Il Decreto Sviluppo per gli opzionaristi tricolore

 Il Decreto sviluppo bis, che aveva fatto grossi passi in avanti a dicembre e che si deve occupare della crescita dell’Italia, è pronto e operativo dal 2 gennaio 2013. Molte le novità contenute nel documento che si occupa soprattutto della vita digitale del paese con un occhio di riguardo alla sanità, alla scuola e alla giustizia.

Vogliamo partire dall’analisi sintetica di queste piccole rivoluzioni per capire come si evolverà il paese e che prospettive di crescita ci sono per il futuro. Una panoramica interessante soprattutto per quanti investono i risparmi nelle opzioni binarie.

Sanità. Saranno introdotte delle piccolissime novità, per esempio il fascicolo sanitario elettronico che contiene tutti di dati dei pazienti in formato digitale nel 2013, poi, dal 2014 potrebbero fare il loro ingresso in campo anche la prescrizione medica digitale e la cartella clinica digitale.

Scuola. Per quanto riguarda la scuola l’obiettivo è quello di migliorare i servizi agli studenti, per cui nel prossimo anno scolastico sarà già introdotta l’anagrafe nazionale degli studenti e poi ci potrebbe essere la progressiva introduzione degli ebook in sostituzione dei libri di testo.

Giustizia. Pronta al via anche la notifica telematica per i processi penali e fallimentari. Una sterzata verso il risparmio di soldi e tempo.

L’economia del paese, con queste rivoluzioni digitali potrebbe ridurre le spese e far ripartire l’economia puntando, all’inizio, sulle aziende capaci di progettare, realizzare ed erogare servizi digitali.

Export italiano in crescita ma molti “tarocchi”

 Se vogliamo investire in borsa anticipando qualche trend di successo possiamo puntare, almeno in Italia, sui titoli delle aziende che si dedicano all’export dei loro prodotti visto che nel 2012, le vendite all’estero, hanno raggiunto i 31 miliardi di euro.

Il problema è soltanto quello di individuare le aziende che non risentono molto della clonazione del prodotti visto che il Made in Italy, seppur molto quotato all’estero, è spesso sostituito da prodotti taroccati. Il giro dei “falsi” è di ben 60 miliardi di euro.

Il prodotto fatto e confezionato in Italia, quindi, da un lato sta conoscendo il boom delle esportazioni, comune a molti prodotti agroalimentari tricolore, grazie anche al fatto che i nostri prodotti risultano migliori di quelli classici. Per esempio formaggi e spumanti, tempo fa, erano appannaggio della Francia, adesso invece le quote di mercato in questi due settori sono cresciute.

In Francia le vendite di formaggi italiani, sono aumentate del 4 per cento, così come piace lo spumante esportato il 64% delle volte rispetto al passato. Ma i prodotti italiani spopolano un po’ ovunque, così che si scopre che la birra italiana è cresciuta in Germania dell’11 per cento, il made in Italy è aumentato del 10 per cento negli Stati Uniti e del 21 per cento sul versante asiatico.

Windjet denunciata da 5.000 passeggeri

E’ stato presentato ieri al Tar Del Lazio da parte del Codacons il ricorso collettivo per conto di 5.527 passeggeri contro l’Enac, che dovrà rispondere dei danni causati dalla Compagnia Windjet. L’Autorità per l’aviazione civile è, secondo l’accusa, responsabile di danni e chiamata a risarcire mille euro ad ogni singolo passeggero, per un totale di 5,5 milioni.

Nel capo d’accusa redatto dal Codacons si legge che l’Enac, in qualità di ente controllore, conosceva da marzo la situazione di Windjet, del tutto drammatica. La denunzia fa riferimento al crac del ferragosto 2012, crac della quale l’Enac era a conoscenza visto che da tempo aveva avviato azioni di monitoraggio intenso.

Il Codacons accusa l’Enac di non aver dunque inibito Windjet, la quale non era nelle condizioni di operare sul mercato senza prima aver conferito garanzie idonee oppure senza aver prima bloccato la vendita di biglietti. I biglietti sono stati venduti fino ai primi giorni di agosto, dotati peraltro di assicurazioni aggiuntive facoltative.

Inoltre l’Enac non ha avvertito i passeggeri dei rischi ai quali sarebbero andati incontro acquistando i biglietti.

Omissione 

Per conto di 5.275 passeggeri, dunque, il Codacons ha accusato l’Enac di omissione. L’Enac non ha replicato, almeno per il momento. Le ultime dichiarazioni ufficiali dell’Ente risalgono a qualche settimana fa, per bocca del presidente Vito Riggio che aveva deciso di querelare chi criticava in ‘malafede’ circa la vicenda Windjet. Una dichiarazione che rischia contraddire un precedente annuncio dello stesso Riggio, datato 15 agosto 2012. Proprio nei giorni più ‘caldi’ della vicenda Riggio aveva commentato infatti la crisi della compagnia ammettendo che l’Enac conosceva da marzo le drammatiche condizioni di Windjet.

 

Saldi solo per 6 italiani su 10, con un budget di 200 euro

I saldi invernali sono al via in tutte le Regioni italiane. Vi parteciperanno sei italiani su dieci. Rispetto all’anno scorso si tratta di una discesa di 8 punti percentuali.

L’indagine sui saldi invernali è stata realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, di concerto con Format Research. Dai dati si evince che il 68 % degli italiani parteciperà ai saldi. Di questi, il 38% acquisterà in punti vendita in cui non ha mai acquistato prima d’ora. In prevalenza i consumatori sono donne. L’età media è compresa tra i 18 ed i 54 anni, giovani e giovanissimi.

QUANTO SI SPENDE

I consumatori spenderanno per questa tornata invernale intorno ai 200 euro a testa. Una minima parte spenderà tra i 200 e i 300 euro. Diminuisce la soglia di coloro che spenderanno tra i 300 e i 500 euro, oppure oltre i 500 euro.

ACQUISTI PRINCIPALI 

I capi di abbigliamento sono il principale prodotto di consumo. Sono invece in diminuzione gli acquisti relativi a calzature, accessori, biancheria intima e per la casa, nonché pelletteria.

La merce acquistata in saldo rispetto al precedente anno diminuisce in termini di volume. Resta comunque un dato da sottolineare. Gli italiani nutrono ancora molta fiducia nei saldi. Sono sicuri di trovare prodotti di qualità, da utilizzare a lungo termine, ai quali pensavano già da tempo.

 

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Serpico cos’è e come funziona

 Ser.p.i.co., acronimo di Servizi per i contribuenti, è un enorme cervello elettronico che lavora 24 ore su 24 e che è in grado di analizzare e catalogare circa 24.200 informazioni al secondo. Entro la fine della primavera, l’immenso server avrà registrato e studiato tutti i movimenti bancari, sospetti e non, dei cittadini italiani, allo scopo di individuare gli evasori.

Serpico è in grado di incrociare i dati dei contribuenti – dichiarazioni dei redditi, auto, case, terreni, aerei, barche, polizze assicurative, investimenti etc – e, da questi, individuare i possibili casi di evasione fiscale. Giusto per fare un esempio, Serpico è in grado di rilevare l’incongruenza tra una dichiarazione dei redditi di 2.000 euro e il possesso di due auto e una villa di lusso.

Il tutto digitando solo il codice fiscale o la partita IVA della persona o della società che si intende controllare. Serpico può accedere a tutte le banche dati necessarie e i dati di tutti noi sono già in elaborazione, ma l’accesso al sistema vero e proprio, quello del controllo diretto di una persona o di una società, sarà possibile solo per alcuni super funzionari scelti dall’Agenzia delle Entrate (i cui nomi sono segreti).

Ma anche Serpico avrà un ruolo da protagonista: sarà il server a mandare un segnale di allarme in caso di movimenti sospetti. Se il sospetto diventa una certezza, il passo per il recupero del denaro sottratto alle casse dello Stato sarà brevissimo.

 

 

Nel 2013 tasse in aumento per 14,7 miliardi

Nell’anno appena iniziato si verificherà un aumento di 14,7 miliardi di tasse, con un conseguente aggravio di 585 euro per ogni famiglia. La pressione fiscale, dunque, aumenterà ancora. Lo sottolinea la Cgia di Mestre nella persona del Presidente Bortolussi, evidenziando che gli effetti della nuova Legge di Stabilità valgono a poco rispetto all’odierna situazione economica del Paese.

La pressione fiscale, nello specifico, si attesterà intorno al 45,1% del Prodotto Interno Lordo. In percentuale parliamo di 0,2 punti in meno rispetto a quanto previsto dal Governo durante lo scorso mese di settembre all’interno del Documento di Economia e Finanza.

Anche il 2013, dunque, sarà un anno pieno di tasse. Tra queste menzioniamo la Tares (nuova tassa sui rifiuti), l’aumento dell’Iva previsto a partire dal prossimo 1 luglio, la modifica relativa all’Imu riguardante i capannoni, l’incremento dei contributi previdenziali per i lavoratori autonomi, nonché l’aumento delle addizionali Irpef a livello regionale.

Risultato? Gli italiani pagheranno 14,7 miliardi di euro in più per quanto riguarda le tasse.

Per Giuseppe Bortolussi, Segretario Cgia, il trend potrà essere invertito soltanto a partire dal 2014. Solo l’anno prossimo, infatti, la pressione fiscale scenderà leggermente sotto il 45%.

Nel 2013 venti milioni di disoccupati nell’Eurozona

Sale in maniera esponenziale il numero dei disoccupati nell’area dell’Euro. Lo rivela un rapporto rilasciato quest’oggi dalla società di consulenza Ernst&Young, in base alla quale i dati sono allarmanti.

Lo studio contempla il numero di disoccupati nel 2013, destinato a crescere di gran lunga rispetto alle due ultime annate. Si parla di ben venti milioni di individui fuori dal mercato del lavoro.

La cifra è da record, negativo ovviamente.

2012

Nel 2012 la situazione nell’area dell’Euro era la seguente. Il numero dei disoccupati si attestava intorno ai 18,7 milioni.

2011

Due anni fa il rapporto Ernst&Young contava 15,9 milioni di disoccupati.

OGGI

Sono dunque cinque milioni in più i disoccupati rispetto al 2010. La crescita dell’anno scorso ha fatto ben sperare, ma quest’anno il mercato del lavoro, per via del calo dello 0,2% del Prodotti Interno Lordo europeo promette crisi nera.

La prognosi, per quanto ancora riservata, è assolutamente negativa circa le condizioni del ‘paziente’.

PAESI CON IL PIU’ ALTO TASSO DI DISOCCUPAZIONE

A preoccupare gli esperti sono soprattutto Grecia e Italia.

In Grecia il calo del Pil (quest’anno si porterà al -4,3%) unito alla mancata crescita (il rating greco è leggermente salito, ma non ci sarà un miglioramento delle condizioni economiche del Paese prima del 2015), fanno si che le proiezioni per il 2013 siano le seguenti: In percentuale i disoccupati sulla popolazione attiva rappresentano il 28%.

Preoccupa anche la situazione italiana. Le regioni del Mezzogiorno sono quelle che soffrono di più la disoccupazione, il cui tasso quest’anno supererà il 22%.

GERMANIA

Ottime, nel compenso, le condizioni di salute del mercato del lavoro tedesco. La Germania è fuori dalle classifiche negative, in virtù del fatto che il suo tasso di disoccupazione rimane stabile al 6,8%.

Idealista: sarà l’anno dell’affitto

 La salute del mercato immobiliare, in genere, riflette la salute dell’economia e delle finanze di un paese per questo avere sempre un quadro chiaro di quel che sta succedendo nel comparto delle compravendite d’immobili, aiuta nella preparazione al futuro economico. 

Oggi, ad illuminare in questo senso la strada, ci ha pensato un’indagine del portale Idealista.it che ha evidenziato come i prezzi delle case siano crollati nel 2012 in modo verticale. Si parte dal confronto dei dati dell’ultimo mese del 2011 con i dati del dicembre 2012.

I ribassi dei prezzi sono aumentati molto negli ultimi tre mesi dell’anno scorso fino a poter dire che interessano oltre il 70 per cento dei capoluoghi di provincia con casi evidenti come Roma, Bari e Padova. I prezzi tengono invece un po’ meglio a Milano e Napoli.

La tendenza generale, però, è quella dei prezzi calanti e nel 2013 probabilmente sarà confermata. L’analisi di Idealista.it sembra poggiare su basi solide visto che si parte dalla considerazione di oltre 44 mila annunci pubblicati sul portale.

In generale il calo medio del prezzi di richiesta è stato del 5 per cento, ma ci sono punte del -9,1% a Novara e Grosseto. Adesso, quindi è arrivato il momento di fare acquisti a buon prezzo, dicono gli esperti e la flessione dei costi degli immobili dovrebbe riflettersi anche nel settore affitti, pronto a diventare protagonista.

Perde quota il settore auto

 Il comparto delle automotive è fermo, anzi va proprio a marcia indietro ormai da troppo tempo per non catalogare la situazione come preoccupante. Per questo, anche a livello finanziario, a fronte di un recupero degli istituti di credito, si assiste alla progressiva perdita di valore dei titoli automobilistici.

Il mercato automobilistico si è chiuso secondo le peggiori previsioni dell’anno con le immatricolazioni in calo anche nell’ultimo mese dell’anno. Un -22,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2011, che non fa certo piacere alle industrie che fanno dell’auto il loro business.

In generale, nel 2012, le immatricolazioni hanno registrato un saldo negativo del 19,8 per cento. La Fiat, sempre nell’occhio del ciclone anche per via dell’imponenza delle figura di Marchionne, ha perso molto meno delle altre industrie registrando soltanto un -19,4 per cento.

Le quattroruote hanno così attraversato un periodo terribile con le immatricolazioni che sono crollate fino ai livelli di 33 anni fa. La cosa che consola le aziende automobilistiche italiane, ma soltanto parzialmente, è che si tratta di un crollo verificatosi in Italia e anche nel resto d’Europa.

Il calo delle immatricolazioni illustra comunque un comparto economico che stenta a ripartire.

Per quanto riguarda la situazione italiana, la motorizzazione, nel dicembre del 2012, ha immatricolato 86.735 auto, il 22,51% in meno rispetto al 2011. 

Diritto annuale camerale 2013: sempre uguale

 Ogni anno, le aziende, devono pagare una quota per l’iscrizione alla Camera di Commercio, la cui localizzazione varia in base alla residenza dell’impresa stessa. L’Agenzia delle Entrate ha spiegato che anche per il 2013 l’importo da pagare resterà invariato.

E’ tutto scritto nella nota del 21 dicembre 2012, redatta dal ministero dello Sviluppo Economico che ha spiegato come la taglia del diritto annuale camerale è immutata e dovrà essere corrisposta all’Erario in occasione della scadenza del pagamento del primo acconto delle imposte sui redditi. Insomma, tutto dovrà essere versato entro il 17 giugno 2013.

L’importo è lo stesso da due anni, da quando ne è stata definita l’entità attraverso il decreto interministeriale del 21 aprile. A pagare sono chiamate tutte le imprese iscritte o annotate nell’apposito registro che è conservato in una delle sedi della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura).

Tecnicamente, infatti, il contributo deve essere versato nella circoscrizione territoriale in cui ha sede l’azienda al primo gennaio dell’anno d’imposta. Si deve pagare entro la scadenza della dichiarazione dei redditi, ma il versamento può essere fatto anche entro i 30 giorni successivi, fino al 17 luglio, ma pagando una maggiorazione dello 0,40 per cento.

Per il pagamento occorre usare il modello F24 ed esplicitare il codice tributo “3580“. Il diritto annuale camerale ha una quota fissa che dipende dal tipo d’impresa registrata e una quota variabile calcolata sul fatturato. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono riportate le tabelle di pagamento.