Per il FMI le riforme italiane valgono il 5% del PIL

 Il Fondo Monetario Internazionale, da tempo, tiene d’occhio quel che fa la politica italiana per stimolare la crescita economia nel nostro paese. Il FMI ha chiesto a tutti gli stati di lavorare per aumentare la flessibilità interna e ridurre i costi del mercato del lavoro. Se tutti i paesi riuscissero a lavorare nella stessa direzione sarebbe il Prodotto Interno Lordo internazionale a trarne beneficio.

 Per il Fmi l’Italia può tornare a crescere

Sembra infatti che con le liberalizzazioni e un’economia sospinta nella direzione giusta, con il progressivo abbandono dei contratti di lavoro atipici, si potrebbe arrivare ad un +5% del PIL. I punti cardine della riforma, quindi, sono nelle liberalizzazioni e nel mercato del lavoro. Due elementi in grado di trainare l’economia internazionale ma soprattutto interessanti ed efficaci nel contesto italiano.

Il nostro paese, secondo il FMI deve prima di tutto colmare il gap che lo allontana dai paesi più avanzati del centro Europa dove non è solo il divario sul terreno delle pensioni a pesare in modo insistente.

 Lo spread delle pensioni

Sul mercato del lavoro italiano il FMI è molto diretto: gli  incentivi all’apprendistato sono interessanti ma lasciare in circolazione tanti contratti atipici, può essere controproducente. Sono invece apprezzabili gli sforzi in materia di accordi sindacali e pacchetti fiscali, entrambi, ormai, risalenti al 2011.

Mediaset svolta e mette a segno due rialzi incredibili

 Mediaset sta diventando croce e delizia del mercato italiano. Dall’inizio dell’anno il titolo è sull’otto volante e a perdite improvvise ripara subito dopo con incrementi record. Per esempio, l’ultimo saliscendi degno di nota è stato proprio la settima scorsa.

 Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

Mediaset ha prima messo a segno un incremento del 9,03%, poi ha toccato una nuova punta massima con il +13 per cento, per poi portare a casa anche un ottimo +6%. Una corsa inarrestabile che l’ha fatta entrare subito nell’indice DJ Stoxx che censisce le migliori società del momento.

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Alla fine dei conti c’è stato uno scambio di capitale pari al 12 per cento che ha fatto riversare tutte le attenzione della borsa verso il gruppo della famiglia Berlusconi. Adesso, per avere un’idea del futuro del titolo Mediaset, bisogna soltanto scoprire chi sta comprando le azioni in questione.

 Trimestrali: crolla Mediaset

Qualche analisti cerca una correlazione tra i rialzi in borsa del titolo Mediaset e la ridiscesa in campo di Berlusconi. Peccato che fino a questo momento non ci siano grosse prove di questo andamento, quanto piuttosto ci si chiede degli hedge fund, visto che le stime di crescita del titolo Mediaset sono nell’aria.

La commissione Borsa ha comunque avviato un’indagine per scoprire la radice di queste oscillazioni.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

  Piazza Affari, da qualche tempo, è tirata avanti dalle performance dei titoli legati ai beni di lusso, quindi non stupisce che ci sia molto fermento riguardo l’ingresso tra i titoli tricolore di Moleskine e Moncler prima e di Versace poi.

La borsa di Milano, da poco, ha salutato due new entry di tutto rispetto: Ferragamo e Brunello Cucinelli che lo scorso anno sono entrati nel mercato azionario. Un debutto che ha convinto molti investitori, soprattutto gli stranieri che adesso guardano con fascino e attesa le agendine che hanno reso famosi Chatwin ed Hemingway, nonché quei vestiti di lusso che fanno la moda con Moncler.

 Il Made in Italy non conosce crisi

Riguardo Moleskine, il debutto in borsa è sempre più vicino visto che l’azienda ha ottenuto il via libera per la quotazione dalla Consob. Sul mercato dovrà essere piazzata una quota consistente dell’azienda, il 40 per cento circa, tramite una Opvs.

 Si prepara l’IPO per Moleskine

Moleskine, tanto per fare un quadro chiaro ai possibili investitori, fa capo ai fondi Syntegra Capitale che detengono il 67,7 per cento della società. A seguire si deve fare i conti con un 15,2 per cento di Index Ventures e con il 10,6 per cento nelle mani del fondatore Francesco Franceschi. Infine c’è un 6,5 per cento delle quote che è nelle mani del management. In termini di fatturato Moleskine parla di 66 milioni di euro grazie alle vendite nel Stati Uniti, in Italia, in Germania e in Inghilterra.

La possibile espansione di Geox

 Ci sono molte aziende nel nostro paese che stanno scegliendo la delocalizzazione per ridurre i costi e mantenere un certo standard di produttività. Una vicenda emblematica in questo senso è quella della Geox che ha volto il suo sguardo imprenditoriale verso i lidi d’Oriente.

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Un movimento che oltre ad essere interessante per il portafoglio dei manager, è cruciale per quello degli azionisti.

L’azionista a presidente della Geox, Mario Moretti Polegato, da tempo ha deciso di far parte del World economic forum di Davos e da qualche giorno tenta di fare il punto sulla situazione della sua azienda, la società che si occupa di produrre e vendere le famose “scarpe che respirano”.

L’azienda ha intenzione di continuare ad espandersi, ma per farlo deve andare oltre i confini europei. La meta definita dal presidente è la Cina oppure Hong Kong. In entrambi questi territori, da qui a tre anni, Geox intende aprire 400 nuovi negozi. Un quantitativo enorme di punti vendita, soprattutto se si considera che i negozi Geox nel mondo, oggi, sono 1200 in tutto.

Il mercato cinese rappresenta un’opportunità enorme per l’azienda che non vuole certo posizionarsi come l’azienda che produce scarpe di lusso, ma come portavoce dell’urban style, produttrice, insomma, delle scarpe “da tutti i giorni”.

Continua il credit crunch per le imprese

 La crisi economica sembrava aver avuto una battuta di arresto quando lo spread aveva iniziato a diminuire. Questo, almeno, è quanto accaduto sulla carta che però non ha trovato una realizzazione pratica e le imprese ne continuano a risentire.E‘ dalla metà del 2011 che le banche non concedono prestiti alle aziende che si trovano, ora, a dover combattere ancora con una mancanza di fiducia da parte delle banche che sta mettendo in ginocchio anche quelle imprese che sono riuscite a superare il periodo più nero della crisi.

Chiuse mille imprese al giorno nel 2012

La prima grande flessione del credito c’è stata fra la metà del 2009 e la metà del 2011. Un periodo di circa 18 mesi nel quale le aziende si sono viste negare fiducia e contanti dagli istituti, con le conseguenze che tutti conosciamo. Alla fine del 2011 sembrava che la situazione potesse migliorare, invece, come fanno sapere dalla banca D’Italia:

i prestiti bancari alle imprese hanno continuato a flettere. In novembre erano in ribasso di circa il 6 per cento rispetto a un anno prima.

Euro e indebitamento delle famiglie

E’ lo stesso Squinzi, presidente di Confindustria, a porre l’accento su una seconda fase del credit crunch, che va a colpire quelle aziende che fino ad ora sono riuscite a mantenersi sane. Il tanto desiderato abbassamento dello spread c’è stato (in estate siamo passati da 500 a 260 punti base) ma non ha trovato, poi, una risposta sul campo dell’economia reale, né per le famiglie e né per le imprese.

 

Sigarette elettroniche VS Bionde

 Le sigarette elettroniche sono stati uno dei prodotti di maggior successo del 2012. Prima ancora di sapere se sono realmente utili o quali possano essere i rischi legati al loro utilizzo, gli italiani le hanno acquistate in massa, sperando di poter, finalmente, trovare un modo comodo e senza sacrificio per smettere di fumare.

Che chi le ha acquistate abbia smesso o meno con le sigarette tradizionali non è dato saperlo, quello che si s è che sono stati in molti, anzi, moltissimi, coloro che hanno deciso di provare: le ultime stime parlano di circa 400.000 persone che  utilizzano, ad oggi, le sigarette elettroniche, che diventeranno circa un milione nel 2013. Con un giro complessivo di affari che dagli attuali 200 milioni potrà arrivare fino a circa 500 milioni di euro.

Monopolio

E i produttori di sigarette tradizionali tremano. In Italia i fumatori sono circa 12 milioni e la corsa alla conquista del mercato per i produttori e i distributori di e-cig è appena iniziata. C’è parecchio movimento circa questa novità, che si alimenta anche grazie al fatto che in Europa, come anche negli Stati Uniti, questo è un mercato in continua espansione.

Per ora in Italia la rete della produzione e della vendita è ancora piccola -7-8 aziende di produzione, 1.500 negozi, 5.000 addetti in totale- ma destinata a crescere in modo esponenziale dati che i pochi operatori presenti non riescono a evadere gli ordini.

La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

 L’inflazione sale, la fiducia dei consumatori scende e le retribuzioni dei lavoratori, invece, restano praticamente stabili. Secondo i dati dell’ultimo bollettino Istat, infatti, le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2012 sono aumentate dell’1,5% rispetto all’anno precedente, un dato che non era così basso dal 1983.

Record del debito con le banche per le famiglie italiane

Ma il problema non è solo che i salari dei lavoratori non hanno avuto nessun aumento, ma il fatto che la forbice tra l’aumento dei salari e la crescita dell’inflazione si allarga sempre di più. Nel 2012 l’aumento dell’inflazione registrato su base annua è stato del 3%, quindi praticamente il doppio. In questo caso non si vedeva una distanza tanto grande tra salario ed inflazione dal 1995.

Italia fuori dalla recessione ad aprile

A fare da contraltare a questi dati, l’indice della fiducia dei consumatori che è passato dagli 85,7 punti di dicembre agli 84,6 del gennaio del 2013. Per trovare un livello simile è necessario, ance qui, andare indietro di qualche anno, fino al 1996. Sono entrambi gli indici a essere crollati: sia quello che riguarda la fiducia corrente (a 90,9) che quello sul clima personale (a 89,3).

Per ora a mostrare qualche segno di speranza è solo la Confindustria che, nel bollettino Congiuntura flash, afferma che l’Italia ha raggiunto il fondo della recessione e che, quindi, è proprio questo il momento migliore per la ripresa economica.

Le frodi scoperte dalla Guardia di Finanza sono di circa 6,5 miliardi di Euro

 In Italia l’anno scorso le frodi relative ai fondi comunitari e nazionali e all’erario ammontano a circa 6,5 miliardi di Euro. È questo quanto hanno mostrato le Fiamme Gialle per l’anno che si è appena concluso.

I controlli fatti dalla Guardia di Finanza per conto della Corte dei Conti sono stati. I danni all’erario sono oltre 5,1 miliardi.

Dati evasione fiscale 2012

Le frodi ai finanziamenti europei e nazionali sono di 1,1 miliardi di Euro e sono state aperte 2800 indagini. Sono soldi indebitamente percepiti e sono stati denunciati più di 4600 persone, a cui sono stati sequestrati beni mobili e immobili per circa 348 milioni di Euro.

Le frodi previdenziali e assistenziali che sono state scoperte sono per più di 103 milioni di Euro tra falsi invalidi, falsi braccianti agricoli e persone decedute che prendevano la pensione. Sono stati scoperti anche molti assegni sociali e altri fondi per sostegno che non erano dovuti. Il problema economico per la sanità è di circa 72 milioni di Euro. I casi di doppio lavoro sono 1274 e sono state fatte delle sanzioni per circa 15 milioni di Euro.

Evasori contro il redditometro

Il comandante generale della Guardia di Finanza ha affermato che per il 2013 ci sarà un impegno

per smascherare le frodi sia a livello previdenziale e assistenziale sia a livello di settori dove ci sono incentivi come per le energie rinnovabili, la spesa sanitaria convenzionata e le misure finanziate con i fondi dell’Unione europea.

Monti promette di abbassare le tasse

 La campagna elettorale per le elezioni politiche si fa sempre più intensa e il tema delle tasse è sempre uno di quelli più importanti. Mario Monti ha affermato di volerle diminuire, lui che le ha aumentate per salvare l’Italia dal rischio del fallimento.

2013 anno di pressione fiscale record

Il leader del centro parla di Imu con detrazioni sulla prima casa e anche di detrazioni sui figli. Mario Monti ha parlato a Omnibus, la trasmissione su La 7. Uno degli argomenti sul quale maggiormente si sta concentrando la campagna elettorale è l’Imu e Monti ha affermato:

Presenteremo presto un piano per ridurre il gettito di Imu, Irap e Irpef. Proponiamo misure per bloccare la spesa pubblica corrente al netto degli interessi, con una riduzione spesa pubblica-Pil del 4,5 per cento al termine dei cinque anni. Non vogliamo fare promesse, ma prendere impegni seri.

Monti ha fiducia nell’economia

Per l’Imu Monti ha spiegato che si lavora ad una detrazione da 200 a 400 Euro, mentre con i figli a carico la detrazione arriverebbe a 800 Euro. Alla base della riforma dell’Imu c’è l’equità.

Monti ha anche parlato della riduzione dell’Irap e dell’Irpef per i redditi medio bassi. Monti ha detto: “Il Paese reale fa una denuncia reale, ha ragione. Abbiamo dovuto evitare il dissesto dello Stato che si profilava ad un orizzonte che sembrava sempre più vicino e abbiamo dovuto farlo non con una prospettiva di cinque anni, ma di mese in mese. Ogni mese, ora possiamo dirlo, era un incubo vedere quanti miliardi di euro dovevano essere emessi in titoli italiani entro la fine del mese”.

Record del debito per le famiglie italiane

 I conti delle famiglie italiane sono pesantemente in rosso. Va peggio per coloro che vivono in grandi città come Milano e Roma, mentre in piccoli centri, come Vibo Valentia, Ogliastra ed Enna, l’indebitamento sembra essere più basso.Questo è quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre che ha messo in evidenza come l’arrivo dell’euro abbia portato le famiglie italiane ad una corsa al mutuo che, dopo la crisi economica, si è trasformata in una crescita rilevante del debito pro-capite. I dati parlano di un aumento tendenziale di questi ultimi cinque anni -la data presa a riferimento è sempre quella del 2007, anno in cui, ormai, è convenzione far risalire l’inizio della crisi- del 140%.

Relazione tra debito pubblico e crescita

Passando dalle percentuali ai numeri reali, le famiglie italiane hanno un debito medio di circa 20 mila euro. Il dito della Cgia è puntato contro la moneta unica che ha

contribuito a far impennare i debiti, non tanto per aver spinto all’insù il costo della vita, ma per aver contribuito a far scendere i tassi di interesse praticati dalle banche nella prima parte del decennio scorso.

Saper scegliere fra mutuo e prestito per le spese di casa

Fatto che ha spinto gli italiani ad accendere un mutuo per l’acquisto della prima o della seconda casa che poi, a causa dell’aumento dell’inflazione (+25,4% tra il 2002 e il 2012) e l’aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche (sentito in modo particolare da coloro che hanno prestiti a tasso variabile e pari al +139,6%) ha portato lo scoperto bancario delle famiglie dagli 8.312 euro del 2002 ai 19.916 del 2012.

La situazione peggiore è quella per le famiglie residenti nella provincia di Roma, con un debito bancario medio pari a 29.353 euro (+155,4% rispetto al 2002). Segue Milano (28.472 euro, +161,2% rispetto al 2002).