Per la Corte dei Conti l’austerità ha aggravato la crisi

 Proprio ora che l’ Italia si avvia ad uscire definitivamente dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit imposta dalla Commissione Europea, il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, si è espresso con parole dure sulle politiche di rigore e di austerity che il Paese ha dovuto attraversare negli ultimi 4 anni.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Secondo Giampaolino, infatti, le politiche di risanamento applicate in Italia e in altri Paesi europei tra il 2009 e il 2013 hanno contribuito in definitiva ad aggravare la situazione di crisi e di recessione economica che l’ Europa stava attraversando. In Italia, ad esempio, è stato possibile registrare, in soli 4 anni, una perdita nominale del PIL che ha raggiunto i 230 miliardi di euro.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

La perdita del PIL ha infatti poi causato anche una perdita sul gettito fiscale, cosa che, nel quadro generale, ha contribuito a produrre quel mancato conseguimento del pareggio di bilancio per 50 miliardi.

Per il futuro, quindi, secondo  Giampaolino, così come la nuova legislatura si è già apprestata a fare, non bisogna guardare solo alle politiche di bilancio, ma anche a quelle che conducano verso la risoluzione del problema della disoccupazione e verso la decrescita economica e l’ equità distributiva.

 

Il Giappone torna a crescere

 Mentre nella Vecchia Europa spirano, sempre più insistenti, venti di recessione, dal lato opposto del globo, in estremo oriente la situazione va migliorando a vista d’ occhio. Si trova, infatti, in uno straordinario periodo di ripresa e di crescita economica il Giappone, che dopo anni di numeri negativi, torna a realizzare valori superiori anche a quelli degli Stati Uniti, grazie alle misure sull’ economia reale adottate dal Primo Ministro Shinzo Abe.

> Giapponesi verso i bond esteri

Nel primo trimestre del 2013 il prodotto interno lordo del Giappone è salito del 3,55 su base annuale e dello 0,9% su base congiunturale: due risultati, tanto per cominciare, decisamente superiori alle attese degli analisti. L’ economia giapponese cresce, dunque, ad un tasso superiore di quello che è stato possibile registrare negli Stati Uniti e ha avuto in generale una espansione dello 0,4%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

A questi risultati hanno senza dubbio contribuito tutta una serie di misure e di riforme varate negli ultimi mesi, tra cui la politica monetaria ultra – espansiva e la recente manovra fiscale realizzata dal premier che comincia a dare ora i suoi risultati. A ciò si deve aggiungere un clima di maggiore fiducia da parte dei consumatori, con i consumi saliti nell’ ultimo trimestre dello 0,9% e un decisivo aumento delle esportazioni.

La recessione investe anche la Francia

 A partire dal primo trimestre del 2013, anche la Francia, da sempre compresa all’ interno dei Paesi e delle economie più forti e solide dell’ intera Eurozona, è ufficialmente in recessione. Lo rivelano, infatti, gli ultimi dati pubblicati dall’ Insée, relativi al PIL dell’ economia francese, che ha perso, solo a partire da gennaio 2013, un buon o,2% su base congiunturale e un altro 0,4% su base annua.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

E se l’ Italia quanto a PIL può ormai vantare il record storico delle serie negative, per Parigi si tratta della terza caduta consecutiva nel giro di un anno. Alla luce di questi dati, dunque, gli analisti ritengono molto difficile che l’ economia francese possa raggiungere, almeno per l’ anno 2013, quel target inserito all’ interno del piano pluriennale di stabilità da poco presentato, e che prevede per quest’ anno un prodotto interno lordo in crescita dello 0,1%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

Alle riflessioni e alle previsioni sul PIL si aggancia dunque, inevitabilmente anche il discorso sul deficit. Il target francese per il 2013 sarebbe quello del 2,9%, ma alla luce di tale situazione l’ obiettivo appare sempre più una difficile conquista. Basti pensare che la Commissione europea ipotizza per la Francia un deficit al 4,2%.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

 L’ economia italiana continua a sprofondare nella spirale della recessione. Tanto che il PIL del nostro Paese, rilevano oggi gli analisti, ha fatto registrare il suo settimo calo consecutivo. Un record negativo con pochi precedenti. Il prodotto interno lordo italiano, infatti, nel corso dei primi tre mesi dell’ anno 2013, è calato del 2,3% rispetto al 2012 e dello 0,5% rispetto ai dati congiunturali.

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

Sono dunque sette trimestri consecutivi che in Italia non si registrano risalite nelle percentuali del PIL, che continua a mostrare una flessione duratura così lunga che è ormai entrata a far parte delle serie storiche negative. E i dati dell’ economia reale sono addirittura peggiori di quelli previsti dall’ Istat che in precedenza aveva ipotizzato un calo congiunturale limitato allo 0,3% su un decremento del 2,3%.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

Gli economisti, allora, sulla base dei dati effettivi, si esprimono in maniera scettica rispetto alle possibilità di una futura ripresa: è maggiormente ipotizzabile una ulteriore flessione dell’ 1,5% anche nei prossimi mesi, dal momento che l’ economia italiana è solita rimanere in negativo nei trimestri centrali dell’ anno e dal momento che non si può neanche escludere addirittura un peggioramento.

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

 Non sono troppo lunsinghiere le previsioni relative al PIL dell’ Eurozona contenute all’ interno dell’ ultimo bollettino mensile emesso dalla Banca Centrale Europea. Secondo le stime dell’ Istituto, infatti, il Pil europeo subirà, entro la fine del 2013, una ulteriore contrazione, arrivando a far registrare un calo dello 0,4%, rispetto alle precedenti stime, che avevano previsto invece uno 0%.

> Per la BCE i tassi rimarranno bassi fin quando necessario

Nell’ ultimo bollettino della Bce, inoltre, sono state modificate anche le stime relative al Pil europeo previsto per il 2014, che è stato ridotto di alcuni punti, passando dal precedente +1,1% all’ attuale +1%. Sono rimasti invece invariate le previsioni passate relative al Pil europeo per l’ anno 2015 (+1,6%) e per l’ anno 2017 (+1,8%).

Far ripartire la crescita in Europa

All’ interno del bollettino la Banca Centrale Europea ha poi spiegato che le revisioni a ribasso del prodotto interno lordo per l’ anno 2013 sono state dovute alla forte debolezza economica che si è potuta avvertire tra la fine del 2012 e l’ inizio del 2013.

La congiuntura attuale infatti è stata caratterizzata da una ulteriore perdita di posti di lavoro e dall’ aumento della disoccupazione, fenomeni che insieme ad una intrinseca debolezza dell’ industria non fanno ben sperare per una ripresa della situazione in tempi rapidi.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

 La Visa ha recentemente diffuso i dati di una ricerca che scandaglia il mondo delle economie “sommerse” dei Paesi europei e i dati dello studio sono poi serviti a stilare una lista delle nazioni a più alto tasso di “nero”. 

Il fisco italiano è uno dei più “pesanti” d’Europa

Ebbene, in questa non molto edificante classifica l’ Italia è riuscita a guadagnare addirittura il terzo gradino del podio, posizionandosi per poco alle spalle di Turchia e Grecia, che hanno conquistato, rispettivamente, il primo e il secondo posto.

> Il gettito delle entrate tributarie nel primo trimestre 2013

Secondo la Visa, infatti, il volume dell’ economia sommersa italiana ammonterebbe ad un totale di 333 miliardi di euro, che costituiscono in realtà il 21% del PIL del Paese. Tanto per fare un utile confronto, i volumi di Turchia e Grecia arrivano invece rispettivamente al 27 e al 24% del relativo PIL, mentre si fermano molto dietro in questa scala le economie di altre nazioni europee come Francia, Germania, Svezia e Norvegia.

La ricerca della Visa prevede inoltre che nei prossimi mesi del 2013 il volume dell’ economia sommersa dell’ intera Europa raggiungerà il totale di 2.100 miliardi di euro, corrispondenti al 18,5% dell’ intera economia del continente.

Le principali cause di questo fenomeno sono, nell’ ordine, a detta degli esperti, il cospicuo uso del contante, il lavoro nero e non – dichiarato.

Pil ancora in calo, debole ripresa solo nel 2014

 E’ sempre l’ Istat a fornire i dati più aggiornati relativi alla situazione economica italiana e alla produttività generale del Paese. L’ Istituto ha, infatti, recentemente pubblicato  il report dal titolo «Le prospettive per l’economia italiana nel 2013-2014» che lancia uno sguardo abbastanza lungo sui prossimi mesi che attendono gli Italiani.

> Le stime Ocse sull’economia italiana

Al centro dei dati e dei bilanci dell’ Istat, ovviamente, in primo luogo, la questione del PIL, del prodotto interno lordo e delle sue evoluzioni nel corso del terzo trimestre 2013. Nei prossimi mesi, dunque, afferma l’ Istituto, l’economia italiana sarà caratterizzata ancora da una flessione pari all’ 1,4%, dovuta all’ estrema negatività della domanda interna che i valori, pur debolmente positivi della domanda estera, non riescono a compensare.

Proseguirà, quindi, quella caduta congiunturale del PIL iniziata a marzo del 2011.

Le prime, timide, possibilità di ripresa dell’ economia italiana, invece, potrebbero verificarsi solo a partire dal 2014, quando alcuni fattori potrebbero determinare nel Paese  una crescita dello 0,7%.

Un piano crescita da 10 miliardi

Confrontando, dunque, i dati diffusi in questi giorni dall’ Istat con quelli pubblicati nello scorso dicembre, si nota quindi un peggioramento delle prospettive economiche italiane, dovuto in generale al nuovo assetto del commercio mondiale, alla contrazione dei consumi effettivi e alla revisione della contabilità nazionale.

Le stime Ocse sull’economia italiana

 E’ stato recentemente presentato il nuovo rapporto Ocse che fa il punto sulla situazione economica italiana.

PIL, debito e deficit sono al centro delle valutazioni offerte dall’ istituzione parigina, che attraverso le voci del capo economista e del segretario generale, offre però anche il suo punto di vista sulla questione IMU.

> L’Ocse contraria alle modifiche all’IMU

Per quanto riguarda il PIL, dunque, l’Ocse prevede che per il resto del 2013 l’Italia potrà incorrere in una nuova contrazione di quest’ ultimo pari all’ 1,5% e che spiragli di crescita non sono auspicabili prima dell’inizio del 2014, in cui sarà forse possibile recuperare uno 0,5%.

> Pressione fiscale in aumento nei paesi dell’Ocse

E per l’incentivazione della crescita, l’Ocse trova utile il programma di riforme che sono state attuate nel Paese, anche se non è favorevole ad una completa interruzione delle politiche di austerity. E’ da escludere, ad esempio, l’interruzione del livello complessivo dell’ imposizione fiscale, perché per l’Ocse resta di fondamentale e prioritaria importanza la riduzione del debito pubblico, per sottrarre una volta per tutte il Paese alle oscillazioni dei mercati finanziari. Il rapporto debito – PIL, infatti, nelle sue previsioni è destinato a salire ancora fino al 134,2% nel 2014.

Per quanto riguarda infine il fronte deficit, anche quest’ ultimo per l’Ocse sarà costretto a subire un incremento fino al 3,8% nel corso del prossimo anno.

L’UE divisa sulla questione spagnola e non solo

 L‘Unione Europea soffre in questo periodo delle differenti situazioni economiche in cui versano molti stati che la costituiscono.

Agli occhi degli osservatori internazionali, infatti, non può passare inosservato come si vada sempre di più delineando quella Europa “a due velocità” in cui una parte dei Paesi sono ormai quasi schiacciati dalle politiche di austerity e ne auspicano un rallentamento, mentre dall’ altra vi siano realtà come quelle della Germania e della Gran Bretagna che consolidano la ripresa.

Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

E’ la situazione della Spagna, in particolare, che preoccupa gli osservatori europei, poiché nel corso di quest’ anno ci si aspetta un ulteriore calo del PIL dell’ 1,3% , che si associa anche ad un rinvio, ormai al 2016, della riduzione del deficit al 3% del Pil.

Il quadro della Spagna, dunque, sebbene accettato dall’ Ue, che ha apprezzato i tentativi di riforma e il programma di stabilità, è comunque quello di una situazione difficile, in cui bisogna fare i conti con 6 milioni di disoccupati, recessione economica in atto e sofferente mercato del lavoro.

Rehn e Constancio aprono a un rallentamento dell’austerity

La Spagna, tuttavia, non è l’unica nazione ad aver chiesto delle proroghe sulla riequilibrazione dei conti pubblici: Portogallo e Francia versano in simili situazioni.

Il FMI taglia le stime del Pil italiano, ma il paese non ha bisogno di nuove manovre

 La prima affermazione di Mario Monti alla presentazione del DEF è stata che l’Italia, vista la situazione ancora molto difficile dei suoi conti pubblici, avrebbe avuto presto bisogno di una nuova manovra finanziaria, stimata tra i 20 e i 60 miliardi di euro – in base alla variabile Imu – per il biennio 2015/2017.

► Nuova manovra finanziaria per il 2015

Qualche giorno dopo il premier è stato smentito dal Ministro dell’Economia Vittorio Grilli che ha affermato, dal canto suo, l’esistenza delle risorse sia per le spese militari che per gli ammortizzatori sociali.

Sembra aver ragione quest’ultimo, almeno in base a quanto affermato in queste ore dal Fondo Monetario Internazionale, che sostiene che nonostante la situazione dell’Italia sia ancora problematica, saranno necessari solo altri pochi aggiustamenti per mettersi sulla strada del pareggio di bilancio.

C’è solo da aspettare: il fatto che gli aggiustamenti strutturali e fiscali siano stati fatti solo nel corso dell’ultimo anno, infatti, li porterà a compimento solo nel 2014, anno in cui la situazione economica del paese inizierà a stabilizzarsi.

► Grilli smentisce la possibilità di una nuova manovra

Al momento, comunque, il Fondo Monetario Internazionale, ha tagliato le stime di crescita dell’Italia per quest’anno il Pil calerà quest’anno dell’1,5%, per poi tornare a crescere nel 2014 quando registrerà un +0,5%.

Il tasso di disoccupazione, invece, secondo le stime del FMI continuerà a crescere ancora: + 12% nel 2013 (10,6% nel 2012) e +12,4% nel 2014.