Finita l’operazione di emissione dei Monti Bond

 Una nota del Monte dei Paschi di Siena ha reso noto che è stata completata l’operazione di emissione dei Monti Bond. Quindi l’indiscrezione di Bloomberg di ieri mattina -secondo la quale l’emissione dei titoli sarebbe stata rimandata al nuovo governo- si è rivelata totalmente priva di fondamento, come confermato durante la serata.

► Confermata l’emissione dei Monti Bond entro il primo marzo

Secondo quanto riportato dalla nota di MPS l’ammontare complessivo dell’emissione è stato di di 4,071 miliardi di euro. Di questi 1,9 miliardi  per la sostituzione totale dei Tremonti Bond emessi nel 2009 e i 171 milioni sono i titoli emessi come pagamento anticipato al Ministero dell’Economia per gli interessi maturati sino al 31 dicembre 2012 sui Tremonti Bond.

Ma la vicenda della banca senese non si conclude certo così. Questa mattina è stato ascoltato l ‘ex presidente Giuseppe Mussari dalla Guardia di Finanza di Salerno, insieme a Franco Ceccuzzi, ex sindaco di Siena, entrambi indagati per concorso in bancarotta.

► Bankitalia e il prestito segreto a MPS

Nessun dei due ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito a quanto chiesto dal sostituto procuratore Vincenzo Senatore e dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, che, una volta finito l’interrogatoria, hanno secretato gli atti che riguardano il caso del prestito di 19 milioni di euro concesso alla famiglia Amato.

Stipendi statali bloccati fino al 2014

 Sta per entrare in vigore il decreto ministeriale per l’attuazione della legge sulla spending review che blocca i contratti dei dipendenti pubblici e le rispettive retribuzioni. Situazione ancora più dolorosa per la scuola, dove il blocco riguarda anche gli scatti di anzianità previsti per l’anno in corso.

► Pubblica Amministrazione, nelle scuole il maggior calo

Il decreto attuativo del ministero dell’Economia e delle Finanze non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma si tratta di attendere ancora pochi giorni perché diventi effettivo. Nel decreto si legge:

Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, alle procedure contrattuali e negoziali ricadenti negli anni 2013-2014 del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche. Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dall’anno 2011.

Oltre a questo nel decreto sono contenute anche le modalità di calcolo dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017:

Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio contrattuale 2015-2017 l’indennità di vacanza contrattuale, calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia, è corrisposta a decorrere dal 2015.

► Nessuna stabilizzazione di massa per i precari delle P.A.

Spazio anche ai nuovi provvedimenti sugli scatti di anzianità del settore scuola: per il 2013 valgono le disposizioni contenute nel decreto 78 del 2010 che prevedevano per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola la non validità degli anni 2010, 2011, 2012 al fine della maturazione degli scatti di anzianità e relativi benefici monetari previsti.

In Italia arriva la Tobin Tax

 Ci siamo, alla fine la Tobin Tax verrà applicata anche in Italia. C’è chi esulta e chi, invece, piange, ma ormai il dado è tratto e da domani primo marzo saranno tassate molte delle società italiane quotate in Borsa.Al momento questa tassazione è applicata da Italia, Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Estonia e Slovacchia.

A cosa serve la Tobin Tax

L’inventore della Tobin Tax ha ricevuto anche un premio Nobel per questa sua idea, non tanto per la questione delle tasse ma per il fatto che i ricavi sarebbero dovuti essere impiegati per combattere la fame nel mondo. Forti dubbi che i ricavi che si otterranno in Italia andranno per questo nobile scopo.

Lo Stato prevede di raccogliere almeno un miliardo di euro entro la fine del 2013, ma gli analisti non sono d’accordo su questa stima. Sono infatti in molti coloro che credono che la Tobin Tax potrebbe rivelarsi un bel nulla di fatto per le casse dello Stato, in quanto quello che si guadagna da questa imposta sarà compensato da minori entrate derivanti dall’imposta sul capital gain.

A parte il dato prettamente economico, lo scopo ufficiale della Tobin Tax sarà quello di frenare le operazioni di High frequency trading.

Come funziona la Tobin Tax

La Tobin Tax sarà applicata a tutte le società italiane quotate in Borsa con una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro alla data del 30 novembre 2012.

Il costo sarà a carico dell’acquirente dei titoli, ovunque sia residente e a prescindere dal Paese di provenienza dell’ordine, con un‘aliquota pari allo 0,12% sul controvalore delle operazioni di giornata e solo per le operazioni che avranno un saldo positivo rispetto al giorno precedente.

La Tobin tax sui derivati

La tassazione sui derivati sarà effettiva a partire dal primo luglio 2013 con un’aliquota variabile in base al tipo di strumento derivato -acquistato o  venduto- e in base a diversi scaglioni sul valore.

Su quali operazioni non si applica la Tobin Tax

Oltre alle società quotate con capitalizzazioni inferiori ai 500 milioni di euro, la Tobin Tax non sarà applicata a fondi, Sicav, obbligazioni, Etf, Etc e valute (Forex) e sui trasferimenti di di proprietà per successione o donazione.

Elenco delle società sulle quali si applica la Tobin Tax
A2A
Acea
Amplifon
Ansaldo Sts
Atlantia
Autogrill
Autostrada Torino Milano
Azimut
Banca Carige
Banca Generali
Banca popolare dell’Emilia Romagna
Banca popolare di Milano
Banca popolare di Sondrio
Banco Popolare
Beni Stabili
Brembo
Brunello Cucinelli
Buzzi Unicem
Campari
Cattolica assicurazioni
Cir
Credem
Credito Bergamasco
Danieli & C risparmio
Danieli & C
De Longhi
Diasorin
Ei towers
Enel green power
Enel
Eni
Erg
Exor priv
Exor
Fiat industrial
Fiat
Finmeccanica
Fondiaria Sai
Gemina
Generali
Hera
Ima
Impregilo
Indesit
Interpump
Intesa San Paolo risparmio
Intesa San Paolo
Iren
Italcementi
Lottomatica
Luxottica
Mediaset
Mediobanca
Mediolanum
Milano assicurazioni
Mps
Parmalat
Piaggio
Pirelli
Prysmian
Rcs Mediagroup
Recordati
Saipem
Salvatore Ferragamo
Saras
Sias
Snam
Sorin
Telecom Italia risparmio
Telecom Italia
Tenaris
Terna
Tod’s
Ubi banca
Unicredit
Unipol

Per Schaeuble l’Italia rischia di contagiare l’Europa

La situazione politica che si è venuta a creare in Italia dopo le elezioni politiche, con l’ingovernabilità che non è facile da superare, fa preoccupare la Germania per la situazione economica. Secondo il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble c’è il rischio contagio Schaeuble si riferisce a quanto successo in Grecia e parla della crisi dell’Euro che non è ancora finita.

Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Il ministro delle Finanze della Germania ha detto: “L’Italia è ormai un caso grave, contagioso, infettivo per il futuro dell’Europa. I politici italiani devono sbrigarsi a formare un governo e a dare garanzie di continuità della politica pro-euro dell’esecutivo precedente, bisogna evitare un caso Grecia con un paese molto più grande della Grecia, quanto più in fretta a Roma creeranno una maggioranza tanto più in fretta la pericolosa incertezza sarà superata”.

Un commento duro e la richiesta di fare velocemente un governo, quindi. Per Schaeuble la situazione italiana mette a rischio l’economia europea e quindi bisogna sbrigarsi nel risolvere la situazione politica.

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Wolfgang Schaeuble ha detto: “Il risultato elettorale in Italia ha diffuso dubbi sui mercati sulla possibilità che un governo stabile a Roma possa essere formato. Tocca ora a chi è stato eletto in Italia formare un governo stabile, prima lo faranno e tanto più rapidamente l’incertezza sui mercati e politica verrà superata”.

In Germania c’è quindi preoccupazione per i risultati di Berlusconi e di Grillo e si chiede un governo, con gli aiuti che saranno sbloccati dopo che si avranno garanzie sulla stabilità, sulle riforme e sulla linea politica.

Giorgio Squinzi chiede azioni forti al nuovo governo e boccia Grillo

 Un governo forte e subito. Questa è la richiesta di Giorgio Squinzi alle forze politiche che formeranno il nuovo esecutivo. Il paese non può assolutamente rimanere in una situazione di stallo che metterebbe a dura prova la resistenza dei nostri mercati agli attacchi speculativi di quelli internazionali.

► Ultimatum di Squinzi ai politici: ora servono i fatti

Giorgio Squinzi lancia un accorato appello ai vincitori delle elezioni, anche se definirli tali è improprio: un governo forte e stabile che ponga la crescita come priorità del paese. A tale scopo servono

forti interventi sul cuneo fiscale e sull’abolizione progressiva dell’Irap, in seguito saranno necessarie riforme profonde sul fisco e sulla revisione del titolo quinto della Costituzione.

Interventi, questi, che si pongono come unico mezzo di salvataggio dell’economia italiana, altrimenti destinata al declino, secondo gli obiettivi fissati da Confindustria: crescita del 2% annuo, riduzione del rapporto debito/pil al 100% e crescita del peso del manifatturiero al 20% del pil.

Le potenzialità per farlo ci sono ma è il nuovo governo che deve fare tutto il possibile perché queste si possano trasformare in realtà, con interventi decisi e coraggiosi che devono essere fatti subito, non oltre i primi cento giorni di vita del nuovo esecutivo.

► Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Squinzi auspica una grande coalizione alla guida dell’esecutivo composta da Pd, Pdl e Monti. Chiusura totale a Grillo e alla sua politica:

Se applicassimo il programma di Grillo l’industria italiana sarebbe finita. Diventeremmo un Paese tra l’agreste e il bucolico. Grillo vuole bloccare le infrastrutture, noi pensiamo che si debba colmare un grave ritardo infrastrutturale.

Mancati pagamenti delle imprese italiane a quota 40 miliardi di euro

 Il Pil continua a scendere e la produzione industriale cala. A questo si aggiungono previsioni per il futuro tutt’altro che rosee. La conseguenza di questi fattori è che le imprese, in modo particolare quelle più piccole, non riescono a far fronte ai pagamenti, mettendo così nelle stesse difficoltà le imprese creditrici.

► Italia, il 70% delle imprese ha problemi di liquidità

Secondo quanto osservato dal rapporto di Euler Hermes Italia (gruppo Allianz) nel 2012 sono oltre 3 milioni le aziende che soffrono di problemi di liquidità per i debiti non onorati. Il rapporto analizza la situazione del debito delle imprese secondo due parametri: la frequenza e la severità.

La frequenza dei debiti non pagati nel mercato interno è aumentata del 15% rispetto al 2012, mentre la severità (termine con il quale si indica l’ammontare dei debiti non pagati) è scesa del 3% rispetto allo scorso anno. Va notato, però, che la situazione è esattamente all’opposto se si analizzano le aziende che operano all’estero: in questo caso la frequenza è scesa del 3% ma la severità è aumentata del 16%.

► Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

I settori che soffrono di più per i mancati pagamenti sono quello dell’alimentare penalizzato dall’aumento dei costi di produzione e dall’inefficienza della catena distributiva, quello dei trasporti, sul quale incide il costante aumento del prezzo dei carburanti, e quello delle automobili, che soffrono il calo della domanda. Si salva solo il sistema casa grazie alla spinta dei prodotti high-tech.

L’Istat mostra l’aumento della fiducia dei consumatori

I dati dell’Istat mostrano una crescita a Febbraio della fiducia dei consumatori. Il clima di fiducia dei consumatori arriva a 86 dal precedente 84,7. Nel confronto con Gennaio cresce soprattutto il clima personale, che passa da 89,3 a 91, mentre il clima economico generale cresce meno e passa da 72,7 a 72,9.

I saldi non rianimano i consumi

Gli elementi negativi riguardano i giudizi sulla situazione economica italiana, con un peggioramento che arriva a -142 rispetto al -136. In diminuzione le aspettative sulla disoccupazione, mentre migliorano le attese sulla situazione economica della famiglia e sul bilancio della famiglia.

L’Istat mostra come peggiorano le opinioni sull’acquisto di beni durevoli dal -106 al -111 e migliorano quelle sui prezzi al consumo da 60 a 51.

Il clima di fiducia è aumentato nel nord-ovest, nel nord-est e nel sud, mentre è diminuito al centro.

Le persone quindi non credono che i prezzi possano avere dei forti rialzi e sulla situazione economica generale sembra esserci più fiducia ma con un aumento comunque basso.

A livello geografico, quindi, è solo al centro che il clima di fiducia non è in crescita. Nel nord-ovest l’indice del clima di fiducia migliora da 84,9 a 87,3. Nel nord-est lo stesso indice aumenta da 85,2 a 87,6. Al centro l’indice diminuisce da 84,0 a 83,1. Al sud l’indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta da 84,2 a 85,7.

Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

L’incertezza sul prossimo governo in Italia e la situazione di ingovernabilità che al momento sembra essere irrisolvibile sono stati i risultati delle elezioni politiche che hanno portato al rischio per l’economia nel nostro Paese.

La giornata a Piazza Affari all’indomani delle elezioni

Ieri la Borsa e lo Spread hanno risentito in maniera negativa di questa situazione politica. Ora c’è il rischio che il debito italiano arrivi a un downgrade da parte di Moody’s. Per l’agenzia di rating c’è la possibilità di nuove elezioni e non c’è la sicurezza che si arrivi a un governo stabile anche in questo caso. Moody’s in una nota ha detto: “Invece di migliorare la visibilità sulla direzione politica del Paese, le recenti elezioni in Italia hanno aumentato il rischio che la fase di riforme avviata dal governo Monti possa sospendersi, se non completamente bloccarsi”.

La Borsa affonda dopo la vittoria dell’ingovernabilità

Moody’s si concentra quindi sull’importanza delle riforme iniziate da Monti e dal fatto che la situazione di incertezza in Italia può influenzare tutta l’Europa, che è la terza economia europea e il primo mercato obbligazionario, e può, in particolare, aumentare i problemi per la Spagna e il Portogallo.

Il giudizio di Moody’s sul debito italiano è Baa2. Questo livello è solo due livelli sopra il giudizio che è chiamato “junk”, cioè spazzatura. Per Standard and Poor’s il livello del debito italiano è a BBB+ e quindi tre livelli sopra il grado “non investment”, mentre per Fitch il livello è A- e quattro livelli sopra il giudizio “junk”.

La giornata di Piazza Affari all’indomani delle elezioni

 Un giorno speciale, quello di oggi, a Piazza Affari. Riviviamolo ripartendo dalle prime ore:

Mattino

Già dal mattino, il listino milanese apre in profondo rosso così come tutto il resto dell’Europa.

Tuttavia, è sui titoli dell’indice Ftse Mib che si scagliano totalmente le vendite. Il crollo raggiunge rapidamente il 5% all’inizio, quando le banche vengono quasi tutte bloccate e sospese per via di un eccesso di ribasso.

Mezzogiorno

Pochi minuti dopo lo scoccare delle ore dodici, arriva puntuale il secondo crollo: ci si attesta sul -4,8%. Di conseguenza arriva anche una nuova raffica di sospensioni. Scende pericolosamente Intesa Sanpaolo, che si porta a -10,4%, fino a che la Consob decide di intervenire con l’impedimento, che rimarrà in vigore fino a mercoledì, di vendere allo scoperto i titoli della prima banca italiana. Si tratta di una norma anti-speculazione che non entrava in causa dai giorni più neri della crisi.

Pomeriggio

Durante il pomeriggio la pressione delle vendite sembra leggermente allentarsi con l’indice in calo del 4% circa. Nel frattempo, Intesa Sanpaolo diminuisce le perdite fino al 7%, senza però riacutizzarle.

Sera

In chiusura l’ultimo crollo: il ribasso alla fine è del 4,89% con le banche in maglia nera e perdite teoriche pari a 17 miliardi sull’intero listino. Spettano alle blue chip del credito i cinque maggiori ribassi: Banco Popolare e Mediolanum -10%; Intesa -8,9%, Unicredit -8,4%, Mediobanca -8,2%.

Inizio anno da record per il risparmio gestito

 Il 2013 è iniziato molto meglio del previsto per il settore del risparmio gestito, dopo un 2012 dai risultati altalenanti.

Secondo quanto riportato dalla mappa mensile di Assogestioni, infatti, la raccolta totale per il mese di gennaio 2013 per il risparmio gestito ammonta a ben 1.200 miliardi di euro. Alla fine dello scorso anno il computo era di 1.194,6 miliardi.

► Raccolta risparmio gestito 2012

Nello specifico la raccolta netta totale è stata di 6,57 miliardi, che si pongono come un solido torrione contro i 4,3 miliardi di deflussi registrati a dicembre 2012. Si tratta di un rialzo netto di 3,19 miliardi rispetto al mese precedente, con le gestioni del portafoglio che registrano +3,38 miliardi dai -4,57 miliardi di dicembre 2012.

Analizzando nel particolare  i dati riferiti all’intera industria del risparmio gestito, il comparto delle Gestioni Collettive -che rappresentano circa il 44% del valore totale con circa 530 miliardi di raccolta- i Fondi di Diritto Italiani hanno raggiunto una raccolta complessiva di 138 milioni di euro.

► 2013 anno di consolidamento dei risparmi

Sono andati meglio i prodotti di diritto estero con un flusso complessivo che ha superato i 3 miliardi di euro. Ottime le performance dei Fondi Flessibili (totale della raccolta: 1,9 miliardi) e quelle dei Fondi Obbligazionari che hanno raccolto circa 1,3 miliardi.