Le agevolazioni sulla casa ottenuta in successione

 Le agevolazioni per l’acquisto della prima casa consistono in uno sconto sulle imposte ipotecaria e catastale. Queste agevolazioni valgono anche nel caso in cui la “prima casa” è stata ottenuta per successione? Il quesito, di non facile interpretazione, è stato sottoposto all’Agenzia delle Entrate.

Precisazione sui benefici prima casa

Per rispondere è necessario fare una premessa: l’agevolazione “prima casa” comporta che l’imposta ipotecaria e catastale siano corrisposte in misura fissa, pari a 168 euro, invece che essere calcolate in percentuale – l’1 o il 2 per cento – sul valore della casa.

Niente agevolazioni senza la residenza

L’agevolazione, spiega l’Agenzia delle Entrate, vale anche per i trasferimenti immobiliari a titolo gratuito, quindi sia per le donazioni, sia per le successioni. Chiaramente deve essere fatta una verifica sull’erede nel senso che l’agevolazione è prevista ma devono essere rispettati alcuni requisiti.

In primo luogo la casa ereditata non deve essere un’abitazione di lusso. In secondo  luogo il contribuente non deve essere titolare, nemmeno in comunione dei beni con l’altro coniuge, di un’altra casa, non deve cioè avere i diritti di proprietà, uso, usufrutto e abitazione su un altro immobile diverso da quello ereditato, nello stesso comune di quest’ultimo.

In realtà la legge prevede che il contribuente, per ottenere l’agevolazione, non sia titolare di nessuna proprietà, nuda proprietà, uso e usufrutto dell’abitazione,in alcun comune italiano. In pratica non deve aver già usufruito delle agevolazioni.

Infine l’erede deve stabilire la residenza nella casa ottenuta in successione, secondo i tempi scanditi dalla legge.

Ill rating italiano in bilico

 Dal risultato delle elezioni dipende anche il rating che le agenzie che determinano questo “indice” assegnano al nostro paese. Il fatto che si profili un governo di centro sinistra con un’opposizione formata dalle new entry del Movimento a 5 Stelle, spaventa i mercati. Almeno questo è quello che hanno detto diversi analisti.

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In realtà all’estero, a metter in crisi la credibilità dell’Italia, ci aveva pensato Berlusconi. L’ex premier era malvisto da diversi capi di stato. La stessa Germania, alla fine, aveva deciso di prendere una posizione chiara sull’argomento. Quindi, è probabile, che a pesare sul rating sia più la conferma del PdL da parte dell’elettorato, quanto piuttosto il ruolo che avranno PD e Movimento a 5 Stelle nella prossima legislatura.

Se volessimo allontanarci dall’ambito euristico per rimanere incollati alla realtà e alla praticità del rating, dovremmo valutare le considerazioni di Fitch e Moody’s.

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La prima delle due agenzie di rating ha detto che il quadro delineato dalle elezioni fa pensare ad un periodo piuttosto lungo di instabilità politica per l’Italia. A questo aspetto si deve aggiungere l’incertezza economica e fiscale. Presto, secondo Fitch, ci sarà un nuovo downgrade dell’Italia per cui a dicembre era stato confermato il rating A- con outlook negativo.

Moody’s è sulla stessa linea d’onda dell’agenzia Fitch e conferma che il rating italiano  è a rischio visto che si potrebbe presto tornare alle urne con l’interruzione della scia di riforme avviata da Monti.

Il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena

 Il Monte dei Paschi di Siena, dopo lo scandalo dei derivati, ha dovuto trovare nuovi strumenti per fare cassa e recuperare sul terreno il denaro perso in giri d’affari poco “legali”. L’ultimo degli strumenti portati in piazza è la vendita del patrimonio immobiliare, che comprende sia i palazzi nobiliari, sia gli appartamenti meno nobili delle periferie, oppure i capannoni e gli uffici.

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La dismissione del patrimonio immobiliare dell’istituto di credito senese, è iniziata nel 2010 quando gli immobili in vendita valevano circa 500 milioni di euro. Adesso si cerca di capire quanto valgono gli edifici inutilizzati sparsi nel territorio italiano che dovranno aspettare ancora un anno o due per trovare un nuovo “senso”.

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Secondo una recente ricognizione, in vendita ci sarebbero circa 240 immobili, localizzati in Toscana, Lombardia e Veneto, ma anche in molte altre regioni del nostro paese. Il valore di questo patrimonio è stato stimato in 360 milioni di euro.

La società controllata al 100% dal Monte dei Paschi di Siena, che si occupa degli immobili dismessi, ha deciso di aprire altre 36 filiali in tutto il paese, segno che gli edifici in vendita sono ancora molti.

I tanti immobili sul mercato potrebbero determinare una variazione dei prezzi delle case anche se dall’agenzia ci tengono a specificare che useranno come riferimenti il valore di bilancio e quello di perizia.

Stipendi italiani al di sotto della media di Eurolandia

 I salari degli italiani sono, per quanto riguarda la retribuzione oraria lorda,  inferiori  a quelli percepiti in generale nella zona euro, ovvero nei 27 Paesi che compongono Eurolandia. In questa classifica, infatti, l’Italia si piazza solo al dodicesimo posto, abbondantemente superata dagli stipendi di Germania (+14,6%), Regno Unito (+13%) e Francia (+11%).

A rilevare questi dati è l’Istat, che ha recentemente pubblicato un rapporto sulla struttura delle retribuzioni europee, prendendo in considerazione, nello specifico, le retribuzioni orarie del mese di ottobre 2010, che sono quelle che subiscono meno variazioni stagionali e fluttuazioni a causa del numero dei giorni festivi. I dati si riferiscono, inoltre, ai soli contratti a tempo pieno.

Dalle rilevazioni Istat risulta dunque che la retribuzione oraria media italiana è pari a 14,5 euro, dunque inferiore a quella della zona euro che si attesta a 15,2 euro, ma leggermente superiore rispetto a quell’intera UE, che arriva a 14.

Nell’Europa allargata i salari più elevati sono quelli di Danimarca  (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), mentre i più bassi sono quelli percepiti in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia ( 3,78 euro) e Lituania (3,44 euro).

Per quanto riguarda invece la sola Eurolandia, un Paese come la Spagna si piazza, quanto a retribuzione, al di sotto dei livelli italiani, con una differenza del 25,9% verso il basso.

I tassi bancari italiani sono i più cari d’Europa

 L’italia si aggiudica un altro record negativo. Questa volta lo abbiamo ottenuto per i tassi di riferimento, quelli  che si applicano ai prestiti e ai mutui che sono, secondo l’elaborazione dei dati di Bce e Bankitalia fatta dalla Adusbef-Federconsumatori, sono i più cari d’Europa.

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Quindi, oltre al fatto che le banche sono sempre meno propense a concedere prestiti e mutui, sia alle famiglie che alle aziende, e, nei pochi casi in cui lo fanno, cercano di assicurarsi di ottenere indietro una somma più che sostanziosa. Infatti, seguendo quanto calcolato, per un mutuo trentennale di 100mila euro, in Italia si applica un tasso di interesse pari al 4,64% contro il tasso del 3,45% che viene applicato in Francia o Germania o in altri paesi dell’Unione.

Così, la rata mensile di un italiano è di 515 euro, quella del francese si ferma a 446. Facendo il calcolo sulla durata del mutuo, gli italiani pagano 24.840 euro in più rispetto agli altri europei.

Com’è possibile tutta questa differenza?

I tassi si calcolano a partire dall’Euribor o dall’Eurirs, ai quali, poi, viene sommata la percentuale relativa allo spread, ossia la percentuale di guadagno della banca. In Europa la politica attuale è quella di rilanciare i consumi proprio attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse, ma poi in Italia, come non accade in altre parti, i tassi bassi diventano l’occasione per gonfiare i guadagni delle banche.

► Tutto sui tassi d’interesse dei mutui

A tutto discapito dei consumatori e dell’economia in generale. Come spiega Elio Lannutti di Adusbef:

Gli istituti finanziari italiani approfittano dei tassi bassi, ai minimi storici, per applicare spread altissimi, guadagnando così cifre esorbitanti sui mutui, come sui prestiti. Arrivano ad applicare ai mutui a tasso variabili spread dal 2,7 al 4,50%, per i fissi si arriva anche al 5%. Aggiungendoci i tassi Euribor o Eurirs, ecco che si raggiungono picchi del 4,50 per i variabili e del 6,8 per i fissi. Che si traduce in un vero e proprio salasso per i consumatori.

 

I motivi del boom delle partite Iva under35

 Il 2012 ha segnato il record delle partite Iva under 35. In un anno si sono registrate ben 549.000 aperture di partite Iva, in aumento del 2,2% rispetto al 2011, e, tra queste, il 38,5% è composto da partite Iva under 35, l’8,1% rispetto all’anno precedente che segna ben 211.500 giovani professionisti in più.

Il sospetto che il fenomeno non sia motivato da una forte spinta imprenditoriale dei giovani italiani è forte. Sentimento comune, confermato anche da Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre:

Riteniamo che molte delle nuove partite Iva stiano operando per un solo committente.

► Dichiarazioni annuali IVA 2013

Operare per un solo committente, però, non significa essere un libero professionista, ma svolgere un lavoro dipendente, che dovrebbe essere tutelato da un apposito contratto. Non sono certamente i giovani a voler stringere un tale tipo di accordo, ma si tratta, nella maggior parte dei casi, dell’unico modo per poter lavorare: essere un dipendente mascherato da libero professionista.

Nonostante le nuove regole che sono entrate in vigore con la riforma Formero che hanno posto nuovi limiti e maggiori controlli. Una stretta che aveva proprio l’obiettivo di evitare un tale tipo di atteggiamento da parte delle imprese, dopo l’entrata in vigore, nel gennaio del 2012, del regime fiscale dei superminimi: partite Iva di professionisti sotto ai 35 con un fatturato netto inferiore ai 30.000 euro annuo che pagano solo il 5% di Irpef.

Un incentivo all’imprenditoria giovanile che si è trasformata in un’arma a doppio taglio, perché anche alle aziende conviene. Un collaboratore esterno comporta molti meno oneri di contribuzione rispetto ad un dipendente o un un collaboratore a progetto, soprattutto, ancora una volta, dopo che con la riforma del ministro Fornero sono entrati in vigore maggiori vincoli sui contratti a termine.

► Notizie dell’ultimo minuto per gli ex minimi

Anche il collaboratore guadagna di più rispetto a quanto farebbe con un contratto a progetto ma ha molte meno garanzie: le partite Iva under 35 non prevedono maternità e ferie, il datore di lavoro può interrompere il rapporto a sua discrezione senza alcun obbligo e, nel caso in cui l’azienda dichiari fallimento, si verrà pagati solo dopo la liquidazione dei veri dipendenti.

Una situazione che vale per tutte le professioni: ingegneri, architetti, fisioterapisti ma soprattutto commercio ed edilizia. Quante di queste partite Iva indicano una monocommittenza? Difficile dirlo, i controlli per ora ci sono ma non sono stati sufficientemente efficienti.

Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che verranno intensificati e verranno utilizzati altri strumenti, ma le prime verifiche con le nuove metodologie non saranno attive prima del giugno 2014.

Disoccupazione italiana record a gennaio 2013

 L’Istat ha reso noti i dati relativi alla percentuale di disoccupati e degli occupati presenti nel nostro Paese in relazione al primo periodo del 2013, dunque al mese di gennaio.

Mario Draghi su occupazione e euro

La tendenza generale vede dunque un aumento dei disoccupati italiani del 3,8%, che così raggiungono esattamente i 2 milioni e 999 mila con un incremento di 110 mila unità rispetto al precedente mese di dicembre.

Per quanto riguarda il fenomeno della disoccupazione in Italia si registra quindi un aumento del 22,7% su base annuale, pari all’incirca alle 554 mila unità, tra le quali sono compresi sia individui di sesso maschile che individui di sesso femminile. In generale, quindi, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese diventa pari all’11,7% con un incremento dello 0,4% rispetto al mese di dicembre e del 2,1% rispetto all’anno precedente.

> > Record di licenziamenti per il 2012

Per quanto riguarda invece i dati relativi all’occupazione, l’Istat  rileva che nel mese di gennaio 2013 gli occupati italiani erano 22 milioni e 688 mila con un calo dell’occupazione pari allo 0,4% rispetto al mese di dicembre che corrisponde a 97 mila unità in meno. Su base annuale questo dato si traduce invece in un calo dell’1,3% pari alle 310 mila unità.

Il tasso di occupazione del nostro Paese è dunque pari al 56,3% con cali dello 0,3% rispetto al mese precedente e dello 0,7% rispetto all’anno precedente.

La crisi economica e i rischi per l’Italia secondo i Servizi Segreti

 Quello che esce dalla Relazione 2012 sulla politica dell’informazione per la sicurezza degli 007 italiani sulle condizioni del paese e i possibili sviluppi futuri è davvero drammatico: la crisi economica che continua ad imperversare nel paese sta mettendo a serio rischio la stabilità sia dell’economia che quella sociale.

Secondo l’intelligence italiana, infatti, c’è la concreta possibilità di tentativi di assalto da parte di gruppi esteri industriali al “made in Italy”, di infiltrazioni mafiose all’Expo 2015 e nelle Grandi Opere.

In più, le difficoltà occupazionali e la crisi delle aziende stanno minando la fiducia dei lavoratori nei loro rappresentanti sindacali, dando così spazio a rivendicazioni dal basso e all’inserimento di gruppi antagonisti già territorialmente organizzati per intercettare il dissenso e incalanarlo verso ambiti di elevata conflittualità.

Un eventuale inasprimento delle tensioni sociali legate al perdurare della crisi potrebbe indurre le componenti eversive dell’estremismo marxista-leninista, oggi marginali, ad intensificare gli sforzi per superare divergenze e frammentazioni interne e a tentare di inserirsi strumentalmente in realtà aziendali caratterizzate da forti contrapposizioni per allargare l’ambito di influenza. Ciò in un ottica che individua quale potenziale e remunerativo bacino di reclutamento, oltre che la storica ‘classe operaia’, anche il ‘nuovo proletariato’, tra le cui file particolare attenzione viene riservata ai lavoratori extracomunitari.

Le componenti eversive ad oggi latenti, infatti, stanno approfittando della luce dei riflettori puntata sulla crisi economica per

alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze contestative, accreditare la diffusione di nuclei eversivi e verificare eventuali reazioni di ambienti ideologicamente contigui.

Terrorismo interno ed esterno, secondo il Dis, ma anche il solito problema dell’Italia e delle varie cosche malavitose presenti sul territorio, le quali, come è anche emerso più volte recentemente, stano lasciando i loro paesi di origine per spostarsi verso il Nord o per cercare, comunque, possibilità collusive con le pubbliche amministrazioni.

I gruppi criminali continuano a ricercare contatti collusivi nell’ambito della pubblica amministrazione, funzionali ad assicurarsi canali di interlocuzione privilegiati in grado di agevolare il perseguimento dei loro obiettivi economici e strategici, quali il controllo di interi settori di mercato e il condizionamento dei processi decisionali, specie a livello locale.

Gli obiettivi della criminalità organizzata di stampo mafioso sono l’Expo milanese del 2015, le grandi opere di edilizia pubblica, soprattutto le opere di riqualificazione delle rete stradale, autostradale e ferroviaria, e il settore delle energie rinnovabili

 

 

Agcom dà il via libera alla banda larghissima

 L’Agcom -Autorità garante delle comunicazioni- ha deliberato ieri dando il via libera alla banda larghissima in Italia. La delibera, molto probabilmente, non renderà felice Telecom, che ha visto abbassare i prezzi proposti per l’utilizzo delle sue infrastrutture da parte delle compagnie telefoniche concorrenti.

► Moody’s declassa Telecom

La delibera dell’Agcom, infatti, prevede che tutti gli operatori sappiano quanto dovranno pagare a Telecom per usufruire della sua rete, in modo da poter, anche loro, preparare le offerte da offrire agli utenti e, in secondo luogo, la possibilità per Telecom di estendere la sua offerta per la fibra ottica ad altre 30 città italiane, oltre alle quattro già servite (Roma, Milano, Napoli e Torino).

Perché, allora, Telecom dovrebbe non essere soddisfatta?

Il primo motivo è che il Garante ha nettamente abbassato il prezzo deciso da Telecom per l’accesso di virtual unbundling (Vula) agli armadi di strada con la fibra (tecnologia Fttc): una riduzione del 31% che porta il prezzo mensile per i concorrenti a  21,51 euro al mese.

Il secondo motivo è che l’Agcom ha abbassato anche i prezzi Telecom per l’accesso alla sua rete Ftth e , molto probabilmente, il Garante deciderà per nuove riduzioni del prezzo entro giugno 2013, per poi proseguire con una roadmap di riduzioni per i prossimi tre anni.

► Network Unico Compagnie Telefoniche Europee

In sostanza, quello che intende fare l’Agcom, con maggior decisione rispetto al passato, è di garantire una ampia concorrenza sui prezzi a favore di tutti i gestori, non solo per Telecom, favorita perché detentrice delle infrastrutture necessarie.

 

 

Standard&Poor’s sospende il rating della capitale

 L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha preso la decisione di sospendere il giudizio su Roma e la sua situazione economica in quanto non in grado di poter emettere un giudizio sul suo debito per mancanza di informazioni.

► Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

In realtà Standar & Poor’s il suo giudizio lo ha emesso –BBB+ con outlook negativo– ma è l’ultimo se l’amministrazione della capitale non farà in modo di rendere accessibili le informazioni sul debito diretto. Il tempo a disposizione è di tre mesi, termine entro il quale Roma dovrà fornire le informazioni mancanti.

Ecco quanto si legge nella nota di S&P:

A causa della mancanza di sufficienti informazioni sulla maggior parte del debito diretto di Roma, rappresentate dalle passività attualmente gestite dall’ente pubblico Gestione Commissariale, abbiamo sospeso il rating sulla città” spiega l’agenzia.

Standard & Poor’s non può, in questa situazione, sorvegliare la situazione economico-finanziaria della capitale e, nel caso in cui nei tre mesi di tempo a disposizione, l’amministrazione competente non darà le informazioni richieste, molto probabilmente il rating verrà ritirato.

Reazioni contrastanti dai diretti interessati. Secondo Carmine Lamanda, assessore alle Politiche Economiche di Roma, quanto detto da S&P vuole dire semplicemente che, dopo aver dato il suo giudizio, l’agenzia si riserva del tempo per acquisire ulteriori informazioni per un giudizio sull’andamento della gestione commissariale.

► Usa fanno causa a Standard & Poor’s

Mentre per Alfredo Ferrari, vicepresidente della Commissione Bilancio del Comune, si tratta di una richiesta per nulla velata di una maggiore trasparenza per il debito della capitale:

Inaccettabile constatare che una agenzia di valutazione  sia costretta a ricercare le cifre perché l’amministrazione non le fornisce. È ora che Alemanno e il suo assessore al Bilancio, Carmine Lamanda, rendano note anche all’assemblea capitolina le informazioni che S&P chiedono. I cittadini non possono pagare la mancanza di trasparenza scelta dalla errata gestione del centrodestra.