Draghi: “Ripresa economica debole”

Ripresa economica: Mario Draghi, Presidente della Bce, è tornato sull’argomento. Nel 2013 sarà “debole”, ma la ripresa (per quanto graduale) ci sarà ed avverrà a fine anno. L’opinione del capo della Banca Centrale Europea rassicura qualcuno e lascia preplessità in molti.

L’Europa paga il dazio di un anno positivo ma non troppo. A livello europeo, grazie alle riforme, sono stati fatti alcuni progressi e i mercati si sono stabilizzati. Qualcosa è cambiato (in meglio) rispetto al 2011, ma la strada è ancora lunga e per giunta è in salita.

Draghi considera incoraggiante questo processo di risanamento in corso. Va sottolineata la crescita dell’export di merci e di servizi. Una crescita che premia Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo. Quattro Paesi che per Draghi si stanno impegnando tanto anche per quanto riguarda il mercato del lavoro.

Draghi ha parlato a Bruxelles, durante un audizione al Parlamento Europeo, facendo riferimento ai dati messi a disposizione da Eurostat, inerenti a costo del lavoro e a commercio. Le istanze conducono a buoni effetti circa la crescita e la creazione di sempre più numerosi nuovi posti di lavoro.

Draghi applaude dunque l’export italiano e le riforme che portano a dei frutti. Premia lo sforzo dei cittadini, i quali saranno presto (si spera già entro fine 2013) gratificati dai sacrifici che stanno facendo.

 

Draghi applaude l’Export italiano

Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, durante un’audizione al Parlamento Europeo ha parlato di Export Riforme.

Secondo quanto detto da Draghi a Bruxelles  è ormai chiaro a tutti gli esperti il raddrizzamento dei conti. Draghi ha invitato gli economisti a fare riferimento all’export italiano, nonché a quello di Irlanda, Portogallo e Spagna. L’elogio del presidente della Bce a questi Paesi è motivato dal fatto che si tratta di Nazioni che stanno traendo utili dai costi dell’unità di lavoro.

Draghi è sostanzialmente convinto del fatto che, nonostante costino, le riforme danno ottimi frutti. Il Presidente Bce ha parlato di riforme economiche in grado di funzionare, intendendole come il giusto percorso da programmare per uscire dalla crisi e ottenere i migliori risultati. Con molta onestà, Draghi ha nel contempo spiegato che il prezzo per i cittadini sarà elevato durante i primi tempi.

Mario Draghi non ha mai fatto mistero del fatto che la crisi si estenderà anche durante il prossimo anno, ragion per cui la ripresa sarà molto lenta e procederà per piccoli passi.

Per il capo della Banca Centrale Europea, la svolta potrebbe derivare dalla supervisione unica delle banche. Un punto di svolta che porterebbe secondo Draghi ad una soluzione delle attuali sfide, la quale potrebbe far si che i consumatori tornino ad avere fiducia nel settore bancario europeo.

L’obiettivo resta quello di rimettere in carreggiata i prestiti interbancari e i flussi finanziari tra i Paesi, così da vedere effetti tangibili sull’economia reale.

 

Unione bancaria sfumata a causa della Germania

 La riunione dell’Ecofin dei ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona non ha portato al risultato sperato. La Germania ha detto no alla creazione di una super BCE con il ruolo di vigilanza e supervisione di tutte le banche nazionali. Il prossimo vertice si terrà mercoledì 12 dicembre, a ridosso del Consiglio europeo, e sono in molti a nutrire delle speranze per il raggiungimento di un accordo, anche se i presupposti  non sono quelli migliori.

La proposta della Commissione Europea di un controllo delle banche da parte della BCE (sarebbero 6000 gli istituti che finirebbero sotto la sua supervisione) è un passaggio fondamentale perché il fondo di salvataggio permanente dell’Unione monetaria possa prestare direttamente soldi agli istituti di credito.

La proposta è stata accolta positivamente sia dal presidente della Bce Mario Draghi, sia dalla Francia e dall’Italia. Lo zoccolo duro è la Germania, la cui opinione è particolarmente sentita nell’Unione, che vorrebbe escludere da questo accordo le banche regionali tedesche, al massimo, da Berlino fanno sapere che potrebbe accettare un meccanismo di sorveglianza ma con una diversa ripartizione delle competenze tra la Bce e le autorità nazionali, le quali potranno continuare ad agire per proprio conto.

Questioni da risolvere anche sulle modalità e sui tempi dell’unione, problemi che, nonostante le note ottimistiche dei ministri che hanno partecipato al vertice, potrebbero pesare anche sulla conclusione della prossima riunione. Secondo i favorevoli all’unione, non riuscire a trovare un accordo entro, al massimo, la fine dell’anno porterebbe ad una ulteriore perdita di credibilità dei paesi dell’Unione Europea nei confronti dei mercati internazionali.

Draghi, cautela su uscita dalla Crisi

 Mario Draghi lo dice chiaramente. L’Europa non è ancora estranea alla crisi. Una piccola ripresa c’è, ma non è sufficiente. La ripresa vera potrebbe iniziare durante la seconda metà del prossimo anno. Il Governatore della Banca Centrale europea ha dichiarato quanto segue a Radio Europe 1:

“Il consolidamento di bilancio a medio termine è inevitabile. E’ vero che il consolidamento di bilancio produce a breve termine una contrazione dell’economia, ma è inevitabile. Riguardo alla decisione delle agenzie di rating di togliere la tripla A a Parigi, Draghi nota che, sebbene non abbia avuto un grande impatto sui costi di finanziamento, si tratta di segnali che “vanno presi in modo serio. C’è di più. Alcuni paesi dell’Eurozona hanno vissuto in un mondo di favola, sottostimando gli squilibri come il deficit e il debito che in alcuni Paesi sono stati ritenuti sostenibili per anni per poi rivelarsi insostenibili”.

A chi si riferisce Draghi?

Quello che è certo che in una tale cornice la Bce dovrà impegnarsi molto:

“La Banca centrale europea farà tutto il necessario per preservare l’euro perché è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni. I paesi dell’Eurozona, però, devono imparare a condividere la sovranità, a partire dall’unione bancaria, la quale deve essere applicata a tutte le banche per evitare una frammentazione del settore bancario”.

In merito a Italia e Francia, Draghi si concentra sulla necessità di riforme che rendano meno duro il mercato del lavoro:

“Sono fondamentali. Squilibri macroeconomici su larga scala tra i Paesi membri possono diventare una seria minaccia alla stabilità dell’Eurozona”.

Draghi su Spagna e Grecia e gli aiuti comunitari

 Nella conferenza di ieri a Francoforte sul Meno il presidente della BCE Mario Draghi ha lungamente parlato della situazione economica attuale dei paesi dell’Eurozona e delle difficoltà che si dovranno ancora affrontare in vista di un risanamento dell’economia.

Siam o di fronte ad un periodo difficile che potrebbe protrarsi anche per tutto il 2013 in cui sarà necessario agire con decisione soprattutto sui paesi che si trovano in maggiore difficoltà, come la Spagna e la Grecia.

Per questi due paesi l’argomento principale è quello degli aiuti comunitari. Se, da un lato, Draghi si è detto soddisfatto delle decisioni prese dall’attuale esecutivo della Grecia – in particolare si riferisce all‘approvazione del pacchetto di austerity che prevede tagli per 13,5 miliardi da effettuarsi nel biennio 2013-2014 – dall’altro, esprime minore soddisfazione per la questione spagnola.

Il governo spagnolo è molto in difficoltà, con un’economia in recessione e alti tassi di disoccupazione, ma ancora non è giunta richiesta di aiuto alla Comunità Europea. Draghi, pur partendo dal presupposto che sono i singoli paesi a dover valutare la reale esigenza o meno di ricorrere agli aiuti comunitari, si è detto pronto ad intervenire con tutti gli strumenti necessari già predisposti.

Tra questi l’OMT (Outright monetary transactions) rivelatisi una garanzia molto efficace per rimuovere i rischi principali dell’Eurozona.

Draghi su UE: previsioni peggiori del previsto

 Peggio del previsto in Europa: Mario Draghi parla da Francoforte e mette in luce una situazione ancora molto critica dei paesi dell’Eurozona, che non accennerà a migliorare se non alla fine del 2013.

Le attività economiche dell’Unione Europea restano deboli, con un tasso di inflazione superiore ai due punti percentuali, che potrebbe scendere solo con il nuovo anno. Una situazione ancora difficile, segnata da un trend negativo di crescita e dalle forti pressioni sui prezzi.

Quindi la prospettiva futura dei paesi dell’Eurozona è meno rosea di quanto si fosse previsto in precedenza e, per non mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi a medio termine previsti dalla BCE, si potrebbe anche arrivare ad una revisione al ribasso delle previsioni.

Nonostante ciò, gli sforzi che tutti i paesi stanno facendo, iniziano a dare i primi frutti, soprattutto nei paesi che stanno attraversando un periodo peggiore, paesi in cui le riforme erano necessarie per sanare la situazione lasciata dalle precedenti gestioni.

Tra queste riforme quella più importante è stato il lancio delle Outright monetary transactions (Omt), che sono riuscite a  calmare i mercati, ma che possono ancora fare molto soprattutto per quanto riguarda la situazione del credito.

 

La crisi è contagiosa. La Germania rischia di ammalarsi

Anche la Germania rischia di essere contagiata dalla crisi economica che oramai da molto tempo affligge l’Europa. Una notizia economica di rilievo che assume molto peso nella giornata di oggi. Stiamo parlando di una nazione rinomata per la sua prezisione, quella guidata da Angela Merkel, cancelliera di ferro. Negli anni la terra tedesca si è sempre distinta per il suo rigore nel far quadrare i conti , dalle “lacrime e sangue” per avere aiuti europei. Oggi la Germania, invece, inizia ad essere interessata dalla crisi.

A dirlo è Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), in occasione di un convegno a Francoforte:

Una svolta in negativo che dunque colpisce un paese da sempre al riparo dalle difficoltà che hanno investito sinora diverse aree dell’Eurozona. Ma gli ultimi dati indicano che questi sviluppi stanno iniziando a interessare anche l’economia tedesca.

Cosa succederebbe se la Germania fosse definitivamente colpita dalla crisi? A livello politico ed economico molte cose potrebbero cambiare.

Si sa, la Germania si caratterizza per un’economia aperta e integrata, e in base a ciò non stupisce che un rallentamento nel resto dell’area dell’Unione Europea provochi degli strascichi anche qui.  Gli effetti finanziari in Germania sono lo specchio degli effetti nell’Eurozona. Per questo, è fondamentale anche per la Germania garantire la stabilità dell’Eurozona, per far si che sia nuovamente la prima a beneficiarne.

Fiscal Cliff: Nel frattempo crescono le preoccupazioni di Mario Draghi in merito al Fiscal Cliff. L’effetto – Obama sulle borse è durato poco, per cui anche gli Usa hanno bisogno di trovare nuovi accordi per quanto concerne il debito pubblico.