Il Pil nel 2013 più basso che nel 2000 e cresce il lavoro nero

 Nel 2013 il PIL italiano è stato leggermente inferiore a quello registrato tredici anni fa, nel 2000.

L’anno scorso infatti il Prodotto Interno Lordo è diminuito dell’1,9% rispetto al 2012, che a sua volta aveva segnato un ribasso del 2,4% sul 2011. Il dato ufficiale è stato comunicato dall’Istat che, per lo stesso 2013, ha stimato un rapporto del 132,6% fra debito e PIL, con una crescita di oltre 5 punti percentuali rispetto al dato del 2012 (127%).

L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, sempre in rapporto al PIL, è invece rimasto stabile a quota 3,0%, in linea con l’anno precedente. In valore assoluto l’indebitamento nazionale si è quindi attestato su 47,3 miliardi di euro.

Il saldo primario, dato dalla differenza tra entrate e uscite dello Stato (esclusi però gli oneri per interessi) si è posizionato a 34,7 miliardi di euro, con un’incidenza del 2,2% sul PIL (contro il 2,5% del 2012). Il saldo di parte corrente (risparmio/ disavanzo delle amministrazioni pubbliche) segna un negativo di 13.998 milioni di euro, contro i -4.422 milioni del 2012: un peggioramento causato dalla riduzione delle entrate correnti per un ammontare di circa 5,3 miliardi di euro e dal corrispettivo incremento delle uscite correnti per un importo di 4,3 miliardi di euro.
Anche i dati relativi al lavoro sommerso hanno segnato un sia pur flebile aumento salendo al 12,1% rispetto al 12% del 2012.

 

Pil ancora in difficoltà il lavoro in Italia

 

Dopo due anni di calo, il fenomeno del cosiddetto lavoro nero torna quindi a riemergere a livello nazionale segnando i picchi più evidenti in Calabria (30,9%),in Molise (24,6%) e in Sardegna (22,9%). Di contro, le percentuali più basse di sommerso si registrano nella Provincia Autonoma di Bolzano (7,0%) e in Lombardia (7,1%).

Pil ancora in difficoltà il lavoro in Italia

 I dati Istat certificano che il rapporto tra il deficit e il Pil italiano è risultato del 3% nel 2013 (47,3 miliardi), sullo stesso livello del 2012, e l’avanzo primario (cioè il conto al netto degli interessi) è stato del 2,2% dal 2,5% del 2012.

Per l’Italia deficit di bilancio entro i limiti e debito pubblico ancora in crescita

 Il deficit di bilancio in Italia per il 2013 è rimasto stabile al 3% del Prodotto interno lordo (Pil), il massimo consentito per rispettare le leggi fiscali dell’Europa, come ha mostrato l’Istat.

Come è noto, i Paesi della zona euro devono mantenere i loro deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil per evitare sanzioni o un calendario di azioni da intraprendere per rientrare nei limiti issati da Bruxelles. L’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea a non essere nella cosiddetta procedura per i disavanzi in eccesso.

 

Quali azioni metterà velocemente in pratica Renzi

 

Il deficit, pari a 47,3 miliardi di euro, è stato frenato dalla drastica riduzione dei consumi del 2,6%. Le esportazioni sono aumentate dello 0,1% mentre le importazioni sono diminuite del 2,8%, sempre in base ai dati Istat. Le imprese private hanno tagliato gli investimenti di capitale, che sono calate del 4,7%, il doppio del calo del 2,2% del consumo interno complessivo.

Continua crescere il debito pubblico lordo che è salito al 132,6% del Pil dal 127% del 2012 e il 120,7% del 2011. Questo continua a essere un problema importante per l’Italia impegnata nelle misure di spending review.

La Commissione europea ha applaudito ai piani di bilancio proposti dall’Italia, ma ha insistito sul taglio del debito, che è il secondo più alto dopo la Grecia, al fine di beneficiare di una clausola che consenta investimenti pubblici supplementari.

Le entrate fiscali complessive sono diminuite dello 0,3% l’anno scorso dopo un salto del 2,5% nel 2012, il primo anno in cui gli aumenti fiscali che sono arrivati dalle politiche di austerità sono stati pienamente efficaci.
Le entrate da imposte dirette, quali tasse personali e di reddito d’impresa, sono aumentate, mentre le entrate da imposte indirette, quali le imposte sulle vendite, sono diminuite del 3,6% a partire dal 2012. L’Istat ha messo in mostra una caduta più ripida per il consumo interno complessivo.

Tagliate le stime sul Pil italiano

 Italia, anno 2014. Una lenta ripresa accompagnerà i dieci mesi restanti. Sarà minore, però, del previsto. L’Unione europea ha infatti limitato le stime riguardanti il nostro Paese per l’anno in corso.

Draghi, Bce: ” ripresa lenta del Pil Eurozona”

 La Bce si attende “un lento recupero del prodotto nell’area euro”. Quindi una ripresa lenta, con i rischi per le prospettive di crescita che “continuano a essere orientati al ribasso”. È nel bollettino mensile della Bce dove sottolinea quanto pesino le incertezze dei mercati mondiali, in particolare soprattutto dei Paesi emergenti, ma anche domanda interna e un export che potrebbero deludere le aspettative.

Pil italiano in crescita: le previsioni per il 2014

 Il 2014 sarà foriero di una crescita dello 0,8% per l’Italia. Lo affermano gli economisti del Centro europa ricerche (Cer), secondo i quali la crescita sarà dell’1,1% nel 2015 e dell’1,2% nel 2016. Saranno questi i risultati prodotti da consumi e investimenti e dall’aumento dell’export, aumento pari al 3,2%.

Lieve ripresa del Pil italiano: non accadeva da due anni

 La ripresa economica è cominciata? Difficile dirlo, ma quel ‘+ 0,1%’ accanto alla voce Pil fa ben sperare. L’Istat ha comunicato nei giorni scorsi che nel quarto trimestre 2013 anche l’italia (al pari di quanto sta succedendo con maggior intensità nei Paesi limitrofi) ha fatto registrare una crescita dell’attività produttiva. 

La proiezione Unicredit sul Pil Eurozona +1,5% e Italia +0,7%

 Il processo di rilancio dei mercati è in progressione, il commercio mondiale è in ripresa, le prospettive di crescita nei paesi Ocse si basano su solidi segnali. Lo afferma il rapporto Outlook 2014 di UniCredit Research.

Questi miglioramenti si consolideranno nel corso del 2014, quando anche i paesi dell’Eurozona riprenderanno il passo ed entreranno in un ciclo virtuoso di ripresa sostenibile.

 

Per Standard nd Poor’s il Pil itaiano crescerà dello 0,5%

 

L’abbondante liquidità che caratterizza in questa fase le economie dei paesi più sviluppati potrà garantire un buon supporto ai mercati finanziari. Per il 2014 è prevedibile che la crescita del Pil nell’Eurozona salirà ad un tasso medio annuo del +1,5% rispetto al -0,4% del 2013, anche grazie all’incremento della domanda di beni strumentali, finora timida ed incerta.

Ciò si rifletterà con effetti positivi sul mercato del lavoro, sia pure con ritmi lenti e diseguali da paese a paese. Il conseguente rialzo dei consumi privati, anche se accompagnato da un alleggerimento della pressione fiscale e da bassa inflazione, rimarrà probabilmente moderato.

A livello di singoli paesi, secondo Unicredit, sarà la Germania, con un PIL a +2,5%, a fare da motrice della crescita; mentre l’ Italia segnerà un ritmo di sviluppo contenuto entro il limite di +0,7%.

In Italia, il ciclo di contenimento della spesa da parte di famiglie ed imprese è probabilmente finito: ciò nonostante i consumi privati si manterranno su valori modesti, considerato che i livelli occupazionali non si riprenderanno in tempi brevi e che il tasso di disoccupazione è destinato a crescere almeno fino a metà anno.

In questo scenario, il rapporto Unicredit prevede che il deficit potrà scendere nel 2014 sotto la soglia del 3% mentre il rapporto debito/pil calerà solo a partire dal 2015, dopo aver raggiunto nel 2014 un apice del 133,9%.