Nel 2014 dalla spending review arriveranno 5 miliardi. Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review, ha chiarito in primo luogo le cifre: nel 2014 i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da maggio in poi sono 5.
Italia
La Cina e Blackrock puntano sull’Italia
Continua a crescere l’interesse degli investitori esteri verso le grandi società italiane quotate in Borsa, anche in concomitanza con la recente espressione di JP Morgan Chase a favore del debito pubblico d’Italia (e Spagna) i cui tassi potrebbero prevedibilmente scendere di ulteriori 25-30 punti base.
In questo quadro si inserisce una nota emessa dalla Consob circa la partecipazione della People’s Bank of China al capitale di Eni ed Enel, società controllate dalla mano pubblica. Più in dettaglio la banca centrale cinese detiene il 2,102% del capitale della società petrolifera ed il 2,071% di quello della società elettrica.
► Cina, un rallentamento economico previsto
Benché le partecipazioni cinesi siano minoritarie rispetto alle quote in mano ai soci di controllo dei due enti energetici, esse rappresentano tuttavia un investimento superiore ai 2 miliardi di euro. È questo infatti il valore complessivo in Borsa del 2,102% di Eni (circa 1,36 miliardi) e del 2,071 di Enel (circa 785 milioni).
La partecipazione cinese da 2,1 miliardi in Eni ed Enel fa coppia con il recente investimento nel Monte dei Paschi di Siena da parte di Blackrock, il colosso statunitense del risparmio gestito: il fondo americano, con l’acquisizione del 5,67% è diventato il secondo azionista della terza banca italiana, dietro alla Fondazione MPS che detiene ancora il 15,07% del capitale e davanti ad Axa che ha poco meno del 4 per cento.
Con questo investimento le partecipazioni nel mercato italiano delle varie società facenti capo a Blackrock superano la soglia dei 20 miliardi di euro: Blackrock è infatti uno tra i primi azionisti istituzionali anche di Intesa SanPaolo, Unicredit, Telecom Italia, Azimut, Atlantia e altre blue chip.
EasyJet apre la sua terza base in Italia
EasyJet ha aperto la sua terza base in Italia e sfida Alitalia. Inizialmente, il vettore btitannico aveva due stazioni e ora si è ampliata a Napoli con una capacità annua di quasi il 25% a quasi 2 milioni di passeggeri. La nuova apertura arriva un anno dopo che EasyJet ha creato il collegamento tar gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate, le altre due basi.
Il vettore britannico si rivolge a viaggiatori d’affari che fanno 2,6 milioni di viaggi all’anno da e per Napoli con più frequenze giornaliere e destinazioni come Amburgo e Londra Gatewick.
► Ryanair e EasyJet, violazione Codice del consumo
L’Italia è un mercato chiave per EasyJet e quello in cui la società ha piani di espansione ambiziosi. La compagnia aerea con sede a Luton in Inghilterra aggiungerà sei nuove rotte a Napoli nel suo programma estivo per un totale di 21 servito da 146 voli settimanali.
EasyJet, che ha servito Napoli dal 2000, sta cominciando a basare gli aerei in Italia come estensione di una strategia che si concentra sui Paesi europei con vettori a basso costo e dove le cosiddette compagnie aeree istituzionali sono deboli. La società ha avuto una quota del 12% del trasporto aereo italiano nella prima metà dello scorso anno.
Ryanair, l’operatore con i prezzi più bassi in Europa, è anch’sso presente in Italia dove l’Alitalia ha perdite di 294 milioni di euro nel primo semestre.
EasyJet ha realizzato 13,5 milioni di passeggeri nel mercato italiano negli ultimi 12 mesi e serve 17 aeroporti, mentre Ryanair ha volato con più di 23 milioni di clienti in 23 aeroporti nello scorso anno e si rivolge a 26 milioni di passeggeri nel 2014.
Anche Vueling Airlines, l’unità low cost con sede a Barcellona della British Airways, sta incrementando la sua presenza italiana. John Alborante, vendite e marketing di Ryanair per l’Italia, ha affermato che mentre il vettore irlandese si rivolge al mercato internazionale, i voli interni presentano una grande opportunità a causa della mancanza di coerenza di Alitalia.
Le banche preparano la vendita delle azioni
Le banche italiane si stanno preparando a vendere almeno 8 miliardi di euro di azioni per puntellare i loro bilanci ed evitare il ritorno della crisi del debito sovrano a favore degli investitori. A guidare la queste vendite c’è la banca Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo e in Italia la terza più grande.
L’Italia sta cavalcando un’ondata di fiducia degli investitori dopo essere emersa dalla recessione. Sembra che l’ascesa di Matteo Renzi a Presidente del Consiglio, con la promessa di sgravi fiscali e della riforma del mercato del lavoro, ha migliorato l’umore. L’indice Ftse All-Share Banks ha avanzato circa il 25% quest’anno.
► Banca Mps, ricavi migliori rispetto alle attese
Gli economisti sostengono che l’offerta di azioni potrebbe attirare gli acquirenti che hanno tirato fuori i loro investimenti dai mercati emergenti negli ultimi mesi a che cercano rendimenti più elevati nei Paesi sviluppati.
Le banche italiane possono crescere di più rispetto alle banche europee sulla base del rapporto dei loro prezzi azionari e del valore tangibile o il valore netto dei beni materiali. Il miglioramento del sentiment degli investitori è un fattore stimolante.
Monte Paschi inizierà la sua vendita dopo il 12 maggio come ha affermato l’amministratore delegato Fabrizio Viola, mentre Banca Popolare di Milano prevede di iniziare la sua offerta il 5 maggio. Banco Popolare inizierà la vendita dei suoi 1,5 miliardi di euro di azioni alla fine di questo mese. Monte Paschi ha detto all’inizio di questo mese che ha rinnovato un accordo con le banche, tra cui Ubs Ag e Mediobanca, per organizzare la vendita alle stesse condizioni concordate nel mese di dicembre.
In Italia i consumi sono in stallo
L’industria italiana dà segnali di ripresa, il Prodotto interno lordo (Pil) inverte lentamente il declino, ma secondo i dati dell’Istat a gennaio 2014 il settore del commercio è rimasto in posizione di stallo: l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ha infatti registrato una variazione di zero punti rispetto al mese precedente. Nell’ultimo trimestre che va da novembre a gennaio, il tasso ha anzi segnato una contrazione media dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il mese di dicembre 2013 le vendite di prodotti alimentari hanno mostrato a gennaio una variazione nulla, quelle di prodotti non alimentari sono diminuite dello 0,1%.
Nei dodici mesi tra gennaio 2013 e gennaio 2014, l’indice del totale delle vendite ha segnato una flessione dello 0,9%, risultante dalle contrazioni dello 0,1% per le vendite di prodotti alimentari e dell’1,3% per le vendite di prodotti non alimentari. Nel dettaglio però i volumi di vendita, suddivisi in base alla forma distributiva, hanno evidenziato per la grande distribuzione un aumento dell’ 1,0% (+ 0,9% per i prodotti alimentari,+ 1,2% per quelli non alimentari) ed una diminuzione del 2,5% per le imprese operanti su piccole superfici (- 2,9% per i prodotti alimentari, -1,3% per quelli non alimentari).
► Fiducia dei consumatori in crescita e Padoan in Germania parla dell’economia italiana
Quanto alla grande distribuzione organizzata, a gennaio 2014 si registrano variazioni positive dello 0,7% per gli esercizi generalisti e del 2,6% per quelli specializzati. Nel dettaglio, tra gli esercizi generalisti si segnalano quelli a prevalenza alimentare con un aumento dello 0,8% delle vendite. Quest’ultima tipologia commerciale ha registrato variazioni positive per tutte le forme di vendita: +3,1% per i discount, +0,6% per gli ipermercati e +0,2% per i supermercati.
Gli italiani hanno fiducia nella ripresa economica
Anche in Italia il sentimento di fiducia dei consumatori è in fase di risalita, in linea con le tendenze positive che caratterizzano altri Paesi, quali Stati Uniti, Australia e Germania.
Il dato emerge dalle rilevazioni dell’ISTAT, che misura periodicamente il “clima di fiducia” dei cittadini sulla base di un questionario di nove domande-chiave mirate ad individuare il livello di ottimismo/pessimismo presente nel Paese: opinioni e aspettative circa la situazione economica nazionale; attese sulle problematiche dell’occupazione; prospettive circa lo stato economico familiare; capacità attuale e possibilità future del risparmio;opportunità e propensione verso l’acquisto di beni durevoli; giudizi sul bilancio familiare.
► Fiducia dei consumatori in crescita e Padoan in Germania parla dell’economia italiana
Nel mese di marzo l’indice generale ha registrato un sensibile incremento, attestandosi sul valore di 101,7 punti rispetto ai 97,7 del mese precedente: l’indice più elevato dal giugno 2011. Si tratta di una crescita rilevante perché riguarda i giudizi espressi in relazione alla situazione corrente, alle attese per l’economia italiana e alle aspettative sul tema della disoccupazione.
La componente puramente economica del clima di fiducia si è elevata da 96,9 a 107,6 punti, mentre l’aliquota familiare ha registrato un miglioramento più modesto da 98,3 a 98,8. Risultano in aumento anche le componenti riferite al clima corrente e al clima futuro.
Per quanto concerne l’andamento dell’economia nazionale, i giudizi sulle condizioni attuali e su quelle prospettiche segnano un passaggio da -117 a -111, mentre le attese sullo stesso tema registrano un saldo positivo e risalgono da -20 a +2. Pur restando su livelli critici, sono in ripresa anche le aspettative circa la situazione economica della famiglia,così come salgono le opinioni sull’opportunità attuale di risparmio.
Fisco 2012, imprenditori più poveri dei dipendenti
Dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi per il 2012 risulta che ci sono 350 mila lavoratori dipendenti in meno rispetto al 2008. Diminuiti anche i pensionati (- 190 mila), gli imprenditori (-32 mila), i soggetti con redditi da partecipazione (-138 mila). Sono invece aumentati di 128 mila unità i lavoratori autonomi.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia, la metà dei contribuenti ha dichiarato un reddito complessivo inferiore a 15.654 euro, mentre il reddito medio è pari a 19.750 euro (+0,50% sul 2011).
► Il 5% degli italiani ha il 23% dei redditi
Dai dati emerge un crescente divario tra “ricchi e poveri”: infatti il 5% dei contribuenti più benestanti dichiara il 22,7% del totale dei redditi nazionali (pari a 800 miliardi di euro), ossia una quota complessivamente superiore a quella dichiarata dal 50% dei contribuenti a più basso reddito
Tra il 2008 e il 2012 il reddito medio dei lavoratori dipendenti ha registrato una contrazione del 4,6%, mentre sono cresciute del 4,6% le entrate dei pensionati. Lavoratori autonomi ed imprenditori hanno denunciato una flessione dei propri redditi rispettivamente del 14,3% e dell’11%.
Il reddito medio dei lavoratori autonomi ammonta a 36.070 euro, quello dei dipendenti a 20.280 euro, quello degli imprenditori a 17.740 euro. A chiudere la graduatoria il reddito dei pensionati, pari a 15.780 euro.
Sono più di 10 milioni i contribuenti che, grazie alle diverse forme di detrazioni, sono esentati dal versamento dell’Irpef, mentre 31,2 milioni di persone (il 75% dei contribuenti) paga un’Irpef media netta di 4.880 euro.
I cittadini italiani possessori di immobili all’estero sono 113 mila, e detengono un patrimonio immobiliare complessivo di circa 23 miliardi di euro. Ammontano invece a 130 mila i soggetti che dichiarano attività finanziarie all’estero per un valore totale di 28 miliardi di euro.
Il 5% degli italiani ha il 23% dei redditi
Il ministero dell’Economia ha presentato i dati, che si riferiscono al 2012, sui contribuenti italiani. Quello che emerge è un quadro abbastanza stratificato. Il reddito medio è di 19 mila 750 euro, un italiano su due ha meno di 15 mila euro e 8 imprenditori su dieci dichiarano meno di 20 mila euro l’anno.
I dati più forti sono che il 5% degli italiani dichiara quasi il 23% del reddito complessivo e che circa la metà degli italiani ha un reddito più basso di 15 mila 654 euro. La differenza tra la parte di popolazione benestante e quella che sopravvive è netta e sempre più larga.
► Ocse avverte che il reddito italiano medio è sceso
Dal 2008, anno di inizio della crisi economica, il reddito dei lavoratori dipendenti è sceso del 4,6%, quello dei lavoratori autonomi del 14,3% e quello degli imprenditori dell’11%. In aumento del 4,6% solo le pensioni. Per quanto concerne le dichiarazioni medie, i lavoratori dipendenti sono a 20 mila 280 euro, i lavoratori autonomi a 36 mila 070 euro, gli imprenditori a 17 mila 740 euro e i pensionati a 15 mila 780 euro.
Fa riflettere il dato che la maggior parte di lavoratori autonomi e imprenditori dichiara un reddito minore di 20 mila euro, forse per effetto della crisi o anche di una parte di elusione.
Tra il 2008 e il 2012 è cresciuto il numero dei liberi professionisti di circa 128 mila unità. Il numero dei lavoratori dipendenti, sempre per lo stesso periodo, e di pensionati è sceso rispettivamente di 350 mila e 190 mila unità.
La regione con il reddito medio più alto è la Lombardia con una media di 23 mila 320 euro. La seconda è il Lazio con 22 mila 100 euro, mentre il reddito medio più basso è in Calabria con 14 mila 170 euro.
Sono tanti gli italiani che possiedono un patrimonio immobiliare all’estero. Un patrimonio che ammonta a 23 miliardi di euro e che conta 113 mila italiani che hanno immobili all’estero e 130 mila che possiedono attività finanziarie fuori dall’Italia per 28 miliardi di euro.
Fiducia dei consumatori in crescita e Padoan in Germania parla dell’economia italiana
La fiducia dei consumatori in Italia è in crescita consistente. I dati sulle vendite al dettaglio non sono ancora alti, avendo mostrato una crescita pari a zero, ma a marzo la fiducia ha mostrato un rialzo significativo sostenuto dalle aspettative sullo stato futuro dell’economia nel nostro Paese.
I dati sono stati mostrati dall’Istat che ha spiegato come l’indice del clima di fiducia dei consumatori a marzo ha realizzato un incremento significativo. L’indice è arrivato a 101,7 da 97,7 del mese precedente. In miglioramento i giudizi sulla situazione economica attuale e quelli sulle attese future. In crescita anche le aspettative sulla situazione economica della famiglia mentre peggiorano i giudizi sul bilanco familiare.
► Negli Stati Uniti scende a sorpresa la fiducia dei consumatori
Con la fiducia dei consumatori sull’economia del paese che cresce, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha parlato della situazione economica in Italia nella sua visita in Germania. A Berlino, Padoan ha affermato: L’Italia ce la farà. Voglio una crescita forte e non tradirò i patti Ue”. Il ministro ha anchee aggiunto: “Soprattutto voglio una crescita ricca di lavoro, di nuova e buona occupazione, in un Paese finalmente in grado di fare funzionare l’economia e lo Stato”.
Padoan ha parlato della necessità di riformare il mercato del lavoro e quello delle regole e delle norme, in modo da semplificare la burocrazia che pesa molto per le imprese in Italia. Non è mancato un riferimento ai rapporti con la Germania rispetto alle riforme, con il ministro che ha detto che le proposte sul lavoro e sulla semplificazione sono state accettate e vanno nella direzione corretta.