7 milioni di lavoro per il Cloud Computing, ma manca il personale qualificato

Il cluod computing, l’ultima evoluzione tecnologica, è un settore dell’informatica di recente sviluppo che sfrutta le potenzialità della rete per l’archiviazione, la memorizzazione e l’elaborazione di dati. Si tratta di un servizio che viene offerto ad aziende e privati da un provider specifico che permette al cliente di fare tutte queste operazioni da remoto.

Si tratta di un settore in forte espansione ma che, purtroppo, potrebbe essere frenato proprio dalla mancanza di personale adeguatamente qualificate allo svolgimento delle mansioni necessarie. Secondo un recente studio della società di ricerca IDC commissionato dalla Microsoft, entro il 2015 i posti di lavoro disponibili sul mercato mondiale saranno circa sette milioni, che, se non si prenderanno provvedimenti nell’immediato, potrebbero anche rimanere scoperti.

Già da ora la situazione è preoccupante: mancano all’appello 1,7 milioni di persone che le diverse società stanno già ricercando. Mancano preparazione, certificazioni ed esperienza. Come spiega Cushing Anderson, vice presidente IDC, il cloud computing richiede una serie di competenze diverse rispetto a quelle richieste nel settore dell’IT fino ad ora e, di conseguenza, mancano anche i criteri per la selezione del personale.

Non vi è alcuna serie di criteri onnicomprensiva e universalmente valida per i posti di lavoro nel cloud computing. Pertanto, la formazione e la certificazione è fondamentale per la preparazione dei candidati al lavoro nel settore del cloud computing.

 

3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia

 Questo vuol dire che, da un lato, all’estero c’è ancora fiducia nell’Italia e nella sua forza lavoro e, dall’altro, anche delle interessanti novità per coloro che sono alla ricerca di un impiego.

3000 i posti creati entro il 2015, di cui la prima tranche, circa 1100, già dal 2013 grazie all’apertura di 100 nuovi ristoranti sul territorio italiano. I contratti di lavoro previsti per i nuovi dipendenti McDonald’s Italia saranno, prevalentemente, contratti di apprendistato della durata di 36 mesi e si rivolgeranno a candidati di età compresa tra i 18 e i 29 anni. La maggior parte delle assunzioni saranno nelle regioni del centro e del sud del paese.

Partendo dal presupposto che, almeno fino ad oggi, il 71% dei lavoratori della multinazionale sono assunti con contratti a tempo indeterminato, anche l’apprendistato previsto per queste nuove assunzioni dovrebbe essere finalizzato all’inserimento stabile in azienda.

Interessante anche il fatto che la maggior parte delle persone che ricoprono dei ruoli di responsabilità all’interno di McDonald’s provengono dalle mansioni operative, questo perché l’azienda è fortemente orientata alla formazione e alla crescita professionale che viene dall’esperienza diretta.

Un ruolo di tutto rilievo spetta anche alle pari opportunità: la metà dei direttori dei ristoranti McDonald’s, infatti, sono donne.

Annuario Istat: sempre meno lavoro tra i giovani

 L’Istat ha pubblicato il suo Annuario e, tra i tanti dati sull’Italia, ad attirare l’attenzione sono proprio quelli sull’occupazione. Ancora un disoccupato su tre per gli under 35 (per un totale di circa un milione di persone) e tra gli under 29 la preponderanza di disoccupati tra i laureati, che si assottiglia con l’aumentare dell’età quando il gap viene quasi completamente colmato.

L’Istat ha riportato i dati relativi al 2011 secondo i quali il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 29 anni raggiunge per i laureati il 16% e per i diplomati il 12,6%, per una media in questa fascia d’età che si attesta al 14,4%.  Non considerando l’età, ma incrociando solo i dati relativi all’occupazione media con il titolo di studio il tasso di disoccupazione per i laureati è del 5,4% mentre per i diplomati il tasso complessivo è del 7,8%.

Nel complesso l’Annuario dell’Istat mette in evidenza una situazione che non è molto diversa da quella registrata nel 2010: il tasso totale di disoccupazione resta all’8,4%, con punte al sud. Anche il tasso di inattività è stabile al 62,2%. A risentirne maggiormente le donne del Mezzogiorno.

C’è anche una buona notizia, ossia la crescita degli occupati nella fascia di età 35/54 anni che ha fato registrare un aumento di 143mila unità.

Bozza modello IRAP/2013 pronta online

 FiscoOggi, che è la rivista telematica ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, parla della cosiddetta fabbrica dei modelli alludendo ai modelli di dichiarazione dei redditi che l’Erario sta illustrando in anticipo ai cittadini. Abbiamo avuto modo di parlare della bozza del 730 e di quella del modello 770 semplificato ed ordinario.

Adesso prendiamo in esame il modello IRAP 2013 che è finalmente disponibile in rete con le istruzioni per la compilazione da effettuare a partire dall’anno prossimo. Quali sono le novità più interessanti?

Lo sconto più elevato sugli under35. Giovani e donne che vogliono entrare nel mondo del lavoro potrebbero trovare un nuovo canale d’ingresso nell’articolo 2, comma 2 del decreto “Salva Italia” visto che per imprese che assumono a tempo indeterminato giovani e donne che non hanno ancora compiuto 35 anni, nel 2012 possono avere sconti più corposi. Per l’anno d’imposta 2011 la deduzione era di 4600 euro, per il 2012 sarà di 10600 euro.

Se le assunzioni sono portate a termine  in Abruzzo, in Basilicata, in Calabria, in Campania, in Molise, in Puglia, in Sardegna o in Sicilia, allora lo sconto passa dai canonici 920o ai 15200 euro.

La deduzione, che interessa tutti i soggetti passivi Irap, non comprende invece le Amministrazioni pubbliche, le imprese che operano in concessione o a tariffa in uno dei seguenti settori: acqua, trasporti, energia, infrastrutture, poste, comunicazione, raccolta e depurazione delle acque di scarico, raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

 L’indagine condotta dalla Confartigianto e dall’Istituto Ipso ra il 6 il 12 dicembre su un campione di imprenditore dell’artigianato ha messo in evidenza come la situazione delle piccole e medie imprese italiane sia davvero difficile. Negli ultimi tempi è stato rilevato un aumento della pressione fiscale pari al 22,6% che ha delle pesanti conseguenze sul credito delle aziende, costrette a chiedere prestiti per far fronte alle incombenze fiscali, con una conseguente diminuzione degli investimenti e degli occupati.

Le aziende costrette a chiedere un prestito, secondo i dati dell’indagine, sono il 58%, mentre il 33% degli imprenditori ha dovuto ritardare il pagamento dei fornitori, il 29% ha rinunciato a fare investimenti in azienda. La pressione fiscale, poi, è stata causa del ritardo dei pagamenti delle imposte per il 26% delle imprese.Una situazione del genere non può che avere anche delle conseguenze sui dati che riguardano l’occupazione, sia quella attuale che le prospettive future. Circa il 16% delle imprese non può assumere e sono il 16% quelle costrette a ricorrere a licenziamenti o ad ammortizzatori sociali.Come sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi nel 2012 e hanno raggiunto il 44,7% del Pil: tra il 2005 e il 2013 è stato stimato che l’incremento delle entrate fiscali ‘assorbe’ il 97,3% dell’incremento del PIL.

 

 

 

Bollettino BCE: in Europa manca il lavoro e la situazione è destinata a peggiorare

 La debolezza del mercato del lavoro è la principale fonte di rischio per le famiglie europee. E’ l’allarme che arriva dal Financial Stability Review della Banca Centrale Europea che mette in evidenza un ulteriore calo del numero degli occupati in Europa (anche la situazione dei diversi paesi è molto eterogenea) che ha raggiunto il suo record storico nel corso del 2012.

A peggiorare la situazione le basse prospettive di crescita, che porteranno ad un ulteriore aumento dei senza lavoro fino a che non si creeranno le situazioni per una reale ripresa dell’economia.

Sempre secondo il rapporto della BCE, comunque, nonostante questi evidenti difficoltà, la situazione creditizia delle famiglie è riuscita a rimanere stabile nel corso dell’anno (66% del Pil nel secondo trimestre del 2012) ma le nuove manovre di austerity che verranno attuate prossimamente per risolvere la crisi del debito sovrano potrebbero portare dei rischi reali alla stabilità finanziaria. L’unica soluzione, ammonisce la BCE, è continuare con le riforme e con il rafforzamento delle strutture comunitarie.

Ci sono poi altri due rischi che pendono sull’Europa unita: il primo è un ulteriore peggioramento della redditività delle banche e della qualità del credito e il secondo è la frammentazione dei mercati finanziari che influisce negativamente sulle possibilità di finanziamento per le banche nei paesi in difficoltà.

L’istituto è impegnato in prima linea per la risoluzione di queste problematiche ma avverte anche che è necessario agire sulle cause della crisi, e non solo provvedere ad alleviarne i sintomi.

 

Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

 Secondo la Ragioneria di Stato la riforma delle pensioni farà risparmiare allo Stato circa 22 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, grazie all’allungamento del periodo di contribuzione e al passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

In dettaglio, le donne potranno godere della pensione di anzianità solo al raggiungimento dei 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome), mentre per gli uomini l’età pensionabile è stata portata a 66 anni e tre mesi.

Inoltre, per le donne l’età di pensionamento continuerà a salire gradualmente fino al 2018, anno in cui l’età pensionabile diventerà la stessa per uomini e per donne: dal 2013 bisognerà saranno necessari 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi per le autonome); dal 2014 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.

Per quanto riguarda gli uomini il giro di vite più pesante riguarda la pensione anticipata. Se ancora per tutto il 2013 basterà aver raggiunto i 66 anni e 3 mesi (tre mesi in più rispetto a quelli necessari per il 2012), per accedere alla pensione anticipata  – che sostituisce di fatto quella di anzianità – ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi.

La riforma prevede anche un adeguamento dei coefficienti alle statistiche sulla vita media. I calcoli saranno curati dall’Istat, che lo farà ogni tre anni fino al 2019 e poi ogni due.

Bce: “Disoccupazione in aumento”

I dati parlano chiaro. L’Eurozona stenta a riprendersi e se lo farà non accadrà nell’immediato. La disoccupazione aumenta e le proiezione economiche sono nel contempo in calo.

I dati, che come detto parlano chiaro, provengono dal resoconto mensile inserito nel bollettino della Banca Centrale europea:

“Un ulteriore indebolimento dell’attività nell’ultimo trimestre dell’anno dopo il terzo trimestre che ha confermato la recessione nell’Eurozona. Di più. Per il 2013 Francoforte pevede una attività debole, con rischi al ribasso e una ripresa graduale nel corso dell’anno. A gravare sull’economia saranno, in particolare, gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori finanziario e non finanziario, nonchè la persistente incertezza. Per la Bce, inoltre, la dinamica del Pil si tradurrà nel prolungarsi delle difficoltà di accesso al credito per aziende e famiglie”.

Fattori che dipendono dalle condizioni scarse del mercato del lavoro nell’Eurozona:

“Ulteriormente peggiorate negli ultimi trimestri e le previsioni suggeriscono nel breve termine un ulteriore incremento della disoccupazione arrivata a ottobre all’11,7%. La Bce, tuttavia, sottolinea l’attenuarsi delle tensioni sul fronte del debito pubblico dei paesi europeo. Fra la fine di agosto e il 5 dicembre i tassi d’interesse sul debito greco sono scesi di oltre 800 punti base, con pronunciate riduzioni anche per Portogallo, Irlanda nonchè Italia e Spagna (rispettivamente 141 e 148 punti base in meno per queste ultime)”.

Confindustria: ripresa sempre più difficile

 Il nuovo rapporto di Confindustria dipinge una situazione quanto mai allarmante per l’Italia, lontana dalle prospettive di ripresa di cui si sta parlando in questi giorni.

In modo particolare a destare preoccupazione è il mercato del lavoro, per il quale le stime sono molto simili a quelle prospettate dall’indagine di ManPower sulle assunzioni per i primi mesi del 2013. Secondo quanto riportato da Centro Studi di Confindustria, infatti, la disoccupazione è destinata a crescere: si arriverà all’11,8% di disoccupati nel 2013 e al 12,4% nel 2014. Le unità lavorative perse dal 2007 fino ad ora sono un milione che diventeranno uno e mezzo nel terzo trimestre del 2013.

Ulteriori problematiche, secondo Condfindustria, arrivano dal crollo dei consumi, che è arrivato a toccare le cifre del dopoguerra, e che si stabilizzerà solo nel 2014 e la pressione fiscale che

rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva: 53,9% del Pil nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore

Le famiglie, quindi, sono messe in ginocchio da questa drammatica situazione economica che, come precisa  il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, non tiene ancora conto di quanto successo nell’ano in corso:

I dati diffusi non tengono conto ancora della difficile situazione del 2012, quindi le cifre sulla situazione della povertà in italia sono destinate a peggiorare nel corso dell’anno. La situazione è molto difficile: avere quasi un terzo di italiani a rischio povertà ed esclusione è un dato molto elevato, che segnala la difficoltà di famiglie che non riescono a far fronte ad una spesa improvvisa oppure non riescono a riscaldare adeguatamente il proprio appartamento, oppure hanno tagliato le spese alimentari.

Previsioni nuove assunzioni per il 2013 ancora al ribasso

 L’indagine sulle prospettive del lavoro per i primi mesi del 2013 è stata effettuata da ManpowerGroup che ha coinvolto 1.000 datori di lavoro di imprese con sede in Italia. I risultati sono quasi catastrofici: da quanto emerso la previsione sull’occupazione si attesta su un -11%  – il livello più basso raggiunto dal 2003 – più debole del 2% rispetto al trimestre precedente e del 4% rispetto allo stesso periodo del 2012.

I datori di lavoro vivono ancora in uno stato di incertezza e questo si ripercuote sulla possibilità di avviare nuove assunzioni. Il 75% dei datori di lavoro intervistati non ha in progetto un aumento del proprio organico, il 18% prospetta una sua riduzione e solo il 6% degli intervistati pensano che nel prossimo anno potranno essere in grado di dare lavoro ad altre persone.

A trainare le nuove, poche, assunzioni sono i comparti dell’Elettricità, del Gas e dell’Acqua (+10%), i settori Agricoltura, Caccia, Selvicoltura e Pesca dichiarano i programmi di assunzione più deboli, con una previsione del -27%Costruzioni, Commercio all’Ingrosso e al Dettaglio vanno appena meglio, ma anche i questo caso la previsione è del -23%. Deboli anche le prospettive di crescita per i settori Ristoranti e Alberghi e Minerario ed Estrattivo, con percentuali che si attestano al -16%.