Copyright sul Web, si arriva a una svolta

Antonio Preto, uno dei Commissari Garanti della Comunicazione, ha annunciato quelle che saranno le novità del Copyright in internet a partire dal 2013.

L’obiettivo del Garante? Regolarizzare i conti. Una mossa che forse non farà contento il numerosissimo popolo di internet, contrario a ogni forma di disciplina. I precedenti commissari non hanno trovato una soluzione, al punto che per il momento il commissariato sta perdendo la partita.

Il secondo tempo deve però ancora iniziare e l’impressione è che si voglia finire in pareggio. Ciò vuol dire che i popolani del web non dovranno preoccuparsi.

In primo luogo Preto chiede al Parlamento di indicare quali poteri sono in mano al Garante.

Un potere che deve essere consegnato da Camera e Senato, così da permettere ai 4 Commissari di intervenire sulla questione del Diritto d’autore.

Preto, inoltre, vuole ‘sentire la voce del Popolo’. così da tutelare la creatività degli utenti del web.

Nessun atto di forza, dunque. Nessuna volontà di censurare il web. Il processo sarà lungo, ma non sarà liberticida.

Tutte le misure contenute nella nuova Legge Sviluppo

Il Decreto Sviluppo è diventato Legge.

Il Parlamento lo ha approvato al termine di un lungo ‘batti e ribatti’ di trattative, momenti di stop, discussioni e approfondimenti. Grazie all’impegno e alla tenacia del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, però, il Decreto ha raggiunto lo status di Norma. Il secondo voto di fiducia, ottenuto alla Camera, è arrivato dopo l’approvazione (faticosissima da raggiungere) in Senato.

Le difficoltà sono sorte per via ell’astensione del Popolo delle Libertà.

Il Ministro Passera si ritiene soddisfatto dell’entrata in vigore del Decreto Sviluppo. Si tratta di un risultato ottenuto in un momento difficile per la politica italiana, che dunque è doppiamente importante. Tutto merito dell’impegno governativo. Passera si dichiara ottimista per quanto concerne le prospettive dell’economia italiana.

La sua impressione è che il trend sta cambiando. Il segno dell’Economia, secondo il Ministro allo Sviluppo Economico, tornerà positivo nel 2013. Non male per un Governo che ha ‘preso’ l’Italia in un momento di profonda crisi e che, se dovesse lasciare la carica, lascerebbe con una situazione visibilmente migliorata.

La Legge Sviluppo voluta da Passera premia Digitalizzazione, Liberalizzazioni e Infrastrutture. La nuova normativa dovrà offrire nuovi impulsi a questi tre segmenti.

COSA CAMBIA CON LA LEGGE SVILUPPO

Quali sono le misure contenute nella nuova Legge Sviluppo?

Documenti digitale unificato: Ci sarà un solo tesserino elettronico, in luogo di Carta d’identità e Tessera sanitaria. L’accorpamento favorisce i cittadini, i quali potranno anche fornire il proprio indirizzo mail per entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione.

Biglietto Autobus Elettronico: Dall’entrata in vigore della legge i biglietti per i mezzi pubblici potranno essere pagati anche con i telefonini tramite il credito telefonisco.

– Ricetta elettronica: Diventano digitali la cartella clinica e il famoso foglietto rosso utilizzato tradizionalmente per ricette e prescrizioni mediche.

-Farmaci equipollenti: Ogni ricetta dovrà indicare obbligatoriamente quale principio attivo contengono i farmaci prescritti, in maniera tale che il paziente potrà scegliere tra il farmaco griffato o un suo equivalente generico.

– Libro elettronico: Sarà introdotto a partire dal 2014-2015.

– Digital Divide: 150 milioni di euro sono a disposizione per completare il programma nazionale Banda Larga, così da portare internet in forma veloce lungo tutto l’arco del territorio italiano.

Start Up : E’ prevista una detrazione Irpef per il 2013, 2014 e 2015, pari al 19% della somma investita per l’apertura di una StartUp.

– Infrastrutture: Con la Legge Sviluppo saranno realizzate nuove infrastrutture considerate strategiche, con importo superiore al mezzo miliardo di euro.

– Bancomat: Previsto dal 2014 l’obbligo per commercianti e professionisti di accettare pagamento con il Bancomat.

Rc Auto: Il contratto di assicurazione non può essere firmato per più di un anno e non può essere tacitamente rinnovato.

Zone Franche Urbane: Sono previste agevolazioni fiscali in arrivo per quelle imprese che investono in città del Meridione.

– Mini proroga per le Spiagge: Allungate di 5 anni le concessioni che scadevano nel 2015. Saranno protratte dunque sino al 2020, malgrado l’Ue aveva espresso un parere contrario in merito.

– Riforma per le Banche Popolari: Il voto capitario, inteso come principio della democrazia economica, viene mantenuo. Il limite del possesso azionario viene esteso alle persone fisiche. Passa dallo 0,5% all’1% del Capitale Sociale dell’Istituto Bancario.

– Fondazioni & CDP:   Il conguaglio che le Fondazioni dovranno versare al Tesoro per la conversione delle azioni prioritarie Cdp in ordinarie dovrà avvenire a rate e con una diluizione della loro partecipazione dal 30% al 20%. Dalla discesa delle Fondazioni il Tesoro guadagnerà 750 milioni di euro.

-Ponte sullo Stretto: con la Legge Sviluppo si passa alla stetta finale. La Società Stretto di Messina dovrà far sapere quali saranno le sue prossime valutazioni per capire se è il caso di avviare definitivamente il progetto. Nel contempo è stata inoltrata l’informativa alle commissioni parlamentari, onde comprendere eventuali indennizzi qualora l’opera non venga realizzata.

 

Le Borse di ieri

 Cos’è successo alle Borse nella giornata di ieri? Piazza Affari ha chiuso in maniera positiva ed è stata una delle poche chiusure in “attivo” del mercato europeo. Il FTSE MIB ha incrementato il suo valore con uno sprint finale ed ha chiuso al +0,64%.

Sul fronte spread che preoccupa molto anche i cittadini oltre che gli operatori finanziari, c’è stato un rialzo del differenziale tra Btp e Bund decennali con un’affermazione al livello di 330 punti base. Interessante la performance e le oscillazioni dei titoli bancari e in particolar modo delle banche popolari in seguito all’annuncio delle nuove fusioni, delle acquisizioni e dopo la firma dell’accordo sull’unione bancaria europea.

Il titolo della Banca Popolare di Milano guadagna il 4,84 per cento, e va bene anche la Bper che chiude al +4,56%. Interessante anche il +4,55% dell’Ubi Banca.

Tra tutti i titoli spicca comunque quello di Italcementi che guadagna il 15,5 per cento dopo che l’azienda ha annunciato che provvederà alla riorganizzazione dell’attività produttiva in Italia con l’obiettivo di ottenere un risparmio di 40 milioni di euro all’anno.

Il raggiungimento dell’accordo europeo che istituisce nuove regole nella sorveglianza bancaria e la decisione della FED di mantenere i tassi inalterati al fine di dare una mano alle imprese americane, erano nell’aria e quindi hanno impattato leggermente sull’andamento dei titoli.

Per la City meglio Bersani di Berlusconi

 Il terremoto politico che ha investito l’Italia ha spinto molti economisti a riflettere su cosa sia meglio, dal punto di vista finanziario, nel senso che si cerca di capire se è auspicabile un ritorno del centro destra o una vittoria del centro sinistra.

Dalla City rispondono che i mercati sono meno spaventati dall’avvento di Bersani che dal ritorno dell’ex premier del PdL.

Il fatto che Silvio Berlusconi abbia deciso di tornare in campo e l’annuncio di Monti che dichiara di lasciare le redini del Governo dopo l’approvazione della legge di Stabilità, hanno riportato lo spread sopra i livelli di guardia. Sul lungo periodo ci si chiede pero quale dei due leader sia in grado di portare avanti le riforme e i piani di austerity avviati da Mario Monti.

Secondo gli investitori, l’atteggiamento euroscettico di Berlusconi non contribuisce a riporre speranze in un altro mandato a lui conferito. Mentre è probabile che Pier Luigi Bersani con il PD riesca a restare sui binari montiani. Quindi Bersani fa meno paura di Berlusconi ai mercati che sono anche “terrorizzati” dal possibile avvento del Movimento 5 Stelle: oltre al manifesto atteggiamento antieuropeista di Grillo si prefigura un clima politico molto frammentato che paralizzerebbe l’attività politica ed economica del paese.

Economist e Telegraph sulla situazione italiana

 L’incertezza sulla situazione politica italiana e la sensibilità dimostrata dal mercato alla possibile candidatura di Mario Monti, fanno del nostro paese un terreno ideale per gli investitori che dedicano una parte dei risparmi alle opzioni binarie.

A far luce su quel che sta accadendo in Italia ci hanno provato in tanti. Diamo uno sguardo alle opinioni veicolate dalla pagine del Telegraph e dell’Economist. I conservatori legati alla prima delle due riviste vogliono che l’Italia esca dall’euro. All’Economist, invece, sono più preoccupati per un possibile ritorno di Berlusconi e per la mancata crescita del PIL.  

The Telegraph. Secondo questa rivista il problema dell’Italia è tutto economico e soltanto programmando un’uscita dalla moneta unica, il paese si può salvare. Sembra di sentire l’ex premier Berlusconi, in realtà questa posizione affonda le radici in ragioni squisitamente finanziarie: in un momento in cui il debito pubblico e privato combinato italiano è al 265% del PIL, bisogna tentare un’altra strada rispetto a quella provata finora, bisogna dare nuova linfa alle esportazioni e trarne vantaggio usando la moneta locale, mettiamo caso sia la lira, negli scambi.

The Economist. I giornalisti, in questa rivista, approfondiscono il tema del declino economico dei paesi e quello dell’Italia nel 2012 è davvero molto evidente. Il nostro paese è all’ultimo posto nella classifica delle 14 maggiori economie italiane. Il nostro paese è chiamato a raccogliere le sfide che arrivano dall’Europa e dall’estero per rilanciare la crescita.

I migliori mutui su MutuiOnline

 Se siete alla ricerca del mutuo più conveniente, il nostro consiglio è quello di sbirciare tra le offerte proposte da MutuiOnline o da un altro intermediario scrupoloso in modo da conoscere i prodotti maggiormente competitivi e i tassi medi applicati.

Di certo c’è da prendere atto del fatto che la testa della classifica dei mutui più convenienti non è più nelle mani soltanto di WeBank che ha lasciato le redini per i tassi variabili a Deutsche Bank, mentre si è tenuta il predominio dei tassi variabili.

Facciamo una piccola panoramica della situazione. Il gruppo Deutsche Bank offre un mutuo a tasso variabile con tasso al 3,03% ed ISC al 3,21, il che vuol dire che la forza della proposta di questo istituto di credito è nella riduzione delle spese richieste ai mutuatari.

Basta pensare che al secondo posto c’è BNL che applica un tasso variabile d’ingresso del 2,96% che si traduce in un ISC del 3,23%. Al terzo posto Webank con l’ISC del 3,26% a partire da un tasso del 3,19%.

Per quanto riguarda i tassi fissi, invece, a spopolare è ancora Webank seguita a ruota da Iw Bank e dal Gruppo Bipiemme. La prima di queste banche ha un mutuo a tasso fisso con ISC al 5,43%. Iw Bank ha un ISC del 5,46%, mentre il mutuo a tasso fisso più costoso resta quello del Gruppo Bipiemme con un ISC del 5,81%.

Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

 Secondo la Ragioneria di Stato la riforma delle pensioni farà risparmiare allo Stato circa 22 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, grazie all’allungamento del periodo di contribuzione e al passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

In dettaglio, le donne potranno godere della pensione di anzianità solo al raggiungimento dei 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome), mentre per gli uomini l’età pensionabile è stata portata a 66 anni e tre mesi.

Inoltre, per le donne l’età di pensionamento continuerà a salire gradualmente fino al 2018, anno in cui l’età pensionabile diventerà la stessa per uomini e per donne: dal 2013 bisognerà saranno necessari 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi per le autonome); dal 2014 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.

Per quanto riguarda gli uomini il giro di vite più pesante riguarda la pensione anticipata. Se ancora per tutto il 2013 basterà aver raggiunto i 66 anni e 3 mesi (tre mesi in più rispetto a quelli necessari per il 2012), per accedere alla pensione anticipata  – che sostituisce di fatto quella di anzianità – ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi.

La riforma prevede anche un adeguamento dei coefficienti alle statistiche sulla vita media. I calcoli saranno curati dall’Istat, che lo farà ogni tre anni fino al 2019 e poi ogni due.

Cancellati i piccoli arretrati con il Fisco

Di recente si è verificata l’approvazione di una mini sanatoria riguardante i debiti che vanno fino ai 2.000 euro contratti con il fisco entro il 31 dicembre 1999.

Questa è, indubbiamente, una delle novità più importanti contemplate all’interno della legge di stabilità, introdotta con un emendamento presentato dai relatori nei giorni scorsi in Parlamento.

Secondo quanto previsto dai relatori dell’emendamento i piccoli debiti contratti con il fisco (ricordiamo che parliamo dei debito che arrivano sino a 2.000 euro) inseriti in ruoli resi esecutivi fino al 31 dicembre 1999 sono automaticamente annullati.

Ciò è contemplato da un emendamento presentato dai relatori all’interno della Legge di stabilità. La spiegazione è che si tratta di 2 mila euro inclusi capitale, interessi e sanzioni. Il decreto dovrebbe entrare in vigore tra sei mesi. Un altro intervento fondamentale è quello inerente alle ricongiunzioni previdenziali. Anche questo è previsto da un emendamento firmato in calce dai relatori ed esposto all’interno della Legge di Stabilità all’esame della commissione Bilancio del Senato.

I relatori sottolineano, dunque, l’arrivo delle ricongiunzioni gratuite, che interessano coloro i quali sono passati prima del 20 luglio di due anni fa (30/07/2010) dal Pubblico Impiego all’Inps.  Per quanto concerne i periodi successivi la totalizzazione è auspicabile invece soltanto nel caso in cui il lavoratore non sia già uno degli aventi diritto ad una pensione e, in ogni caso, solo per il trattamento di vecchiaia.

Un’ultima analisi è da fare circa le coperture. In questo caso l’emendamento ‘prende’ dal Fondo del Welfare per una cifra che sarà di 32 milioni nel 2013, di 43 milioni nel 2014 e di 51 milioni tra tre anni, nel 2015.

 

 

Rischio dissesto Province

La caduta del Governo Monti (il ‘Professore’ si dimetterà dopo l’ok alla Legge di Stabilità) ha fatto si che non si verificherà un accorpamento delle Province.

In altri termini, il tanto vituperato decreto che prevedeva l’unione di alcune zone sotto un unica provincia, non si farà. Erano 107 Province e resteranno 107 province.

In definitiva le province rimarranno 107. La questione, tuttavia, è molto più delicata del previsto. I cittadini potrebbero comunque non disporre più di una serie di agevolazioni essenziali.

Ne ha parlato il presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza. Vaccarezza, che è anche vicepresidente dell’Unione Province Italiane, fa risalire l’inizio della vicenda al famoso ‘Decreto Salva Italia’, previsto dall’articolo 23. Il Decreto stabiliva che ogni provincia doveva essere privata dalle sue competenze, trasferite nelle mani delle Regioni e dei Comuni, i quali avrebbero dovuto stabilire entro il 31 dicembre 2012 quali servizi delegare alle province. Una sorta di ‘boomerang burocratico‘.

Nel ‘Tira e molla’ di servizi da spartire tra Regioni, Comuni, e Province, quello che rimane è una consequenziale ricaduta economica. Settori quali viabilità e mobilità sono al momento oggetto di un passaggio di mano da gestore a gestore. La loro gestione prevede una spesa di quasi 1 miliardo e 450 milioni di euro.

Resta da sciogliere, inoltre, il nodo relativo all’edilizia scolastica, e dunque l’amministrazione di più di 5.000 istituti (entrando nel dettaglio si tratta di 120.000 classi, ‘riempite’ da più di 2 milioni e 500.000 allievi. Una spesa, quest’ultima, che come sottolinea Vaccarezza si aggira intorno ai 2 miliardi e 210 milioni di euro. Senza pensare a gestione e tutela ambientale, al problema dello smaltimento dei rifiuti, riguardanti una spesa di circa 3 miliardi e 200 milioni di euro.

Tutti sono in attesa degli sviluppi, così da evitare il problema più grande: il rischio del dissesto delle province.

Auto, calano le immatricolazioni

Per il mercato dell’auto il 2012 si chiuderà con 1,4 milioni di immatricolazioni di nuove vetture. Il calo è evidente, essendo di oltre il 20% sullo scorso anno rispetto allo scorso anno.

E’ quanto affermato da Roberto Vavassori, presidente Anfia, il quale afferma che per il prossimo anno è previsto un cambiamento minimo sui volumi di vendita. Le similitudini con l’anno in corso, negativo dal punto di vista commerciale per il settore, proseguono. Il Nostro Paese è soggetto a contrazioni, con poche possibilità di far registrare una netta inversione di tendenza.

Per Vavassori non si può scendere sotto il milione e quattrocento immatricolazioni. Tuttavia, il Presidente Anfia prevede che presto si tornerà intorno ai 2 milioni. L’unica attenuante, o alibi che dir si voglia, è che anche altri Paesi europei versano in condizioni simili.

Fatta questa breve ma significativa panoramica europea, Vavassori ha detto la sua sul mercato italiano, analizzando i primi nove mesi dell’anno in corso. L’Anfia segnala un calo del 15,4% per quanto concerne la produzione di autovetture. Il calo è enorme se si pensa allo stesso periodo del 2011, ancor più largo (del 46%) se si pensa a come stavano le cose cinque anni fa. Dal 2007 ad oggi, infatti, la produzione è scesa da 910.000 unità a 485.000 unità.

Le conclusioni di Vavassori: “Nel 2012 produrremo poco più di 400.ooo autoveicoli, il 20% della Spagna, il 25% della Francia e un dodicesimo di quelle prodotte in Germania”.