La Norvegia appare in netta difficoltà per il calo dei corsi petroliferi, dai quali proviene gran parte della sua ricchezza.
Norvegia
Norvegia, segnali di crisi
Brutte notizie per un ‘paradiso’ come la Norvegia. Lo stato scandinavo che assicura sanità e istruzione (inclusa quella universitaria) praticamente gratuita, con il più alto livello di welfare in Europa ha cominciato a fare i conti con il rallentamento dell’economia globale.
Norvegia: nel terzo trimestre rendimento piatto per il fondo sovrano
A Oslo, è risaputo, vi è il fondo sovrano più grande al mondo: è pari a 860 miliardi di dollari. Nel terzo trimestre, esso ha fatto registrare il rendimento più basso da oltre dodici mesi a questa parte. Il fondo pensionistico pubblico ha invece generato solamente lo 0,1%, mentre l’azionariato ha reso negativamente per lo 0,5%.
In Norvegia è boom della settimana supercorta
La Norvegia sembra essere diventata improvvisamente la patria del ‘dolce far niente’. Un’impressione che si ha guardando i dati recenti messi a disposizione dall’Ocse. La media delle ore lavorate all’anno nel terra dei fiordi è 1.414. Negli altri Stati, invece, la media è di 1.749 ore.
Al fine di conservare i livelli di occupazione e di produzione inalterati, infatti, Oslo ha provato ad accorciare l’orario dei lavoratori. C’è chi ritiene che, anche in virtù delle riserve di petrolio e agli enormi ricavi che ne conseguno, la Norvegia sia diventata la quint’essenza del cosiddetto Poet’s day, un acronimo che nel mondo anglosassone è tradotto con “stacca presto, domani è sabato” (Piss off early, tomorrow’s Saturday).
Malgrado ciò, gli Stati scandinavi sono da decenni la garanzia di un welfare state con tasse alte, servizi ottimi e una cultura del lavoro ben radicata.
Tra questi abbiamo la Danimarca, che negli ultimi anni è sinonimo di un modello basato sulla flexsecurity, una sorta di connubio tra flessibilità e sicurezza, con lo scopo di aumentare la produttività generale.
Al momento, però, la legislazione norvegese disegna un quadro preciso rispetto a orari e festività: 40 ore settimanali e un massimo di nove ore lavorative al giorno; per i contratti collettivi raggiunti di comune accordo con i sindacati si raggiungono le 37,5 ore complessive. Ma quello che più conta sono i dati che riguardano i viaggi sui treni pendolari: secondo il giornale The Foreigner, si registra un 30% in meno di passeggeri sui treni di venerdì mattina.
Lo stesso vale per i viaggi in auto: sono 14 mila le vetture in meno dirette nel centro di Oslo l’ultimo giorno della settimana lavorativa.
I lavoratori non sembrano però così convinti delle statistiche: molti ormai si dedicano al telelavoro. Un aspetto questo che renderebbe meno affidabili i numeri forniti dall’Ocse.