Nella serata di ieri Palazzo Chigi ha diffuso una nota con la quale ha comunicato che il governo e le parti sociali hanno trovato e firmato l’accordo per la produttività, il quale dovrebbe cambiare le basi contrattuali.
Nell’intesa raggiunta, tuttavia, non rientra la Cgil che ha deciso di non firmare. Il Presidente del Consiglio Mario Monti si augura che la Cgil decida comunque di firmare il documento aggiungendo la sua firma.
Nella nota di Palazzo Chigi si legge:
“Il Governo auspica vivamente che l’intesa, a cui hanno aderito Abi, Ania, Confindustria, Lega Cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil, Ugl, sia sottoscritta anche dalla Cgil”.
La produttività è una meta importante e il governo ha parlato di cuneo fiscale e di defiscalizzazione.
Ne testo si legge:
“Il governo ritiene che sussistano le condizioni per confermare l’impegno di risorse destinato alla riduzione del cuneo fiscale del salario di produttività e per procedere, nell’ambito della legislazione vigente e delle risorse disponibili, alla conseguente implementazione degli atti normativi necessari a definire i criteri di operatività dei meccanismi di defiscalizzazione necessari a sostenere, in una logica di incentivazione della contrattazione di secondo livello, i salari e la produttività”.
Il contratto nazionale sarà sempre una garanzia del fatto che i trattamenti economici e normativi restino comuni a tutti i lavoratori così come gli aumenti dei salari. Ora, tuttavia, si parla anche di stare sulla lunghezza d’onda delle tendenze economiche.
Le novità proposte nel documento riguardano anche il fatto che la contrattazione procede verso il livello locale e aziendale.
La Uil ha inoltre chiesto e ottenuto che per i redditi dei dipendenti fino a 40 mila euro lordi l’anno la detassazione al 10% del salario di produttività venga resa strutturale.