Per il Censis italiani infelici per realtà sociale e lavorativa

 Il Censis mostra un’Italia sfiduciata e infelice che corre all’estero alla ricerca di serenità e opportunità. Un quadro non proprio piacevole. Il presidente del Censis Giuseppe De Rita e il direttore generale Giuseppe Roma in occasione del 47esimo hanno parlato di italiani “sciapi e infelici” e fatto vedere i dati secondo cui gli italiani che nell’ultimo anno si sono trasferiti in altri Paesi sono aumentati del 28,8%.
Per il Censis l’italiano medio rischia il crollo dopo essersi adattato alla crisi economica degli anni passati. Ha imparato a sopravvivere rimettendo tutto in discussione, dagli stili agli interessi. Ora, però, si mostra l’immagine di una società infelice dove non c’è fermento, ma furbizia, immoralismo, evasione fiscale, disinteresse e poca abitudine al lavoro. L’infelicità emerge anche dalle disuguaglianze sociali in crescita e dalla minore coesione sociale. I ricercatori del Censis hanno elaborato un quadro spietato e per nulla confortante mostrando anche la crescita dello scontento e del rancore nella popolazione italiana data dalla minore equità.
Andare all’estero è spesso una conseguenza di questa situazione economica, lavorativa e sociale. Il Censis mostra come in dieci anni gli italiani che si sono trasferiti all’estero sono più che raddoppiati, dai 50 mila del 2002 ai 106 mila del 2012. L’aumento più alto si è visto in questo ultimo anno.
La questione del lavoro è poi una di quelle principali che rende l’italiano infelice. Il Censis rileva come 3,5 milioni di persone vivono una realtà lavorativa basata sul precariato con contratti a termine, occasionali o collaborazioni. Gli italiani che cercano lavoro ma ancora non lo hanno trovato sono 4,4 milioni.

Le industrie manifatturiere tornano ad assumere a novembre 2013

 Nel mese di novembre 2013 sono arrivati per l’industria italiana i primi segnali concreti di ripresa, anche se la situazione necessita di essere affrontata e descritta ancora con molta cautela. Nel corso del mese che si è appena concluso, dunque, i valori dell’Indice Pmi manifatturiero sono tornati ad aumentare, passando da un livello di 50,7 punti ad un livello di 51,4 punti. 

Laurea e lavoro, i migliori indirizzi di studio per trovare subito lavoro

 Sono sempre di più i laureati che rimangono senza un’occupazione anche dopo un brillante percorso accademico. Il problema, da un lato, sta nella stagnazione del mercato del lavoro in Italia conseguente alla crisi economica che non lascia spazio ai giovani e alle nuove leve, e, dall’altro lato, la responsabilità sta nella scelta del percorso da affrontare.

Infatti, soprattutto in tempi di profonda crisi come quello che stiamo vivendo, l’indirizzo di studi da intraprendere all’università è condizionato dagli sbocchi professionali che questi aprono agli studenti. I tempi sono cambiati e sono cambiati anche i titoli di studio che garantiscono un lavoro dopo il conseguimento della tanto agognata laurea e una retribuzione mensile commisurata all’investimento fatto.

Quali sono le lauree più spendibili sul mercato?

E’ ormai risaputo che le lauree in materie umanistiche, almeno negli ultimi 10 anni, non garantiscono nessuna certezza per il futuro, anzi. Le lauree che aprono le migliori porte per il futuro, sia in termini di occupazione sul breve periodo sia in termini di remunerazione sul lungo periodo, sono economia e ingegneria.

► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

Laurearsi in economia porterà a guadagnare circa 26 mila euro in più all’anno di chi si è laureato in lettere, mentre un ingegnere avrà accesso ad uno stipendio più alto di circa 25.500 euro di quello di un letterato.

La remunerazione però, non dipende solo dal percorso di studi scelto: in Europa persiste ancora una profonda differenza tra i compensi degli uomini e delle donne: le donne guadagnano in media circa il 17% in meno rispetto agli uomini ogni ora di lavoro.

Metà delle aziende italiane risultano irregolari al Ministero del Lavoro

 I dati rilasciati in queste ore dal Ministero del Lavoro appaiono drammatici: più della metà (il 55%) delle ispezioni del dicastero effettuate da gennaio a settembre del 2013 hanno mostrato irregolarità rispetto alle norme su lavoro nero, tutela dei minori, sfruttamento extracomunitari clandestini, elusione contributiva e sicurezza sul lavoro.

► L’ABI disdice il contratto nazionale del lavoro dei bancari

Le ispezioni effettuate in totale dagli ispettori del Ministero del Lavoro sono state 101.912(lo 0,1% in più rispetto allo scorso anno): le aziende irregolari sono risultate essere 56.003 e la causa principale delle irregolarità riscontrate è il lavoro nero.

Le posizioni lavorative verificate sono infatti state 202.379 posizioni lavorative, e di queste 91.109 sono risultate irregolari, 32.548 erano impiegati in azienda senza alcun tipo di contratto (il 36% del totale), numero in aumento del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La maggior incidenza di lavoratori irregolari è stata riscontrata in agricoltura (58% degli irregolari) e nell’edilizia (43%).

► Sono sempre meno gli under 35 che hanno un lavoro nel 2013

Gli altri illeciti riscontrati dal Ministero del Lavoro nelle sue ispezioni sono dovute principalmente a uso non corretto del contratto di somministrazione (7.548 lavoratori) e le violazioni della disciplina in materia di orario di lavoro (10.082 lavoratori), entrambi i dati in riduzione rispetto allo scorso anno.

Le norme di sicurezza sul lavoro sono state violate da 24.316 aziende, pari al 25,8% delle aziende ispezionate, in diminuzione di 5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2012. 

Le ispezioni del Ministero hanno portato anche alla scoperta di 439 casi in cui è stato riscontrato l’impiego di lavoratori minori e 816 lavoratori extracomunitari clandestini.

La disoccupazione europea scenderà al 12,1% nel 2014 per la BCE

 E’ ottimista la Banca Centrale Europea – BCE – in merito alle prospettive di miglioramento del mercato del lavoro europeo. Secondo le ultime stime, infatti, l’Istituto di Francoforte prevede un calo del tasso di disoccupazione europeo al 12,1 per cento per il 2013 e il 2014.

La crisi ha tagliato oltre 1 milione di posti di lavoro dal 2007

 Dopo i dati forniti dall’Istat, l’Istituto di Statistica, in merito al mese di settembre 2013, arrivano sull’occupazione italiana anche i dati del Ministero del Lavoro. In un post pubblicato in precedenza abbiamo infatti visto che nel nono mese dell’anno sia il tasso di disoccupazione italiano, sia quello della disoccupazione giovanile hanno raggiunto livelli record.

Un terzo delle start-up italiane è in mano agli under 35

 L’Italia ha un alto tasso di disoccupazione, all’interno del quale da tempo spicca la percentuale di coloro che hanno una giovane età e sono senza lavoro. Ma il panorama dei giovani italiani è molto più variegato. Da una recente indagine risulta infatti che un terzo delle nuove realtà imprenditoriali italiane è proprio in mano a giovani con una età inferiore ai 35 anni. 

Il mercato del lavoro italiano sta cambiando volto secondo Coldiretti

 Cambia il mercato del lavoro italiano e cambiano le professioni che gli italiani si predispongono a svolgere. Dall’ultimo rapporto stilato sull’argomento da Coldiretti, la situazione del nostro paese dal punto di vista professione è in costante cambiamento e gli attuali orientamenti che si riscontrano nelle generazioni più giovani potrebbero portare ad una modifica radicale dei profili professionali più diffusi in Italia. 

Le condizioni dell’occupazione femminile secondo Confartigianato

 Le condizioni dell’occupazione femminile in Italia non sono purtroppo rosee secondo l’ultimo rapporto stilato da Confartigianato sulla questione. Anzi, in un periodo di crisi economica è possibile dire che la condizione delle donne lavoratrici abbia subito anche un graduale peggioramento.