Solo alcuni giorni fa i principali esponenti del Governo si sono espressi in maniera del tutto positiva nei confronti della vicinanza di una possibile ripresa dell’ economia italiana a partire dal prossimo autunno. Ripresa della quale si potrebbero già osservare le avvisaglie in una serie di segnali positivi concreti.
PIL
Come si evita la recessione in Germania
Mentre nel nostro paese le agenzie di rating osservano i germi della recessione, ci sono realtà in Europa che convincono ancora. Una di queste è quella tedesca. Alla Germania è stata confermata la tripla A, sia in relazione agli sforzi compiuti durante la crisi, sia in relazione alle strategie adottate per evitare di sprofondare nella recessione.
Quest’ultima è stata evitata attraverso l’adozione delle cosiddette misure anti-crisi: sono state aumentate le spese. Ma è davvero così che vanno le cose? Le ultime notizie parlano di un aumento del morale dei consumatori tedeschi che hanno dimostrato a luglio di stare molto meglio.
►La disoccupazione cresce ancora
Se il consumatore è felice, spende di più e questo contribuisce al sostegno del Prodotto Interno Lordo. L’aumento del PIL, tra l’altro, è fondamentale per compensare, in Germania come negli altri paesi, il calo delle esportazioni. L’Europa, infatti, è in crisi ma allo stesso tempo sono in crisi anche altre nazioni nel mondo.
Il morale dei consumatori è stato rilevato dai ricercatori del gruppo GFK che hanno pubblicato un rapporto sul sentiment dei tedeschi, dopo aver intervistato circa 2000 persone. L’indice di riferimento del sentiment è cresciuto arrivando d un punteggio molto elevato.
►Per l’ Istat la fiducia dei consumatori è in crescita
Il valore registrato è stato addirittura superiore alle stime effettuate dagli analisti e questo farà sì che il governo sostenga la domanda interna in modo da sopperire al calo delle esportazioni verso la Cina e verso il resto dell’Europa.
PIL del Regno Unito e sterlina
Siamo sicuri che la vera bomba ad orologeria dell’Europa non sia il Regno Unito? Nonostante finora si sia salvata benissimo, questa nazione rischia il tracollo. Una minaccia che qualche mese fa era stata indirizzata alla Francia. Gli analisi, sul Regno Unito, restano divisi.
Da un lato ci sono i promoter delle teste coronate, soddisfatti degli introiti che saranno legati al Royal Baby, dall’altra coloro che leggono l’espansione del paese come un timidissimo segnale di sorpresa che non fa certo stare tranquilli.
►Banche inglesi sotto la pressione della BoE
I dati, ad ogni modo, raccontano di una crescita del Regno Unito pari allo 0,6 per cento nel secondo trimestre del 2013. Il rapporto sul PIL è stato pubblicato proprio ieri ed è stata un’occasione per comprendere che tra gennaio e marzo 2013 l’economia britannica è cresciuta lievemente, dello 0,3 per cento, ma abbastanza da evitare la recessione.
►Il Regno Unito se la prende con Google
La notizia, unita ai dati complessivi riferiti al primo semestre dell’anno, hanno influenzato anche il trading della sterlina. La divisa inglese è stata attraversata da un trading ribassista che ha determinato un collasso del cambio GBP/USD che è arrivato fino a 1.5270. Il cambio tra l’euro e la sterlina, invece, è rimasto quasi invariato. Da notare che il dollaro ha iniziato a prendere quota poco prima della pubblicazione dei dati sul PIL del Regno Unito.
Il debito pubblico dell’ Italia oltre il 130% del PIL
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ Eurostat il debito pubblico italiano nel primo trimestre del 2013 ha superato il 130% del Prodotto interno Lordo – PIL. Anzi, secondo i dati ufficiali dell’ Istituto di Statistica Europeo, il valore corretto sarebbe pari al 130,3%, cosa che porterebbe l’ Italia ad essere seconda, quando a consistenza del deficit, nell’ Eurozona, solo alla Grecia, che oggi ha un rapporto debito – PIL che si aggira intorno al 160%.
Il PIL crescerà ancor meno del previsto
Bankitalia, con enorme rammarico, deve precisare che il PIL del nostro paese crescerà ancora meno del previsto. Sembra infatti che ci sarà una flessione del prodotto interno lordo ancora più consistente. La stima è di un calo dell’1,9 per cento per l’anno in corso.
L’allarme per la situazione economica dell’Italia va di pari passo con la considerazione del problema più urgente da risolvere: quello della disoccupazione che potrebbe sfiorare nel 2014, quindi tra sei mesi appena, la soglia del 13 per cento.
►Previsioni e borse legate alla Cina
Se si fa una panoramica degli altri indici si scopre anche che l’inflazione è sotto controllo così com’è costantemente monitorato il tesoretto che dovrebbe impedire l’aumento dell’IVA, per ora posticipato ad ottobre. In calo, invece i consumi che scendono ancora dell’1,9 per cento nel 2013. La stagnazione si dovrebbe invece consolidare nel 2014.
►Il FT parla di una nuova crisi europea
Le previsioni di Banca d’Italia sulla nostra economia non sono certo incoraggianti e lo sono ancor meno se incorniciate nell’ottica della situazione economica globale. Si deve infatti pensare che la cosiddetta sforbiciata sul prodotto interno lordo era già stata data dal FMI ed ora è stata soltanto confermata da Bankitalia.
La contrazione sarà dell’1,9 per cento nel 2013 per poi essere in leggera ripresa nel 2014 con un incremento dello 0,7 per cento. Le previsioni precedenti parlavano di una contrazione dell’1,8% del PIL nel 2013 e di una ripresa dello 0,7% l’anno prossimo.
PIL cinese in ribasso dopo il secondo trimestre
Che l’economia cinese fosse in una fase di rallentamento era chiaro ma adesso, con i dati relativi al PIL del secondo semestre, tutto è palese. Sembra infatti che il prodotto interno lordo di questo paese sia cresciuto meno del previsto.
Si pensava di andare incontro ad una crescita del PIL del 7,7 per cento mentre tutto l’incremento si è fermato al 7,5 per cento. Non sono stati quindi rispettati nemmeno i parametri del primo trimestre dell’anno. Tutto è nelle corde, ovvero ci si aspettava una cosa simile.
►Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania
I dati che arrivano dalla Cina, tra l’altro, puntano tutti nella stessa direzione. Per esempio le vendite al dettaglio, soltanto a giugno 2013 sono cresciute del 13,3 per cento su base annua. Una crescita anche superiore alle attese visto che si pensava ad un rialzo del 12,9 per cento.
►Cala ancora la borsa di Tokyo
Il dato che non convince, o meglio preoccupa, gli investitori, è quello relativo alla produzione industriale che nel mese di giugno è aumentata dell’8,9% su base annua mentre nella rilevazione precedente il rialzo era stato più consistente, del 9,2 per cento.
La Cina, intanto, fa i conti anche con un altro problema finanziario: la cosiddetta fuga di capitali. Dal 2008 ad oggi, infatti, molti investitori hanno abbandonato il paese per andare a fare business altrove. In queste ultime settimane, il moto verso l’esterno è stato notevolmente accelerato.
Prodotto lordo pro-capite: Italia sotto alla media europea
I dati rilasciati oggi dall’Eurostat confermano ciò che gli italiani sanno già bene: la loro condizione economica è peggiore di quella della maggior parte dei paesi europei.
► I giovani occupati producono il 17,2% del PIL
Nello specifico si tratta dei dati sulla media del Prodotto lordo procapite: come indicato dall’istituto di statistica, se si prende come media europea di questo dato un valore pari a 100, l’Italia si ferma a 98, mentre tutti gli altri paesi dell’Unione, a parte Spagna e Cipro, la media si attesta a 108.
Quindi, trasformando il tutto in percentuale, la ricchezza degli italiani è del 10% inferiore rispetto a quella che hanno a disposizione i colleghi dell’Unione. Anche la Francia, che in questo momento sta attraversando una difficile congiuntura economica, riesce a rimanere entro la media.
È la prima volta dal 2009 che l’Italia mostra un calo così sensibile del prodotto lordo procapite e dei consumi individuali rispetto agli altri paesi dell’Unione.
Gli altri sembrano stare tutti meglio, con picchi molto positivi del pil procapite per il Lussemburgo, che si attesta al 271% rispetto alla media europea.
Oltre ai dati sul Pil l’Eurostat ha anche rilasciato quelli relativi ad un altro indicatore molto importante, l’Actual Individual Consumption, ossia l’indicatore che tratteggia i consumi effettivi individuali dei beni e dei servizi effettivamente consumati dalle famiglie.
► I Paesi con il miglior Better Life Index
Per questo indicatore i risultati sono più omogenei rispetto a quelli del Pil, anche se si notano comunque degli alti dislivelli (ad esempio tra il 48% della Romania e il 141% del Lussemburgo).
I giovani occupati producono il 17,2% del PIL
Quando si parla dei giovani italiani lo si fa in genere per riportare le ultime stime relative al’ incremento della disoccupazione, di quella giovanile in particolare, che oggi rappresenta circa un 20% di quel 40 cui ammonta la percentuale degli italiani in cerca di lavoro.
>Per Bonanni la priorità sono gli sgravi fiscali sulle nuove assunzioni