Dice Jean-Claude Juncker «Tutti i Paesi europei devono rispettare il patto di Stabilità». «A priori, non vedo alcuna ragione per cui debba essere concessa alla Francia, o all’Italia, una dilazione supplementare per ritornare entro i limiti del deficit. Ripeto: a priori, non la vedo».
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Politiche economiche e cambiamenti climatici
Uno dei principali dilemmi dei leader politici contemporanei di tutto il mondo è come conciliare la prosperità economica con le azioni per contenere i cambiamenti climatici.
La politica internazionale deve considerare la questione climatica e gli impatti economici delle scelte responsabili. Tutti sembrano d’accordo con questo ragionamento elementare, ma come le scelte economiche spesso non sono così responsabili.
Eppure il Presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim considera il cambiamento climatico una minaccia fondamentale per lo sviluppo economico. Il capo dell’Fmi Christine Lagarde ha detto che è di gran lunga la più importante sfida economica di questo secolo e il capo dell’Ocse Angel Gurria ha affermato che siamo di fronte a una scelta fondamentale per il pianeta. Questo conferma come la questione del cambiamento climatico è al centro del dibattito sulla politica economica.
► La Bce sulla crescita lente e sull’inflazione
In Europa l’economia cresce più lentamente rispetto a quella dei principali concorrenti e i leader politici devono adottare un approccio più lungimirante per potenziale la crescita e considerare il clima. La Commissione europea proporrà un nuovo piano per il clima e un quadro energetico per il 2030. Naturalmente, un quadro che non è in contrasto con gli interessi economici.
Per anni, le importazioni di combustibili fossili hanno pesato negativamente sulla bilancia commerciale europea. Nel solo 2012, le importazioni europee di petrolio, carbone e gas sono state pari al Pil di Finlandia, Ungheria, Portogallo e Slovacchia. Una cifra molto grande che fa pensare che sarebbe più saggio economicamente abbattere questo genere di costi e produrre maggiormente energia in Europa.
Inoltre, il tasso di disoccupazione in Europa è alto e c’è bisogno di posti di lavoro e di industrie competitive. Attualmente sono oltre 3,5 milioni le persone che lavorano nel settore verde in Europa. Tra il 1999 e il 2008, il settore verde d’Europa ha creato 180.000 posti di lavoro l’anno. E la maggior parte di questi lavori sono stati mantenuti durante gli anni peggiori della crisi economica.
Un vantaggio competitivo dell’Europa sta nell’innovazione, nella tecnologia e nell’aumento dell’efficienza energetica e delle risorse.
L’Europa è in testa nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio, ma gli altri attori internazionali stanno recuperando velocemente. Concentrarsi su questo obiettivo è necessario per mantenere il vantaggio dell’Europa nei mercati in rapida crescita che si riferiscono alla bassa emissione di carbonio.
Uno studio della Uil mostra i costi della politica che sono di circa 757 euro per contribuente
Bce, tensioni su Governo italiano penalizzano mercati
Le riforme economiche e strutturali poste in atto dal governo Letta hanno potenziano la fiducia dei mercati finanziari nei confronti dell’Italia, ma non bastano a far scendere lo spread come dovrebbe. Le tensioni sul debito pubblico italiano, infatti, rimangono più altre di quanto dovrebbero soprattutto a causa dell’incertezza politica che incombe sulla tenuta della maggioranza e dello stesso governo.