Pacchetto fiscale e imprese: accesso al credito agevolato per le Pmi

 Il pacchetto crescita prevede numerose forme di ausilio per far ripartire l’economia, partendo naturalmente dal volano di quella italiana: l’impresa. Una sorta di ‘occhio di riguardo’ è stato dato alle Piccole e Medie imprese. L’esecutivo, nell’approvazione della legge, ha tenuto conto di queste ultime in più maniere.

Al fine di attivare un miglioramento dell’efficacia degli interventi del Fondo di garanzia per le piccole medie imprese sono state inserite, entro e non oltre trenta giorni dall’entrata in vigore del Dl, disposizioni atte ad assicurare un più largo accesso al credito da parte delle Piccole e Medie imprese.

Agevolazione dell’accesso al credito per le Pmi: le modalità

Si tratta in altri termini di un risultato che verrà ottenuto attraverso una serie di provvedimenti. Ecco quali:

– l’aggiornamento dei criteri di valutazione delle imprese ai fini dell’accesso alla garanzia del Fondo;

– l’incremento della misura massima di copertura del Fondo sino all’80% dell’importo dell’operazione finanziaria;

– la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste da ottenere mediante un maggior ricorso a modalità telematiche di accesso e di gestione della garanzia;

– l’introduzione di una serie di misure atte a garantire l’effettivo trasferimento dei vantaggi della garanzia pubblica alle Pmi. La garanzia del Fondo sarà limitata alle operazioni finanziarie di nuova concessione ed erogazione.

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Decreto del fare: le novità per le PMI

 Piccole e medie imprese sono state uno dei principali soggetti di attenzione per il Governo durante la stesura del Decreto del fare.

Sostrato economico fondamentale del paese, al momento schiacciate dalla crisi e dalla pressione fiscale, se la bozza del decreto non subirà modifiche durante il Consiglio dei Ministri che si sta svolgendo in queste ore, potranno beneficiare di importanti novità.

Vediamo quali sono.

Coperture previste dal fondo di garanzia Pmi

Le piccole e medie imprese che vantano dei crediti nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni potranno accedere ad una copertura da parte del Fondo di Garanzia estesa all’80% nel caso di prestiti a medio e lungo termine.

Ruolo rinnovato per la Cassa Depositi e Prestiti

La Cassa Depositi e Prestiti sarà posta come intermediario di garanzia per le banche che vogliano concedere alle imprese prestiti e finanziamenti alle imprese a tasso agevolato per l’acquisto di macchinari e impianti. I prestiti dovranno essere concessi entro il 2016.

Definanziamento delle grandi opere

La bozza del decreto del fare prevede anche uno stop dei finanziamenti delle grandi opere come la Tav Torino-Lione, il Terzo valico Milano-Genova e il Ponte sullo Stretto di Messina.

I due miliardi complessivi che si risparmieranno andranno per opere già cantierate o cantierabili.

Decreto del fare

Le novità per Equitalia

Le novità per il Durc

Le novità per le PMI

Le novità per i cittadini

A maggio sale l’indice PMI nella zona euro

 Dall’ Europa arriva ogni tanto qualche notizia positiva sul fonte economico. Nel mese di Maggio, infatti, l’ indice PMI per la zona euro ha rallentato la sua contrazione ed è tornato a risalire.

Per quanto riguarda, infatti, gli ultimi valori rilevati, si è potuto osservare che l’ indice, per il settore dei servizi, all’ interno del quale sono comprese circa 2000 imprese dell’ eurozona – da quelle finanziarie, come gli istituti di credito e le banche a quelle del settore turistico – alberghiero, è passato dal 47,0 di aprile al 47,5 di maggio.

Far ripartire la crescita in Europa

Anche se si resta sotto la soglia del 50, quindi, che attualmente separa, e da 16 mesi a questa parte, la tendenza alla contrazione da quella all’ espansione, si può tuttavia affermare che a maggio si è avuto un rallentamento della contrazione stessa, anche se l’ attuale scarsità degli ordini potrebbe far prevedere una nuova contrazione dell’ attività nel secondo trimestre del 2013.

La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

I nuovi ordini, infatti, sono passati nel sottoindice da un valore di 46,2 ad aprile contro un 45,3 –  appunto – del mese di maggio.

Andando ancora più nel particolare, infine, nel mese di maggio si è potuto registrare un 47,8 nel settore manifatturiero e un sottoindice relativo all’ occupazione pari al 47,7.

La Bce chiede più credito per le PMI

 Una ricerca recentemente condotta dall’ Eurotower ha confermato che le piccole e medie imprese italiane sono state nell’ Eurozona quelle maggiormente colpite, negli ultimi sei mesi, da problemi di liquidità, con aumento dello scoperto e necessità di prestiti. Problemi, dunque, strettamente collegati con il calo dei profitti conseguente la crisi economica.

Le banche hanno paura di fare prestiti

La palma delle PMI più colpite dalla crisi è andata dunque, purtroppo, alle realtà di casa nostra, che, seguite subito da quelle spagnole, hanno fatto registrare tra ottobre 2012  e marzo 2013 i peggiori numeri a livello  di utili e fatturato.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

La Banca Centrale Europea aggiunge, tuttavia, che un po’ in tutta Europa si è potuta rilevare, negli ultimi mesi, un aumento delle necessità di finanziamento e una concomitante pesante indisponibilità dei prestiti bancari e che queste condizioni hanno pesato in maniera negativa sulle reali possibilità di crescita e di ripresa nei diversi Paesi, in particolar modo per l’ Italia.

Andando ancora più nello specifico e valutando la questione in cifre, la Bce ha calcolato nel suo rapporto che la disponibilità di accesso a prestiti per le PMI europee è scesa al 10%, mentre vi è stato un calo del un tasso di respingimento delle domande di prestiti che ha toccato il 15%.

 

Mario Draghi chiede tassi ragionevoli per i prestiti alle PMI

 Il numero uno della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha fatto un intervento molto duro questa mattina contro le banche europee che non concedono prestiti alle piccole e medie imprese mettendo in pericolo l’economia stessa dell’Unione.

► La riforma Fornero non piace alle imprese più piccole

Secondo Draghi questa mancanza di credito nei confronti delle piccole e medie imprese è sconcertante e rischia seriamente di danneggiare tutta l’economia dell’Eurozona, perché le PMI costituiscono i tre quarti del tessuto produttivo e, quindi, dell’occupazione dei paesi dell’Unione.

La loro sopravvivenza è una parte determinate del percorso verso l’uscita dalla crisi e sono le banche ad avere una responsabilità in questo perché le piccole e medie imprese dipendono in maniera pesante dalle banche e dalla concessione dei crediti per gli investimenti, diversamente dalle grandi società che hanno un migliore accesso ai mercati del capitale e sono meno dipendenti dal settore bancario.

Allo stesso tempo, però, la dura critica di Draghi rischia di rimanere tale perché lo stesso governatore ha detto di non aver intenzione di sanzionare quegli istituti che non seguiranno le sue indicazioni.

► Soffre anche l’indice PMI del paese

Per capire quanto poco credito le banche sono disposte a dare alle piccole e medie imprese si può esaminare l’esempio italiano, come ha fatto la Cgia di Mestre secondo la quale circa l’81% circa dei prestiti prestiti erogati dalle banche è concesso al 10% degli affidati, la migliore clientela, e solo il rimanente 19% è distribuito alle famiglie, alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi.

In Europa diminuzione a sorpresa dell’indice Pmi

Nel mese di Febbraio diminuisce a sorpresa l’indice Pmi. Questo è l’indice dell’istituto Markit che considera le aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende. Un indice che il mercato ritiene affidabile. L’indice è in calo in Europa, con la Germania che tiene e la Francia che invece è in netta diminuzione.

Indice Pmi dà i primi segnali di ripresa

La situazione economica nell’Eurozona torna quindi a fare preoccupare.

In particolare, l’indice Pmi riguarda l’attività economica nei servizi e nell’ambito manifatturiero In Europa e il dato del suo calo è negativo e diverso dalle aspettative. La diminuzione a Febbraio lo ha portato a 47,3, in maniera inattesa, mentre a Gennaio era a 48,6. Ci si aspettava una crescita è l’arrivo dell’indice Pmi a 49, ma così non è stato. Questo indice sotto i 50 punti significa che l’economia è in contrazione.

Economia zona euro in ripresa

I dati sull’indice Pmi stanno influenzando anche l’andamento delle piazze finanziarie d’Europa. La Borsa di Milano è la peggiore d’Europa.

In Germania l’indice Pmi è tornato a crescere arrivando a 50,1 punti per quanto riguarda il manifatturiero. In Francia è arrivato al 43,6 per il manifatturiero, il risultato peggiore da cinque anni. Il Pmi dei servizi è a 42,7 e i dati dimostrano un’economia in contrazione.

La Germani è quindi in ripresa, ma al momento è la sola. Gli altri Paesi dell’Eurozona sono ancora in una situazione di economia debole e di ripresa che è rimandata di circa un anno.

Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

 L’indagine condotta dalla Confartigianto e dall’Istituto Ipso ra il 6 il 12 dicembre su un campione di imprenditore dell’artigianato ha messo in evidenza come la situazione delle piccole e medie imprese italiane sia davvero difficile. Negli ultimi tempi è stato rilevato un aumento della pressione fiscale pari al 22,6% che ha delle pesanti conseguenze sul credito delle aziende, costrette a chiedere prestiti per far fronte alle incombenze fiscali, con una conseguente diminuzione degli investimenti e degli occupati.

Le aziende costrette a chiedere un prestito, secondo i dati dell’indagine, sono il 58%, mentre il 33% degli imprenditori ha dovuto ritardare il pagamento dei fornitori, il 29% ha rinunciato a fare investimenti in azienda. La pressione fiscale, poi, è stata causa del ritardo dei pagamenti delle imposte per il 26% delle imprese.Una situazione del genere non può che avere anche delle conseguenze sui dati che riguardano l’occupazione, sia quella attuale che le prospettive future. Circa il 16% delle imprese non può assumere e sono il 16% quelle costrette a ricorrere a licenziamenti o ad ammortizzatori sociali.Come sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi nel 2012 e hanno raggiunto il 44,7% del Pil: tra il 2005 e il 2013 è stato stimato che l’incremento delle entrate fiscali ‘assorbe’ il 97,3% dell’incremento del PIL.

 

 

 

Dati europei del manifatturiero e dei servizi

 Chi investe in opzioni binarie ha sempre in mente l’oscillazione degli indici e cerca di scoprire in anticipo, con la lettura di numerosi documenti, come crescerà o come decrescerà un paese, quali saranno i nuovi trend sul mercato.

Markit, in questo caso, è diventata nelle ore scorse una fonte molto interessante dopo la pubblicazione dei dati sugli indici PMI della zona Euro, sia per quel che riguarda il settore manifatturiero, sia per quel che riguarda il settore dei servizi.

In generale si assiste ad un bel miglioramento dell’Europa che sembra aver imparato dal rischio contagio finanziario che bisogna mantenere circoscritte le zone di contrazione. Ecco la panoramica offerta sul Vecchio Continente.

In primo luogo la Grecia dove la situazione è tranquilla e questo determina un’oscillazione lieve dell’Euro rispetto al Dollaro. Lo scambio è sempre nel range 1,2864-1,2880. Passiamo quindi alla considerazione dell’indice PMI manifatturiero di Francia e Germania. 

In Francia l’indice PMI manifatturiero è cresciuto dal 43,7 al 44,7 andando anche al di sopra delle aspettative che bloccavano l’indice a 44,1 punti.  Il settore dei servizi ha subito anche aumenti più sostanziosi. Ci si attendeva un assestamento sul 45,3 mentre si è passati dal 44,6 al 46,1.

Anche la Germania è al di sopra delle aspettative: il PMI manifatturiero atteso al 45,9 arriva fino al 46,8, mentre i servizi subiscono un lieve calo. Si sperava in un miglioramento dell’indice atteso sul 48,5 mentre si è preso atto di un calo dal 48,4 al 48.

Fondo per la ricerca per PMI

 Nuove possibilità all’orizzonte per le piccole e medie imprese che da tempo stanno chiedendo al governo di istituire un fondo per il sostegno della ricerca, unico investimento plausibile se si vuole recuperare il gap con le aziende delle stesse dimensioni presenti in Europa.

Il fondo potrebbe essere istituito grazie alla presentazione di un emendamento proposto da Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) –  relatori alla legge di stabilità – e depositato ieri in commissione bilancio.

Ancora non ben chiaro da dove saranno recuperate le risorse economiche per i fondi né a quanto ammonteranno, ma già da oggi inizia in Parlamento l’iter per l’approvazione di questo emendamento. Secondo la proposta di Brunetta e Baretta, il fondo da istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dovrà essere alimentato con

le risorse derivanti dalla progressiva riduzione degli stanziamenti di parte corrente e di conto capitale iscritti in bilancio destinati ai trasferimenti e ai contributi alle imprese.

Secondo le prime stime il fondo potrebbe essere, inizialmente, di 800 milioni di euro derivanti dalle agevolazioni nazionali sacrificabili, alle quali si aggiungono gli aiuti regionali che porterebbero il totale a circa 5-600 milioni di euro. Se l’emendamento avrà esito positivo, la palla passa al ministro dell’Economia, che, entro 30 giorni dall’approvazione della stabilità, dovrà precisare quali manovre fare per ricavare le risorse da destinare al fondo per la ricerca.

Oltre a questo, al Ministro sarà anche lasciato il compito di decidere le modalità di erogazione del fondo e i requisiti per la richiesta.