Lottomatica cresce e sta per cambiare nome

 Se la Ducati in crescita nel 2012 lascia ben sperare per il settore motociclistico, allora si può dire che ottimi segnali arrivino anche dal settore dei giochi, visto che Lottomatica è ancora in una fase crescente e sta per cambiare denominazione.

Tutti i soci del gruppo che si occupa da anni del mondo dei giochi, adesso sono chiamati ad approvare un bilancio, quello del 2012, che ancora una volta, nonostante la crisi, è in crescita del 34 per cento.

► Il rendimento super degli azionisti Terna

Secondo le prime indiscrezioni sembra che sia pronta già una cedola di 0,73 euro per ogni titolo, poiché si è deciso di redistribuire tra gli azionisti più della metà degli utili. Un altro cambiamento in vista è il cambio della denominazione sociale.

Entriamo nel vivo dei dati: i ricavi dell’anno scorso sono in crescita, si parla di un +3,4 per cento che equivale a 3 miliardi di euro. L’aumento è più deciso se si parla di redditività, in questo caso, infatti, gli utili sono cresciuti del 34 per cento ed equivalgono a 233 milioni di euro. Tutto questo miglioramento sembra dovuto al fatto che il cambio tra euro e dollaro è stato molto favorevole, in più l’azienda ha lavorato per ridurre i debiti e gli oneri finanziari ad essi legati. Questi due elementi sono stati trasformati e sono diventati una diminuzione della componente fiscale.

Gtech sarà il nuovo marchio per i servizi Lottomatica anche nel nostro paese.

Il presidente Napolitano chiede misure urgenti per sbloccare i pagamenti delle PA

 Dopo l’incontro con il presidente di Confindustria, Giorgio Napolitano ha fatto suo l’appello di Squinzi e ha voluto lanciare un forte messaggio al Governo: la situazione dell’economia italiana è in una fase molto critica ed è necessario prendere dei provvedimenti immediati e mirati per le aziende e le imprese che stanno ancora aspettando i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Quello dei pagamenti delle PA alle imprese è una nota dolente del sistema, come evidenziato spesso negli ultimi tempi da Giorgio Squinzi, maggiormente preoccupato, ora a causa della possibilità, sempre più concreta, di un rinnovato acutizzarsi della crisi delle attività produttive e dell’occupazione.

Una preoccupazione che il Capo dello Stato ha fatto immediatamente sua, tanto da lanciare, poco dopo la fine della riunione, un appello alla politica italiana perché l’economia reale venga posta nuovamente al centro dell’attenzione e, soprattutto, per sbloccare immediatamente i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

► Mancati pagamenti delle imprese italiane a quota 40 miliardi di euro

Considerata l’urgenza di sollevare le imprese da una pesante condizione anche sul piano delle disponibilità finanziarie – dice il presidente della Repubblica in una nota – risultano urgenti misure come quelle volte a rendere possibile lo sbocco dei pagamenti dovuti dalle Pubbliche amministrazioni a una vasta platea di aziende. Queste ed altre misure dovranno essere definite rapidamente attraverso le necessarie intese in sede europea, sollecitate dall’Italia e divenute ormai improcrastinabili.

Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

 Italia de facto già fuori dall’euro. Ecco cosa ha detto questa mattina il leader del Movimento 5 Stelle al quotidiano tedesco “Handelsblatt”.

► Possibili scenari per il dopo elezioni: Beppe Grillo

Punto nevralgico del programma elettorale di Beppe Grillo è stato proprio il referendum per lasciar decidere il popolo italiano sul da farsi in merito alla permanenza o meno nella moneta unica. Ma, stando a quanto affermato nell’intervista di questa mattina, il referendum sembra non essere necessario perché l’Italia sarà presto fuori dalla moneta unica.

Infatti, secondo Grillo, una volta che i paesi del Nord Europa rientreranno degli investimenti fatti sui titoli di Stato italiani non avranno più interesse a sostenere la permanenza tricolore nell’euro e

ci lasceranno cadere come una patata bollente.

Non per questo, però, il leader rinuncia alla volontà di interpellare i cittadini attraverso un referendum che potrebbe essere fatto on line.

► Grillo critica l’agenda-Monti

Un’intervista, quella di Grillo, che ha toccato anche altri punti relativi al panorama politico italiano attuale, soprattutto riguardo al premier uscente Mario Monti, definito:

amministratore fallimentare per conto delle banche che, invece di tagliare in alto i salari dei top-manager o dell’apparato dello stato, ha appioppato tasse più elevate in basso ai cittadini.

Indagine Almalaurea sulle condizioni lavorative dei neolaureati

 Non ha ragione il Ministro Fornero quando dice che i giovani italiani sono schizzinosi. I neolaureati italiani lavorano, il problema è che, in una buona percentuale dei casi, lavorano in nero e, quindi, non figurano tra coloro che hanno un impiego.

► Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

Questo, almeno, è quanto emerge dall’indagine di Almalaurea su 400 mila ragazzi: tra tutti quelli che hanno iniziato a lavorare nel 2012, il 12,5% lo fa senza un regolare contratto e si tratta di giovani che escono da facoltà prestigiose quali medicina, giurisprudenza, architettura, farmacia, chimica o veterinaria.

Se questo non fosse ancora sufficiente a delineare la condizione disastrosa nella quale si trovano i giovani laureati del nostro bel paese, Almalaurea ne aggiunge un altro 7/8% che provengono da altre facoltà.

I disoccupati si attestano al 22,9% dei laureati, senza distinzione tra lauree brevi (tre anni) e lauree magistrali (cinque anni), per un tasso di crescita della disoccupazione pari al 3,5 per cento rispetto allo scorso anno.

► A febbraio diminuiscono le richieste di cassa integrazione

Il rapporto e i dati completi del XV Rapporto AlmaLaurea saranno presentati domani all’università Cà Foscari di Venezia alla presenza di studiosi del mondo del lavoro e rappresentanti di istituzioni come Banca Mondiale e Unione per il Mediterraneo. Una presenza, questa, che evidenzia come il problema della disoccupazione giovanile non è solo italiano, ma affligge il mercato internazionale del lavoro, non più capace, a causa della crisi, di assorbire tale forza lavoro.

Raccolta positiva per il Fisco nel 2012

 Una bella somma quella recuperata dal Fisco per il 2012. 424 miliardi di euro, 21 in più rispetto al 2011, grazie alle manovre correttive del governo e Imu, Iva e accise. Le tasse meno amate dagli italiani, quindi, sono state quelle che hanno permesso allo stato di chiudere i conti dell’Erario in attivo.

Tasse e aumenti vari hanno fatto sì che, da un -2,5% che si sarebbe registrato senza queste correzioni rispetto al 2011, si sia passati ad un +2,8%, anche se questo aumento avrebbe potuto essere ben più consistente se la crisi economica non avesse portato ad una drastica riduzione delle entrate provenienti dal gioco e dalle imposte indirette.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Vediamo nello specifico le entità delle entrate per lo Stato per le varie forme di tassazione.

Rispetto al 2011 il gettito relativo all’Irpef è cresciuto dell’1,1%  (+1.865 milioni di euro), grazie all’aumento delle ritenuto sui redditi da lavoro dipendente dei privati. Stabili, invece, le ritenute per i redditi dipendenti del settore pubblico e quelli da pensione.

In diminuzione nel 2012 le ritenute d’acconto sui redditi dei lavoratori autonomi (-4,5%)

Il gettito relativo all’Ires è cresciuto dell’1,9%, per una crescita rospetto all’anno precedente di 679 milioni di euro. dato positivo che ha risentito dell’entrata in vigore delle modifiche del D.L. n. 138/2011 relative alla Robin Tax”, che hanno maggiorato l’aliquota per il calcolo del rateo al 10% (prima era del 6,5%).

La sola Imu ha portato nelle casse dello Stato 8.007 milioni di euro, sui circa 24 complessivi versati dai contribuenti.

Diversa la situazione per le imposte indirette, il cui gettito si è attestato sugli stessi valori già registrati per il 2011. Un ammontare complessivo di 195.127 milioni di euro, pari ad uno 0,5% in più sull’anno precedente.

L’Iva ha fatto registrare una flessione dell’1,9%, pari a -2.232 milioni di euro, che sarà ben compensata durante quest’anno se non si fermerà l’aumento di un punto percentuale previsto per luglio.

Cresce, invece, l’introiti relativo all’imposta di bollo, ed anche parecchio: il 2012 ha fatto registrare un aumento dell’11,2% (+622 milioni di euro) grazie all’aumento delle tariffe di bollo applicabili ai conti correnti e a vari titoli e prodotti finanziari.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Positivi anche i gettiti relativi all’imposta sugli oli minerali (+23,9% pari a +4.954 milioni di euro), mentre quelli relativi all’imposta di consumo sul gas metano hanno fatto registrare una pesante flessione: -13,5% pari a un ammanco di  642 milioni di euro rispetto al 2011.

In crescita il gettito per l’imposta sull’energia elettrica: + 114,1%  (corrispondente a 1.480 milioni di euro in più) grazie al fatto che dal 2012 le entrate delle addizionali non sono più di competenza degli organi regionali e provinciali ma finiscono direttamente nelle casse dello Stato.

Male, infine, le entrate relative al gioco d’azzardo, che chiude il 2012 con una riduzione complessiva di 6,2 punti percentuali (pari a -862 milioni di euro).

Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

 Nella zona dell’Euro è di nuovo allarme per il numero dei disoccupati. Secondo i dati dell’Ocse, infatti, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un nuovo record, attestandosi all’11,9%.

► Disoccupazione italiana record a gennaio 2013

Il miglioramento del tasso di disoccupazione verificatosi alla fine del 2012, quindi, è stato solo momentaneo, tanto che nei primi mesi del 2013 si è registrato un ulteriore aumento di 500mila tra i senza lavoro. Un aumento che porta il tasso di disoccupazione nei paesi della zona dell’Ocse dall’8% registrato a dicembre del 2012 all’8,1% del mese di gennaio dell’anno in corso.

Lo scorso mese i disoccupati nei 34 Paesi aderenti all’Organizzazione erano 48,8 milioni, il che vuol dire un aumento di 14 milioni di unità rispetto al luglio 2008. Secondo l’analisi dei dati armonizzati dell’Ocse, nei paesi della zona dell’Euro la disoccupazione ha toccato una serie continua di nuovi record, che hanno fatto salire il tasso all’11,9% (+0,1 punti) a livello complessivo e al 24,2% (+0,2) tra i giovani.

Tra i paesi che più soffrono di questa condizione l’Italia, dove il tasso di disoccupazione è balzato all’11,7% dall’11,3% di dicembre, peggiorando al 38,7% dal 37,1% di dicembre nella fascia di età 15-24 anni. L’Italia è terza nella classifica dei paesi per numero di disoccupati, dopo la Grecia (59,4% a novembre) e la Spagna (55,5%, +0,1).

► Mario Draghi su occupazione e euro

Bene la Germania, dove il tasso complessivo è rimasto stabile al 5,3% (7,9% per i giovani). Buona anche la tenuta della Francia con il tasso che è  salito al 10,6% dal 10,5%, (26,9%, +0,1 per i giovani)

 

Rallenta l’inflazione, ma anche la crescita dei salari

 I dati rilasciato dall’Istat per il mese di febbraio che hanno confermato le stime precedentemente fatte: i prezzi sono cresciuti solo dell’1,9% per lo scorso mese, l’aumento più basso dalla fine del 2010, in rallentamento del 2,2% su base mensile.
► Inflazione al livello minimo dal 2011

A febbraio l’inflazione ha fatto registrare un aumento del 2,4% su base annua, più alto dell’inflazione tendenziale che si attesta all’1,9%, ma comunque più basso di quello registrato per il mese di gennaio 2013 (2,7%). Su base mensile, quindi, l’aumento dei prezzi è stato dello 0,4%.

A contribuire alla diminuzione dell’inflazione la frenata dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio) e il calo dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (-4,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali). Aumentano, invece,  i prezzi relativi di spettacoli e cultura (+0,6%) e dei trasporti (+0,4%).

Lo stesso andamento, però, non si riscontra per quanto riguarda i salari, la cui crescita è in rallentamento costante dal 2000. Nel 2012 la media di crescita delle retribuzioni è stata dell’1,9%, mentre il costo del lavoro è salito dell’1,6%.  Questo indica che il divario tra andamento dei salari e dei prezzi continua ad ampliarsi: nel 2011 la distanza era dello 0,7%, mentre adesso la forbice è pari all’1,1%.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Aumentano anche gli oneri sociali per Ula (unità di lavoro a tempo pieno equivalenti): rispetto al 2011 si registra un +0,9% per il totale, con un incremento dell’1,2% nell’industria e dell’1,0% nei servizi.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

 Tutti i timori legati alla stabilità del governo, al fatto che Beppe Grillo e i suoi abbiano deciso di non dare l’appoggio ad un esecutivo di centro sinistra, ha impensierito il mercato. Poi è arriva la promozione del Movimento 5 Stelle da parte di Paul Krugman e lo sguardo verso il nostro paese è cambiato.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Adesso arrivano anche le considerazioni del Financial Times, mentre in Italia prende piede l’idea del governo tecnico. La rivista economica ritiene che in Italia ci sia la necessità di una riforma dall’interno del sistema politica, con un intervento prioritario sulla legge elettorale per poi passare alle riforme economiche e al pagamento dei debiti.

 L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

L’Italia ha sicuramente l’opportunità di cambiare ma i rischi che corre sono ancora tanti. La prima cosa da fare dovrebbe essere l’accettazione dei risultati delle elezioni, poi dovrebbe insister sul cambiamento generazionale che ha davanti il paese valutandone tutti gli aspetti positivi. Adesso infatti, con l’arrivo di tanti deputati del Movimento 5 Stelle, l’età media degli onorevoli scenderà sensibilmente. Si parla dei grillini perché in quelle liste il 45 per cento dei giovani ha votato per lui.

Secondo il Financial Times si sarebbe avuto un vero cambio di generazione anche attraverso la scelta di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.

Cause e conseguenze del PIL italiano

 Il nostro paese in questi giorni non se la passa per niente bene dal punto di vista finanziario visto che dopo il downgrade di Fitch, deve anche pensare al calo del PIL reso più consistente dagli ultimi report. Insomma, la perdita di produttività dell’Italia non è più soltanto una diceria.

Benessere equo e sostenibile, il nuovo indicatore della ricchezza degli italiani

Nel quarto trimestre del 2012, il PIL è calato ancora dello 0,9 per cento confermando le stime preliminari e una situazione molto difficile, in cui il consumo privato diventa la causa principale della flessione delle attività economiche. La ripresa, Mario Draghi, per l’Europa interna, l’ha spostata dalla seconda parte del 2013 al 2014. Per quello che riguarda nel dettaglio il nostro paese sembra che ci siano delle buone prospettive di crescita nel corso dell’anno.

Questo vuol dire che la ripresa potrebbe essere sì posticipata ma soltanto di un trimestre o due ma dovrebbe essere una realtà consolidata alla fine del 2013.

Pil italiano in calo nel 2013

La causa della flessione del PIL, l’abbiamo già accennato è nella diminuzione dei consumi privati. Le famiglie hanno dovuto fare i conti con un aumento della disoccupazione salita all’11,2 per cento e una crescita dei salari visibilmente contenuta. A questi elementi si aggiunge anche un forte calo degli investimenti, il -1,2 per cento su base trimestrale.

L’unica nota positiva sembra essere quella delle esportazioni che sono cresciute dello 0,3 per cento mentre erano trainate verso il basso le importazioni. L’aspettativa è che l’economia italiana migliori gradualmente nel corso dell’anno.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

 L’agenzia di rating Fitch ha prima minacciato l’Italia di un declassamento e poi è effettivamente andata avanti con il downgrande del paese e questo non ha certamente fatto bene al paese, benché da più parti la situazione che sta vivendo la politica, sia considerata “provvidenziale.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Lo ha detto anche il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, il voto dell’Italia dà al paese una grande occasione, quella di riflettere ed agire contro l’austerity elaborando un vero piano di crescita economica. Non la pensa così, è evidente, la prima agenzia di rating che ha bocciato il nostro paese.

L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

Il debito italiano è stato portato al livello di BBB+ proprio un gradino sopra il livello “spazzatura”. La borsa di Milano, era prevedibile, ha reagito male, accusando all’apertura delle contrattazioni un calo dello 0,93 per cento. Il downgrade, infatti, era arrivato venerdì alla chiusura dei nostri mercati.

L’impatto di questa decisione, quella di declassare il debito tricolore, è stato molto forte ed è andato anche contro l’ottimismo della maggior parte degli analisti. Tutta la seduta di ieri, dunque, ha avuto un andamento negativo e ci sono state perdite anche per lo 0,69 per cento.

Il problema è che il giudizio espresso da Fitch non è molto lontano da quello delle altre agenzie di rating e questo fa sì che l’Italia si avvicini alla soglia che, varcata, trasforma i titoli italiani da affidabili a speculativi.