La Banca Mondiale abbassa le stime di crescita dell’economia mondiale

 Precedenti stime avevano dato per quasi certa una crescita economica mondiale per il 2013 del 2,4%. La cifra era stata resa nota ad inizio anno e prevedeva in lieve miglioramento della situazione rispetto al 2012, quando il Pil mondiale era cresciuto del 2,3%.

► L’ Italia virtuosa stia attenta al disavanzo

Ma nulla da fare. Secondo la Banca Mondiale, dato quanto si è registrato fino adesso, ha abbassato la stima portandola al 2,2%, quindi peggio del 2012. I problemi maggiori si riscontrano nell’Eurozona, dove il prodotto interno lordo è visto in calo dello 0,6%, un peggioramento di mezzo punto percentuale rispetto alle precedenti stime (-0,1%).

Per il 2014 la Banca Mondiale prevede una crescita del pil dello 0,9% e dell’1,5% nel 2015, grazie soprattutto ai paesi in via di sviluppo che stanno facendo registrare una progressione del pil del 5,1%, che alzano la media di quelli più sviluppati, dove il pil dovrebbe mostrare un aumento dell’1,2%.

► Perché gli Usa ora stanno meglio economicamente

Secondo la Banca Mondiale gli Stati Uniti hanno fatto meglio di quanto stimato e il pil di quest’anno dovrebbe registrare una crescita del 2% rispetto al +1,9% previsto a gennaio. Male, invece Cina e India, paesi per i quali l’istituto ha rivisto al ribasso il pil: +7,7% quest’anno contro il +8,4% per la Cina e +5,7% contro il +6,1% stimato in precedenza per l’India.

L’ Italia virtuosa stia attenta al disavanzo

 L’ ultimo bollettino mensile pubblicato dalla Banca Centrale Europea – BCE – ha riportato parole di elogio nei confronti degli sforzi compiuti dall’ Italia per allinearsi tra i Paesi virtuosi dell’ Eurozona, che sono riusciti nel 2012 a mantenere il proprio deficit al di sotto del 3% del PIL nazionale.

La produzione industriale perde il 4,6% ad aprile

 Ancora nessuna ripresa per la produzione industriale italiana. L’ Istat, nel suo ultimo rapporto, ha infatti rilevato come nel mese di aprile 2013 per quest’ ultima si sia potuto rilevare un calo dello 0,3% rispetto al mese di marzo e del 4,6% su base annuale.

Il PIL giapponese cresce più del previsto

 La Cina influisce sui mercati europei visto che la sua economia rallenta e tutti i listi occidentali sembrano essere zavorrati dai risultati del gigante asiatico. Tutti tranne il Giappone che rivela al mondo di essere cresciuto addirittura più del previsto.

Il prodotto interno lordo giapponese, infatti, è balzato ai livelli mai pensati finora, portandosi dietro anche il Nikkei. Molto in questo gioco al rialzo, è stato fatto dalla svalutazione dello yen, che risulta ancora in calo per effetto degli ultimi strascichi della politica monetaria espansiva.

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

Le borse asiatiche, tanto per avere un quadro di quel che sta succedendo dall’altra parte del mondo, sono state trascinate verso l’alto dalla borsa di Tokyo che ha saputo cogliere i buoni frutti del primo trimestre dell’anno ed ha saputo sfruttare l’onda lunga dei risultati positivi arrivati dagli Stati Uniti. Negli USA, infatti, il mercato del lavoro appare in leggera ripresa.

Il Nikkei, chiaramente, segue lo stesso andamento del PIL e la prima saduta della settimana è archiviata con un rialzo del 4,9 per cento. A trainare la serie di risultati positivi ci pensa il PIL che cresce più del previsto. Nel primo trimestre del 2013, infatti, fa registrare un aumento del 4,1 per cento su base annua, mentre, in termini previsionali, si pensava soltanto ad un aumento del 3,5 per cento.

 

Il ritardo nelle infrastrutture è costato 24 miliardi di PIL

 Secondo un recente studio portato a termine dalla Confcommercio e intitolato “Trasporti al passo, economia ferma”, i numerosi ritardi accumulati nel corso degli ultimi dodici anni nello sviluppo delle infrastrutture italiane, hanno generato per il Paese una perdita del prodotto Interno Lordo pari a 24 miliardi di euro.

I Paesi con il miglior Better Life Index

Di questi tempi tutto, ma proprio tutto, si misura con un indicatore. A partire dal Pil, naturalmente. Il Prodotto interno lordo, però, non basta più per valutare quanto un Paese sia sano, solido e sulla via del progresso, poiché ne considera solo l’aspetto economico. Il Buthan ha pensato di integrarlo con il Fil. Tale misura, sigla di Felicità interna lorda, è un altro indicatore atto a calcolare il benessere della popolazione in virtù dell’aria e della sua eventuale qualità, della salute degli abitanti, del livello di istruzione e della quantità di rapporti sociali.

In Francia si parla di Bli, inteso come Benessere interno lordo, mentre in Inghilterra è stato introdotto il Gwb (General Wellbeing). Due elementi tali da fungere ancora una volta come integraxione del suddetto Prodotto interno lordo, così da offrire una visione globale dello stato di salute di un Paese.

Per ‘tagliare la testa al toro’, L‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha introdotto il Better Life Index: traduciamolo con “Indice di vita migliore” e consideriamolo come la nuova misura per valutare una Nazione. Come alla luce di 24 indicatori suddivisi in 11 diverse categorie:

abitazione;

– reddito;

– lavoro;

– partecipazione civile;

– istruzione;

– ambiente;

– amministrazione;

– salute;

– soddisfazione personale;

– sicurezza ed equilibrio tra lavoro e privato.

L‘Ocse, con questo indicatore, vuole aiutare i cittadini a ricercare in virtù di preferenze personali qual è il Paese in cui si vive meglio.

Ne viene fuori che le statistiche del Better Life Index non sono poi così distanti da quelle che si basano sul Pil.

In altri termini, i Paesi in cui si sta meglio sono a conti fatti sempre Stati Uniti, Canada, Svezia, Australia e Svizzera.

I Paesi in cui si sta peggio, a loro volta, rimangono invariati e sono sempre Messico, Turchia, Brasile, Portogallo.

Niente di nuovo sotto il sole degli indicatori.

In calo il PIL dell’ Eurozona

 Secondo le  ultime stime diffuse dall’ Eurostat, nel primo trimestre del 2013 l’ economia dell’ Eurozona ha subito una pesante –  e ulteriore – battuta d’ arresto, che è stato possibile enucleare in un calo generale del PIL e delle vendite.

> Calano le vendite nell’ Eurozona

Il FMI taglia le stime sul PIL della Germania

 La crescita economica futura, anche per la solida Germania, non sarà in realtà così rosea come era stato previsto. Il Fondo Monetario Internazionale – FMI – ha infatti recentemente tagliato le stime del PIL tedesco per il 2013, facendolo passare dallo 0,6% di circa otto settimane fa, all’ attuale 0,3%.  

L’austerity blocca il PIL americano

 La situazione americana è senz’altro una delle migliori del momento eppure dopo la pubblicazione dei dati del PIL qualcuno ha iniziato a ricredersi. Tutto sembra legato al calo della spesa del governo americano che sembra aver inciso parecchio sull’economia a stelle e strisce e pochi sono gli analisi che avevano considerato ogni evenienza.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

La politica economica di Washington nei primi tre mesi dell’anno è stata caratterizzata dall’austerity che, come sappiamo, adesso è criticata da numerosi fonti economiche. La crescita, poi, c’è stata davvero visto che l’economia americana ha fatto registrare un incremento del 2,4 per cento su base annuale ma rispetto a quello che avevano previsto gli analisti siamo un pelino al di sotto. Rispetto alle aspettative siamo sotto dello 0,1 per cento.

Il PIL USA è davvero sul piano inclinato?

Krugman confronta Lettonia e Stati Uniti

In linea di massima possiamo dire che la crescita del paese è rallentata per via della riduzione della spesa pubblica che ha inciso sull’attività delle imprese benché la scelta, poi, sia stata portata avanti a livello governativo. In generale resta fuori da questo discorso soltanto il comparto agricolo.

Adesso, tutto sembra essere nelle mani di chi sceglie la politica monetaria. La FED è per una visione espansiva.

 

Tagliato ancora il PIL tricolore

 Se gli investitori che hanno scommesso sulla ripresa dell’Italia avessero come punto di riferimento soltanto l’OCSE, in questo momento sarebbero impegnati a portare i capitali altrove visto che l’organizzazione internazionale citata ha tagliato ancora il PIL 2013 della Penisola di un “buon” 1,8 per cento.

Secondo l’Economist il peggio non è passato

L’anno in corso non sarà quindi da ricordare come l’anno della ripresa economica, anzi, sarebbe arrivato il momento di accorgersi che qualcosa non va e che la luce alla fine del tunnel è ancora troppo lontana. Infatti per tutto il resto dell’anno gli italiani dovranno confrontarsi con il risanamento dei conti pubblici e con le condizioni di credito per privati ed aziende, sempre più restrittive. Una situazione, quella vaticinata e descritta che fa pensare ad un prolungamento ulteriore della recessione.

L’analisi dell’OCSE, in pratica, prevede la riduzione del PIL tricolore dell’1,8 per cento nel 2013. In precedenza si pensava che il prodotto interno lordo italiano dovesse decrescere soltanto di un punto percentuale (previsioni di novembre 2012) o al massimo dell’1,5% (previsione di inizio maggio 2013).

Italia in pole per il consolidamento dei conti pubblici

Per la tanto agognata fase di crescita, quindi, si dovrà attendere fino al 2014, anno in cui le stime di crescita sono state riviste al ribasso. Si pensava ad un incremento dello 0,6% ma ci si dovrà accontentare del +0,4%. E’ sufficiente per restare in Italia?