Le imprese chiedono al governo regole più semplici per il lavoro

 Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno appuntamento domani con il Ministro Giovannini per discutere della manutenzione, così è stata definita, della Riforma Fornero.

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Sarà un incontro importante, durante il quale i rappresentanti delle imprese italiane e le parti sociali dovranno riportare al Ministro quale credono sia la strada migliore per il rilancio dell’occupazione giovanile.

Il governo ha la sua mappa e le sue intenzioni, tutto però sotto una sola bandiera: quella delle riforme a costo zero. E’ necessario, quindi, trovare delle strategie perché una nuova sistemazione del mondo del lavoro non si trasformi in un salasso impossibile per le casse dello stato.

Le imprese, dal canto loro, chiedono delle semplificazioni della Riforma che non hanno costi – sempre che i sindacati accettino – come  il ripristino dei 10-20 giorni di pausa tra un contratto a termine e il successivo e la libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto a termine o, ancora, la possibilità di avere una presenza stabile di contratti a termine “acausali” in ogni unità produttiva.

Nuove regole, e più flessibili, anche per l’apprendistato, come l’introduzione di un patto di prova generalizzato di 6 mesi e la totale eliminazione della pressione fiscale.

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L’obiettivo è lo stesso, sia per il governo che per le imprese che per i sindacati, ossia rilanciare l’occupazione giovanile e dare futuro ad una generazione che, al momento, non ne ha.

Il lavoro per i giovani si trova nell’agricoltura

 Che sia staffetta generazionale o una vera e propria inversione di tendenza tra i giovani fa poca differenza: quello che balza agli occhi dai dati presentati durante l’assemblea dei giovani della Coldiretti per l’apertura dell’“Open Space sull’ingegno contadino” è che l’agricoltura sembra essere la nuova frontiera dell’occupazione giovanile.

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Quest’anno le assunzioni sono cresciute del 3,6% rispetto al 2012, le iscrizioni negli istituti professionali agricoli hanno avuto un’escalation del 29% e del 13% per gli istituti tecnici di agraria, agroalimentare e agroindustria.

Questo indica che il settore primario è vivo e vegeto e che ci sono tante opportunità sia per chi decide di cercare qui un’occupazione stagionale sia per chi, invece, guarda più lontano e decide di fare impresa.

Secondo i dati presentati da Coldiretti, infatti, le imprese agricole condotte da giovani “under 30” iscritte alla Camere di commercio sono circa 59 mila, il 7% del totale. Tra queste aziende agricole condotte da giovani, inoltre, si rileva una forte presenza di aziende multifunzionali (circa il 70%), ossia imprese che non solo si dedicano alla produzione di beni alimentari, ma che si dedicano anche ad altre attività come gli agriturismi e le fattorie didattiche o la trasformazione trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.

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Tutto questo crea una continua richiesta di lavoro, sia per figure professionali come trattorista, taglialegna, potatore ma anche per le più innovative come addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi.

Occupazione e investimenti dal digitale

 Sebbene l’ economia italiana soffra ancora dei bilanci negativi del PIL e di quelli, in picchiata, dei consumi, esistono però dei settori economici in Italia in cui si potrebbe, applicando i giusti strumenti, creare posti di lavoro, e dunque rilanciare l’ occupazione, e risparmiare consistenti risorse da reinvestire altrove.

A dirlo è il vice ministro per lo Sviluppo economico Antonio Catricalà, che in questi giorni ha parlato, in modo specifico, del settore del digitale. Dal settore del digitale, e dalla diffusione della banda larga in particolare potrebbero venirsi a creare, secondo il vice ministro, almeno 200 mila nuovi posti di lavoro, senza contare poi la possibilità di smaterializzare i rapporti tra le imprese e la Pubblica Amministrazione, rapporti che oggi costano a queste ultime 15 miliardi di euro, che potrebbero così essere investiti in altri progetti.

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Non per niente il vice ministro, che è in attesa della delega ufficiale alle telecomunicazioni, sa che il settore rappresenta in Italia il 2,7% del reddito nazionale e che il nostro Paese è ancora molto indietro nella diffusione della banda larga stessa.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

La Banca Mondiale ha infatti stimato che un incremento della diffusione della banda larga pari al 10% genererebbe contemporaneamente un incremento dell’ 1,2% del Prodotto interno lordo.

Un 40enne su 4 vive a carico dei genitori

 Secondo una rilevazione compiuta dalla Coldiretti in collaborazione Swg in Italia un 40enne su 4 vive ancora a carico dei genitori, che continuano ad aiutare finanziariamente i figli fino ad età abbastanza avanzata.

E se si scende di circa 5 anni le percentuali aumentano addirittura: ad essere a carico dei genitori è il 28% dei giovani. Tra i 25 e i 34 anni, infine, si arriva poi al 43%. E’ questo il quadro generazionale tracciato dalla ricerca “I giovani e la crisi”, condotta dalla Coldiretti, che ha scandagliato abitudini e aspirazioni dei giovani italiani che vivono la realtà della recessione e della crisi economica, in vista del nuovo piano occupazionale promosso dal Governo.

Le aspirazioni dei giovani disoccupati italiani

Anche per i giovani occupati, comunque, gli aiuti finanziari da parte dei genitori non terminano presto: li riceve, ad esempio, il 27% dei giovani. E se ci si interroga sulla condizione abitativa si scopre che il 51% dei giovani italiani vive nella stessa casa dei genitori, nel 38% dei casi perché, di conseguenza, non può permettersi un alloggio proprio.

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Nello specifico, abita con i genitori il 26% dei giovani tra 35 e 40 anni, il 48% di quelli tra 25 e 34 anni e l’ 89% dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni.

Quello che ne risulta, dunque, è in generale un quadro in cui la famiglia svolge un ruolo sociale fondamentale.

Le aspirazioni dei giovani disoccupati italiani

 In occasione della Assemblea di Giovani Impresa Coldiretti, l’ associazione ha presentato, in collaborazione con Swg una interessante indagine che getta un cono di luce sulle odierne aspirazioni dei giovani italiani, prevalentemente senza lavoro.

Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

Coldiretti e Swg hanno infatti realizzato una indagine dal titolo “I giovani e la crisi”, che ha rivelato, ad esempio, che quasi il 50% dei disoccupati italiani accetterebbe oggi di buon grado un posto da spazzino, mestiere che solo alcuni anni fa era dato in estinzione. Sempre il 50% di loro, poi, si adatterebbe a fare il pony express, mentre il 39% l’ operatore di call center. Tali percentuali, inoltre, sono solo di poco inferiori per i giovani che non risultano ufficialmente disoccupati.

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

Se ci si sposta poi sul fronte della retribuzione, le aspirazioni dei giovani italiani restano comunque molto modeste. 4 giovani disoccupati su 10, ad esempio, ovvero il 43%, sarebbe disposto a lavorare full time per 500 euro al mese, mentre il 39% accetterebbe un prolungamento dell’ orario di lavoro anche a parità di stipendio. Ma studenti e occupati, al contrario, sarebbero molto meno propensi.

Le cifre dimostrano comunque il grande spirito di sacrificio che si respira oggi tra le giovani generazioni, che pur di lavorare sarebbero disposte anche all’ espatrio, nel 51% dei casi, o a cambiare posto di residenza, nel 64%.

La riforma del lavoro in quattro mosse

 Il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha annunciato ieri che potrebbe essere varato già entro il mese di giugno prossimo un nuovo piano per l’ occupazione, che cerchi di trovare soluzione soprattutto allo spinoso problema della disoccupazione giovanile.

Un nuovo piano per il lavoro entro giugno

Ma quali sono i temi caldi su cui si riflette in questo momento in materia di occupazione e lavoro, quali sono le questioni che, già all’ indomani della riforma Fornero, hanno creato più ambiguità e chiedono oggi di essere riviste?

Pacchetto occupazione giovani entro giugno: quali possibili interventi?

  1. Il primo tema all’ ordine del giorno è rappresentato dai contratti a termine: si vorrebbe infatti introdurre maggiore flessibilità nella loro regolamentazione, dal momento che in una economia di recessione le loro norme sembrano troppo rigide.
  2. Il secondo tema caldo, invece, è considerato quello dell’ apprendistato, per il quale viene parimenti richiesta una maggiore flessibilità, contro i meccanismi di stabilizzazione dei lavoratori formati imposti dalla Riforma.
  3. Il terzo intervento richiesto a gran voce riguarda poi lo snellimento dell’ intero impianto normativo previsto per le Partite Iva e i lavoratori autonomi, che sono state soggette ad una serie di vincoli dalla Fornero.
  4. L’ ultimo ritocco andrebbe poi a toccare il capitolo dei licenziamenti, eliminando il doppio “primo grado” ora imposto per la risoluzione delle controversie.

Un nuovo piano per il lavoro entro giugno

 Ieri sera il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini, in una intervista al Tg1 della sera, ha fatto il punto della situazione sul nuovo piano occupazione che potrebbe essere varato già entro il mese di giugno.

Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

Il Ministro ha affermato che all’ interno del piano saranno comprese sia misure a costo zero e a breve termine, sia misure più impegnative dal punto di vista delle risorse, la cui fattibilità sarà quindi da valutare in autunno sulla base delle esigenze di bilancio. All’ interno di queste due, tuttavia, troveranno posto delle misure a medio termine che saranno orientate ad un progetto di ridistribuzione della ricchezza.

Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

Il fine ultimo del piano per il lavoro, tuttavia, dovrà essere quello di ridurre il tasso di disoccupazione giovanile almeno dell’ 8%, provocandone cioè la riduzione al 30% circa dal 38% attuale. Questo vorrebbe dire, in termini numerici, la creazione di 100 mila posti di lavoro.

A conti fatti, anche se ancora in erba, un tale piano occupazione potrebbe arrivare a costare, afferma Giovannini, circa 7 – 8 miliardi di euro, cifra per cui sarà dunque necessario individuare le opportune risorse, magari anche attraverso l’ attuazione di una manovra estiva.

Si aprirà dunque a questo scopo domani un tavolo di discussione con le parti sociali e i rappresentatni del mondo dell’ impresa, attraverso la realizzazione di incontro tecnico.

Save the Children lancia l’allarme per i giovani italiani

 Il futuro dei giovani italiani, ma anche di quelli europei, sembra essere senza speranza. E’ quanto emerge dal Rapporto di Save the Children, “L’isola che non sarà”, parte dell’indagine “Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori italiani”, pubblicato in occasione del lancio della campagna “Allarme infanzia”.

► Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

Uno studio che prende in considerazione, sulla base dell’analisi dei dati riguardanti la povertà sociale, economica, d’istruzione e di lavoro, la mancanza di aspettative per i bambini di oggi.

Il dato drammatico è che l’Italia si piazza al terzultimo posto della classifica dove i ragazzi hanno maggiore speranze, davanti solo a Grecia e Bulgaria. Le cifre riportate da Save the Children sono allarmanti: in Italia un quarto degli adolescenti crede che il suo futuro sarà molto più difficile di quello dei propri genitori, il 23% sta già pensando che l’unica soluzione per migliorare sia quella di andare all’estero, l’80% ha fatto rinunce a causa della recessione e il 30% dei genitori non ha mezzi economici adeguati per mantenere i figli all’università.

Come mai in Italia si è arrivati a questa situazione?

► Un patto europeo contro la disoccupazione

Secondo Save the children il problema fondamentale sta nella mancanza di investimenti adeguati a favore della famiglia e per l’istruzione (Italia è ventiduesima per il basso livello di formazione tra i giovani con un tasso di dispersione scolastica pari al 18,2% tra gli under 25 e il numero più basso di laureati) e per la mancanza di incentivi al lavoro giovanile.

Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

 Non solo disoccupati: gli italiani che hanno difficoltà con il mondo del lavoro sono ben 9 milioni e tra loro ci sono scoraggiati, disponibili a lavorare, occupati in cassa integrazione, lavoratori precari e part time, con un aumento delle persone in difficoltà o in disagio lavorativo pari al 10,3% in un solo anno.

► Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

E’ quanto riporta lo studio dell’Ires-Cgil che evidenzia come in soli 12 mesi l’area del disagio lavorativo in Italia sia aumentata in modo esponenziale: negli ultimi tre mesi del 2012, infatti, l’area della sofferenza occupazionale, che include i disoccupati, gli scoraggiati e i lavoratori in cassa integrazione era composta da una platea di 4,57 milioni di persone e quella del disagio lavorativo, ossia i precari e i lavoratori in part time involontario ha raggiunto i superava 4,17 milioni di persone.

Il dato è ancora più allarmante se si confronta con i dati relativi al periodo pre-crisi: nel 2007, infatti, l’area del disagio occupazionale è cresciuta di 2,8 milioni di persone, pari ad un amento percentuale del 47,4%.

► Un patto europeo contro la disoccupazione

Lo studio dell’Ires, che si basa sui dati dell’Istat, mette in risalto anche un altro dato, quello della disoccupazione. Secondo l’Ires il fatto che la percentuale di disoccupati in Italia sia in linea con la media europea non risponde a verità in quanto in Italia esiste una larga fetta di persone che sono disponibili al lavoro ma non lo cercano o che lo cercano ma non sono immediatamente disponibili a lavorare hanno raggiunto nell’ultimo trimestre 2012 i 3 milioni 229.000 persone.

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

 In una intervista rilasciata a “Repubblica”, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al futuro piano dal Governo Letta per il rilancio dell’ occupazione giovanile.

Secondo la Camusso l’ Italia si trova al momento in una situazione del tutto particolare, una situazione che in passato non si era mai verificata. Il Paese esce, infatti, da cinque anni consecutivi di recessione, e dunque, in queste condizioni, la priorità del Governo non dovrebbe essere tanto quella di limitare, come annunciato, i vincoli dei contratti a tempo determinato, ma quella di garantire ai lavoratori una maggiore quantità di ammortizzatori sociali.

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La ripresa dell’ occupazione è certo un problema successivo, ma per far ripartire le assunzioni sono allora necessari numerosi e maggiori investimenti: in un paese in recessione, infatti, il lavoro va creato, è ciò potrebbe essere certo favorito da una fiscalità più vantaggiosa per chi assume. Anche se, anche i questo caso, non si dovrebbe proporre degli sgravi a pioggia, che sarebbero risolutivi solo per un tempo limitato.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Quanto al fenomeno degli stage, poi, il segretario aggiunge che nei contratti formativi deve rimanere sempre prioritaria una ottica di stabilizzazione del contratto di lavoro e non l’ idea di far lavorare il personale a costo zero.