I requisiti necessari per il regime contabile agevolato – III

 In un articolo pubblicato in precedenza abbiamo fornito alcune utili informazioni sul regime contabile agevolato, un particolare regime agevolato per l’ Iva che l’ Agenzia delle Entrate riserva a specifiche categorie di contribuenti che si trovino in possesso dei requisiti necessari

I requisiti necessari per il regime contabile agevolato – II

 In un post pubblicato in precedenza abbiamo fornito un utile approfondimento sul regime contabile agevolato, un particolare regime agevolato per l’ Iva che l’ Agenzia delle Entrate riserva a specifiche categorie di contribuenti che si trovino in possesso dei requisiti necessari

I requisiti necessari per il regime contabile agevolato

 In un post pubblicato in precedenza abbiamo fornito un piccolo approfondimento sul regime contabile agevolato, un particolare regime agevolato per l’ Iva che l’ Agenzia delle Entrate riserva a specifiche categorie di contribuenti che si trovino in possesso dei requisiti necessari

Che cosa è il regime contabile agevolato

 Un post pubblicato in precedenza ci ha dato la possibilità di parlare del regime fiscale di vantaggio IRPEF per i giovani imprenditori, i lavoratori in mobilità e i disoccupati che decidono di iniziare una nuova attività.

Per l’ IVA 40 anni di aumenti dell’ aliquota

Siamo ormai all’ inizio del mese di settembre e l’ avvicinarsi, sempre più veloce della data del primo di ottobre, data a cui è stato in prima istanza procrastinato dal Governo l’ aumento dell’ aliquota dell’ IVA, accende i riflettori su questa imposta indiretta.

Negli ultimi 40 anni, ovvero dal lontano 1973, anno della sua prima introduzione in Italia, l’ aliquota dell’ Imposta sul valore aggiunto, l’ IVA,  non ha fatto altro che aumentare. Il suo valore è infatti passato dai 12 punti percentuali degli anni ’70, agli attuali 21 punti percentuali. 

I possibili effetti dell’aumento dell’Iva ad ottobre 2013

 La CGIA di Mestre ha cercato di fare una proiezione su quello che potrebbe accadere ad ottobre, quando, se non verranno trovate le copertura finanziarie, l’aliquota IVA, ossia l’imposta sul valore aggiunto, potrebbe passare dal 21 al 22%. Lo scenario immaginato dalla CGIA mette in evidenza come questo aumento si ripercuoterà principalmente sulle fasce di reddito più deboli e i nuclei famigliari più numerosi.

 Più sfratti e aumento degli affitti in nero: le conseguenze della Service Tax

La simulazione

Nel realizzare le simulazioni, a CGIA di Mestre ha preso in considerazione tre diverse tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico), su 7 fasce retributive, per le quali sono stati misurati l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale sui diversi livelli retributivi.

Propensione al risparmio

Se l’Iva aumenterà di un punto percentuale, la propensione al risparmio delle famiglie nella prima fascia di reddito, la più bassa, arriverà a zero, mentre si ridurrà al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, al 4,1% per quella da 25.000 euro e all’ 8,2% per le rimanenti fasce di reddito.

Single

Chi vive da solo sarà molto penalizzato dall’aumento dell’Iva, che avrà un’incidenza dello 0,29% su un reddito annuo di 15.000 euro. Il paradosso è che, per i single, più si guadagna meno forte sarà l’impatto sullo stipendio: per un reddito di 55.000 euro all’anno l’incidenza è dello 0,27%.

L’aggravio oscillerà comunque tra i 37 e i 99 euro.

► Iva: 6 aumenti in 40 anni

Lavoratori dipendenti con famiglia

Se si è lavoratori dipendenti con un solo figlio a carico l’incidenza percentuale dell’aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito ( 0,33% per un reddito annuo di 15.000 euro, 0,30% per un reddito di 55.000 euro), con valori che oscillano tra i 51 e i 113 euro.

Se i figlia  carico sono due, l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva è dello 0,34% su un reddito annuo di 15.000 euro, per diminuire fino a 0,31% su un reddito di 55.000 euro, con cifre che vanno da 61 a 120 euro.

Iva: 6 aumenti in 40 anni

 Sul calendario degli italiani è segnata con un cerchio la data del 1° ottobre 2013, giorno in cui potrebbe arrivare il tanto temuto aumento dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, che passerebbe così dal 21 al 22%.

 Più sfratti e aumento degli affitti in nero: le conseguenze della Service Tax

Si tratterebbe del settimo aumento in 40 anni, da quando, cioè, con il D.P.R. n. 633 del 26 ottobre 1972, voluto dall’allora ministro delle Finanze Athos Valsecchi durante il secondo Governo Andreotti, quando la vecchia imposta generale sulle entrate (IGE), che colpiva l’intero valore del bene per ogni suo trasferimento, venne sostituita con l’Iva, ossia con una tassa da calcolare solo sul valore aggiunto che il bene acquisisce lungo il ciclo produttivo.

Pur avendo delle aliquote molto basse, l’IGE aveva si ripercuoteva su quelle imprese che si occupano di tutto il ciclo di produzione, una distorsione che è stata corretta dall’Iva, certamente non priva di difetti.

Ma ciò che più pesa di questo tributo è il suo continuo aumento nel corso degli anni. Se, infatti, al momento della sua entrata in vigore il 1° gennaio del 1973, l’aliquota da applicare al valore aggiunto del bene per il calcolo dell’Iva era del 12%, più alta di quella dell’IGE per compensare la perdita del gettito dovuto ai minori importi sui quali si applicava la tassa, è stata portata al 14% già nel 1977.

 I possibili effetti dell’aumento dell’Iva ad ottobre 2013

Da lì in poi una cascata di aumenti: l’aliquota è stata portata al 15% nel 1980, al 18% nel 1982, al 19% nel 1988, al 20% nel 1997 e con D.L. n. 138 del 13 agosto 2011,  l’aliquota è arrivata al 21%.

Se non si troveranno le coperture, ad ottobre potrebbe scattare il settimo aumento, che porterà l’aliquota Iva ordinaria al 22%

Le aliquote dell’IVA e le possibili soluzioni contro l’aumento

 Si avvicina sempre più in fretta la data del 1 ottobre, quella in cui, stando alle ultime decisioni del Governo, dovrebbe scattare il preannunciato aumento dell’ IVA, che porterà l’ aliquota tradizionale a salire dal 21% al 22%. Ma forse non è ancora detta l’ ultima parola. L’ esecutivo sta infatti studiando delle possibili soluzioni per evitare l’ introduzione di questa misura che avrebbe come diretta conseguenza un aggravio della situazione del settore commerciale italiano, senza contare le ovvie ripercussioni sul bilancio delle famiglie.

Verso l’aumento dell’IVA

 Mentre il Governo ha ripreso a parlare di IMU e l’ esecutivo è a lavoro per redigere, entro la fine del mese, la bozza relativa alla riforma complessiva del sistema di tassazione degli immobili italiani, un’ altra grande questione si riaffaccia all’ orizzonte dopo la pausa estiva. E’ la questione dell’ IVA, ovvero l’ incremento della aliquota sull’ imposta sul valore aggiunto dal 21% al 22%, anche questa in precedenza rimandata alla data del 1 ottobre. In attesa di tempi migliori.