Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

 Attualmente, se una nazione è stabile dal punto di vista politico, è pensabile che lo sia anche sotto il profilo finanziario. In questo momento, però, è l’instabilità politica, la parola d’ordine che regna nelle analisi dei mercati. Se ci concentriamo sulla situazione italiana, questo particolare è ancora più evidente. Infatti l’Italia, tra due settimane dovrà rinnovare la politica.

Che il peso della crisi sia in gran parte da attribuire all’instabilità politica, lo dicono i mercati, ma lo dicono con maggior chiarezza anche i risultati di uno studio Barclays che in questo momento sta tenendo d’occhio soprattutto la Spagna e l’Italia.

 I quattro rischi per l’economia mondiale

In particolare, secondo gli analisti dell’istituto di credito inglese, ci sono due personaggi che sono ancora protagonisti della politica europea e che potrebbero in qualche modo rinverdire il fuoco della crisi: il premier spagnolo Rajoy e l’ex premier italiano Silvio Berlusconi.

 Sale lo spread per l’incertezza politica

Piazza Affari, per esempio, nell’ultima settimana di campagna elettorale, è arrivata a flettersi del 4 per cento e il rendimento dei titoli di stato italiani, è salito, +0,50 euro dal 25 gennaio ad oggi, con l’ipotesi che a governare l’Italia torni Silvio Berlusconi.

Per completare il quadro ci sarebbe da aggiungere che la moneta unica si è indebolita ulteriormente a febbraio, cedendo tre punti, spinta verso il basso anche dal discorso di Draghi, ma soprattutto dagli atteggiamenti degli investitori.

In Italia ogni giorno si perdono 480 posti di lavoro

Uno studio dell’ufficio studi della Confartigianato sul mercato del lavoro dal 2008 ad oggi, quindi nel periodo della crisi economica, ha mostrato che si sono persi 480 posti di lavoro al giorno. Sono questi i costi che l’Italia ha pagato, tra l’altro, per la crisi economica. E la situazione dell’occupazione non sembra risolta o in miglioramento.

Previsione di assunzione per i giovani
Come dimostra Confartigianato con il suo studio, gli occupati sono passati dai 23 milioni e 541 mila dell’Aprile 2008 a 22 milioni 723 mila, secondo i dati Istat. I posti di lavoro sono quindi diminuiti di 818 mila in quattro anni e mezzo che fa appunto 480 posti di lavoro in meno ogni giorno, posti di lavoro che sono stati persi.

Proposte per risolvere il problema della disoccupazione
La situazione riguarda in particolar modo i lavoratori giovani fino a 35 anni. Sono loro ad accusare maggiormente i problemi della perdita del lavoro o della difficoltà a trovarne uno. In questa categoria di persone, appunto giovai fino a 35 anni, il tasso di occupazione è diminuito di circa il 20% con quasi un milione e mezzo di posti di lavoro in meno.
Nello studio di Confartigianato, nei cinque anni presi in esame si mostra anche la trasformazione del mercato lavoro. Gli occupati a tempo pieno sono diminuiti del 5,1% mentre quelli con contratti part-time sono aumentati dell’11,3%.

 

La Robin Tax scaricata sui consumatori

Dopo che la globalizzazione si è imposta anche in Italia si è parlato di Robin Tax. La tassa di Robin Hood che doveva colpire i ricchi per aiutare la collettività.

Per la Corte dei Conti ci sono troppe tasse

Nel 2008 è stato proposto un provvedimento in cui l’etica doveva essere l’idea ispiratrice. La Robin Tax riguardava alcune tipologie di imprese, ma non mancavano gli scettici. Nel 2011 il Ministro dell’economia Giulio Tremonti, in un periodo di crisi economica, ha inserito la Robin Tax nella manovra bis aumentando l’Ires dal 6,5% al 10,5% ed estendendo i settori che interessano la tassa che erano quelli petrolifero e della produzione di energia.

Quanto spenderanno gli italiani in tasse

Ora l’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas ha mostrato come la Robin Tax ha portato ad uno svantaggio per i consumatori. In 199 casi su 476 è stato dimostrato che la tassa è scaricata sui consumatori.

La relazione sull’attività di vigilanza del 2012 si riferisce ai due anni precedenti e mostra casi in cui la tassa ha portato ad una maggiorazione dei prezzi. L’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas afferma che “è ragionevole supporre che per ripagarsi la Robin Tax gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i prezzi di vendita”. Una situazione che contribuisce a fare aumentare lo spread con una variazione dovuta all’effetto prezzo che l’Autorità indica in circa 0,9 miliardi di Euro.

 

Robin tax scaricata sui consumatori

 L’Autorità per l’energia ha segnalato che in questo m omento ci sono almeno 199 casi in cui le imprese energetiche che pagano la Robin Tax, poi scaricano la stessa sui consumatori, nonostante questa “pratica” sia vietata dalla legge. A dirlo è il rapporto dell’Autorità per l’energia che quantifica anche i termini di questa situazione.

 Prezzo del gas scenderà a partire da aprile

Secondo il report in questione, dunque, ci sarebbero circa 1,6 miliardi di euro di incrementi dei margini di profitto delle imprese, legati al fatto che, nonostante il divieto di traslazione, c’è stato un incremento dei profitti.

La legge, in questo senso, tutela i consumatori, vietando alle imprese di scaricare con una maggiorazione delle imposte sui prezzi al consumo, il peso delle tasse che spettano loro. L’Autority ha avuto modo di registrare l’irregolarità, visto che la vigilanza sulla Robin Tax era prevista proprio per evitare queste situazioni.

 Bollette, da gennaio aumenta il gas e diminuisce la luce

La Robin Tax è un’addizionale Ires per le imprese energetiche, introdotta nel 2008, che deve restare a carico delle imprese e non essere tradotta in una maggiorazione del prezzo della benzina o del gasolio. Le imprese sembrano non aver tenuto conto di questa normativa e la situazione è assolutamente tragica. 199 operatori su 476, infatti, hanno violato il divieto: 105 operano nel settore dell’energia elettrica e del gas, mentre gli altri 94 si occupano del comparto petrolifero.

Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

 Queste 65 mila persone, lavoratori -ma soprattutto lavoratrici- usciti dal mondo del lavoro prima di raggiungere i requisiti per la pensione di anzianità, a causa di impedimenti quali i figli, problemi in famiglia o altre questioni non dipendenti dalla loro volontà, che si sono trovate escluse dalla pensione dopo con l’entrata in vigore della riforma Fornero.

► Età pensionabile italiana più alta d’Europa

Grazie alla circolare emanata dall’Inps il primo febbraio, questi lavoratori potranno presentare la domanda per  la pensione di anzianità. I requisiti minimi sono il compimento del 60° anno d’età per le donne e del 65° per gli uomini per coloro che alla data del 31 dicembre 1992 sono stati autorizzati al versamento dei contributi volontari per  la totalizzazione di 15 anni. Nel caso di lavoratori dipendenti il requisito è l’aver raggiunto un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni ed un cumulo di 10 anni di contributi, anche per periodi inferiori alle 52 settimane in un anno.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Una grande vittoria per i lavoratori e per i sindacati che si erano immediatamente schierati contro questa legge che, nella sostanza, depennava le deroghe previste dall’art. 4 del decreto legge num 503 del 1992. Una legge che, nella lettura aziendalistica che ne era stata fatta, cancellava quei diritti che i lavoratori sono riusciti ad ottenere con oltre 20 anni di lotte.

 

Previsioni di assunzione per i giovani

 Secondo l’analisi compiuta da Datagiovani in base alle previsioni di assunzione per i giovani fino ai 29 anni nelle aziende italiane per il primo trimestre 2013 fatta da Unioncamere-Ministero del Lavoro, saranno circa 38.000 i giovani che riusciranno a trovare un impiego.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso si attesta una diminuzione del 26%, cioè circa 13mila assunzioni in meno. I dati mostrano come la situazione lavorativa in Italia sia particolarmente difficile proprio per i giovani: su un totale di  138mila assunzioni programmate, solo un terzo sono riservate ai giovani con meno di trent’anni.

► Proposte per risolvere il problema della disoccupazione

Analizzando la dislocazione geografica, emerge un dato tipico italiano, cioè una condizione più difficile nelle regioni del Mezzogiorno, dove si registra un calo del 40% di assunzioni previste per ragazzi con meno di 29 anni, con punte di -55% in Puglia e di -48% in Sardegna.

Una situazione che comunque è comune a tutta Italia, con diminuzioni delle assunzioni giovanili del 29% per il NOrdovest, del 21% del Nordest e del 17% per il Centro.

► Continua incubo disoccupazione

Le professioni maggiormente richieste sono cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici, con 4.379 assunzioni previste (-7,3% rispetto al primo trimestre del 2012). Tante le richieste per gli ingegneri, con un incremento di richieste del 40,5%, e di professioni legate all’accoglienza, informazione e assistenza alla clientela (2.253 richieste di assunzione, con una crescita del 32% rispetto al primo trimestre del 2012).

 

Regioni e Comuni non riusciranno a rispettare il patto di stabilità

 La situazione in cui si trovano le finanze delle Regioni e dei Comuni è molto difficile e, secondo Graziano Delrio -presidente dell’Anci- e Vasco Errani -presidente della Conferenza delle Regioni- poterebbe divenire impossibile preparare dei bilanci nel rispetto del patto di stabilità.Questo è quanto si legge nella  lettera inviata al premier Mario Monti e al ministro dell’Economia Vittorio Grilli.

► Grilli su tagli spese

La lettera contiene un appello al governo che deve prendere atto di questa difficoltà oggettiva e pensare, quindi, ad un

provvedimento che risolva quelle questioni che oggi pregiudicano una corretta attività contabile e finanziaria degli enti.

Questo appello non è nuovo, perché già in sede di approvazione della legge di stabilità 2013 era stata evidenziata una difficoltà oggettiva dei Comuni e delle Regioni a predisporre i bilanci nel rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità interno ed in considerazione dei tagli gravosissimi.

Il primo passo da fare è quello di rivedere quanto deciso per la Tares. Con la posticipazione del pagamento della prima rata a luglio, infatti, i comuni si troveranno con

un serissimo problema di liquidità ai Comuni che dovrebbero anticipare alle aziende i corrispettivi per erogare i servizi.

► Prima rata Tares posticipata a luglio

Le Regioni chiedono, in primo luogo, che siano rivisti i termini del taglio al fondo sanitario. Attualmente, infatti, quanto previsto non consentirebbe di garantire i servizi essenziali ai cittadini.

 

Sale lo spread per l’incertezza politica

 Lo spread tra i titoli di stato nostrani e gli equivalenti Bund decennali, è salito di nuovo, non solo superando la soglia Monti ma andando a finire sopra i 300 punti. Molto di questa situazione si deve al fatto che la campagna elettorale, in Italia, è entrata in una fase molto pungente e l’incertezza sul risultato delle urne, domina i dibattiti nel paese.

 Lo spread italiano torna sopra la soglia Monti

L’Italia, ormai, da diversi mesi, da oltre un anno, da quando Berlusconi ha dovuto lasciare il passo a Monti, combatte con l’altalena dello spread che aveva anche raggiunto di 575 punti base. Quindi, il 300 che leggiamo oggi, forse, non è nemmeno così grave. Peccato che il rialzo denoti una sensibilità del differenziale alla situazione politica e quindi faccia immaginare un rialzo preoccupante.

 Italia e Francia unite dalla produttività e divise dallo spread

In più c’è da considerare che l’aumento dello spread, va di pari passo con l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, che nel mercato secondario sono già stati sospinti verso livelli record, ma nelle aste della prossima settimana, già programmate dal Tesoro, potrebbe rilevarsi in tutta la sua forza.

La prossima settimana ci sarà un’asta di titoli a medio e lungo termine. L’appuntamento per gli investitori è fissato per mercoledì ma non è ancora stato spiegato per bene l’importo dei titoli in vendita. Le indiscrezioni parlano di 8,5 miliardi di euro.

Dati Bankitalia su prestiti e depositi

 Il numero dei prestiti concessi a dicembre è ancora in calo, anche se quelli concessi alle famiglie sono aumentati in misura maggiore rispetto a quelli delle imprese. E’ quanto emerge dai dati di Bamkitalia sulla situazione dei prestiti in Italia per il periodo di dicembre 2012. Nello specifico si è registrata una contrazione dello 0,9% dei prestiti al settore privato su base annua, che mette in evidenza come si sia avviato un trend positivo (a novembre la contrazione è stata dell’1,5%).

► Il fondo Kyoto per i prestiti

Sono le imprese a soffrire di più del perdurare di questa situazione, con una contrazione del 2,2% a fronte del -3,4% del mese precedente. Per le famiglie, invece, si è registrata una diminuzione dei prestiti concessi dello 0,5%.

Controtendenza il dato riguardante i depositi bancari. Per il mese di dicembre si è attestato un aumento dei depositi privati del 6,9% (6,6% a novembre).

Buoni anche i dati sul costo del denaro. I tassi di interesse applicati sui prestiti e i finanziamenti per l’acquisto delle abitazioni sono diminuiti al 3,92% rispetto al 4,05% di novembre, mentre quelli per il credito al consumo sono calati al 9,06% (9,49% a novembre).

► Tutto sui tassi d’interesse dei mutui

A patire ancora le società non finanziarie, per le quali i tassi di interesse sono calati solo per i prestiti inferiori al milione di euro (4,43% a dicembre contro il 4,49% di novembre), mentre per i prestiti oltre il milione i tassi sono saliti al 3,15%, dal 3,06% a novembre.

 

 

Il patrimonio di MPS non è a rischio

 A sorpresa il rimbalzo di MPS a piazza Affari e nessuno si aspettava un recupero così eclatante viste le precarie condizioni finanziarie dell’istituto di credito. Ma è evidente che gli investitori hanno avuto una buona fonte d’informazioni, l’Ad della banca che ha spiegato come, negli anni, siano stati messi al sicuro i soldi per far fronte al problema.

 Mps iscrive a bilancio le perdite ed esclude problemi di liquidità con il titolo aumenta in Borsa

E’ stato diffuso nella giornata di ieri, il resoconto di una conference call con l’AD del Monte dei Paschi di Siena che ha spiegato come nei conti della banca ci sia molta trasparenza. In pratica le perdite economiche che hanno fatto vacillare le sensazioni sulla permanenza del Monte dei Paschi nel sistema finanziario nazionale, sono già state contabilizzate. Insomma, lo sapevano tutti ed era stato trovato un rimedio.

 Che succede ai mutui di una banca fallita

Si parla di perdite di 730 milioni di euro per Alexandria, Santorini e Nota Italia. Tutto però è da attribuire al passato. Adesso il patrimonio della banca è solido e basta dare uno sguardo al Core Tier1 pro forma che è del 12,1 per cento per capire che le condizioni del Monte dei Paschi non sono poi così critiche.

In futuro, una banca più snella, potrebbe agevolare il miglioramento delle strutture e oliare il meccanismo creditizio, così da riguadagnare appeal nei confronti dei clienti e potenziali tali.