Nuovo massimo storico debito pubblico

 I dati sul debito pubblico nel mese di novembre mostrano come si sia registrato un nuovo massimo storico. Il debito pubblico italiano è arrivato a 2 mila 020,7 miliardi di Euro. L’aumento rispetto al mese precedente è di 6 miliardi.

Nel supplemento al bollettino statistico di Finanza Pubblica della Banca d’Italia si afferma che questo aumento del debito pubblico è dovuto soprattutto al fabbisogno che è pari a 4,4 miliardi. La Banca d’Italia parla anche degli effetti degli scarti di emissione e dell’andamento del cambio che sono pari a 0,7 miliardi di Euro.

► Record del debito pubblico italiano

I dati di dicembre dovrebbero riportare il debito pubblico sotto i 2 miliardi di Euro, visto l’avanzo del settore statale e il decumulo della liquidità del Tesoro.

I dati dei primi undici mesi dell’anno mostrano un aumento del debito pubblico di 113,9 miliardi di Euro che è dovuto soprattutto al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche all’incremento delle attività del Tesoro presso la Banca d’Italia e all’emissione di titoli sotto la pari. Anche il sostegno ai Paesi dell’Eurozona in difficoltà, che comprende la quota di prestito che l’Italia ha erogato, ha influito su questa crescita.

► Ue chiede all’Italia di estinguere il debito

C’è poi il fatto che le entrate fiscali sono aumentate a novembre del 3,3% e che in generale sono aumentate nel confronto con l’anno precedente del 3,1%.

Calo produzione industriale

L’Istat ha rilevato che la produzione industriale, stando ai dati novembre, ha fatto registrare un calo del 7,6% su base annua, nonché dell’1% rispetto al mese precedente.

E’ questo il quindicesimo calo consecutivo su base annua. Il nostro conteggio parte quindi dal settembre 2011. A ciò si aggiunga l’accelerazione, sempre a ottobre ( quando era sceso del 6,1%), della discesa tendenziale. Nella media del trimestre settembre-novembre l’indice ha fatto registrare una diminuzione dell’1,7% rispetto al trimestre subito precedente. Per quanto riguarda invece gli undici mesi la discesa da tenere in considerazione si attesta intorno al 6,6%.

DICEMBRE

Considerando, dunque, questi dati certificati dall’Istituto di Statistica, in base alle previsioni del Centro Studi Confindustria a dicembre il calo della produzione industriale si dovrebbe essere bloccato. Gli esperti di viale dell’Astronomia sono fiduciosi, affermando che durante il mese di dicembre c’è stato un incremento della produzione industriale dello 0,4% rispetto a novembre. Tale aumento che porterebbe la media complessiva del 2012 a un calo del 6,2% rispetto a al 2010.

AUTOVEICOLI

Avevamo già parlato di un crollo a picco del mercato delle automobili. A novembre il comparto ha fatto registrare un calo del 14,1%, mentre nel complesso dei primi undici mesi del 2012 la vendita è scesa del 19,6%.

► Da cosa può dipendere la crisi dell’auto

ALTRI SETTORI IN CALO

– beni intermedi (-9,8%);

– energia (-7,7%);

– beni strumentali (-7,2%);

– beni di consumo (-5,6%).

Il peso del discorso di Monti a Porta a Porta

test elezioni per Piazza Affari, ma i titoli tricolore potrebbero essere influenzati anche dalla campagna elettorale.

Il confronto politico, spesso gestito attraverso le arene televisive, cerca di sbilanciare il consenso elettorale attraverso la presentazione di proposte legate alle tasse e alle prospettive economiche del paese.

Mario Monti, il premier uscente, ha deciso di correre per la poltrona di Palazzo Chigi e durante la trasmissione televisiva Porta a Porta ha deciso di sferrare un attacco deciso ai suoi concorrenti parlando dei tre temi che in questo momento sono nell’agenda degli italiani: il redditometro, l’IMU e la riduzione dell’IRPEF.

► Strategie di riduzione della tasse

Da sempre Mario Monti è stato associato alla lotta all’evasione fiscale di cui il redditometro, nell’ultima versione, sembra essere il braccio destro. Invece, ospite di Bruno Vespa, il premier uscente spiega che il redditometro ha posto dei vincoli eccessivi all’attività di governo, è stata una decisione di chi ha preceduto Monti e dovrebbe esserne valutata l’abolizione.

I conti dell’IMU, considerata un’imposta figlia dei governi precedenti al suo, Monti spiega che è utile per ridurre il disavanzo pubblico ma si può lavorare per la riduzione del suo peso, senza però estrometterla dalla tassazione.

Molto più concreta e a portata di mano sembra essere la riduzione di un punto percentuale dell’IRPEF, ma serve in tal senso la collaborazione di tutti i partiti.

Vaticano ha conto sospetto di 40 milioni

Ammonterebbe a 40 milioni di euro l’anno il match tra Santa Sede e Banca d’Italia per l’autorizzazione a usufruire di Bancomat e carte di credito. Si aggira intorno a questa cifra il saldo movimenti che traspare dai documenti contabili acquisiti dalla procura di Roma prima di segnalare i ‘bug’ che hanno implicato il blocco di tutti i Pos degli esercizi commerciali che si trovano all’interno del Vaticano.

Stiamo parlando di ottanta ‘punti vendita’:  Musei, farmacie, numerosi negozi e spacci. 80 negozi che subiscono un brutto colpo, dal momento che da inizio anno i pagamenti possono avvenire soltanto in contanti e questo, considerando i milioni di turisti e visitatori che arrivano costantemente, sta provocando serie difficoltà e anche perdite economiche.

Appare tuttavia alquanto difficile, se non addirittura impossibile, che il servizio possa essere ulteriormente garantito. Anche perché quanto successo riporta auge le numerose carenze nel sistema antiriciclaggio dello Ior, Istituto per le opere religiose, già messe in luce dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sulla correttezza delle operazioni bancarie realizzate sui conti intestati in zona Vaticano. Quanto è accaduto è successo in virtù degli atti, che hanno permesso di scoprire il conto sospetto. L’iniziativa alla quale si è arrivati non ha alcun precedente.

Finanziamenti per famiglie e imprese in diminuzione

 Si riduce il credito all’economia reale. Le banche non sostengono famiglie e imprese, mentre continuano a dare credito alle pubbliche amministrazioni (comuni, provincie, regioni e stato). In particolare, il rapporto del Centro studi Unimpresa mostra come nel confronto tra il novembre del 2011 e lo stesso mese del 2012 il credito alle famiglie e alle imprese è diminuito del 3%, mentre quello alla pubblica amministrazione è aumentato dell0 0,16%.

► Pagamento obbligatorio entro trenta giorni per la Pubblica Amministrazione

In numeri, la diminuzione del credito concesso si è attestata intorno ai 50 miliardi di euro, nonostante l’ingente somma (circa 200 miliardi di euro) che le banche hanno ricevuto dalla BCE a tassi particolarmente favorevoli (tasso fisso dell’1% assicurato), la maggior parte dei quali sono stati investiti in titoli di Stato italiani.

► Italia, il 70% delle imprese ha problemi di liquidità

Di contro, i prestiti alla pubblica amministrazione sono aumentati di 3,1 miliardi. I finanziamenti alla pubblica amministrazione, sottolinea infatti il Centro Studi, sono cresciuti passando da quota 1.982,5 a 1.985,6 (+0,16%); quelli alle imprese sono crollati di 40,8 miliardi (-4,47%); mentre quelli alle famiglie sono diminuiti di 7,3 miliardi, scendendo da 618,5 a 611,1.

► Anche i prestiti sono in calo come i mutui

In particolare, sul versante famiglie, va registrata una stretta su tutti i tipi di finanziamento: credito al consumo (-3,8 miliardi, -6,06%), mutui (-1,1 miliardi, -0,33%), altri prestiti (-2,2 miliardi, -1,21%). Complessivamente, i prestiti alle imprese e alle famiglie sono scesi in picchiata di 48,2 miliardi, passando da 1.533,3 a 1.485,1 miliardi (-3,15%).

Pagella valutazione contribuenti

 I contribuenti riceveranno quindi i voti in base alla loro correttezza nel pagare le tasse. Se non si è all’altezza si passa alla lista dei bocciati e da questa lista poi si individueranno i contribuenti su cui fare i controlli e gli accertamenti.

L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate con questo progetto è quello di  individuare con maggiore efficacia i contribuenti che dichiarano meno di quanto guadagnano e di quanto spendono.

 Il Fisco accerchia gli evasori

Nella relazione conclusiva della commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria si afferma che questo strumento sarà presentato ufficialmente mercoledì prossimo. Nel documento si parla di “risk score” che riguarda ogni contribuente, sia persona fisica sia società. I cittadini e le persone giuridiche avranno quindi un voto che si baserà su diversi parametri.

► Come usare il Redditometro

Questa pagella con tanto di voti e di individuazione di probabili evasori fiscali sarà d’aiuto anche al nuovo redditometro, che considererà la lista dei bocciati del precedente  strumento. Si potrà quindi fare un’indagine con controlli e accertamenti mirati utilizzando al meglio le risorse e puntando con più efficienza all’obiettivo di individuare gli evasori fiscali.

Costi casa triplicati in 20 anni

 In principio fu l’ISI (Imposta Straordinaria sugli Immobili) il cui peso sulle famiglie italiane era di circa 90 euro.

Dopo l’ISI, nel 2007, è arrivata l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). In questo caso l’esborso medio era di 138 euro. Poi anche l’ICI è passata di moda ed è stata sostituita dall’IMU, forse la tassa sulla casa più odiata di tutte, che ha portato l’esborso a 278 euro di media.

► Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

Secondo il dossier dell’Osservatorio della Uil Servizio Politiche Territoriali, quando fu pagata l’ISI nel 1992 allo Stato arrivarono circa 11.500 miliardi di vecchie lire (5,9 miliardi di euro). Per quindici anni è stato più o meno così, fino a quando, nel 2007, la casa è stata sottoposta all’ICI che ha fruttato allo Stato 11 miliardi di euro (2,8 miliardi solo dalla prima casa).

► Come deve essere migliorata l’IMU

Se il Governo Berlusconi non avesse deciso di abolirla, l’ICI, secondo quanto proposto da Prodi, sarebbe stata mediamente di 38 euro. Ma così non è stato, L’ICI è stata abolita. Per qualche anno nessuna imposta sulla casa, poi è arrivata la stangata da 278 euro medi dell’IMU, che sono fruttati un gettito complessivo di 23,2 miliardi di euro (3,8 miliardi di euro dalla prima casa), dei quali 14,8 miliardi sono andati nelle casse dei Comuni e 8,4 miliardi nelle casse dello Stato centrale.

► Imposte al debutto, consumatori preoccupati

Precisione estrema: dal 1992 al 2012 la casa ci costa esattamente il triplo.

Il ribasso dei prezzi delle case continua

 I prezzi delle case continuano a scendere ma si tratta soprattutto dei costi delle costruzioni già esistenti. Al contrario, le case nuove, continuano ad apprezzarsi. Sono questi due trend il simbolo di un mercato che procede a due velocità ed è stato descritto dall’Istat.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

Facendo un parallelo ristretto tra il 2012 e il 2011, si scopre che i costi delle case sono diminuiti del 3,2 per cento ed è già il terzo calo trimestrale consecutivo. È anche il calo più consistente visto che nei trimestri precedente la flessione era stata dello 0,2% tra gennaio e marzo e del 2,1% tra aprile e giugno.

A descrivere la situazione degli acquisti immobiliari delle famiglie, siano fatti per scopo abitativo o soltanto per investire nel mattone, ci ha pensato l’Istat. È tramite l’istituto nazionale di statistica che si è capita l’accelerazione nel deprezzamento delle case esistenti, tendenzialmente dell’1,7% a marzo dell’anno scorso, del 4,1% tre mesi dopo e del 5,4% a settembre.

► 2013: prezzi degli immobili in ripresa

Per quanto riguarda le case in costruzione è stato registrato il trend inverso per cui le case messe in vendita dalle imprese continuano ad acquisire valore. Sono aumentati dell’1,9 per cento a settembre 2012, del 2,8% a luglio e del 3,5% a marzo.

 

Diminuiscono aziende in perdita

 Nell’anno di imposta 2010 (quindi le dichiarazioni che vengono presentate nel 2011-2012) le aziende in perdita sono state il 33,7% del totale. A dirlo il documento risultante dall’elaborazione dei dati del Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, che ha voluto sottolineare che, rispetto al periodo immediatamente predente, c’è stata una diminuzione delle aziende in perdita del 3,3% (nell’anno di imposta 2009 erano il 37%).

► L’IRAP milionaria sul calciomercato

Quindi sembra che il 2010 sia stato un anno di ripresa economica, almeno per quanto riguarda, come evidenza il Dipartimento, il gettito Irap (l’Irap – Imposta Regionale sulle Attività Produttive – unica imposta a carico delle imprese proporzionale al fatturato). I dati evidenziano come ci sia stata una generale ripresa della base imponibile nella maggior parte dei settori economici. Si distinguono in modo particolare il settore manifatturiero (+11%) ed il commercio (+5%).

► Rimborsi IRPEF per IRAP non dedotta

Male, invece, il settore finanziario che ha manifestato un decremento dell’11% e il settore delle costruzioni che continua a contrarsi (-2,1%).

In totale nel 2010 è stato dichiarato, ai fini del pagamento dell’Irap, un totale di 32,5 miliardi di euro (+1,9% rispetto al 2009), con una media per impresa pari a 10.078 euro. La base imponibile totale risulta pari a 668 miliardi di euro, che segna un incremento del 2%  rispetto al 2009, in linea con la ripresa economica riferita a quell’anno di imposta.

Test elezioni per Piazza Affari

 L’Italia si appresta a tornare alle urne dopo la crisi di governo che ha determinato le dimissioni di Mario Monti. Il professore bocconiano ha deciso di rinunciare al suo incarico di senatore a vita per correre come premier alle prossime politiche.

Adesso è la politica stessa ad essere attesa al varco. In molti dicono che siamo di fronte a Piazza Affari e al dopo Monti che spaventa, ma c’è qualcosa in più di cui tener conto.

► L’agenda Monti gioca a favore dell’Italia

Fino ad ora i mercato finanziari italiani sono stati in un momento di grazia. Piazza Affari è cresciuta del 17 per cento dalla metà di novembre in po’, recuperando il 41% dai livelli minimi toccati nel 2012, contro il recupero del 23 per cento delle borse europee.

I BTp decennali stessi hanno reso più del 22 per cento e i risparmiatori che hanno indovinato l’investimento ringraziano sentitamente.

► Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

Adesso però bisogna legare questi dati alla politica e si scopre che molta della fiducia accordata dagli investitori all’Italia, si lega all’operato del Governo Monti riguardo soprattutto il risanamento dei conti pubblici.

Questo stato di grazia, adesso, potrebbe essere incrinato visto che non arrivano notizie entusiasmanti sull’economia americana e cinese e il comportamento di Wall Street lo dimostra. La speranza che la situazione europea migliori, così come l’italiana c’è ma bisogna capire cosa si aspettano gli investitori dalle urne.