Crescono le esportazioni in Asia

I dati dell’Istat sulla bilancia commerciale mostrano come in Italia crescono le esportazioni. L’export cresce del 17,7% nei Paesi extra Ue e permette un recupero nella bilancia commerciale.

L’Istat registra il dimezzamento del deficit Extra Ue a gennaio

I dati preliminari mostrano come la crescita delle esportazioni è importante nei Paesi asiatici. I Paesi dell’Asean e Eda hanno fatto registrare un aumento delle esportazioni rispettivamente del 32,3% e del 22,9%. Si tratta di Paesi in crescita, che hanno sempre più richieste e un’economia che non ha crisi come in Europa. Tra questi ci sono Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malaysia e Thailandia.

Per quanto riguarda la Cina, le importazioni sono più alte di circa tre volte le esportazioni. Le esportazioni in Cina sono comunque in aumento del 24,6%, mentre le importazioni sono in diminuzione del 2,8%.

Per il Giappone le esportazioni sono aumentate del 25,6%, mentre le importazioni sono diminuite del 32,1%.

Questi dati mostrano quindi la crescita delle esportazioni del Made in Italy in Asia. In quella parte del mondo c’è crescita economica e si compra molto con i prodotti italiani che hanno quindi un mercato in espansione. Fino a qualche tempo fa erano i prodotti asiatici ad arrivare in Italia. Un processo che continua, ma cresce meno rispetto a quello che vede i prodotti italiani arrivare nei mercati asiatici.

Fitch abbassa il rating di Fiat

L’agenzia Fitch ha abbassato il rating di Fiat a BB- con un out look negativo di -2. Fitch ha spiegato che questa decisione “riflette le incertezze sull’ammontare dell’investimento per finanziare la crescita dei ricavi e aumentare la quota di Fiat in Chrysler come pure il modo in cui questi deflussi di cash saranno finanziati e il loro conseguente impatto sugli elementi fondamentali della metrica del credito”.

Confermata la crisi del settore auto Ue

Le preoccupazioni riguardano il riposizionamento dei brand da parte di Fiat e il clima di competitività con i risultati modesti del gruppo. Per Fitch, la strategia di Fiat “include un’accelerazione delle spese di capitale e per ricerca e sviluppo nei prossimi 2 anni”.

Per l’agenzia di rating nei prossimi 2-3 anni Fiat resterà debole, con una situazione negativa in Europa e migliori risultati in Brasile. La previsione è che Fiat aumenterà la quota in Chrysler fino ad arrivare a controllarne la maggioranza nel 2014 con l’obiettivo di aumentare la redditività. Comunque c’è incertezza su questo aumento delle quote e sui mezzi finanziari.

Fitch rileva che Fiat ”segue una strategia finanziaria conservativa e dispone di un’ampia liquidità, anche escludendo Chrysler, il che le permette di coprire le scadenze dl debito nel 2013 e il free cash flow negativo previsto quest’anno da Fitch. Tuttavia, futuri aumenti della partecipazione in Chrysler finanziati col cash esistente potrebbero indebolire la liquidità del gruppo”.

Possibili interventi anti-volatilità della Consob

Gli effetti delle elezioni, con l’ingovernabilità che ne è uscita, si sono visti da questa mattina sulla Borsa di Milano. Il Ftse Mib è sceso del 5% e c’è il rischio contagio nelle altre Borse europee, che sono anche loro negative. In questa situazione è anche aumentato lo Spread e l’Euro è più debole nei confronti del Dollaro, del franco svizzero e dello Yen.

Borsa giù a Milano e in Europa e spread che sale dopo il voto

La Consob sta pensando a interventi anti-volatilità per cercare di contenere gli effetti delle elezioni. Nella riunione di questa mattina tra gli uomini della Consob e la Borsa Italiana la discussione ruotava attorno ai possibili interventi tecnici per limitare la volatilità. In particolare, si parla della reintroduzione di vincoli sulle vendite allo scoperto, cioè gli short selling. Il regolamento a livello comunitario prevede che si possano introdurre dei provvedimenti in caso di emergenza, sui quali stanno ragionando la Consob e la Borsa Italiana.

Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Questi provvedimenti, secondo il regolamento comunitario, si possono proporre solo quando il listino o i titoli dell’indice principale sono in diminuzione del 10%. Questo livello non è stato ancora raggiunto, ma si sta ragionando su quali tipi di interventi sono necessari. Si pensa anche alla possibilità di restringere i margini di oscillazione, ma si ragiona ancora sulle scelte da fare.

Borsa giù a Milano e in Europa e Spread che sale dopo il voto

Il risultato del voto non è stato gradito dai mercati e oggi si vedono gli effetti. L’ingovernabilità dell’Italia fa paura all’Europa e ai mercati e la Borsa va giù. Il Ftse Mib perde il 5% con le banche quasi tutte in eccesso di ribasso. C’è il rischio contagio con Wall Street e Tokyo negative.

Dopo le proiezioni del voto sale lo Spread

Il mercato teme per l’affidabilità del debito italiano. La Consob potrebbe intervenire sulla volatilità, mentre c’è preoccupazione per l’asta dei Bot semestrali, il primo indicatore della fiducia dei mercati dopo le elezioni, con i rendimenti che sono quasi raddoppiati.

E lo Spread torna a salire. È arrivato a 348 punti e poi a 330 punti, comunque sopra a quella quota di 287 punti che era stato l’obiettivo raggiunto del precedente governo.

Si abbassa anche il livello dell’Euro rispetto al Dollaro a 1,3053 e rispetto al franco svizzero a 1,2139 e lo Yen a 120,11.

La Borsa di Milano trascina al ribasso anche le altre Borse europee, con Madrid al -2,7% Atene al -2,4%, Parigi al -2%, Lisbona al -2% e Francoforte al – 1,7%.

Sulla situazione economica ci sarà un vertice tra il premier uscente Mario Monti, Vittorio Grilli, il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi e il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

Record di licenziamenti per il 2012

 Sono i dati del Ministero del Lavoro pubblicati in questi giorni a segnalare l’ennesimo record negativo per il mercato del lavoro italiano. Un nuovo dato negativo che getta ulteriori ombre su una situazione che già è prossima al collasso.
► 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

Nel 2012 il Ministero del lavoro ha registrato l’attivazione di 7,9 milioni di contratti di lavoro a fronte di 7 milioni di cessazione degli stessi (numero che comprende le cassazioni richieste dai lavoratori, quelle promosse dal datore di lavoro per cessazione di attività o altro e le cessazioni dovute allo scadere di contratti a termine): il numero dei licenziati totale ammonta a 640.000 con un aumento dell’11% rispetto al 2011.

Il terzo trimestre del 2012 è il periodo che ha fatto registrare il picco maggiore di cessazioni di rapporti di lavoro: un totale di 225.868 per un aumento dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2011.

► In Grecia è sempre crisi con 1000 disoccupati in più al giorno

Ed è sempre nel terzo trimestre che è stato evidenziato un aumento dei contratti di lavoro non stabili. I contratti attivati sono stati  2.462.314, dei quali solo il 17,5% è stato a tempo indeterminato, con una diminuzione del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, per il resto si tratta di contratti a termine (67,1%, per un totale di 1.652.765), di contratti di apprendistato (61.868) e di contratti di collaborazione (156.845).

 

 

Crisi e desertificazione urbana, il rapporto di Confercenti

 In dieci anni sono sparite dalle città italiane quasi il 25% delle piccole botteghe di quartiere, distrutte dall’arrivo dei centri commerciali che hanno la possibilità di fare prezzi altamente competitivi e particolari scontistiche precluse a chi gestisce un negozio di piccole dimensioni.

► I saldi non rianimano i consumi

La Confesercenti, che ha analizzato i dati del Censis, parla di desertificazione urbana, ovvero la scomparsa dei servizi di vicinato, che nell’ultimo decennio ha avuto delle proporzioni inaudite. Si tratta della perdita di circa un quarto di queste piccole realtà: il numero medio di esercizi al dettaglio ogni mille abitanti è passato da quota 2,1 a quota 1,6, crollando del 24,3 per cento.

La responsabilità del fenomeno non è, però, da attribuirsi in via del tutto esclusiva alla comparsa delle grandi catene e dei centri commerciali, ma, soprattutto negli ultimi cinque anni, alla crisi economica: laddove un tempo più del prezzo contava la qualità del servizio, ora a dettare la scelta è solo il prezzo.

► L’allarme di Confesercenti sui consumi

Un problema non solo economico ma sociale, soprattutto se rapportato all’aumento dell’età media degli italiani: sono sempre di più gli ultra sessantacinquenni per i quali avere un negozio sotto casa può davvero fare la differenza. Il numero più basso di negozi al dettaglio è stato rilevato a  Bolzano e Milano, con rispettivamente 0,7 e 0,8 negozi ogni mille abitanti.

Record partite Iva under 35

 Il 2012 è stato l’anno dei liberi professionisti. Aperte 549mila Partite Iva -con un aumento del 2,2% rispetto al 2011- delle quali il 38,5% è stato aperto da giovani sotto i 35 anni: si tratta di un aumento dell’8,1% rispetto all’anno precedente per un totale di 211.500 giovani professionisti in più.

► Il Cassetto fiscale apre agli studi di settore con una nuova applicazione dedicata alle partite Iva

La maggior parte di queste è stata aperta al Sud, ad aprirle sono soprattutto donne (+10,1%) per un totale di 79.100 unità (pari al 37,4% del totale under 35). Questo è il quadro che emerge dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento delle Finanze. Dati che sono stati commentati dalla Cgia di Mestre attraverso le parole del suo segretario Giuseppe Bortolussi:

L’aumento del numero delle partite Iva in capo ai giovani lascia presagire, nonostante le misure restrittive introdotte dalla riforma del ministro Fornero, che questi  nuovi autonomi lavorano  prevalentemente per un solo committente.

Quindi le misure restrittive hanno avuto ben poco effetto, forse a causa del fatto che i controlli su queste partite Iva sono stati rimandati a luglio 2014 e che, proprio perché dedicate a giovani professionisti che stanno iniziando la loro carriera, prevedono delle grandi agevolazioni, come quella di non dover presentare gli studi di settore.

Continua Bortolussi:

Visto che questo boom di nuove iscrizioni ha interessato in particolar modo gli agenti di commercio/intermediari presenti nel settore del commercio all’ingrosso, le libere professioni e l’edilizia riteniamo che la nostra chiave di lettura non si discosti moltissimo dalla realtà.

 

L’Istat registra il dimezzamento del deficit extra Ue a Gennaio

 I dati dell’Istat sulla bilancia commerciale mostrano come il deficit commerciale con i Paesi extra Ue si è dimezzato a Gennaio. Il deficit commerciale è passato da -5,2 miliardi a -2,3 miliardi nel confronto tra Gennaio 2012 e Gennaio 2013. Questo dato arriva soprattutto dall’aumento delle esportazioni che è del 17,7%. Le importazioni sono invece diminuite del 5,6%.

L’accordo europeo sui bilanci degli stati membri

I dati dell’Istat mostrano che anche il deficit energetico è in calo passando da -6,1 miliardi di Gennaio 2012 a -5,2 miliardi di Gennaio 2013. Il surplus nello scambio di prodotti non energetici si è invece ampliato passando da da 869 milioni nel 2012 a 2,9 miliardi nel 2013. Alla base di questo dato c’è soprattutto l’aumento commerciale dei beni strumentali.

Saldo positivo per l’export italiano

La crescita delle esportazioni riguarda un po’ tutti i settori con solo quello dell’energia che è in diminuzione del 26,2%.

Le importazioni sono invece in calo è in particolare per i beni di consumo durevoli con il 18,5% e per l’energia con il 16,3%.

Nel confronto con il mese di Dicembre si registra un incremento dei i flussi commerciali presentano un incremento, più nelle esportazioni con un 3,9%) che nelle importazioni con un 3,0%.

Per i prodotti intermedi si vede una crescita congiunturale che è superiore alla media ed è del 5,4%, mentre per i beni di consumo durevoli si registra una diminuzione del 4,7%.

I mercati con gli incrementi più alti nelle esportazioni sono Asean con il 32,2%, Opec  con il 26,1%, Giappone con il 25,6%, Cina con il 24,6%, Eda con il 22,9% e Stati Uniti con il 20,2%.

Molti gli immobili invenduti

 Se molti immobili restano invenduti, per la classica legge della domanda e dell’offerta, quello che il mercato avrà sarà una lunga serie di case da piazzare con il conseguente abbassamento dei prezzi legato alla ricchezza delle proposte. Se i prezzi si abbassano è probabile che anche le banche eroghino meno mutui e mutui di minore entità. Uno studio della Fiaip ha fatto chiarezza sulla questione.

Per ogni consumatore c’è un tipo di mutuo

Secondo il Report immobiliare urbano, la Federazione italiana degli agenti immobiliari professionisti, il 2012 è da considerarsi uno dei peggiori anni dell’ultimo decennio. Il mercato delle case è cambiato molto. Rispetto al 2011, per esempio, si è avuta una flessione del 17,22 per cento delle compravendite immobiliari e sono diminuiti anche i prezzi delle abitazioni dell’11,98 per cento.

Sui prezzi delle case è stato raggiunto il minimo

In tutto il territorio nazionale c’è stato il calo delle compravendite immobiliari ma la casa, come strumento d’investimento, è da considerarsi ancora il più quotato tra le possibilità nelle mani dei risparmiatori. In effetti, lo dicono anche gli agenti immobiliari, esiste uno zoccolo duro, una specie di domanda di case e di mutui consolidata negli anni.

Gli immobili invenduti, visti da un’altra prospettiva, possono anche essere considerati un’opportunità per coloro che sono alla ricerca dell’occasione. In genere per comprare casa s’impiegano dai 6 ai 9 mesi e si prediligono i trilocali, piuttosto che i bilocali. I monolocali rappresentano soltanto il 6 per cento degli investimenti.

Allianz non lascia, anzi raddoppia

 Allianz ah deciso di raddoppiare la fiducia nel nostro paese ed ha deciso al tempo stesso di dimezzare l’esposizione rispetto al debito spagnolo. In questo modo, aumentando fino a quasi 30 miliardi l’esposizione nel nostro paese, ha visto aumentare i profitti operativi del 20,8 per cento.

Assicurazione Infortuni di Genialloyd

Il 2012 di Allianz è stato molto interessante, visto che la compagnia assicurativa tedesca è riuscita a chiudere i bilanci di un anno di crisi con un utile netto raddoppiato rispetto al 2011. In quell’anno infatti, pesarono sui bilanci le svalutazioni dei titoli greci che erano nel portafoglio dell’assicuratore tedesco.

Per il 2012, invece, si parla di ricavi di 106,4 miliardi di euro, in aumento del 2,7 per cento su base annuale. I profitti operativi sono arrivati a 9,5 miliardi, andando oltre le aspettative della compagnia (che pensava a 9 miliardi), e crescendo del 20,8 per cento.

Le polizze RCA più convenienti d’Italia

Uno dei dati più interessanti è stato quindi l’utile netto che è aumentato dai 2,5 miliardi di euro del 2011 fino ai 5,2 miliardi di euro del 2012. Tutto si può leggere nell’ultima riga del bilancio di Allinaz che adesso potrà regalare agli azionisti anche un dividendo di 4,5 euro per ogni azione.

Nel presentare i risultati, il Gruppo ha spiegato che molto del successo della compagnia è legato ai segnali di ripresa dell’economia europea. In fondo, in Germania, la crisi è già acqua passata.