe dei conti correnti

L’amministrazione finanziaria ha deciso di controllare a fondo il mondo professionale e quindi avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e architetti, nei prossimi mesi si vedranno verificare i conti dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza.

Secondo le intenzioni dell’Erario si punterà ad individuare non solo le situazioni di illegalità diretta ma anche le situazioni di illegalità riflessa, di secondo livello, nel senso che si proverà a contabilizzare l’attività dei professionisti anche in base ai loro clienti.

L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

L’Erario e le Fiamme Gialle sanno che molti professionisti sono stati messi a dura prova dalla crisi ma sanno anche che ci sono tanti altri professionisti che svolgono attività illecite in qualità di consulenti. Per questo ci saranno controlli più stringenti per individuare le condizioni di abuso. Le aziende che hanno sfruttato dei professionisti truffaldini e sono state facilitate nella messa in campo di fronti fiscali ed evasioni milionarie, saranno colpite insieme ai professionisti che hanno loro fornito questa consulenza.

Soffre anche l’indice PMI del paese

 Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince e come resta alta la soglia dei cittadini in cerca di lavoro, soprattutto giovani, così resta ai minimi livello l’indice della Produzione Manifatturiera.

Piazza Affari non crede alla potenza dei dieci saggi

A dirlo sono i dati più recenti sulla nostra industria, riferiti al mese di marzo che si conclude con le festività pasquali. Nel dettaglio nel report PMI si spiega che la contrazione del settore manifatturiero di tutta l’Eurozona, è stata più forte a marzo che a febbraio. In Italia il calo è stato dello 0,1% rispetto a gennaio ma su base annua la contrazione dell’indice PMI è di 1,5 punti percentuali.

L’indice PMI a marzo, è esco da 47,9 a 46,8 punti. Le previsioni erano anche peggiori visto che si pensava che l’indice arrivasse fino a 46,6 punti. La Francia che è finita sotto la lente d’ingrandimento degli investitori stranieri, ha dimostrato di avere un indice PMI ancora fermo a 44 punti sotto la soglia dei 50 punti che separa la contrazione dall’espansione.

Se invece si va a prendere l’indice PMi della Germania e poi quello dell’Irlanda, fermi rispettivamente a 49 punti e a 48,6 punti, si scopre che sono scivolati verso il territorio della contrazione.

I prossimi passi della PA per convincere gli investitori

 La Pubblica Amministrazione, in questi anni, ha accumulato moltissimi debiti nei confronti delle aziende che le hanno reso servizio. Alcune imprese sono andate in crisi anche per i ritardi nei pagamenti. La buona notizia pre-pasquale è proprio quella dello sblocco dei miliardi di euro che serviranno a saldare i debiti accumulati dalle PA.

Grilli punta alla ripartenza economica

Adesso ci sarà una riunione tra i tecnici di Palazzo Chigi e il ministro dell’Economia in carica, quello dell’esecutivo Monti, per definire il cosiddetto decreto salva debiti nella sua stesura definitiva. Le linee generali sono già definite, ma mancano dei dettagli fondamentale per esempio riguardo la copertura dei prestiti per gli enti locali che in questo momento non hanno la liquidità necessaria per avviare i pagamenti.

Il rischio dell’Italia sul deficit

L’agenda dovrebbe essere scandita da questi passaggi: il passaggio parlamentare finalizzato all’aggiornamento dei saldi della finanza dopo che sono stati sbloccati ben 40 miliardi di euro per pagare i debiti PA.

Dopo il via libera di Camera e Senato, si dovrebbe definire il testo definitivo e quindi convocare il Consiglio dei ministri per dare il via ad un’operazione che in termini temporali dovrebbe svilupparsi in ben due anni. nel caso in cui gli elementi tecnici da mettere a punto fossero troppi e quindi non ci fosse un accordo tra organizzazioni imprenditoriali, Regioni ed enti locali, allora ci potrebbe essere un’altra giornata di lavoro e il Consiglio dei Ministri dovrebbe essere rimandato fino a giovedì.

Piazza Affari non crede alla potenza dei dieci saggi

 Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince anche perché sul nostro paese arriva la bufera Napolitano. Come reagiranno le borse? Sicuramente c’è un momento di tensione anche perchè la decisione del Presidente della Repubblica è arrivata poco prima della pausa pasquale e comunque quando le borse erano già chiuse.

Molti analisti ne hanno approfittato per intensificare le analogie con Cipro dove la decisione sul salvataggio è arriva il venerdì sera, praticamente a borse chiuse con un pausa di 3 giorni e non 2 davanti. In quel caso poi, l’attività delle banche è stata anche fermata per 12 giorni.

La crisi della Bulgaria fa discutere

Per il caso dell’Italia sembra che le borse non aspettino altro che riaprire e dare il colpo di grazia alle quotazioni italiane. Si prevede una riapertura in ribasso per Piazza Affari con una cessione di qualche decimo di punto percentuale dell’indice di riferimento Ftse Mib.

Gli altri listini europei potrebbero approfittare della débacle di Milano e recuperare qualcosa anche se i rialzi dovrebbero essere contenuti visto che il Vecchio Continente con l’aggravarsi della situazione bulgara, con l’allarme lanciato sulla Francia e con il referendum della Polonia sull’euro, si trova comunque in una condizione non proprio idilliaca.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Lo spread  dovrebbe mantenersi in apertura sotto la soglia dei 350 punti ma poi gli investitori aspetteranno di conoscere la scelta politica tricolore. Insomma, si crede ma poco ai 10 saggi definiti da Napolitano.