Rimborsi Iva 2013, le novità volute da Befera

 Alle imprese italiane non arriveranno solo i soldi provenienti dallo sblocco del pagamento dei debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni, ma anche i rimborsi IVA, per un totale di 6,5 miliardi di euro che l’Agenzia delle Entrate dovrà erogare tra il 2013 e il 2014.

► Calendario in 15 tappe per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

E’ stato il direttore dell’Agenzia a introdurre durante l’audizione in Parlamento sul decreto per lo sblocco dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni le importanti novità previste per i rimborsi. Due i provvedimenti previsti da Befera.

Il primo provvedimento, che sarà emanato direttamente dall’Agenzia, riguarderà i tempi e i modi per la riprogrammazione delle restituzioni e dei rimborsi Iva, che saranno di 2,5 miliardi di euro nel 2013 3 di 4 miliardi nel 2014.

Il secondo provvedimento, invece, che entrerà in vigore dal 2014, prevede l’aumento da 516 mila euro a 700 mila euro del limite annuo delle compensazioni effettuate tramite modello F24. Con questo provvedimento, coloro che matureranno un credito Iva dovranno indicare nella dichiarazione la modalità di recupero del credito con possibilità di scelta tra:

► Quando l’IVA è indetraibile

– compensazione attraverso i modelli F24;

– rimborso con procedura semplificata all’agente della riscossione;

– credito per la gestione IVA dell’esercizio successivo.

 

Il fisco alle prese con le insalate miste

 Il fisco classifica gli alimenti e poi applica un certo carico d’Iva alle diverse categorie. Talvolta, però incontra delle difficoltà nella classificazione dei cibi e tra queste difficoltà c’è anche quella d’inquadrare correttamente le “insalate miste”.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

FiscOggi spiega che stanno prendendo piede nel nostro paese i pranzi pronti, quelli che mescolano il gusto, con il colore, la genuinità e la comodità. In pratica le vaschette con ortaggi e verdura pronti da mangiare o pronti da cuocere. La conservazione dei vegetali, in tal senso, ha fatto davvero progressi. Eppure non è quello che interessa al fisco, quanto piuttosto la classificazione dei prodotti in questione.

Per questi generi alimentari, dice il fisco, è necessario applicare l’Iva agevolata al 4 per cento. E’ tutto scritto nella risoluzione 23/E dell’8 aprile 2013. In generale possiamo classificare queste “vaschette” miste come prodotti ortofrutticoli di IV gamma, classificabili difficilmente sia dal punto di vista merceologico, sia dal punto di vista fiscale.

Le spese mediche detraibili dal 730

Fino a qualche anno fa il problema non si poneva perché esistevano in commercio prodotti alimentari che appartenevano a generi diversi, erano venduti insieme, ma nel contenitore erano separati tra prodotti freschi e prodotti cotti. Adesso, invece le insalate sono diventate miste e assortite, per cui contengono sia l’insalata vera e propria, sia altri prodotti vegetali, sia prodotti non freschi e secchi come noci ed olive, sia prodotti di natura non vegetale, per esempio salumi, formaggi, tonno o pollo.

Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

 Oggi alle 19 si riunirà il Consiglio dei Ministri con un ordine del giorno piuttosto denso. Il punto focale delle discussione di oggi sarà il decreto che permette lo sblocco dei primi 40 miliardi di euro che dalle pubbliche amministrazioni torneranno alle imprese italiane, con tutta la coda di polemiche che si è portato appresso per la possibilità di un anticipo dell’addizionale Irpef.

► La Tares sarà rinviata o no?

Ma non solo: il governo Monti in prorogatio dovrà discutere anche della questione degli esodati, della Tares e dell’aumento dell’Iva. Temi molto cari a tutti i cittadini italiani.

Per quanto riguarda gli esodati – persone senza lavoro e senza stipendio che in base alle Legge di Stabilità 2013 dovrebbero essere salvaguardate – il nodo da sciogliere è la ricerca delle risorse per una nuova salvaguardia a loro favore, come previsto dalla Legge di Stabilità, e il numero di quanti dovranno essere salvaguardati.

Si parla di circa 10 mila persone, un numero dal quale il governo vorrebbe eliminare tutti quelli che hanno guadagnato dal momento delle dimissioni dall’azienda alla fine 2012 la somma di 7.500 euro lordi all’anno, mentre il Parlamento vuole che restino fuori dal salvataggio soltanto coloro che nell’ultimo mese dello scorso anno abbiano potuto beneficiare di un reddito alternativo.

► Rimborsi Iva, una speranza per le aziende italiane

Anche per le tasse la discussione si profila accesa tra chi vorrebbe rinviare l’entrata in vigore della Tares e chi, invece, propone solo un rinvio parziale, e tra coloro che vorrebbero congelare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per l’estate e chi non vuole farlo.

Rimborsi Iva, una speranza per le aziende italiane

 Le imprese italiane, non è una novità, stanno soffrendo di una cronica mancanza di liquidità.

Ne sono una testimonianza i tanti inviti che sono arrivati da più parti allo sblocco dei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni alle aziende, inviti ai quali oggi ha fatto seguito anche l’appello di Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che ha chiamato a raccolta i direttori regionali dell’Agenzia perché concentrino ogni risorsa utile alla liquidazione dei rimborsi Iva nei prossimi 4 mesi.

► Se si sbloccassero i pagamenti delle Pa l’Italia inizierebbe la ripresa

Non si può aspettare oltre: le lungaggini tipiche delle pubbliche amministrazioni italiane, soprattutto quando si tratta di pagamenti, stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di una intera economia:

L’attuale congiuntura economica sta determinando una diffusa crisi di liquidità per le imprese. In particolare, il volume dei crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione, nonché i lunghi tempi di pagamento, rischiano di compromettere il mantenimento dei livelli occupazionali delle aziende e rappresentano un ostacolo alla crescita del Paese.

Nel compito di salvare le imprese italiane da una fine certa, l’Agenzia delle Entrate può contare anche sul sostegno del Governo, che prevedendo consistenti accelerazioni negli stanziamenti per il pagamento dei rimborsi. Da qui l’invito alle sedi regionali dell’Agenzia di fare il possibile, non solo utilizzando tali risorse, ma anche veicolandone altre che dovrebbero essere usate per altri fini, ma meno urgenti di questo.

► Il governo sblocca 20 miliardi per il debito delle PA

Al momento i rimborsi Iva in conto fiscale già disposti sono pari a 2 miliardi di euro.

La Tares sarà rinviata o no?

 Lo schema del decreto per il rinvio della Tares, la nuova tassa sui rifiuti che accorpa diverse tasse comunali, è già pronto per essere passato al vaglio del Consiglio dei Ministri ma, nonostante le pressioni arrivate da diverse parti, tra le quali anche l’Anci e la Uil, ancora non è stata presa nessuna decisione.
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La decisione, in effetti, è piuttosto complicata perché andrebbe ad influire sui conti pubblici, in un momento già molto delicato per il Governo. Ma il problema persiste ed è necessario che venga data una definizione alla questione prima che, come detto anche da alcuni deputati del PD, vengano fatte delle azioni eclatanti.

Se i Comuni si oppongono al rinvio della tassa sui rifiuti perché potrebbe provocare dei seri problemi di liquidità alle amministrazioni e alla raccolta dei rifiuti stessi, dall’altra parte ci sono le famiglie e i problemi che la tassa creerà a dei bilanci famigliari già pesantemente provati.

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Secondo una stima della Uil, infatti, la Tares sarà ben più salata dell’Imu (305 euro medi contro i 218 euro medi pagati per l’Imu nel 2012 per un appartamento delle stesse dimensioni) e si andrà ad aggiungere anche all‘Imu (la prima rata dovrà essere pagata entro il 18 giugno) e all’aumento di un punto percentuale dell’Iva (previsto per il primo di luglio), tutto nello stesso periodo.

 

Un altro breve riepilogo dell’Iva per cassa

 L’IVA per cassa è cambiata: dal primo dicembre 2012 è entrato in vigore un nuovo regime che è da considerarsi facoltativo per i contribuenti che hanno una partita IVA. Per aderire al nuovo regime è necessario indicare nella fattura il riferimento “IVA per cassa”.

Quando l’IVA è indetraibile

Questo nuovo regime, in poche parole, prende atto di una serie di ritardi nei pagamenti. Molti professionisti si trovano a fare i conti con committenti che ottengono il lavoro ma poi non riescono a saldare il debito, nonostante sia già stata emessa dal professionista la fattura a termine del lavoro.

Il nuovo regime, quindi, consente al contribuente IVA di pagare l’imposta sul valore aggiunto al momento dell’incasso del corrispettivo, ma allo stesso tempo consente di detrarre l’IVA sugli acquisti quando è stato pagato il fornitore.

Le novità dell’IVA per cassa

Facciamo un esempio pratico riferito al primo trimestre dell’anno, con l’ipotesi della liquidazione trimestrale dell’IVA. Se il professionista ha effettuato un lavoro importante del valore di 1000 euro + IVA e l’ha concluso a gennaio, il primo febbraio emette la fattura relativa. L’incasso però, arriva soltanto a giugno. Nel mentre, sia a gennaio che a marzo, il contribuente IVA effettua degli acquisti legati all’attività professionale.

A maggio, al momento di liquidare il primo trimestre IVA, dovrà pagare soltanto per le fatture incassate, quindi non per quella che incasserà a giugno, ma potrà detrarre l’IVA degli acquisti.

L’Iva sui servizi accessori

 In occasione di un controllo sull’attività di una ditta di servizi di pulizia, è stato notato che c’era un errore importante nella fatturazione. A far chiarezza sulla questione è intervenuta la Commissione tributaria di secondo grado della provincia di Trento.

Quando l’IVA è indetraibile

I fatti sono questi: un’azienda che si occupa di offrire diversi servizi ad enti pubblici e privati, ha fatto rientrare i servizi di pulizia offerti ad una casa di riposo per anziani, come prestazioni accessorie. In base ad un decreto del Presidente della Repubblica del 1972 le prestazioni accessorie a quelle curative, nei brefotrofi, nelle case di riposo e in altri enti simili, sono esenti da IVA.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

L’azienda in questione ha usato questa normativa per fatturare senza IVA i servizi offerti ad una casa di riposo per anziani. La commissione tributaria trentina, però, ha spiegato che la pulizia di un ente pubblico non è da considerarsi accessoria se non può essere inserita all’interno di una più vasta gamma di servizi che sono quelli di alloggio e cura. Questo vuol dire che l’azienda ha erroneamente usato l’esenzione IVA ed ora dovrà restituire quanto dovuto all’Erario.

Cosa diversa sarebbe stata se i servizi di pulizia fossero stati a corredo di una prestazione assistenziale offerta agli anziani.

Quando l’IVA è indetraibile

 Chi periodicamente paga l’IVA sa che può detrarne una parte, a patto che gli acquisti effettuati riguardino beni strumentali inerenti l’attività professionale del professionista e strumentali alo sviluppo della stessa. In tutti gli altri casi, precisa l’Erario, l’IVA è indetraibile.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

La precisazione nasce chiaramente da un fatto che ha portato la Corte di Cassazione a pronunciarsi più volte sull’argomento. L’ultima sentenza è del 10 gennaio 2013. In pratica si spiega che il diritto alla detrazione dell’imposta che riguarda i costi di costruzione di un immobile ritenuto strumentale all’attività professionale, devono essere provati con un titolo giuridico giustificativo che metta in chiaro l’uso del bene e spieghi l’inerenza dei costi sostenuti.

Le novità dell’IVA per cassa

Tempo fa un soggetto aveva detratto indebitamente l’IVA delle spese di ristrutturazione e costruzione di un immobile. Durante un accertamento l’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di constatare che mancavano i presupposti soggettivi ed oggettivi per la detrazione ed ha chiesto indietro le somme scontate.  La mancanza di presupposti era legata al fatto gli immobili cui erano riferiti i costi non erano di proprietà di un’azienda ma del suo amministratore unico che, da parte sua, aveva provveduto a “promettere” di venderli alla società.

Come si chiede il rimborso IVA

La “promessa” era stata anche sostanziata con un preliminare di compravendita ma l’atto non era stato registrato e non riportava la data, per questo è stato giudicato inattendibile.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

 L’amministrazione finanziaria, periodicamente, effettua un controllo sulle spese che i consulenti scaricano sull’IVA e che dichiarano essere congruenti con la loro attività di consulenza. Nel caso in cui la detrazione di una fattura sia negata dall’Erario, il consulente deve dimostrare il contrario.

 Aliquote, versamento e certificazione delle ritenute d’acconto

Il concetto è stato ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 6203 del 12 marzo scorso. In realtà il principio chiamato in causa è sempre lo stesso: la fattura per un’attività di consulenza può essere ritenuta falsa se il contribuente non riesce a produrre la documentazione necessaria provare il contrario.

 L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto

Se il contribuente, per esempio, porta come giustificazione di una detrazione della fattura soltanto la fattura della consulenza effettuata, ma non dimostra con un documento preciso che c’è un contratto scritto, vuol dire che la documentazione è imprecisa  e l’Erario può chiedere un rimborso all’azienda.

 L’Erario anche sui conti correnti

Tutta la vicenda chiarisce anche a chi spetta l’onere della prova. Nel caso del processo tributario, spetta all’attore del processo, quindi al contribuente contrassegnato come “evasore”. Se l’Amministrazione finanziaria contesta una fattura o meglio la detrazione indebita della stessa, è il contribuente a dover provare che ci sono dei documenti che giustificano il diritto alla detrazione.  Nel caso preso in esame per giustificare la detrazione, sarebbe stato necessario un contratto scritto.

Sui grassi combustibili IVA al 10 per cento

 La passione per il verde interessa il fisco che ha deciso d’imporre l’imposta sul valore aggiunto al 10 per cento per i grassi combustibili estratti dalla flora e dalla fauna, da usare per la produzione di energia elettrica con potenza superiore a 1 kw.

La tassa sul diesel impensierisce la Francia

Da quando è tornato di moda il tema dei combustibili verdi, quelli tutto sommato rinnovabili che non partono dal presupposto di un’intensa attività estrattiva, anche il Fisco ha deciso di rimettere le mani sulla faccenda e chiarire qualche questione.

In particolare si spiega che gli oli e i grassi di origine vegetale e animale, quelli che per la dogana possono essere etichettati con le tariffe 1507 e 1518 dei prodotti energetici, sono da considerarsi equivalenti agli oli indicati nel numero 104 di un documento del 1972, il Dpr 633. Questo vuol dire che deve essere applicata loro l’IVA ridotta del 10 per cento.

Sconto sui carburanti dall’estatto conto della carta

È  intervenuta sull’argomento l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione numero 17/E del 18 marzo scorso, dove si spiega anche che per rispondere all’interpello sui combustibili vegetali, è stato necessario anche l’intervento dell’Agenzia delle dogane.

È proprio sulla base della classificazione che alla dogana viene fatta di certi materiali che si è deciso di farli rientrare in una normativa già in essere evitando la proliferazione giuridica a riguardo.