Disoccupazione in aumento al Sud nel 2013

Unioncamere e Prometeia avvertono: nel 2013 poco cambierà per quanto riguarda il mercato del lavoro. Tutto è riportato nel documento Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, realizzato dai due Enti, i cui dati parlano di un panorama difficile. I dati più preoccupanti, tanto per cambiare, riguardano il Sud Italia, fanalino di coda dal punto di vista occupazionale. Il tasso di disoccupazione del Mezzogiorno dovrebbe consolidarsi intorno all’asticella del 17,9%.

In altri termini la disoccupazione al Sud aumenterà vertiginosamente di 6,5 punti in percentuale rispetto al resto della media italiana. La media nazionale, infatti, si attesterà intorno all’11,4%.

Nel frattempo, mentre Unioncamere e Prometeia fanno la conta dei danni (presenti e futuri) in Germania è record per quanto riguarda l’occupazione. Da noi, soprattutto al Meridione, è record al contrario.

Classifica regioni con tasso più alto di disoccupazione

Soffermiamoci, dunque, sulle regioni più sofferenti dal punto di vista della mancanza di lavoro.

– Calabria: 20%, è la regione con il più alto tasso di disoccupati;

– Sicilia: 19,6%;

– Campania: 19,3%;

– Sardegna: 17%;

– Puglia: 16,1%;

– Basilicata: 15,6%;

La regione con il più basso tasso di disoccupazione in Italia è, invece, il Trentino Alto Adige, il cui livello di non-lavoro si fermerà per il 2013 al 5,8%. Seguono Veneto e Valle d’Aosta.

Raggiunto obiettivo spread, cosa cambia?

 Lo spread, il differenziale tra i Bund tedeschi e i titoli di stato italiani si è finalmente abbassato fino a quota 283, dopo che, durante il governo precedente, era arrivato a toccare i 575 punti. Ci sono voluti sacrifici, tre manovre finanziarie, per un totale di 82 miliardi, e una crescita sostanziosa della pressione fiscale (passata dal 42,5 al 44,7% in dodici mesi), ma l’obiettivo è raggiunto.

Almeno così dicono al Ministero del Tesoro, che stima che questo abbassamento dello spread potrebbe portare un risparmio di 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni per le casse dello Stato, ma si tratta, ancora, solo di un risparmio potenziale, che arriverà dal calo degli interessi sul debito (nel 2012 sono stati pari a 86 miliardi, il 5,5% del Pil).

E le famiglie?

Per le famiglie ancora i risultati non sono arrivati. Il tanto sperato calo dei tassi di interesse non è arrivato, anzi, il costo medio di un mutuo per l’acquisto di una casa, dai dati della Banca d’Italia, è salito dal 3,4% del 2010 al 4,2% di oggi, e anche per le imprese la situazione non è migliore.

Il motivo? Le banche, nonostante abbiano ricevuto un bel po’ di liquidità dalla banca centrale, hanno ancora difficoltà a finanziarsi e hanno aumentato al 4,1% lo spread che applicano all’Euribor a tre mesi, con il risultato che i consumatori pagano tassi di 80 centesimi più alti rispetto a quelli del 2010, quando lo spread era sui livelli di quello attuale.

 

Crolla a picco il mercato delle automobili

Senza dubbio, quello che è appena finito passerà in rassegna come uno degli anni più disastrosi per il mercato delle automobili. Era dal 1979 che non si registravano così poche immatricolazioni. Un incubo, dunque, che torna nelle notti dei produttori e delle aziende trentatré anni dopo. Una sconfitta annunciata da tempo, che ora viene confermata dai dati di fine 2012.

Il mercato delle quattro ruote, dunque, tocca in tutta Europa uno dei picchi più bassi della sua storia commerciale, facendo registrare un trend negativo che si respira ovunque. Non solo in Italia.

Difficile, al giorno d’oggi, ipotizzare una veloce risalita delle transazioni e un aumento immediato delle immatricolazioni. Il mercato, infatti, stenta a ripartire, proprio come se fosse una vecchia vettura destinata più al macero che alla strada.

DATI DICEMBRE

Partiamo dalla fine, ovvero dal mese di dicembre. Le immatricolazioni nell’ultimo mese del 2012 sono state 86.735. In termini statistici si tratta di un consistente meno 22,51% rispetto al dicembre del precedente anno. A fine 2011, infatti, erano state 111.928 le auto immatricolate nell’ultimo mese.

DATI 2012

Il 2012 è stato, tuttavia, in generale un anno di piena crisi per il comparto automobilistico. Uno di quelli iniziati male e finiti peggio. In totale, in Italia, sono state immatricolate 1,4 milioni di vetture. Il mercato fa dunque registrare su base annua una diminuzione di 19 punti in percentuale rispetto al 2011, anno in cui le vetture immatricolate sono state 1,75 milioni.

FIAT

Il Gruppo Fiat non può che accusare il colpo, senza esimersi minimamente dal contesto in cui. La crisi, di riflesso, colpisce ovviamente anche il gruppo Fiat, le cui vendite sono scese del 19,4% su base annua. In altri termini, le immatricolazioni di auto Fiat nel 2012 sono state poche: 100.000 vetture. Il gruppo del Lingotto ha comunque rilasciato dati non del tutto negativi, sottolineando che l’auto più venduta nel 2012 nel nostro Paese è stata la Panda.

 

Conti pubblici in netto miglioramento a fine 2012

Il Ministero dell’Economia chiude il 2012 in positivo. Pare che i Conti Pubblici stiano per tornare in salute. Il Fabbisogno, infatti, sembra essere in netto miglioramento rispetto alle condizioni in cui versava nel 2011.

Stando ai dati rilasciati dal Mef lo scorso 31 dicembre, esso ammonta a 48,5 miliardi di euro. Si tratta di 15,2 miliardi in meno rispetto al 2011 (anno in cui si attestava dunque intorno ai 63,8 miliardi).

L’ottimo risultato è frutto del buon andamento dei flussi fiscali. Gli incassi sono stati positivi. Pensare che al netto del versamento al capitale European Stability Mechanism, il fabbisogno avrebbe toccato quota 42,8 miliardi.

Se si considera il valore riportato nella Nota di Aggiornamento contemplata nel Documento Economia & Finanza (il valore era di 45,4 milardi), inoltre, il Fabbisogno guadagna ulteriormente 3 miliardi.

A cosa si deve questo ulteriore rialzo? Sicuramente al pagamento delle quote dei mutui fatto pervenire in anticipo dalle Amministrazioni centrali, nonché dagli enti territoriali, direttamente nella Cassa depositi e prestiti.

Altra buona notizia: a dicembre 2012 è stato fatto registrare un avanzo del settore statale provvisoriamente determinato in circa 14,1 miliardi, superiore di circa 8,4 miliardi rispetto a quello realizzato nel dicembre 2011 che fu pari a quasi 5,6 miliardi.

Spread sotto i 290 punti, lo Stato risparmierà 50 miliardi

Mario Monti ha scritto su Twitter: “Finalmente”. Lo Spread è sotto la quota da lui desiderata. “Merito” di un anno in cui gli italiani hanno tirato la cinghia come non mai per far quadrare i conti.

“Merito”, in altri termini, di ben tre manovre da 82 miliardi avviate in 18 mesi. “Merito” dell’innalzamento della pressione fiscale dal 42,5 al 44,7% in un anno.

Missione compiuta, dunque.

Lo Spread, oggi, non fa più paura. Le distanze dal Bund e dal Btp sono state infatti dimezzate.

Pensare che lo Spread si attestava intorno ai 575 punti all’epoca del Governo Berlusconi (il ‘Cavaliere’ lo considera ad oggi un imbroglio). Ieri, dopo la chiusura di Piazza Affari, ha raggiunto finalmente la tanto agognata quota 283.

Per lo Stato è ossigeno puro. Il risultato consentirà ai contabili di far risparmiare ben 50 miliardi in tre anni all’Italia.

Non male, soprattutto se si considera che siamo alla vigilia delle elezioni.

Ora, però, c’è da portare a termine la sfida a tutti gli effetti. Il calo dello Spread, il dimezzamento del ‘differenziale’ con Btp e Bund, il calo dei tassi, dovranno essere elementi di cui tutte le famiglie e le imprese italiane dovranno giovare.

Oggi che lo spread viaggia 200 punti più giù rispetto al 2011 i conti dello Stato possono essere risanati. Non più interessi del 3,25% come a fine 2011, per inserire sul mercato i Bot Semestrali, dunque.

L’aria, forse, è cambiata. Una settimana fa, infatti, i Bot semestrali sono stati piazzati in grandi quantità (ben 8,5 miliardi) senza la minima difficoltà.

Accordo sul fiscal cliff: volano le borse

 Le borse europee gioiscono dell’accordo raggiunto sul fiscal cliff. L’accordo siglato tra l’amministrazione Obama e il Congresso mette al sicuro l’America dall’ipotesi recessione. Le borse ringraziano e si entusiasmano. In Europa è la prima seduta dell’anno e tutti chiudono in rialzo.

La migliore delle piazze è quella di Milano che vede crescere in modo interessante, di circa 3 punti percentuali, l’indice Ftse Mib e assiste contemporaneamente alla discesa dello spread fino a 287 punti, la cosiddetta soglia Monti. Lo stesso ex premier, dal suo Twitter, gioisce per il traguardo raggiunto, segnando un altro punto a favore dell’Esecutivo tecnico.

A guardare meglio quel che succede alla borsa di Milano di scopre che ad un +3,81% dell’indice Ftse Mib, corrisponde un +3,68% dell’indice All-share e tutto dipende in gran parte dalla performance dei titoli bancari. A brillare è soprattutto il titolo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna che fa registrare un bel salto del 5,74 per cento. Ma vanno bene anche Ubibanca, con il +5,20%, Intesa Sanpaolo con il +5,46% e Unicredit con il +3,89%.

E se le borse europee esultano, non è da meno Wall Street che in apertura registra un balzo in avanti del Nasdaq che recupera 2,46 punti percentuali e del Dow Jones stesso che fa segnare un +1,88%. A contribuire a questi rialzi non c’è soltanto l’accordo sul fiscal cliff ma anche l’indice manifatturiero che a dicembre è arrivato fino a quota 50,7 punti.

Congedi parentali e certificati medici: le novità del 2013

 La legislazione in materia di congedi parentali ha subito delle importanti modifiche con la riforma del lavoro e i decreti successivi (decreto sulla crescita, Dl 179/2012, convertito dalla legge 221/2012, e quello anti-infrazioni Ue, Dl 216/2012).

La prima modifica riguarda i certificati medici per malattia del figlio che, con il Dl 179/2012, dovranno essere inviati all’Inps direttamente dal medico curante del bambino per via telematica, che dovrà poi inviarli anche ai datori di lavoro – con lo stesso sistema in uso per i lavoratori dipendenti – e, infine, tramite posta elettronica, al lavoratore o alla lavoratrice che ne ha fatto richiesta.

Per quanto riguarda poi i congedi parentali – disciplinati dai contratti collettivi nazionali di lavoro e non possono fruibili contemporaneamente dai due genitori – si potranno chiedere cinque giorni lavorativi all’anno per ciascun genitore, non sono retribuiti ma conteggiati nell’anzianità di servizio.

L’altra novità che riguarda i congedi parentali è quella della possibilità di fruizione ad ore degli stessi a partire dal 1° gennaio 2013, secondo le regolamentazioni espletate dai diversi Ccnl per il calcolo della base oraria. In questo modo i genitori avranno la possibilità, come prevedono le direttive europee in materia, di ridurre l’orario lavorativo e avere così a disposizione un periodo di congedo proporzionalmente più lungo.

Tassazione: domani sarà in discesa

 Il governo Monti lascia in eredità all’Italia un bel mucchio d’imposte. A parte le nuove tasse c’è un dato di fatto legato all’aumento di un punto percentuale circa della pressione fiscale. Eppure chi investe in opzioni binarie non vede in maniera così negativa il bilancio raccontato nel documento dell’Esecutivo: “Analisi di un anno”.

Il governo Monti, offre una prospettiva nuova per il nuovo anno: la riduzione delle tasse come effetto diretto di una seriei di sacrifici chiesti a tutti gli italiani e soprattutto ad ogni contribuente. Chi investe in opzioni binarie sa quanto siamo importanti non solo i risultati reali ottenuti ma anche i trend possibili nel futuro.

Monti è fiducioso sull’uscita dalla crisi, o meglio, spiega che rispetto al momento in cui è stato chiamato alla guida del Governo tecnico, le prospettive per il futuro sono migliorate “in modo significativo”. I meriti sono suoi e del suo staff e i successi raggiunti sono tutti in elenco.

A livello finanziario è sufficiente ricordare la discesa dello spread e il miglioramento delle prospettive economiche degli italiani che di qui ad un anno dovrebbero ottenere la riduzione di un punto percentuale della pressione fiscale, a tutto vantaggio delle fasce deboli, che, come nel caso del fiscal cliff americano, rischiavano di essere i più penalizzati.

Multe: da gennaio scattano gli aumenti

 Se il costo della vita aumenta, aumenta anche il costo della guida disattenta e pericolosa. Il 2013, dunque, è condito da una serie di rincari legati anche al mondo dei trasporti. Vediamo i provvedimenti più importanti previsti dal Governo.

Le multe aumenteranno per quasi tutte le infrazioni, ma basta citarne alcune per rendersi conto dell’incidenza dei rincari: la sanzione pecuniaria per il divieto di sosta, ad esempio, passa dai 39 eai 41 euro; mentre passano da 159 a 168 euro le multe per eccesso di velocità comprese tra 10 e 40 km orari oltre il limite consentito; più caro lo scotto per chi non usa la cintura che sarà multato non più con 76 euro ma con 80 euro; chi telefona mentre è alla guida, invece dovrà pagare 8 euro in più che in passato.

Più o meno, dunque, ci saranno rincari del 5,7 per cento e sembra che questa decisione segua l’adeguamento biennale delle multe stradali all’indice inflazionistico. L’aumento è calcolato in base all’indice dei prezzi diffuso dall’Istat. Non subiscono modifiche invece le sanzioni di tipo amministrativo, almeno per il momento.

Sempre legate al mondo dell’auto ci sono novità che riguardano il noleggio lungo e i veicoli meno inquinanti: c’è un aumento del fondo per sostenere economicamente chi acquista veicoli con una bassa emissione di anidride carbonica e scatta l’obbligo di registrazione per chi noleggia veicoli per più di 30 giorni.

Imposte al debutto, consumatori preoccupati

 Il 2013 sarà l’anno delle nuove imposte, sembra che il nuovo anno sia destinato ad entrare nella storia proprio con queste premesse. Nonostante le nuove tasse siano poi legate strettamente al governo Monti, molti cittadini hanno accolto con soddisfazione la decisione dell’ex premier di candidarsi con una coalizione moderata di centro.

Le tasse al debutto sono ben tre anche se avranno un’incidenza importante anche gli sconti per i figli e la possibilità che il governo si sta costruendo di ridurre le imposte per le famiglie e per le imprese, recuperando i soldi della lotta all’evasione fiscale.

Nel 2012 a preoccupare il portafoglio degli italiani ci ha pensato l’IMU, adesso tutto è nelle mani della TARES, dell’IVIE e della Tobin Tax. Le ultime due, in realtà, non riguardano proprio tutti i cittadini visto che si riferiscono a chi detiene immobili all’estero e a chi opera sui mercati finanziari regolamentati e non.

L’IVIE è entrata in vigore il primo gennaio, mentre per la Tobin Tax ci sarà un ingresso soft a marzo con un incremento della tassazione poi a luglio.

Molto più preoccupante per gli italiani sembra la nuova tassa sui rifiuti che assorbe dal 2013 la Tassa di igiene ambientale, sommandola alla Tarsu. In tutto, la pressione fiscale, è destinata ad aumentare dal 44,7 al 45,3 per cento.