La riforma della pubblica amministrazione annunciata dal governo Renzi va avanti, e arriva l’annuncio del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madìa, che ha aperto ufficialmente ad un programma di prepensionamento per i lavoratori della pubblica amministrazione.
Previdenza
Pensioni, il ministro Padoan garantisce che non saranno toccate le pensioni più alte
Dopo aver preso parte al convegno Femca-Cisl riguardante la materia della previdenza, il ministro del Lavoro Poletti ha rassicurato sul tema delle pensioni e su soluzioni molto probabilmente in arrivo dal momento che è stato confermato un tavolo fra Ministero del Lavoro, Inps e Commissioni Parlamentari, per “Una soluzione strutturale attraverso un meccanismo mobile che non crei contenti e scontenti. Il problema degli esodati bisogna affrontarlo in maniera strutturale, per evitare, ad ogni round, di alimentare aspettative ingiustificate”.
Pensioni, nuove proposte del piano prepensionamento dei dipendenti pubblici
Sembrano esserci segnali importanti nel mondo delle pensioni. Lo fanno pensare le nuove proposte del ministro del Lavoro, Poletti, e la prossima discussione, che si terrà il 30 aprile in occasione del varo della riforma della Pubblica amministrazione, del piano prepensionamento dei dipendenti pubblici avanzato dal ministro Madia.
Pensioni, rimane ancora aperta la possibilità di un’uscita flessibile
In materia di pensioni, ritorna in discussione l’ipotesi di uscita flessibile e anticipata dal lavoro rispetto all’attuale soglia dei 66 anni fissata dalla legge Fornero. Dopo il silenzio tenuto dal premier Renzi in merito, sia nel suo primo discorso programmatico, sia nella presentazione del piano lavoro e casa, torna ora sull’argomento il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Stretta del Governo, sugli abusi per le pensioni invalidità
Il governo si darà da fare “contro gli abusi, per esempio le false pensioni di invalidità: interverremo drasticamente per tagliarle; non sono previsti tagli alle pensioni per chi incamera mensilmente più di 2.500 euro, nè è in vista alcun innalzamento dell’età pensionabile”: queste sono le dichiarazioni rilasciate da Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, nel suo intervento in merito alla tanto discussa materia pensionistica, anche per spezzare il silenzio tenuto a tal proposito in queste settimane dal premier Matteo Renzi.
Pensioni, il silenzio del governo
Il discorso pensioni è stato ancora una volta rimandato: non c’è stato infatti nessun intervento da parte del premier Matteo Renzi sulle pensioni, nessuna risposta dell’Italia all’Ue sulla questione di trattamento di genere nell’età per raggiungere la pensione contributiva fra uomini e donne, e nessun confronto sulle pensioni dei Quota 96 della Scuola in Commissione Bilancio.
Età pensionistica, le differenze tra uomini e donne
L’equiparazione dell’età pensionistica fra uomini e donne è stata, come hanno sostenuto in molti si tra sindacati che tra forze politiche, un’ingiustizia sociale e oggi, ci si aspetta che qualcosa cambi con l’avvento del nuovo governo e il piano di Renzi di presentare un nuovo decreto legislativo che contenga una riorganizzazione degli ammortizzatori sociali.
Perchè agli imprenditori conviene essere informati sulla previdenza?
I proprietari delle Piccole e Medie Imprese si interrogano di rado sul futuro pensionistico. Hanno infatti poca conoscenza dei benefici fiscali. Anche per quanto concerne il fronte della continuazione aziendale sembra prevalga una scarsa cultura della gestione dei rischi. Il 74% degli imprenditori interpellati non ha adottato forme di protezione in grado di preservare il regolare svolgimento del business in caso di scomparsa dell’imprenditore, di un “key men” (un braccio destro) o di soci in grado di operare.
Per questa percentuale sono assenti anche piani di fidelizzazione per i collaboratori più profittevoli. C’è poca consapevolezza delle potenzialità di soluzione assicurative innovative per la gestione delle problematiche operative e giuridiche collegate al passaggio generazionale.
Ocse, nuovo allarme per le pensioni e i precari
I giovani italiani conoscono bene la loro situazione lavorativa e previdenziale: il lavoro scarseggia ed è sempre più precario, oltre che mal pagato, e il sistema pensionistico del paese, così come è stato riformato dalla Fornero, non garantirà loro una pensione dignitosa per la loro vecchiaia.
Il problema è che, anche se il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo, ha reso più sostenibile la previdenza per il paese, almeno sul breve termine, le effettive condizioni lavorative dei giovani non permettono di accumulare contributi utili allo scopo. L’allarme sul futuro dei precari e del welfare stesso l’ha lanciato l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che evidenzia la possibile presenza di effetti distorsivi sul lungo periodo.
La situazione è grave a livello globale, ma in Italia la situazione sembra essere particolarmente allarmante. Se, infatti, grazie alla riforma Fornero si è cercato di salvare l’Inps dal fallimento, il passaggio dal retributivo al contributivo mette a rischio il futuro di tutti coloro che oggi sono precari o senza lavoro (ad ottobre 2013 i disoccupati in Italia hanno raggiunto i 3 milioni).
Ciò che potrebbe accadere secondo le previsioni dell’Ocse se il sistema non verrà ridisegnato in base alle nuove esigenze, è che i giovani di oggi, che hanno di fronte una carriera professionale con stipendi più bassi dei loro genitori e anche meno sicura, non arriveranno mai a raggiungere i requisiti pensionistici richiesti per avere una pensione decorosa.
Il problema, secondo l’Ocse, non è solo nella mancanza di fondi da destinare al welfare, ma, in special modo in Italia, è l’età pensionistica troppo bassa e la scarsa inclusione nel mondo del lavoro della fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni.