Ora che la data del primo Luglio si avvicina sempre di più, aumenta la pressione mediatica e non solo in merito alla complessa questione dell’ aumento dell’ aliquota dell’ Iva, che secondo i precedenti piani del Governo Monti, dovrebbe essere portata a breve al valore del 22%.
IVA
La Confcommercio crede ancora nel blocco dell’ Iva
Da una serie di incontri e di esternazioni avute nella giornata di ieri dal presidente del Consiglio Enrico Letta, sembra ormai trapelare la decisione dell’ esecutivo di non procedere al blocco dell’ aumento dell’ aliquota dell’ Iva, che è in programma per il prossimo primo di Luglio, e che porterà l’ imposta ad avere una pressione del 22%.
L’ aumento Iva ci sarà
Il Governo sembra aver ormai quasi deciso in merito alla spinosa questione dell’ Iva, che, in vista di un possibile blocco dell’ aumento dell’ aliquota, ha recentemente riempito le pagine dei quotidiani. Da alcune esternazioni avute dal Presidente del Consiglio Enrico Letta nella giornata di ieri, infatti, sembra ormai quasi sicuro che l’ esecutivo abbia scelto di non procedere allo stop dell’ aliquota.
Iva: in ballo c’è il rinvio a tre mesi dell’aumento al 22%
Tra le priorità del Governo Letta figura quella di alleggerire il problema dell’aumento Iva, sul quale l’esecutivo continua a lavorare, trattandosi di una strada lunga e tortuosa.
Per eliminare del tutto l’aumento dal 21 al 22% dell’Iva dal primo luglio si necessita di 6 miliardi, 2 per quest’anno e 4 per il prossimo (più altri 4 l’anno per il resto dell’eternità), da recuperare subito. Il semplice rinvio di sei mesi avrebbe un costo di due miliardi, mentre per trasferire lo scatto dell’Iva a inizio ottobre sarebbe necessario ‘solo’ un miliardo. Il Governo propende per il rinvio di tre mesi, ma bisogna ancora reperire il fondo necessario al fine di tamponare il minor gettito.
Nel frattempo, Il Ministero dell’Economia ha avviato uno studio di natura tecnica grazie ad alcuni esperti che stanno analizzando ogni possibile opzione, al fine di consentire che l’operazione risulti meno pesante possibile per quanto concerne i conti pubblici.
Tra le varie cose c’è chi pensa anche ad un aumento selettivo dell’Iva, prendendo in considerazione l’occasione per razionalizzare il caos attuale delle aliquote, che sullo stesso identico prodotto possono essere diverse in funzione di come è impacchettato o distribuito. Al fine di scongiurare del tutto l’aumento dal 21 al 22% dell’Iva dal primo luglio servirebbero subito 6 miliardi, 2 per quest’anno e 4 per il prossimo (più altri 4 l’anno per il resto dell’eternità). Il semplice rinvio di sei mesi costerebbe due miliardi, mentre per spostare lo scatto dell’Iva a inizio ottobre sarebbe sufficiente un miliardo.
Aumento IVA verso il rinvio a dicembre
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta, il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni e il capo della Ragioneria dello Stato Daniele Franco hanno tenuto un incontro a Palazzo Chigi con l’ obiettivo di rendere maggiormente concreta la possibilità di un eventuale rinvio a dicembre dell’ aumento dell’ aliquota dell’ Iva, previsto dal Governo Monti per il prossimo primo di luglio.
Novità fiscali in pentola a giugno
Si continua a parlare di IVA e di IMU tanto che molti cittadini non hanno ancora ben capito se queste novità in materia fiscale sono rivolte a tutti i cittadini. Di fatto qualcosa sta cambiando perché il governo ha intenzione di varare prima dell’estate una serie di semplificazioni che potrebbero modificare in itinere anche questi due ambiti.
►Incentivi al lavoro: ci sono le leggi ma non i decreti attuativi
Ma cosa bolle in pentola? Si parla molto di una serie di incentivi per l’assunzione di giovani che non hanno ancora compiuto 30 anni e di donne di qualsiasi età. Il governo, con queste iniziative, intende variare le classifiche occupazionali che ci relegano agli ultimi posti in Europa riguardo il lavoro giovanile e femminile.
Allontanandosi dall’ambito ristretto delle tematiche lavorative, andiamo a prendere di petto un altro tema particolarmente caro ai cittadini: l’aumento delle tasse. L’IVA in primo luogo che da luglio dovrebbe aumentare di un punto percentuale determinando spese sempre maggiori per i cittadini consumatori.
Il governo, in tal senso, ha deciso di fare un passo indietro e di alzare l’Imposta sul valore aggiunto, dello 0,5 per cento. In questo modo ci sarebbe più tempo per riordinare i panieri dei beni a disposizione dei cittadini, facendo le dovute differenze. I beni di largo consumo, per esempio, sarebbero così lasciati al di fuori dei rincari.
Le strategie del Governo per allentare la pressione fiscale
Senza ombra di dubbio, l’esecutivo guidato dal Premier Enrico Letta ha sin da subito inteso la pressione fiscale come un tema prioritario. Un nodo da sbrogliare nella matassa dei prossimi cinque anni di lavoro.
Messa in stand-by la prima rata dell’Imu di giugno sull’abitazione principale (C’è chi pagherà e chi non pagherà questo acconto), il Presidente del Consiglio e i suoi ministri stanno trattando tutti gli altri temi caldi giorno per giorno.
Uno di questi è senz’altro il discorso che verte sull’eventuale blocco dell’aumento dell’aliquota del 22% dell’Iva che a luglio, qualora non dovessero sorgere input governativi, dovrebbe salire al 23%.
Anche questo intervento, però, più che programmatico è dettato da un’urgenza.
Si tratta, dunque, sino ad ora di due punti atti all‘allentamento della pressione fiscale. Un rallentamento che in un simil periodo di crisi è fondamentale. Imu e Iva, infatti, rappresentano un cruccio per molte famiglie italiane e Letta e i suoi si sono messi subito di buona lena per dare una sterzata con due interventi.
Il Governo ha in mente una riforma più complessiva dell’imposizione fiscale, che poi è ciò che davvero serve.
Si tratta dunque di mettere in piedi un progetto immaginabile solo se si ragiona sul lungo periodo.
Il governo riuscirà ad inquadrarla? I dubbi sono molti.
Così, Letta e i suoi pensano ad una sorta di ‘compromesso’. Una via di mezzo. Si tratterebbe di una mini-riforma tale da incidere nello specifico sulle metodologie di contribuzione per le imposte. Una maniera per realizzare un piano meno aggressivo adatto a venire incontro alle numerose difficoltà finanziarie in cui attualmente molti nuclei familiari si dimenano.
Mini-riforma
Alcune misure potrebbero presto essere prese in considerazione. Si tratta, e si tratterà, di misure concernenti la riscossione dei tributi, che dunque andranno in particolar modo ad influenzare l’attività di Equitalia, che spesso in questi ultimi tempi è caduta nell’occhio del ciclone e al centro delle polemiche.
– In primo luogo il Governo vuole stabilire un limite al pignoramento che scatta sulla casa principale del contribuente inadempiente, quella in cui per intenderci egli abita, o, nel caso di un’azienda, sui beni funzionali all’attività.
L’idea è quella di permettere ancora il pignoramento dei beni o degli immobili per debiti superiori a 20 mila euro, ma non la loro vendita all’incanto. L’abitazione potrà insomma essere bloccata dal fisco, ma mai essere venduta all’asta dall’ente di riscossione, sia esso Equitalia o qualunque altro.
-Il governo desidera inoltre rivedere il cosiddetto principio del “solve et repete”, quello che impone al contribuente che vuole presentare un ricorso e avviare dunque un contenzioso con l’amministrazione fiscale, di versare comunque a priori un terzo del dovuto. Una prassi più volte contestate e che l’esecutivo vorrebbe abolire almeno per i contribuenti che non sono mai caduti nella rete delle contestazioni fiscali o in accuse di evasione.
– Consentire una maggiore diluizione dei pagamenti elevando i termini delle eventuali rateizzazioni è un’altra delle misure sulle quali si sta lavorando. In un periodo di crisi come questo sono diverse le famiglie che vorrebbero pagare eventuali arretrati fiscali, ma che sono impossibilitate a farlo per carenza di liquidità. L’idea dell’esecutivo è allora quella di aumentare il numero possibile di rate con cui pagare un debito, che oggi è fissato in 72, ossia in un termine temporale di sei anni. In questo contesto potrebbe essere modificata anche la norma che impone che il valore minimo di una rata sia pari a 100 euro, riducendo questo importo a valori anche più modesti.
-Dovrebbe poi essere prevista una maggiore tolleranza nei confronti dei pagamenti mancati. Oggi se si salta il versamento di due rate consecutive, si decade automaticamente dal beneficio della rateizzazione. Secondo i progetti del governo questo limite dovrebbe essere aumentato a tre, con l’aggiunta però di un limite complessivo di cinque rate eventualmente non pagate nell’arco dell’intero periodo di rateizzazione.
-Potrebbe essere rivalutata, stavolta con un occhio di favore a chi deve incassare, la norma che elimina la riscossione coatta per i crediti inferiori a 2.000 euro. Tenendo infatti presente che in questo limite ricadono tutte le multe e gran parte delle imposte comunali, attualmente i sindaci rischiano di vedersi tagliata una grossa fetta dei propri introiti. Si tratterebbe dunque di una misura di perequazione, che in definitiva andrebbe comunque a favore dei contribuenti onesti.
Riforma del catasto
Il tema è stato posto con forza qualche giorno fa dal direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera che ha definito l’attuale sistema di rendite iniquo. Un problema per il quale il governo ha subito dimostrato attenzione, anche se i tempi di una tale riforma sono stati valutati dallo stesso Befera in almeno cinque anni, uno spazio temporale fuori dalla portata dell’attuale esecutivo, che potrà dunque eventualmente solo iniziare il processo di riforma.
Equitalia
Il tanto contestato ente di riscossione dal prossimo 30 giugno abbandonerà l’attività di recupero crediti per conto dei Comuni. Solo 2.000 sindaci su 8.000 hanno però adottato contromisure adeguate. Il governo ha deciso allora di prorogare fino alle fine dell’anno l’obbligo di riscossione di Equitalia in quei Comuni ancora sprovvisti di un sistema alternativo.
Imu
Successivamente al congelamento della rata di giugno sulle prime case, rimane ancora da risolvere la questione relativa ad un’eventuale totale abolizione dell’imposta sugli immobili, almeno per quanto concerne le abitazioni principali. Per il momento il governo ha procrastinato la soluzione di questo nodo, che certamente presto tornerà d’attualità. A settembre infatti dovrebbe esserci il pagamento della seconda rata, e per allora i contribuenti dovranno sapere se pagare oppure no.
5 miliardi di rimborsi Iva alle imprese
Il direttore dell’ Agenzia delle Entrate Attilio Befera, nel corso di una audizione alla Commissione finanze della Camera, ha fatto il punto sul piano di lavoro dell’ agenzia che ha toccato direttamente le imprese italiane nel corso dei primi mesi del 2013. Formulando anche qualche ipotesi per il futuro.
Ecobonus e ricostruzione in Abruzzo finanziati dall’aumento delle tasse
Il Governo sta predisponendo una redistribuzione del carico fiscale per trovare le risorse per il finanziamento degli sgravi fiscali per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione ambientale degli immobili e anche per gli interventi privati di ricostruzione in Abruzzo.
► Prolungati i bonus ristrutturazioni
Una redistribuzione delle tasse e del loro ammontare che colpirà i cittadini con l’aumento del prezzo di alcuni prodotti di largo consumo e dell’imposta di bollo per atti e ricevute. Aumenti pesanti e applicati su prodotti e imposte così comuni diventano una ottima fonte per le casse dello Stato.
Ad essere colpiti dall’aumento delle tasse per questi finanziamenti saranno bevande e merendine acquistate ai distributori automatici, sui quali sarà aumentata l’Iva dal 4% attuale al 10%, per garantire allo Stato una entrata extra stimata in circa 100 milioni di euro all’anno (l’aumento Iva è previsto per 10 anni).
Aliquota Iva alle stelle anche per i gadget che si acquistano in edicola con giornali e riviste. Questi oggetti non saranno più categorizzati come prodotti editoriali e, quindi, l’aliquota Iva applicata sarà quella standard del 21%, e non quella agevolata dell’editoria (4%). Lo Stato conti di ricavare 125 milioni di euro all’anno.
► L’aumento dell’IVA peserà sulle famiglie più numerose
Ultimo aumento, questo finalizzato alla detassazione degli interventi di ricostruzione privata in Abruzzo, è quello dell’imposta di bollo che si paga per ricevute e atti (da 1,81 a 2 euro per l’una e da 14,62 a 16 euro per gli altri). Questo aumento dovrebbe portare allo Stato 197,2 milioni di euro per ogni anno dal 2014 al 2019 e quasi 100 milioni per i restanti mesi del 2013.