Lavazza sfida Starbucks in Inghilterra

 Starbucks, come anche Amazon che si barcamena tra bilanci deludenti ed ottimi rendimenti, ha avuto problemi con il fisco, ma i guai, per l’azienda contro la quale si è scagliato anche Cameron, non sono ancora finiti.

Cameron contro Starbucks

Stavolta però, parliamo di competizione e lo facciamo con una nota di orgoglio tricolore visto che sta per sbarcare in Inghilterra anche Lavazza. Il marchio italiano del caffé ha deciso che aprirà più di 400 punti vendita nei prossimi 10 anni. Al momento tra Londra e dintorni si aggirano gli esperti della Cushman & Wakefield che devono trovare le location più adatte all’impresa.

La concorrenza sul territorio inglese, per Lavazza, sarà molto dura visto che oltre alla tradizione di Starbucks dovrà farsi largo con l’esperienza e la qualità del prodotto tra gli affezzionatissimi di Costa e Caffé Nero. Di certo c’è che l’azienda ha intenzione di ampliare il business e per gli investitori, questa progettualità, è molto confortante.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal Regno Unito

Concretamente, nei prossimi mesi, si aprirà sicuramente saranno inaugurate le prime cinque caffetterie a marchio Lavazza, due a Londra e le altre tre, probabilmente, a Leeds, Derby e Newbury. In tre anni, l’obiettivo, è di aprirne circa 50, sempre in centro città, nei punti turistici o nei centri commerciali.

Tasse sui mutui per il 45% del valore della casa

 Nell’operazione di compravendita di un immobile è fondamentale conoscere tutti i costi aggiunti rispetto al prezzo della casa comprata. Per esempio le imposte da corrispondere al fisco, l’onorario da versare all’intermediatore, il costo del mutuo, quindi gli interessi dell’eventuale finanziamento acceso.

 Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

Alla fine dei giochi, secondo un’inchiesta del Sole 24 Ore, il 45 per cento circa del valore dell’immobile acquistato, è praticamente “restituito” all’Erario sotto forma di tasse. Proviamo a spiegare la faccenda.

Il peso del fisco sulle abitazioni è ingente: il 45 per cento del prezzo degli immobili va a finire nelle mani dello Stato visto che in 30 anni, con le tasse versate, il proprietario di una casa riesce quasi a ri-comprare nuovamente l’immobile. Mediamente, in un anno, vanno via tra i 2800 e i 3800 euro d’imposte che si traducono, dopo 30 anni, in un patrimonio di 114 mila euro.

Il discorso è valido soprattutto per i proprietari di una casa che vogliano fare tutto “in regola” senza versamenti di somme in nero ma contando esclusivamente sui propri risparmi. Oggi, in più, le tasse sulla casa sono cambiate e sono aumentate. Dall’Ici si è arrivati all’Imu, dalla Tarsu alla Tares, senza contare tutta l’IVA corrisposta per il pagamento delle utente.

La Tares sarà più alta della Tarsu secondo la Cgia

Secondo la Cgia di Mestre per pagare tutte le tasse, quest’anno, i cittadini dovranno lavorare tutti un giorno in più.

La fiducia dei consumatori ai minimi

uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti e ci rivolgiamo soprattutto al ForEX, osservando da vicino il dollaro, ci accorgiamo che c’è un market mover molto importante: l’indice di fiducia dei consumatori. L’impatto di questo indice dipende dal fatto che se c’è fiducia nei consumatori è molto probabile che l’economia sia in ripresa.

E’ un discorso che può essere traslato anche nel panorama italiano. Forse sì, ma a quel punto bisogna prendere atto della situazione di crisi che sta vivendo il nostro paese.

 Incertezza politica Italia allontana investitori, il parere della BCE

In Italia, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, infatti, la fiducia dei consumatori è arrivata ai livelli minimi del periodo. Non si era giunti così in basso dal 1996. Questo vuol dire che, con la complicità dell’incertezza politica – che dovrebbe essere saziata alla metà di febbraio con la tornata elettorale – la situazione nel nostro paese è peggiorata.

L’indice di fiducia dei consumatori è passato dagli 85,7 agli 84,6 punti. Pesano le considerazioni dei nostri connazionali sulla situazione delle famiglie prima ancora che sulla situazione dell’Italia nel suo complesso. Sono ancora meno, tra l’altro, gli italiani che guardano con speranza al futuro.

Questo vuol dire che il 2013, Draghi a parte, il nostro paese vivrà nel pessimismo.

► Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

I programmi elettorali per i quattro temi caldi dell’economia

 L’economia è il punto nevralgico di tutti i programmi elettorali italiani in vista delle prossime elezioni che si terranno tra poco meno di un mese, il 24 e il 25 febbraio 2013.

Data la difficile situazione del paese in questo periodo, è normale che tutti si soffermino a parlare di quanto hanno intenzione di fare riguardo ai temi più scottanti dell’economia, anche se, spesso, è complicato riuscire a capire quali siano le azioni reali che le varie coalizioni hanno intenzione di fare.

Per questo abbiamo raccolto le tematiche più importanti -fiscal compact, welfare, Imu e crescita- e, per ognuna, cercato di estrapolarne i principi di azione delle coalizione che sono scese in campo.

Fiscal compact

Lista Monti: Mario Monti nella sua agenda prevede che a partire dal 2013 sia raggiunto il bilancio strutturale e che il debito pubblico possa essere ridotto di un ventesimo ogni anno a partire dal 2015 fino a che il rapporto debito/pil non raggiunge il 60%. Per farlo basta continuare sulla strada intrapresa con il Fondo salva-Stati senza la rinegoziazione dei trattati con l’Europa.

Pd e Sel:  poco o nulla di fatto per questa coalizione che pensa solo ad un'”eventuale rinegoziazione”, ma senza fornire ulteriori spiegazioni.

Movimento Cinque Stelle: nessuna rinegoziazione

PDL: la revisione dei trattati è uno degli obiettivi principali, in cui la BCE dovrà diventare il prestatore di ultima istanza. Si propone anche la creazione di Euro-bond e l’esclusione delle spese di investimento dai limiti del patto di stabilità e un eventuale riduzione del debito pubblico di 400 miliardi in cinque anni.

Rivoluzione Civile: totalmente contrario al Fiscal Compact, il cui risultato sarebbe quello di tagliare la spesa pubblica di 47 miliardi di euro all’anno per i prossimi venti, colpendo solo i lavoratori e le fasce più disagiate.

Privatizzazione Welfare

Rivoluzione Civile: il sistema sanitario deve essere pubblico ed universale, e tutto si deve muovere in questa direzione. Ragione per cui la riforma Fornero va cancellata.

Movimento Cinque Stelle: propone semplicemente il consolidamento del servizio sanitario universale e gratuito.

Pd e Sel: nessun chiarimento in merito alla distinzione tra pubblico e privato.

Lista Monti: secondo il premier uscente nella sanità

devono prevalere appropriatezza delle cure, costo/efficacia, riduzione al massimo degli sprechi, gestione manageriale

il che sembra dire che il sistema previsto potrebbe essere un mix di entrambi con preas’stazioni gratuite minime garantite, per il resto dovrebbe esserci un’assicurazione sanitaria privata.

Imu sulla prima casa

Lista Monti: prima di pensare alla cancellazione dell’Imu è necessario dare la precedenza alla riduzione del carico fiscale per lavoro e impresa. Solo a quel punto si potrà pensare all’Imu.

Pd e Sel: pochi accenni alla patrimoniale e giusto un auspicio di riduzione della pressione fiscale sul lavoro.

PDL: eliminazione dell’Imu sulla prima casa, revisione del sistema fiscale in ottica federalista, nessuna patrimoniale, eliminazione dell’Irap e progressiva riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese di un punto ogni anno.

Movimento a Cinque Stelle: nessuna parola su tasse.

Rivoluzione Civile: diversamente da PDL, qui arriva il sì alla patrimoniale, ma no all’Imu sulla prima casa, che, invecem dovrebbe essere pagata solo da Chiesa e fondazioni bancarie.

Crescita

Lista Monti: per il premier tecnico gli obiettivi di crescita potranno essere raggiunti attraverso liberalizzazioni, miglior uso dei fondi europei, semplificazione burocratica e fiscale.

Pd e Sel: crescita possibile con eliminazione del precariato e abbassamento dei salari.

PDL: la crescita in questo caso dovrebbe realizzarsi attraverso delle agevolazioni fiscali per le aziende che assumono, maggiori tutele per le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, utilizzo della Cassa depositi e prestiti per il rilancio del commercio interno ed estero.

Movimento Cinque Stelle: il programma lascia diverse lacune e non propone nulla di realmente organico, se non alcune possibili soluzioni come il rilancio delle produzioni locali, la green economy e il sussidio di disoccupazione garantito.

Rivoluzione Civile: è lo Stato che deve occuparsi della crescita, con il reddito minimo garantito per chi è senza lavoro, detassando le tredicesime e ripristinando l’articolo 18.

Rapporto Congiuntura flash di Confindustria

 Seconda recessione in cinque anni per l’Italia, almeno stando a quanto dice il rapporto Congiuntura flash elaborato da Confindustria.

Ma questa situazione non deve essere vista solo come negativa in quanto, ora che il fondo è stato toccato, c’è una grande possibilità di un rimbalzo dell’economia che può dare avvio alla ripresa.

 Italia fuori dalla recessione ad aprile

Il pericolo maggiore, però, arriva proprio dai cittadini, la cui sfiducia:

compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali. Gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al Pil e le scorte sono bassissime.

► La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

Cosa fare per rimediare? Dare linfa vitale al mondo del lavoro, in primis, ma anche che si superino le elezioni previste per il prossimo febbraio. L’incertezza della situazione politica interna, infatti, porta i consumatori a non azzardarsi in spese e solo una maggioranza solida e costruttiva potrà dirigere verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori.

 

Bankitalia contraria al commissariamento di Mps

 Per Bankitalia non si sta pensando al commissariamento della banca Monte dei Paschi di Siena. Il governatore Ignazio Visco ha escluso questa ipotesi di commissariamento dicendo che la normativa vigente non la prevede. Anche il presidente Alessandro Profumo dice che la Mps non deve essere commissariata.

Indagine per truffa nel caso Mps

Per cercare di salvare Mps la fondazione ha affermato di essere pronta a cedere un altro pacchetto di partecipazioni scendendo sotto il 33,5%. L’Amministratore Delegato di Mps Viola ha detto: “I 3,9 miliardi dei Monti-bond bastano per coprire le perdite”.

Poi ha affermato: “Non è in ginocchio. La situazione della banca è sotto controllo, non ci sono criticità. La banca è solida”.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

La procura intanto avanza nelle sue indagini e ora c’è l’accusa di truffa per Mussari e Baldassarri relativamente alle operazioni che sono state fatte dopo l’acquisizione di Antonveneta e che secondo i pm di Siena erano servite per spalmare il debito di Mps nel bilanci successivi. Le verifiche fiscali su Mps riguarderebbero la vendita di Palazzo dei Normanni a Roma per 142 milioni di Euro e la plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento di azioni Unipol.

► Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Secondo l’Ue l’Italia deve chiarire quanto è successo e come è funzionato in passato. Le indagini si stanno concentrando su 8 bonifici usciti in 11 mesi per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra.

Indagine per truffa nel caso Mps

 Il caso Monte dei Paschi di Siena è sempre più pieno di particolari con le indagini che ora arrivano a ipotizzare una truffa. Le accuse per Giuseppe Mussari, l’ex presidente di Mps, e Gianluca Baldassarri, che è stato il direttore centrale e responsabile dell’area Finanza del gruppo, sono indagati quindi per il reato di truffa. Le accuse ai due parlano di venti milioni di Euro che Baldassarri avrebbe riportato in Italia utilizzando lo scudo fiscale. La sua posizione potrebbe quindi aggravarsi.

La crisi di MPS spiegata in quattro punti

I pm di Siena Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso indagano anche su altri dirigenti della Mps come Antonio Vigni, Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti con i reati contestati che sono di truffa e di di ostacolo all’attività di vigilanza e manipolazione di mercato.

Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Alla base delle accuse di truffa c’è l’acquisizione di Antonveneta che Mps ha fatto nel 2008 chiudendo l’affare con gli spagnoli di Santander. Mps aveva concluso con Jp Morgan un accordo che era un rischio vista la situazione di crisi dei fondi subprime. Nel 2009 Mps sottoscrive i contratti derivati con i rischi che sono chiari e qui si concentra l’accusa di truffa. In particolare, secondo la procura dopo l’acquisizione di Antonveneta Mussari e Baldassarri hanno organizzato una serie di operazion con l’obiettivo di spalmare i debiti di Mps nei bilanci futuri.

Abolito tacito rinnovo RC Auto

 Le novità per quanto riguarda l‘RC auto sono arrivate grazie alle modifiche apportate all’articolo 22 del decreto 179, che prevedono che tutte le assicurazioni che hanno scadenza prevista dopo il 1 gennaio del 2013 non siano rinnovabili tacitamente.

Le polizze RCA più convenienti d’Italia

Quindi, non c’è più necessità di dare un preavviso (variabile in base al gestore e al ramo assicurativo) nel caso si voglia cambiare assicurazione allo scadere del contratto in essere e, inoltre, le modifiche prevedono la cancellazione dei quindici giorni di proroga dopo la scadenza, per adempiere al pagamento dell’assicurazione.

inoltre, come previsto dall’articolo 1899 del nuovo codice civile, le assicurazioni auto avranno una durata compresa tra la mezzanotte del giorno in cui il contratto si conclude e la mezzanotte dell’ultimo giorno di durata del contratto.

In arrivo il superbollo

Chi, oltre il termine di scadenza previsto, non abbia pagato la rata relativa all’RC auto, oltre a trovarsi immediatamente senza copertura assicurativa in caso di sinistro, è prevista una multa da 798 euro e l’immediato sequestro dell’auto.

La nuova normativa è valida anche in caso di contratto assicurativo pluriennale.

 

Piano nazionale di riordino dei cieli italiani

 Giusto in tempo. E’ notizia di poco fa che il Governo ha dato il via libera al piano nazionale di riordino dei cieli italiani, anche se manca ancora l’intesa finale con la conferenza Stato-Regioni.

L’intento è quello di ridurre la frammentazione tra i diversi scali presenti sul suolo italiano (in totale 112 di cui 11 destinati a soli scopi militari) e favorire un processo di riorganizzazione, atteso da almeno trent’anni. Ora c’è da attendere la risposta della Conferenza Stato-Regioni, ma il processo per il quale il provvedimento possa trasformarsi in decreto potrebbe essere piuttosto difficile.

Interviene Monti, cresce Gemina in borsa

Il piano proposto dal Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture prevede che in Italia si creino almeno due categorie di aeroporti, quelli di serie A (31 in tutto: Bergamo, Bologna, Genova, Milano Linate, Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Venezia, Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona, Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste Lampedusa, Pantelleria, Rimini e Salerno) i quali rimarranno sotto concessione nazionale e sarà lo Stato ad occuparsi del loro mantenimento e ammodernamento; e quelli di serie B, i quali non riceveranno nulla dallo Stato ma dovranno mantenersi con le loro forze e saranno gli enti locali a doversene fare carico.

Il piano, quindi, non prevede la costruzione di nessun nuovo scalo (compresi quelli di Grazzanise e Viterbo) e quelli che rimangono fuori dall’intervento statale sono nelle mani delle regioni o dei rispettivi enti locali, i quali potranno decidere se chiuderli, mantenerli o destinarli ad altro utilizzo.

Olli Rehn parla di Italia e Europa

 Olli Rehn ha parlato diffusamente al Parlamento europeo dell’Italia, in una lunga analisi che vede il nostro paese preso sia come esempio di ciò che non andrebbe fatto e anche come esempio, invece, di ciò che tutti dovrebbero fare per accompagnare l’Europa fuori dalla crisi.

Rehn attacca Berlusconi e difende Monti

Nel secondo esempio, com’era prevedibile, Rehn ha citato quanto fatto dal governo tecnico presieduto da Mario Monti, per il primo la stoccata è arrivata direttamente a Silvio Berlusconi.

Secondo il Commissario, infatti, il Cavaliere non ha rispettato gli impegni presi per il consolidamento di bilancio previsti per l’estate del 2011 (il consolidamento era fondamentale per l’acquisto dei titoli di Stato italiani da parte della BCE).Il mancato rispetto dei termini ha fatto sì che il costo del finanziamento diventasse molto più pesante per lo Stato e questo ha provocato il soffocamento della crescita dell’Italia, fino a che, come dichiarato dallo stesso Rehn, l’Italia non ha fatto passi da gigante, riguadagnando la fiducia dell’Europa, con l’arrivo di Monti.

Per il Fmi l’Italia può tornare a crescere

Oltre al caso Italia, Rehn è anche intervenuto sulla situazione dell’Europa e dell’euro, definendo la situazione buona, ma ancora insicura. Ciò che gli stati membri devono fare, ora, è consolidare il mercato del lavoro con riforme atte a rimuovere gli ostacoli all’occupazione.