Ridotta la spesa sulle tavole degli italiani

 I dati diffusi di recente della Coldiretti raccontano di una nuova Italia, quella in cui i cittadini hanno smetto si spendere soldi per i generi alimentari e i consumi sono tornati ai livelli, un po’ imbarazzanti, degli anni Settanta. Una regressione che non depone a favore della ripresa economico-finanziaria del tricolore.

Consumi in calo e arretra Nestlè

In generale la Coldiretti dice che dall’inizio dell’anno, nel primo semestre 2013, si è registrata una flessione del consumo di pesce pari al 13 per cento. Sono poi in calo del 10 per cento le spese per l’olio extravergine e per la pasta. 7 italiani su 10 hanno smesso anche di comprare il latte. In aumento, per quanto riguarda sempre i generi alimentari, ci sono soltanto le uova e il pollo.

Che altre conferme aspettano gli investitori? L’italiano medio che almeno a tavola non aveva mai rinunciato alla qualità, adesso ha un potere d’acquisto talmente ridotto che compra prodotti di scarsa qualità, oppure non compra affatto. Il taglio, la spending review famigliare, di cui abbiamo già parlato, riguarda anche i beni di prima necessità.

Consumi TLC in calo nel nostro paese

L’ortofrutta, che non abbiamo menzionato, ha visto ridursi gli acquisti del 3 per cento e anche l’acquisto di carne è diminuito del2 per cento. In generale c’è stata una riduzione della spesa alimentare del 4 per cento circa.

Com’è cresciuta la spesa pubblica

 Spendere molto, per una pubblica amministrazione, non è sempre negativo se questa spesa equivale all’erogazione di un maggior numero di servizi. A guardare la spesa pubblica italiana, però, si resta di stucco visto che in 15 anni l’aumento dei costi a carico dello stato è aumentato quasi del 70 per cento.

Spread e borsa italiana da record

Il riferimento è al periodo che va dal 1997 ad oggi. Le uscite dello stato sono contabilizzate in 300 miliardi di euro. Fortuna che le entrate fiscali sono aumentate un po’, sono in crescita precisamente del 52,7 per cento e per questo il gettito fiscale è salito di 240 miliardi di euro.  Se poi si vanno a considerare soltanto le imposte locali allora s’inizia a parlare di aumenti vertiginosi del 204 per cento.

In generale a pubblica amministrazione italiana spende tantissimo ed è molto difficile che di questo passo si approdi al famoso federalismo fiscale. L’Italia, in generale, ha due grandissimi problemi che si chiamano: debito e conti pubblici. Il nostro paese, in questi 15 anni, non è stato in grado di ridurre la spesa e tanto meno di ridurre il debito pubblico.

Il debito pubblico italiano sale a 2.075 miliardi

Secondo un’analisi recente fornita dalla CGIA, la spesa pubblica è cresciuta del 68,7 per cento che in euro equivalgono a ben 296 miliardi. Alla fine di quest’anno la situazione potrebbe essere ancora più grave con la spesa pubblica che crescerà fino a 726,6 miliardi di euro.

Consumi in calo del 4% nel primo semestre 2013

 Nel primo semestre del 2013 sono calati ancora i consumi degli italiani. Lo rileva, infatti, una indagine compiuta da Coldiretti che ha analizzato le spese degli italiani in fatto di generi alimentari ed altri beni. La popolazione italiana, il cui potere d’ acquisto è stato particolarmente ridotto dal perdurare della crisi economica risparmiano oggi come accadeva negli anni ’70 e i consumi nazionali nei primi sei mesi dell’ anno sono calati in totale del 4%

I sindacati contro il decreto sui precari della Pubblica Amministrazione

 Nulla di fatto, venerdì scorso, in occasione del Consiglio dei Ministri, in merito al decreto salva – precari, il provvedimento cui spetterebbe il compito di trovare una soluzione per i 150 mila lavoratori precari della Pubblica Amministrazione che ancora sono in attesa di forme di stabilizzazione definitiva. 

In calo la competitività dell’Italia secondo la Commissione Europea

 La Commissione Europea ha recentemente aggiornato il quadro delle competitività delle nazioni e delle regioni del Vecchio Continente. Ha infatti stilato il nuovo Indice 2013, in cui la posizione dell’ Italia, rispetto a quella delle altre nazioni europee, è risultata più che sofferente. Dal punto di vista della competitività economica, infatti, il nostro Paese ha perso numerose posizioni in classifica, andando ad attestarsi allo stesso livelli di alcune nazioni dell’ area balcanica e di alcune regioni della Spagna meridionale.