Dove andare per guadagnare di più e vivere meglio?

 Sì, c’è anche l’Italia, ma è in fondo alla classifica dei 15 paesi votati da 2.146 professionisti altamente qualificati di 90 Paesi intervistati in merito dalla società di recruiting Hydrogen. Il rapporto si chiama Global professionals on the move 2013 e ci restituisce una mappa delle preferenze dei cosiddetti professionisti mondiali, ossia di persone con un alto livello di istruzione che lavorano nei seguenti settori: legale, finanza, tecnologia, energia, scienze naturali, commercio, consulenza.

► Le professioni giuste per ottenere un mutuo

Le motivazioni che spingono questi professioni a spostarsi riguardano in primo luogo la professione: la scelta ricade sui paesi che danno le maggiori opportunità di fare carriera nel proprio settore specifico e che propongono le retribuzioni più alte.

Ma nella decisione della destinazione del proprio trasferimento, che spesso è lungo termine, ci sono anche altre caratteristiche della meta che influenzano la scelta, prima tra tutte la qualità della vita.

Nella classifica stilata dai professionisti globali, la meta più desiderata sono gli Stati Uniti, nonostante le difficoltà che il paese sta attraversando, seguita da Gran Bretagna e Australia.

I 15 paesi dove si guadagna di più e si vive meglio

1) Stati Uniti (24% delle preferenze)

2) Gran Bretagna (13%)

3) Australia (13%)

4) Singapore (9%)

5) Canada (8%)

6) Svizzera (6%)

7) Francia (5%)

8) Hong Kong (5%)

9) Emirati Arabi Uniti (5%)

10) Germania (4%)

11) Cina (3%)

12) Brasile (3%)

13) Italia (2%)

14) Spagna (2%)

15) Nuova Zelanda (2%)

Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

 Giovani italiani sempre meno inclusi nel mondo del lavoro: la disoccupazione giovanile in Italia è alle stelle e il governo ha posto la sua risoluzione come priorità.

A doversene occupare in prima persona è il nuovo ministero del Lavoro Enrico Giovannini che, nella relazione che ha presentato al premier, punta molto in alto: 100 mila nuovi posti di lavoro per i giovani entro la fine del 2013. Ma non solo, nella sua relazione il ministro parla anche di incentivi alle assunzioni, credito di imposta per i salari bassi, politiche più efficaci per il mercato del lavoro e la creazione di un circolo virtuoso tra flessibilità e occupazione.

► Un patto europeo contro la disoccupazione

E’ possibile realizzare un piano così ambizioso in un paese, come l’Italia, che sta affrontando tutta una serie di problemi molto gravi?

Secondo il ministro Giovannini è possibile. Lo si può fare lavorando contemporaneamente su due fronti: da un lato sul fronte europeo e, dall’altro, sul fronte interno con le parti sociali.

Lavorare sul fronte europeo è necessario per ottenere il primo risultato, quello più importante, ossia il reperimento delle risorse necessarie per riuscire a mettere in piedi un progetto realistico per l’occupazione. Il momento cruciale sarà il prossimo Consiglio europeo, quando il governo italiano chiederà all’Unione di non conteggiare le risorse interne che dovranno essere utilizzate per le misure occupazionali nel rapporto deficit/pil che deve rimanere entro il 3%.

Se questo accadrà sarà possibile mettere in campo circa 7 miliardi di euro.

Il ministro Giovannini punta anche ad ottenere la collaborazione degli altri paesi europei che si trovano nelle stesse condizioni: Spagna e Francia. I due paesi, insieme all’Italia, inoltre, mireranno anche ad ottenere una parte del fondo Youth Guarentee –  6 miliardi in tutto da spalmare tra tutti i Paesi Ue dal 2014 al 2020 – con precedenza per quei paesi che hanno un tasso di disoccupazione giovanile pari o superiore al 25%.

Poi si guarda al paese, in cerca di una più proficua collaborazione tra il governo e le parti sociali per rimettere mano alla riforma Fornero. Le prime modifiche che si dovranno fare riguarderanno i contratti a termine e l’apprendistato, poi si dovrà necessariamente intervenire anche sulle pensioni.

► Pacchetto occupazione giovani entro giugno: quali possibili interventi?

In questo caso sarà il requisito anagrafico l’oggetto della discussione: la proposta sul tavolo, al momento, è di lasciarlo invariato ma flessibile. I lavoratori che vorranno andare in pensione potranno farlo anche prima, con penalizzazioni sull’ammontare del rateo mensile, oppure i lavoratori più vecchi potranno passare al part time e rimanere in azienda come tutor o, ultima strada, la possibilità di due assunzioni con contratti atipici per ogni pensionamento di un occupato anziano.

Stanziato per decreto 1 miliardo per la Cassa Integrazione

 E’ stato approvato questa mattina in Consiglio dei Ministri il decreto che si aspettava da giorni per risolvere, una volta per tutte, la questione IMU e quella relativa alla Cig, la Cassa Integrazione in deroga. E se sul fronte IMU è stata decisa la sospensione della rata di giugno per la prima casa fino al prossimo 16 settembre, sul fronte degli ammortizzatori sociali sono state definite le risorse disponibili al provvedimento.

>Le risorse per il rifinanziamento della Cig

E’ stato infatti approvato lo stanziamento di un miliardo di euro per la ulteriore copertura delle mobilità dei lavoratori in cassa integrazione, miliardo che, come ha precisato anche lo stesso premier, Enrico Letta, saranno in parte presi dai fondi di produttività non utilizzati, con l’ impegno del Governo, però a ripristinare in un secondo momento i fondi stessi.

Giovannini fa il punto sul rifinanziamento della Cig

Sulla questione del reperimento delle coperture è intervenuto poi anche il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ha aggiunto che si tratta in realtà di fondi di produttività destinati all’ erogazione nel 2014, e derivanti da accordi presi con le parti nel 2013. Ma il governo ne utilizzerà per il momento solo una parte che poi sarà reintegrata.

Della soluzione, però, si è dichiarato scontento Angeletti, segretario generale della UIL, che ha parlato di una Cig autofinanziata dai lavoratori stessi.

Un patto europeo contro la disoccupazione

 Tutti i leader europei sono concordi nel ritenere che la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è da considerarsi il problema più urgente da risolvere in Europa e nei paesi del Sud del Vecchio Continente in particolare.

Ecco allora giustificato il patto che sarà siglato il 28 maggio dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna e dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI). Il loro obiettivo è quello di mettere un freno alla disoccupazione giovanile.

L’industria italiana in cattive acque

Per prima cosa sarà costituito un fondo di sei miliardi di euro che sarà usato come garanzia per ottenere fino a 60 miliardi di euro dalla BEI, da destinare alle aziende che si assumono la responsabilità e l’onere di impiegare giovani che non hanno ancora compiuto 25 anni, tra il 2014 e il 2020.

L’Italia deve iniziare con le riforme strutturali

Il fondo che abbiamo indicato , in realtà, era stato istituito nel febbraio dell’anno scorso quando era stato definito il bilancio dell’Unione Europea e anche Barroso, come molti altri commentatori, l’aveva considerato insufficiente. Certo è che l’obiettivo è sempre più evidente: determinare un effetto a catena  sulla base dei crediti a basso interesse che sono forniti alle imprese che puntano sui giovani.

La bontà del progetto è tanto evidente quanto l’assenza dell’Italia che ha un tasso di disoccupazione prossimo al 40 per cento.

Le risorse per il rifinanziamento della Cig

 E’ atteso per domani, in Consiglio dei Ministri, il decreto legge che autorizzerà il rifinanziamento della Cig, la Cassa Integrazione in deroga. Ancora non è statoancora del tutto sciolto, tuttavia, il nodo rappresentato dalle coperture.

Giovannini fa il punto sul rifinanziamento della Cig

Il Governo sembra infatti disposto a mettere in campo, per rifinanziare l’ intero provvedimento, non meno di 800 milioni. I sindacati e alcuni parti politiche, tuttavia, avevano stimato il fabbisogno per la Cig in almeno 1,2 – 1,3 miliardi. I tecnici del ministero sono dunque ancora all’ opera per cercare di far salire il budget a disposizione, che nella giornata di ieri ammontava purtroppo a soli 500 milioni.

Venerdì il decreto su IMU e Cig

Il Governo italiano, infatti, in questo delicato periodo di uscita dalla procedura europea per deficit eccessivo non può toccare risorse messe precedentemente a bilancio, ma deve puntare su altre coperture. Proposti quindi il Fondo per le politiche per la formazione, il Fondo per la produttività, in vista di saldare il tutto attraverso la futura legge di stabilità.

Il nuovo esecutivo sembra quindi orientato verso una operazione in due tappe: una di rifinanziamento urgente a breve termine e una più lunga di revisione in cui saranno compresi anche altri ammortizzatori sociali.

Giovannini fa il punto sul rifinanziamento della Cig

 Per la giornata di domani, venerdì 17 Maggio, è attesa l’ approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del decreto relativo al rifinanziamento della Cig, la Cassa Integrazione in deroga, uno dei tempi principali all’ ordine del giorno. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini si è quindi espresso oggi dal Senato in merito alle possibilità di reperimento delle risorse che serviranno a rifinanziare il provvedimento.

Rimandata la sospensione dell’IMU sui capannoni

Il Ministro ha così affermato che il Governo sta in queste ore valutando le risorse disponibili a brevissimo tempo, ma che sarà parimenti necessaria anche una rivisitazione dello strumento della cassa integrazione, esigenza che è stata avvertita sia dalle Regioni che dalle parti sociali.

Venerdì il decreto su IMU e Cig

In merito a questo tema il Ministro del Welfare Enrico Giovannini ha quindi confermato che il Governo si impegna, a partire dalla giornata di domani a fornire le prime risposte attese sulla questione, in modo da capire le dinamiche di utilizzo del rifinanziamento della Cig, e ha personalmente accettato la richiesta di confronto sottoposta dal Segretario della Cgil Susanna Camusso, che ha inviato una lettera nei giorni passati.

Il Ministro ha quindi dichiarato alla stampa che una volta che il Governo avrà individuato le possibili proposte sulla occupazione giovanile ci sarà un confronto con i sindacati.

Il piano Letta per il rilancio dell’economia

 All’ indomani del ritiro di Spineto si fanno più chiare e più determinate le intenzioni dell’ esecutivo del nuovo Governo Letta in merito ai provvedimenti più urgenti da prendere per favorire al più presto un rilancio e una ripresa dell’ economia italiana.

> L’Italia deve iniziare con le riforme strutturali

Tra le prime disposizioni ad essere ratificate ci saranno senza dubbio i provvedimenti relativi alla sospensione della rata di giugno dell’ IMU – che probabilmente interesserà, sulla base degli ultimi sviluppi della questione, non solo le prime case ma in qualche misura anche le piccole e medie imprese – e il rifinanziamento della Cig, la Cassa Integrazione in deroga, la cui approvazione è attesa per questo questo venerdì.

Il Governo Letta replica il programma di Confindustria

La seconda area di interesse riguarda poi la complessa situazione del mercato del lavoro italiano. E’ intenzione del Governo, su questo fronte, continuare sulla strada delle semplificazioni e verso un sempre maggiore abbattimento della burocrazia, in modo da favorire l’ attività imprenditoriale e le imprese. Si dovrà poi risolvere il problema della disoccupazione, con l’ obiettivo di occupare almeno 100 mila giovani per cominciare. Si potranno utilizzare quindi i fondi europei per ridurre i costi per chi assume, ma l’ ok potrà venire solo dal vertice europeo di fine giugno.

Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

 Tra il 2010  e il 2013 le retribuzioni dei dipendenti statali hanno subito un calo complessivo di circa 3000 euro lordi. Lo rileva, con apprensione, la Cgil, che ricorda come a partire dal 2010 sia stata approvata l’ interruzione degli aumenti salariali per l’ intera categoria e come, entro la fine di quest’ anno, gli stipendi per questi ultimi saranno ridotti di altre 600 euro circa.

Stipendi statali bloccati fino al 2014

La Cgil chiede dunque che vengano al più presto rinnovati i contratti per i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione – circa 200 mila contratti tra quelli a termine, gli lsu, gli interinali e le collaborazioni, in scadenza a luglio, in mancanza dei quali molti servizi oggi offerti potrebbero non venire più coperti. Le cifre relative al numero degli addetti del settore, tra l’ altro, non è entusiasmante. In soli 4 anni si sono potuti registrare più di 150 mila dipendenti in meno, che rischiano di diventare 400 mila entro il 2014.

La nuova normativa sulle professioni non organizzate

Stando così le cose, sottolineano dal sindacato, sono almeno due i grandi problemi affrontati dai lavoratori del settore pubblico nel giro di pochi anni: il calo generale del costo del lavoro, che tra il 2010 e il 2014 è stato ridotto di circa 7 miliardi di euro e il gravoso blocco del turn over, che impone un pesante taglio del personale, permettendo di reintegrare solo il 20% dei lavoratori fuoriusciti.

Le risposte di Schulz ai dubbi di Letta

 Di recente si sono incontranti nello scenario UE, il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta che hanno parlato in modo più serio della situazione dell’Europa e dell’Italia. Secondo il neopremier italiano, il problema più urgente da risolvere adesso è quello della disoccupazione giovanile, perciò Letta chiede all’Europa di mettere in campo delle misure adeguate ad invertire la tendenza occupazionale dei giovani che nel 38% dei casi non hanno un lavoro.

L’allarme della disoccupazione giovanile

Secondo Letta è necessario che sia l’Europa a farsi carico della situazione ed inserisca questa emergenza nell’agenda del consiglio di giugno. E’ necessario, infatti, fare un programma straordinario per la disoccupazione giovanile. Schulz, in risposta ai problemi posti da Letta, ha dichiarato quanto segue:

“La sfida più grande è quella della disoccupazione giovanile. In alcuni Paesi dell’Unione europea rischiamo di perdere una generazione intera. Per questo è importante lottare su questo tema e prendere subito misure applicabili.”

Integrazione e fallimento dell’euro per Saxo Bank

Schulz, comprendendo a pieno il problema posto dal collega italiano, si è impegnato in prima persona a “risolvere” la situazione, prendendo in considerazione una proposta fatta dal governo irlandese che era quella di anticipare 6 miliardi di fondi dedicati all’occupazione per il periodo 2014-2020, usandoli fin da subito.

 

Al Sud 300 mila posti di lavoro in meno in cinque anni

 Si è tenuto in questi giorni a Napoli un convegno sul tema del rilancio dell’ economia e dell’ occupazione nel Mezzogiorno italiano. E in questa cornice i rappresentanti di Svimez, l’ Associazione per lo Sviluppo dell’ industria nel Mezzogiorno, hanno fatto il punto sulla situazione del mercato del lavoro nel Sud Italia. 

> L’allarme della disoccupazione giovanile

Sulla base dei dati presentati dall’ Associazione, il Mezzogiorno italiano, ancora una volta, ha pagato il prezzo più alto della crisi economica sul fronte dell’ occupazione. Nel giro di cinque anni, infatti, solo al Sud sono stati persi più di 300 mila posti di lavoro, ovvero quasi il 60% dell’ intera perdita nazionale, concentrata, però, in un’ area molto meno estesa.

> La disoccupazione giovanile è un problema globale

Da Napoli, dunque, il Presidente della Svimez avverte della necessità per l’ Italia di un piano di sviluppo globale che possa riportare il Mezzogiorno all’ interno della crescita futura del Paese, Paese che non può continuare ad essere diviso su basi economiche e occupazionali.

Non sono mancati, infine, anche osservazioni – sulla base di dati Eurostat – relative al Nord Italia, che nell’ ultimo periodo ha sofferto di un drastico calo della produzione della ricchezza, cosa ancora più preoccupante in un sistema in cui le regioni del nord continuano a “trascinare” quelle del sud.