Camusso accusa Berlusconi e difende Monti su crisi

 Susanna Camusso è indemoniata. Ha un ‘nemico’ e un ‘amico’. Il primo si chiama Silvio Berlusconi. Il secondo è Mario Monti. Per quanto riguarda il progredire della crisi, la colpa secondo la Camusso è del ‘Cavaliere’, non del ‘Professore’: “È l’economia senza lavoro, quella finanziaria, che ha provocato la crisi. Si tratta soltanto una a base di lavoro ce ne tirerà fuori.

CGIL VS FIAT

Ma di quale lavoro si parla? La Camusso non intende “Quello senza prospettive offerto da McDonald’s, né quello faticoso e incerto dei dipendenti Fiat”.

MONTI? NON C’ENTRA

Susanna Camusso fa nuovamente riferimento alle polemiche degli ultimi giorni. L’occasione le viene offerta dal dibattito di ieri mattina con gli studenti dell’Istituto tecnico Federico Caffè di Roma, all’interno del quale il segretario della Cgil ha dato il via al ciclo di incontri dal titolo “La crisi economica spiegata ai ragazzi”. Un’iniziativa importante.

Susanna Camusso scagiona Monti: “La responsabilità della situazione non è di Monti”.Queste le prime parole pronunciate in merito all’argomento della discussione dalla sindacalista.

“L’INCANTATORE DI SERPENTI”

“I tecnici non hanno risolto i problemi, ma la colpa è delle politiche dei governi Berlusconi”. Monti lo ha definito un pifferaio magico, come lo ha definito il premier uscente. La Camusso ci va giù ancora più pesantemente, definendo Berlusconi un “incantatore di serpenti”.

FMI su Usa, Europa e politiche monetarie

 Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha rassicurato l’Europa e il mondo intero parlando del superamento del pericolo di un collasso dell’economia, ma avverte anche che è necessario prendere dei provvedimenti mirati al fine di evitare delle ricadute.

In attesa della pubblicazione del prossimo World Economic Outlook, nel quale saranno contenute le stime di crescita per i prossimi periodi, Christine Lagarde, si sofferma sulla necessità di innescare un circolo virtuoso di crescita e occupazione, che deve basarsi sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Lagarde: priorità all’unione bancaria

Da qui introduce le sue preoccupazioni per quanto riguarda la questione del tetto del debito americano e sul ritardo nel raggiungimento di un accordo che mette in difficoltà mercati e popolazione. Ma non è solo la questione americana a preoccupare la numero uno del Fondo Monetario Internazionale, ma anche quella europea, in cui i provvedimenti prioritari devono essere quelli per una maggiore unione bancaria.

FMI: Accordo su Fiscal Cliff insufficiente

Ciò che deve essere evitato, inoltre, è uno scontro valutario tra Europa e Stati Uniti, che non porterebbe a nessun risultato ma che, invece, si profila sempre di più all’orizzonte se verranno ancora perseguite le politiche monetarie espansive.

Uil lancia allarme disoccupazione

 Sapevate che 2.000 persone al giorno perdono il posto di lavoro?

Il dato appare scioccante. Per qualcuno è solo una goccia nel mare magnum delle brutte notizie provenienti ogni giorno dalle pagine di economia.

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In verità, però, bisogna prestare sempre molta attenzione alle notizie divulgate dai sindacati e dagli Enti.

In questo caso a parlare di questo triste dato numerico è Luigi Angeletti, Segretario Generale dell’Unione Italia Lavoratori.

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Angeletti precisa che la stima data a giugno di 1.000 posti persi al giorno è stata sin troppo ottimista. Secondo una rilevazione più attenta e più approfondita, Angeletti ha da fare alcuen aggiunte: il segretario Uil ha affermato che dal 1° gennaio 2012 “Abbiamo perso 2.000 posti al giorno in media”.

Secondo le stime di Angeletti, nel 2013 si passerà nel 2013 da 3 a 3,5 milioni di disoccupati.

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In conclusione il segretario generale Uil ha dichiarato che “Stiamo letteralmente devastando le basi dell’economia. Se non c’e’ un cambiamento le prospettive sono micidiali”.

Sondaggio Adecco su riforma del lavoro

 La tanto chiacchierata riforma Fornero è entrata in vigore con l’inizio del 2013 e a breve si potranno vedere i primi effetti. Sicuramente avrà un grande impatto, sia a livello economico che sociale, del quale le imprese italiane sembrano già essere molto coscienti.

Questo, almeno, è quanto emerge dal sondaggio realizzato da Adecco, azienda leader nella gestione delle risorse umane, che ha intervistato un campione di 120 imprese e 2.300 lavoratori o aspiranti tali.

Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

Dai risultati emerge che la metà delle imprese vedono favorevolmente la riforma per quanto riguarda le restrizioni sui contratti atipici e, nell’80% dei casi hanno dichiarato che intendono procedere, nel minor tempo possibile, alla regolarizzazione dei dipendenti assunti con contratti a termine non rinnovabili (61%), contratti a progetto (21%) e sulle partite Iva (17%), cercando, ove possibile, di assumere con contratti a tempo indeterminato (45%) o di somministrazione e apprendistato (14%).

Proibiti alle aziende gli stage gratuiti

I dipendenti e gli aspiranti non conoscono i termini della riforma: il 50% ammette di non conoscere poco della riforma e nel 12% dei casi non la conoscono affatto, ma sono comunque concordi nel dire che la riforma del Ministro Fornero non possa in alcun modo favorire l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro (37%), o la ritiene poco efficace (48%).

Air Berlin e Reanult pronte a tagliare posti di lavoro

 Partiamo da Air Berlin. Il colosso tedesco ha annunciato che, per mettere un freno alle perdite che da anni affliggono i conti della società dal 2008, ha intenzione di mettere in atto un piano di ristrutturazione che porterà al taglio di circa il 10% del personale (circa 900 posti di lavoro) e di dismettere 16 aeroplani della sua flotta.

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Il tutto dovrà avvenire entro la fine del 2014. Questo piano porterà ad un risparmio di circa 400 milioni di euro, con i quali si potrà coprire un anno di conti in rosso della società (le perdite annuali della Air Berlin, infatti, si attestano intorno ai 350 milioni di euro). Ad essere tagliati per primi saranno piloti e co-piloti, poi toccherà al personale di terra e a quello amministrativo.

Passiamo ora alla situazione della Renault. L’azienda francese ha annunciato ai sindacati che intende ridurre il numero dei dipendenti di 7.500 unità entro fine 2016. Si tratta, quindi, di una riduzione del 15% del totale del personale. Anche in questo caso il risparmio aziendale sarà di circa 400 milioni di euro.

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Renault, però, vorrebbe evitare i licenziamenti e per questo ha chiesto ai sindacati la massima collaborazione, che si traduce nel non osteggiare i prepensionamenti che salverebbero molti altri posti di lavoro.

 

Dati cassa integrazione 2007-2012

 Un miliardo e novanta milioni di ore di cig. Questo è stato uno degli effetti delle crisi economica nel mercato del lavoro. E’ quanto emerge dall’elaborazione dei dati dell’Inps da parte dell’Osservatorio Cig della Cgil.

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520 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore, cifra che oltrepassa il milione se si considerano i lavoratori che sono stati al 50% del tempo. La perdita economica equivale a circa 8 mila euro per ogni basta paga, per un taglio complessivo di 4,2 miliardi di euro al netto delle tasse. Si tratta della peggiore crisi che si sia verificata da 32 anni a questa parte.

► Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

Mettendo insieme tutti i dati delle serie storiche, è possibile tracciare un bilancio complessivo di quello che è accaduto negli ultimi cinque anni, ossia dal 2007 anno in cui la crisi finanziaria si è rivelata in tutta la sua gravità. Un totale di 4,4 miliardi di ore di cassa integrazione richieste a partire dal 2008, che, se analizzate nel dettaglio, mostrano come la situazione sia andata gradualmente peggiorando (2008 con 188.821.707 ore, 2009 con 918.146.733, 2010 con 1.203.638.249, 2011 con totale di 953.506.796 ore, serie che si conclude con il dato del 2012, 1.090.654.222 di ore richieste).

► Ottobre: più cassa integrazione, meno domande di disoccupazione

Una situazione drammatica che, secondo Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, mettono in luce le condizioni disperate di un sistema lavorativo disintegratosi sotto i colpi della crisi e per la mancanza di interventi adeguati da parte delle amministrazioni.

I benefici ai dipendenti nei quadri Ias e Ifrs

 L’azienda che assume un lavoratore, deve sostenere necessariamente dei costi. Quelli sostenuti per i propri dipendenti, in genere, sono tutti inseriti nel quadro Ias 19 dove l’impresa, sulla base dell’attività lavorativa svolta dal lavoratore, deve individuarne l’obbligazione.

Il principio contabile internazionale spiega tutti i benefici che spettano ai dipendenti e distingue in modo netto i costi sostenuti dall’impresa e la contabilizzazione che occorre fare.

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Per alcuni costi, però, non basta calcolare il beneficio che un lavoratore ottiene per il proprio lavoro ma bisogna anche tenere conto di una quota di quelli che maturerà in tutta l’attività lavorativa da svolgere in futuro. In genere, sulla base del beneficio, il quadro Ias 19 chiede anche l’attualizzazione dell’importo alla data di riferimento del bilancio, visto che l’interesse è collegato all’attualizzazione.

La normativa prevede che siano individuate ben 4 tipologie di benefici per i dipendenti e per ognuno di questi ci sono delle regole di contabilizzazione da rispettare. Nel dettaglio si parla dei benefici a breve termine per i dipendenti, dei benefici successivi al rapporto di lavoro, dei benefici dovuti ai dipendenti per la cessazione del rapporto di lavoro e degli atri benefici a lungo termine.

► Adempimenti del datore di lavoro per usufruire degli sgravi contributivi

Partiamo dal primo insieme e scopriamo che i benefici a breve termine sono quelli la cui liquidazione, deve essere fatta entro i 12 mesi dal termine dell’attività lavorativa svolta e rientrano nell’insieme i salari e gli stipendi, gli oneri sociali, le indennità ferie e malattia, le auto aziendali e i prodotti gratuiti.

I mestieri più ricercati dalle aziende

 Il lavoro non c’è, o meglio, ce n’è poco. I giovani italiani sanno bene quanto sia difficile trovare un impiego che rispecchi, da un lato, le ambizioni e le prospettive di carriera di ognuno e, dall’altro, le esigenze economiche della vita di tutti i giorni.

Le assunzioni di under 30 durante lo scorso anno sono state circa 200mila – il 31% in meno di quanto stimato nelle previsioni – e, secondo l’elaborazione dei dati fatta Datagiovani su fonti Unioncamere, la ricerca di personale si è maggiormente concentrata su profili di media specializzazione.

► Disoccupazione record dal 1992

I più ricercati nel 2012 sono stati i commessi delle vendite al dettaglio (23.000), seguiti da magazzinieri e camerieri (6.000), impiegati e segretari (5.000) e informatici, cuochi e contabili (3.000).

► Novità per i lavoratori over 50

I risultati dell’elaborazione fatta da Datagiovani, mette in luce come i profili high-skilled (altamente qualificati) siano poco cercati dalla imprese: su 32 tipologie di mestiere, le richieste di personale superiore alle mille sono state solo sette, con una media di 2/3.000 ingressi programmati per analisti e progettisti di software, contabili e tecnici della vendita.

Un ulteriore riflessione deriva anche dai dati sui titoli di studio richiesti per le varie professionalità: il più ricercato resta il diploma (48%), seguito dalla laurea, richiesta nel 15,4% delle offerte di lavoro, e dalla qualifica professionale (10%).

Secondo Giovanna Vallanti, docente di Economia alla Luiss di Roma, questa situazione è

L’ennesima conferma che in Italia conseguire livelli più elevati di istruzione non comporta un vantaggio per i giovani. Da un lato l’università, che è la principale responsabile della formazione del capitale umano, non è in grado di formare adeguatamente figure utili alle aziende. Dall’altro, il sistema produttivo italiano, basato su un modello di sviluppo molto tradizionale, non è in grado di assorbire profili altamente qualificati. Questo ha implicazioni pesanti in termini di bassa crescita della produttività e della competitività nel medio-lungo periodo.

Hollande pronto a riformare il mercato del lavoro

 La Francia potrebbe guadagnare terreno nel settore dei titoli di stato se Hollande riuscisse a portare a termine il grande progetto di riforma del mercato del lavoro. In che direzione si stanno muovendo i nostri vicini di casa? Analizzare quel che accade in Francia è utile sia agli opzionaristi sia a chi s’interessa di politica nel nostro paese.

Il 2013 è davvero scintillante, almeno in questo avvio d’anno visto che il presidente Hollande ha subito lanciato una sfida pazzesca ai suoi concittadini, dicendo che vuole portare a termine la riforma del mercato del lavoro che è stata inserita come priorità nell’agenda delle associazioni imprenditoriali ma anche dei sindacati.

La riforma nasce dal bisogno di trovare una soluzione alla rigidità che accompagna la firma dei contratti dei dipendenti da un lato e all’aumento delle occupazioni precarie dall’altro.

I datori di lavoro francesi vorrebbero quindi che fossero rivisti i contratti privilegiando l’adozione di una maggiore flessibilità in termini salariali che si dovrà accompagnare con una migliore gestione degli orari di lavoro e della mobilità dei dipendenti. In pratica vogliono garantire il mantenimento del posto di lavoro per tutti ma magari riducendo orari e stipendi o delocalizzando le risorse.

I sindacati non sono sulla stessa lunghezza d’onda e invece chiedono che le aziende che privilegiano contratti precari siano costrette a pagare più contributi così da scoraggiare questi contratti, garantendo al tempo stesso a tutti i lavoratori l’estensione dell’assistenza sanitaria.

Nel 2013 venti milioni di disoccupati nell’Eurozona

Sale in maniera esponenziale il numero dei disoccupati nell’area dell’Euro. Lo rivela un rapporto rilasciato quest’oggi dalla società di consulenza Ernst&Young, in base alla quale i dati sono allarmanti.

Lo studio contempla il numero di disoccupati nel 2013, destinato a crescere di gran lunga rispetto alle due ultime annate. Si parla di ben venti milioni di individui fuori dal mercato del lavoro.

La cifra è da record, negativo ovviamente.

2012

Nel 2012 la situazione nell’area dell’Euro era la seguente. Il numero dei disoccupati si attestava intorno ai 18,7 milioni.

2011

Due anni fa il rapporto Ernst&Young contava 15,9 milioni di disoccupati.

OGGI

Sono dunque cinque milioni in più i disoccupati rispetto al 2010. La crescita dell’anno scorso ha fatto ben sperare, ma quest’anno il mercato del lavoro, per via del calo dello 0,2% del Prodotti Interno Lordo europeo promette crisi nera.

La prognosi, per quanto ancora riservata, è assolutamente negativa circa le condizioni del ‘paziente’.

PAESI CON IL PIU’ ALTO TASSO DI DISOCCUPAZIONE

A preoccupare gli esperti sono soprattutto Grecia e Italia.

In Grecia il calo del Pil (quest’anno si porterà al -4,3%) unito alla mancata crescita (il rating greco è leggermente salito, ma non ci sarà un miglioramento delle condizioni economiche del Paese prima del 2015), fanno si che le proiezioni per il 2013 siano le seguenti: In percentuale i disoccupati sulla popolazione attiva rappresentano il 28%.

Preoccupa anche la situazione italiana. Le regioni del Mezzogiorno sono quelle che soffrono di più la disoccupazione, il cui tasso quest’anno supererà il 22%.

GERMANIA

Ottime, nel compenso, le condizioni di salute del mercato del lavoro tedesco. La Germania è fuori dalle classifiche negative, in virtù del fatto che il suo tasso di disoccupazione rimane stabile al 6,8%.