Italiani, tredicesima a rischio

Il Natale è alle porte, mentre la crisi non accenna ad andarsene. Pressione fiscale e stretta del credito fanno si che il versamento delle tredicesime sia a rischio. Le piccole imprese non hanno la sicurezza di poter retribuire con lo stipendio extra i propri lavoratori.

La Cgia di Mestre ha lanciato l’allarme:

“La stretta creditizia ha lasciato senza soldi le Piccole e medie imprese e, tra il fitto numero di impegni finanziari e di scadenze fiscali previste per il mese di dicembre, sono a rischio i pagamenti delle tredicesime”.

A parlare è Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, Giuseppe dopo aver ricevuto negli ultimi giorni un elevato numero di segnalazioni pervenute da molti piccoli imprenditori che navigano in cattive acque per mancanza di fondi:

”Non siamo in possesso di alcuna statistica in grado di dimensionare l’entità del fenomeno, tuttavia le segnalazioni giunte in queste ultime settimane presso i nostri uffici sono state numerosissime. Da sempre il mese di dicembre presenta un numero di scadenze fiscali e contributive molto onerose. Detto ciò, è probabile, vista la scarsa liquidità a disposizione, che molti piccoli imprenditori decideranno di onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della tredicesima, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti”.

Un preoccupante quadro generale, dunque, causato dalla contrazione dei prestiti bancari messi a disposizione delle PMI. Il sistema imprenditoriale soffre, dal momento che la produzione industriale ha fatto registrare un calo del 6,5%.

 

Firmato il nuovo contratto nazionale per i metalmeccanici

 Il nuovo accordo per i lavoratori metalmeccanici è stato sottoscritto, avrà una durata di tre anni (dal 2013 al 2015) e prevede un aumento salariale di 130 euro. La firma è avvenuta tra Federmeccanica-Fim Cisl e Uilm. Seconda assenza per la Fiom-Cgil, che già  nel 2009 si era rifiutata di siglare l’accordo contrattuale.

I sindacati si ritengono soddisfatti per ciò che sono riusciti ad ottenere (incremento salariale di 130 euro al quinto livello):

Gli aumenti – spiega il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – verranno corrisposti ai lavoratori nell’arco dei prossimi tre anni, cioè 35 euro il 1 gennaio 2013, 45 euro il 1 gennaio 2014 e 50 euro il 1 gennaio 2015. Si tratta di un risultato importante per il settore metalmeccanico, dato che il comparto industriale è stato gravemente colpito dalla recessione economica in essere nel Paese.

Ma non solo l’aumento di stipendio, i due milioni di lavoratori metalmeccanici saranno interessati anche da:

importanti innovazioni normative per quanto concerne l’inquadramento, il salario, la flessibilità e l’orario di lavoro, la tutela delle malattie e la previdenza integrativa sanitaria.

Ma la Fiom la pensa in modo opposto, dal palco della manifestazione dei metalmeccanici a Milano Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, dichiara che i sindacati non sono stati in grado di difendere i lavoratori e che la firma di questo contratto nazionale a queste condizioni sancisce la morte della categoria dei metalmeccanici.

 

Il recupero dello spread

 Il differenziale tra Btp e Bund era sceso sotto i 300 punti percentuali all’inizio della settimana grazie alle buone notizie che sono arrivate dalla Grecia e dall’America.

Atene, infatti, ha annunciato di voler procedere con un’operazione di buy back per oliare il meccanismo degli aiuti europei. Per quanto riguarda l’America, i timori sul fiscal cliff ci sono sempre, per il fatto che repubblicani e democratici mancano sempre l’accordo definitivo, ma arrivano messaggi incoraggianti dall’economia del Paese.

A trainare verso il basso lo spread incrementando i guadagni di Piazza Affari, ha contribuito in maniera preponderante la situazione greca. Ieri però c’è stata una correzione verso il basso del differenziale e degli indici. E’ finito l’entusiasmo?

In realtà è successo che durante la mattinata i Btp hanno viaggiato attorno ai valori di chiusura di lunedì con lievissimi rialzi, poi, sul finire della giornata di scambi, si è scoperto che il rendimento di questi titoli è rimasto stabile attorno al 4,42%.

A far incrementare il differenziale quindi ci ha pensato il Bund in denaro che ha portato lo spread a 303 punti ed ha influito anche sui bonos spagnoli.

Da considerare anche le  mosse dell’Ecofin che ha trovato una soluzione per gli aiuti alle banche spagnole ma non ha messo un punto alla questione del meccanismo di vigilanza bancaria unica.

La borsa di Milano festeggia “lo stesso”

 Chi opera con le opzioni binarie fa delle incursioni anche nel mondo borsistico. Investire nei mercati in preda alle oscillazioni, tramite le opzioni binarie, garantisce perdite minori a fronte di profitti interessanti. Sempre a patto d’indovinare il trend “pagato”.

Per fare previsioni è bene essere sempre informati, ecco allora che vi proponiamo un riassunto ragionato di quel che è successo in borsa ieri per capire titoli emergenti e trend di periodo.

Piazza Affari si è entusiasmata dopo l’annuncio di Ecofin in merito al via libera per gli aiuti agli istituti di credito iberici. Il settore dei bancari ha guidato la gara al rialzo della borsa ma una battuta d’arresto è pur sempre arrivata dopo la presa di coscienza che il fiscal cliff non è ancora escluso.

In America, infatti, repubblicani e democratici, faticano a trovare un accordo per evitare il baratro fiscale. Nel nostro Paese intanto, crescono gli indici globali di riferimento con il Ftse Mib che ha concluso la giornata di contrattazioni con un +1,04% e il Ftse Italia All-Share che ha chiuso invece con un +0,94%. Lo spread in leggero rialzo si assesta sui 302 punti base.

Abbiamo annunciato l’ottima performance dei bancari: in rilievo il +7,06% di Monte dei Paschi di Siena, seguito in questa speciale classifica dal +3,93% di Ubi Banca e dal +2,61% della Banca Popolare di Milano.

Sviluppo Bis, passi in avanti sul decreto

Il decreto sviluppo bis ha fatto alcuni passi in avanti durante la scorsa notte. La Commissione Industria al Senato ha preparato il campo per la fiducia in Aula prevista per oggi, riguardante la proroga trentennale delle concessioni balneari. Oggi si vota.

Sono state bocciate alcune proposte, quali:

proroga di dodici mesi degli incentivi per il solare fotovoltaico;

estensione ai professionisti delle misure su certificazione;

compensazione dei crediti con enti locali, regioni ed enti sanitari.

Per quanto riguarda il prolungamento al 2045 delle spiagge Pd e Pdl provano a difendere a spada tratta la proposta, ma Governo e Unione Europea continuano ad opporsi.

Nel frattempo c’è chi pensa già ad un nuovo pacchetto di proposte. I relatori e il governo pensano ad equiparare le regole di distribuizione e vendita delle sigarette tradizionali e di quelle elettroniche.

Si pensa inoltre all’avvio dei libri in versione digitale o mista nelle scuole di primo e secondo grado (a partire dalla prima classe). Un esperimento, questo, che partirà con l’inizio del prossimo anno scolastico.

Intanto torna in auge l’idea di istituire l’Agenzia per la gestione dei Fondi Ue. Durante l’esame del disegno di legge sulla stabilità, però, tale misura era stata dichiarata impossibile da disciplinare.

Se andasse in porto il Ministero dello Sviluppo economico risulterebbe ancor di più ridimensionato.

 

Consumi in calo a Natale

Il Natale 2012 potrebbe passare in sordina in termini di regali e compere. Lo dice Confesercenti-Swg, dopo aver proposto un sondaggio agli italiani. Secondo i dati in possesso dell’ente, sotto le feste natalizie questi ultimi spenderanno 2,8 milardi in meno rispetto all’anno passato. Il 2011 aveva fatto segnare, infatti, un 3% in più.

Così la ricerca commenta il trend di consumi annuale:

“Il dato è frutto di uno stato emotivo che vede salire la speranza nel Paese, ma allo stesso vede crescere anche il numero di coloro che temono sia il peggior Natale del triennio.Il 54% degli italiani (era il 51% nel 2011) si affida alla speranza per definire il prossimo Natale ed in tal modo cerca di contrastare gli incubi della crisi e del futuro. Ma cresce anche in modo netto il numero di coloro che non si fanno illusioni: per 19 milioni di connazionali, infatti, questo sarà il peggior Natale dal 2010 (si sale dal 25% del 2011 al 38% di quest’anno). Venti milioni non vedono differenze con l’anno passato, mentre una consistente minoranza, 11 milioni, crede in un miglioramento. L’altalena fra ottimisti e pessimisti vede dunque quest’anno in aumento i secondi ed in calo i primi. Le donne sono quelle che con più determinazione difendono le ragioni dell’ottimismo, fra i pessimisti prevalgono invece gli uomini”.

I consumi sono dunque in calo, ma soprattutto è in picchiata anche “l’effetto Natale”. Con esso si intende l’insieme di spese stimolate dall’arrivo delle festività dell’ultimo mese dell’anno: nel 2012 sono intorno ai 10,7 miliardi. 300 milioni di euro in meno rispetto al 2011.

Confesercenti riflette anche sulla recessione e sulla tredicesima:

“Cala di 2 miliardi la quota destinata agli acquisti (ora a 17 miliardi e 787 milioni) ed in particolare ci saranno 700 milioni di euro in meno per i regali. Una parte consistente della tredicesima, 11 miliardi e 739 milioni, andrà invece a rimpinguare i risparmi erosi dalla difficoltà economiche: gli italiani, insicuri sulla possibilità di una rapida ripresa, preferiscono accantonare quasi 2 miliardi in più rispetto al 2011. Circa 12 miliardi provenienti dalle tredicesime, invece, verranno usati per far fronte ai mutui e pagare i debiti (+641 milioni sul 2011), mentre quasi 13 miliardi e mezzo saranno impiegati per affrontare le necessità della casa e della famiglia (in calo di 1 miliardo e 314 milioni)”.

Fabbisogno pubblico dimezzato rispetto al 2011

 A parlare sono i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze che confermano il trend di quest’anno per quanto riguarda i conti pubblici: nei primi 11 mesi del 2012 il fabbisogno pubblico scende a 62,9 miliardi di euro, contro i 69,4 miliardi di euro necessari per il 2011.

Questi i dati annuali, che sono ribaditi anche da quelli mensili. A novembre del 2012 i dati mostrano un fabbisogno dimezzato rispetto a quello dello stesso mese dell’anno precedente: il fabbisogno statale di questo mese si è attestato, infatti, a circa 4,3 miliardi, poco più della metà del novembre 2011, quando il disavanzo ammontò a 8,5 miliardi di euro.

Nella nota del Ministero dell’Economia e della Finanza si legge:

il risultato del mese di novembre, rispetto allo stesso mese del 2011, registra un ulteriore miglioramento complessivo delle entrate fiscali. Il fabbisogno del mese tiene conto del riversamento in tesoreria unica delle risorse detenute dalle istituzioni scolastiche ed educative statali.

Si tratta di un ottimo risultato che è coerente con il trend ipotizzato per il raggiungimento dell’obiettivo annuo.

 

Uno sguardo alle borse di ieri

 La giornata di ieri è stata molto interessante per le borse e soprattutto per Piazza Affari che ha assistito ad un incoraggiante calo dello spread sotto i 300 punti. La borsa di Milano ha poi chiuso la giornata di contrattazioni con in leggero rialzo, al +0,43% trainata dalle performance dei titoli bancari. Andiamo con ordine.

Partiamo dalla borsa di Wall Street che ha chiuso in negativo e non è riuscita ad approfittare dei dati sul PMI cinese e della decisione di Atene di avviare il buy-back sui titoli. Il Dow Jones, dunque, dopo aver aperto in rialzo ha iniziato la sua caduta che lo ho portato a fine giornata in territorio negativo con il -0,46%.

Il fatto che Wall Street abbia comunque aperto la seduca in modo entusiasmante, ha infuso una buona dose di coraggio alle borse europee che – con la sola eccezione di Madrid – hanno chiuso tutte in positivo. I dati sulla lenta ripresa cinese fanno piacere agli indici ma sono controbilanciati dalla preoccupazione per l’America che nel Congresso non è riuscita ancora a trovare un accordo sul fiscal cliff. 

Interessante anche l’effetto ottenuto da Angela Merkel con la sua dichiarazione riguardo la possibilità di estinguere in futuro il debito greco. 

A Piazza Affari vanno molto bene le azioni di Mediaset, Mediobanca e va bene anche Telecom Italia anche se il margine di guadagno è contenuto.

A Gennaio la riforma delle pensioni

Sarà attiva tra un mese la riforma delle pensioni. Chiesta dall’Unione europea nel 2011, la riforma entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno, sulla base dei miglioramenti già avvenuti negli ultimi mesi.

In virtù della riforma lo Stato italiano risparmierà una cifra che si aggira intorno ai 22 miliardi di Euro dal 2013 al 2020. Un ottimo presupposto per alleggerire la crisi.

Gli esperti spiegano così le principali modifiche in seno alla legge:

“Alla base della riforma, che porta quindi molti soldi allo Stato, ci sono l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio al sistema contributivo, mentre prima c’era quello retributivo. Dal 2013, quindi, i lavoratori andranno in pensione con le nuove regole, a parte gli autonomi che hanno aspettato 18 mesi per la finestra mobile. Dal 2013 si andrà in pensione a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e a 63 anni e 3 mesi per le donne, che diventano 63 anni e 9 mesi nel caso di lavoratrici donne. Per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne”.

Lo Stato tira dunque un sospiro di sollievo, gli  italiani no, come si legge dall’analisi degli esperti:

“Per le donne l’età pensionabile crescerà fino al 2018 per arrivare a essere uguale a quella degli uomini. Per il futuro è previsto anche l’adeguamento della pensione alle statistiche della vita media”.

Gas e Luce, bollette sempre più care

Il trend negativo italiano in merito al carovita delle bollette di luce è gas prosegue. L’Italia è prima in Europa per quanto concerne il costo pro-capite dell’energia. La tassazione elevata contribuisce a mettere in scacco aziende e famiglie.

Gli imprenditori italiani, infatti, pagano a un prezzo salato l’elettricità: intorno al 36,4% in più rispetto alla media dell’Ue. Sborsano inoltre 5,8% in più rispetto ai colleghi europei. Le famiglie spendono tra carburanti, luce e gas, il 5,6% rispetto alla media del resto dell’Eurozona.

I dati provengono da Confartigianato. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale è cresciuto del 12,7% per gli imprenditori tra l’anno scorso e l’anno in corso. Rispetto ai rincari del 5,2% registrati nell’Eurozona, l’intensità è più che doppia.

Le tariffe energetiche a carico delle imprese hanno subito negli ultimi dodici mesi un aumento del 30,4%. Nella zona dell’Ue, invece, l’aumento si è fermato a 12 punti di percentuale. Per quanto concerne le imprese il rincaro complessivo tra l’ottobre dello scorso anno e quello in corso è del 13,6%. Nel resto d’Europa si è fermato all’otto per cento.

Rileva Confartigianato:

“Nell’ultimo anno, la bolletta dell’elettricità per usi domestici è cresciuta del 15,9% (a fronte di un rincaro del 5,9% nell’Eurozona), il gas utilizzato dalle famiglie è rincarato del 9,1% (+6,4% nella Ue) e i prezzi dei carburanti sono aumentati del 16,1% (+8,7% nell’Eurozona)”.