Petrolio
In Europa Borse caratterizzate da debolezza per la chiusura di Wall Street e per i dati macroeconomici
Dopo gli accordi sul nucleare il ministro del petrolio iraniano chiama anche l’Eni
Gli accordi sul nucleare tra Iran, Stati Uniti e comunità internazionale di domenica scorsa a Ginevra possono portare a rivedere le sanzioni a carico del Paese del Medio Oriente. Questa possibilità apre ai contatti internazionali e ai rapporti commerciali e il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ha contattato le principali aziende petrolifere a livello internazionale, quelle europee direttamente e quelle degli Stati Uniti in modo indiretto.
Gli Stati Uniti saranno il primo produttore mondiale di petrolio entro il 2015
Gli USA si apprestano a diventare, entro il 2015, i nuovi signori dell‘oro nero a livello mondiale. Entro quella data, infatti, gli Stati Uniti saranno il primo produttore di petrolio presente sul globo. La ragione di questo nuovo record deve essere individuata nella scoperta, negli States, dei nuovi giacimenti di materia prima.
Cala il prezzo del petrolio a livello globale
Lo shutdown che in questi giorni ha colpito gli Stati Uniti, cioè la riduzione dei servizi non essenziali alimentati dalle risorse federali ha avuto quasi da subito effetti decisivi sui mercati, così come annunciato già in precedenza dagli economisti. Tra le conseguenze che si possono elencare in seguito al blocco dei fondi per la macchina statale americana vi è, dunque, anche una generale riduzione delle quotazioni internazionali del petrolio.
I consumi di petrolio diminuiscono
Le vendite di petrolio hanno subito una battuta d’arresto e dai dati disponibili si apprende un calo del consumo di oro nero pari al 3,5 per cento nel mense di luglio. Questa flessione nei consumi danneggia le casse dell’Erario che ha dovuto rinunciare in sette mesi a ben 630 milioni di euro. Complessivamente dall’inizio dell’anno il calo del consumo di petrolio è stato del 7,3 per cento.
►Questione siriana sospesa e mercati deboli
Quando si parla di consumo di petrolio si fa riferimento anche ai carburanti: si registra pertanto una flessione del 6,3 per cento nel consumo di benzina, del 4,2 per cento nel consumo di gasolio, mentre sappiamo che è in aumento del 14 per cento circa il consumo di GPL.
I cambiamenti intervenuti nel consumo di petrolio testimoniano un cambiamento importante degli stili di vita degli italiani. E’ indubbio che si comprano oggi meno automobili che in passato. Chi ha una macchina viaggia di meno in autostrada e se va in vacanza con la propria auto, lo fa per meno giorni.
►La Siria fa crescere il prezzo del petrolio
Gli spostamenti privati si sono ridotti sensibilmente ed hanno influito sul consumo di carburante. Il 2013, lontano dall’essere un anno critico come il 2012 per la crisi economica, si conferma comunque l’anno peggiore per quanto riguarda il consumo di carburanti. Tutti i dati sono in linea con il calo delle immatricolazioni.
La Siria fa crescere il prezzo del petrolio
Gli Stati Uniti hanno deciso di risolvere al più presto la questione siriana e sono pronti ad attaccare il paese in questione alla ricerca di Assad. La tensione che finora era rimasta confinata all’Egitto, sta sfociando in una crisi più ampia che coinvolge il Medioriente. La notizia non piace certo ai mercati che hanno dimostrato fin dalle prime ore seguenti all’annuncio del Segretario americano, di non gradire questi movimenti “militari”.
►La produzione del petrolio favorisce la Cina
Non sono soltanto gli indici borsistici in subbuglio, però, perché sta per essere messo a soqquadro anche il settore delle materie prime. Si sa infatti che questi paesi, come la Siria e l’Egitto, instabili sotto il profilo politico, sono ricchi di petrolio. Qualora salisse ancora il livello della tensione in Siria, l’oro nero potrebbe arrivare a quotazioni record. In fondo sta già succedendo anche se il costo dei carburanti, almeno in Italia, non ha subito drastiche oscillazioni.
►Il petrolio cresce per colpa dell’Egitto
La crisi in Siria non è ancora sfociata in un intervento militare ma si teme che una volta invasa la Siria, da parte degli Stati Uniti, si scateni il peggio anche in Iran e in Israele, paesi che insieme a tutto il Medioriente producono più del 30% del greggio venuto nel mondo.
Così il prezzo del petrolio al barile è schizzato sui 112 dollari, un prezzo record che non si registrava da due anni a questa parte.