Con una circolare pubblicata il 13 Novembre 2013, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha aperto ufficialmente i termini per la presentazione delle domande di pensionamento per l’ultimo contingente di salvaguardati, cioè coloro che sono stati ammessi al beneficio della salvaguardia attraverso i decreti legge 101 e 102.
Previdenza
Cresce la spesa dello Stato per le pensioni secondo l’Istat
Continua a crescere la spesa dello Stato per le pensioni, ma i benefici non sono ripartiti in maniera omogenea a livello territoriale. E’ quanto si apprende da una recente indagine compiuta dall’Istat, l’Istituto di Statistica, che ha elaborato una ricerca nazionale in merito all’anno 2011, l’anno che ha preceduto l’entrata in vigore della Riforma Fornero.
Pensioni dipendenti pubblici: le ultime novità di settembre 2013
Il decreto 101/2013 del Governo, che affronta il tema della razionalizzazione della spesa delle pubbliche amministrazioni, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 agosto 2013 e quindi già in vigore, prevede delle importanti novità per i dipendenti del pubblico impiego.
► Trovate le coperture per altri 6.500 esodati: chi e come può fare richiesta
Prima tra tutte, la possibilità di andare in pensione per tutti quei dipendenti pubblici che avevano maturato i requisiti pensionistici – sia anagrafici che contributivi – previsti prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero.
Per loro, pensione sempre più vicina: le pubbliche amministrazione sono sottoposte dal decreto 101 ad una vigorosa cura dimagrante e hanno l’obbligo di alleggerire il carico di personale effettivo: in base alle diverse tipologie di amministrazioni, i dipendenti devono essere tagliati del 10 o del 20%.
I primi a ‘beneficiare’ dell’obbligato taglio del personale sono proprio coloro che già da tempo potevano andare in pensione, ossia coloro che hanno già raggiunto la quota 96 (60 anni di età e 36 di contributi oppure 61 anni di età e 35 di contributi), indipendentemente dalla loro volontà.
► Pensioni Quota 96: cosa sono e le implicazioni di una nuova riforma
Questo introduce anche un’altra novità per gli impiegati delle Pubbliche Amministrazioni, che con il Decreto 101 non potranno più chiedere il prolungamento del servizio fino ai 70 anni.
Il decreto 101, inoltre, conferma l’obbligo per tutte le amministrazioni di collocare a riposo i dipendenti al compimento dei 65 anni che a fine 2011 avevano raggiunto la massima anzianità contributiva (40 anni), quota 96 o comunque gli altri requisiti previsti per la pensione nel singolo comparto.
Trovate le coperture per altri 6.500 esodati: chi e come può fare richiesta
Il Decreto 101 del 2013 sulla razionalizzazione delle spese della Pubblica Amministrazione e con il Decreto 103, quello che ha eliminato la rata dell’Imu, entrambi già pubblicati in Gazzetta Ufficiale (31 agosto 2013) sono entrate in vigore delle interessanti novità per i lavoratori esodati e per i dipendenti del settore pubblico.
► Pensioni dipendenti pubblici: le ultime novità di settembre 2013
I Decreti sono serviti, infatti, a trovare le coperture per altri 6.500 esodati, ossia i lavoratori che hanno lasciato il lavoro ma che sono stati privati della possibilità di andare in pensione con l’entrata in vigore della Riforma Fornero, cha ha innalzato i requisiti per l’accesso alla previdenza.
I requisiti per gli esodati
I lavoratori che sono usciti dal mondo del lavoro entro la fine del 2011 e che da allora non percepiscono né stipendio né pensione, potranno accedere al trattamento pensionistico dell’Inps, secondo i requisiti previsti prima della Riforma Fornero solo se:
1. in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi vigenti prima della riforma, avrebbero maturato il diritto ad avere la pensione entro il 2014;
2. l’uscita dal lavoro non è precedente al 1° gennaio 2009 e successiva al 31 dicembre 2011;
3. non sia stato percepito dopo il licenziamento un reddito annuo lordo complessivo per qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente, superiore a 7.500 euro.
► Risorse in arrivo per gli esodati e per la CIG
Tempistiche e modalità di presentazione della domanda per gli esodati
Il termine ultimo fissato dal Governo per presentare la domanda di accesso al trattamento pensionistico per chi rientra nei requisiti sopra esposti è il 25 settembre 2013. Le informazioni necessarie, i documenti da presentare e anche maggiori dettagli sui requisiti sono reperibili sul sito del Ministero del Lavoro.
Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto
L’assegno al nucleo famigliare – ANF – è stato introdotto in Italia con le legge n. 153 del 1988 che prevede che sia l’INPS a erogare un determinato contributo alle famiglie di lavoratori dipendenti o di titolari di una prestazione pensionistica Inps che si trovano in difficoltà economica.
► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS
Chi ha diritto all’assegno al nucleo familiare
Partendo dal presupposto che l’assegno al nucleo famigliare è una prestazione dell’Inps alla quale possono accedere tutti i possessori di un reddito da lavoro dipendente, da pensione o altro tipo di rendita, che rientrano in determinate fasce reddituali che ogni anno sono stabilite dal governo in base alle risorse disponibili.
Prima di procedere alla disamina dei casi particolari, ricordiamo che l’assegno è concesso solo nel caso in cui il reddito da lavoro dipendente, pensione o da altre prestazioni sia pari ad almeno il 70% dell’intero reddito familiare.
Hanno diritto all’assegno al nucleo familiare le seguenti categorie di lavoratori:
– dipendenti in attività;
– disoccupati indennizzati;
– cassintegrati;
– in mobilità e impiegati in lavori socialmente utili;
– assenti per malattia o maternità;
– richiamati alle armi;
– in aspettativa per cariche pubbliche elettive e sindacali;
– dell’industria o marittimi in congedo matrimoniale.
Possono fare richiesta dell’assegno al nucleo famigliare anche:
– le persone assistite per tubercolosi;
– i pensionati ex lavoratori dipendenti;
– i caratisti imbarcati sulla nave da loro stessi armata, agli armatori e ai proprietari armatori;
– i soci di cooperative.
► Cosa sono gli assegni famigliari
Come si richiede l’assegno al nucleo famigliare?
Per ottenere dall’Inps l’assegno al nucleo famigliare il contribuente deve necessariamente farne richiesta, con il modulo ANF/DIP dell’INPS, a:
– datore di lavoro, se lavoratore dipendente.
– INPS, in caso di addetti ai servizi domestici, operai agricoli dipendenti a tempo determinato, lavoratori iscritti alla gestione separata.
Pensioni Quota 96: cosa sono e le implicazioni di una nuova riforma
Cosa sono le pensioni quota 96
Le pensioni Quota 96, che interessano una larga fetta degli insegnanti italiani, sono un particolare tipo di pensione che è stata istituita molto tempo fa per permettere a chi aveva maturato 61 anni di età e 35 di servizio, oppure 60 anni con 36 anni di anzianità contributiva, di andare in pensione.
► Aspetti fiscali delle pensioni integrative: aliquote, deduzioni e risparmio
Facendo la somma dei deu requisiti, in entrambi i casi si ottiene 96, da qui il nome della quota.
Potevano farlo tutti coloro che avrebbero raggiunto entrambi i requisiti (età e anzianità contributiva) prima del 31 dicembre 2011.
La riforma Fornero e le modifiche alle pensioni quota 96
Con l’entrata in vigore della Riforma Fornero, sono state abolite le quote che danno accesso alla pensione, ragion per cui circa 10.000 persone che avevano raggiunto i requisiti alla data richiesta, si sono visti sfuggire l’opportunità di mettersi a riposo.
Un problema, questo, meno grave di quello degli esodati, ma che mostra comunque quanto sia necessario provvedere alla riforma del sistema pensionistico italiano.
► Risorse in arrivo per gli esodati e per la CIG
Quale sarebbe la soluzione migliore in vista di una riforma delle pensioni?
La soluzione più semplice, e forse anche l’unica, è quella di ristabilire le quote e permettere così a questi 10.000 insegnati di andare in pensione. Il Governo vorrebbe farlo, ma, al momento, non ci sono le coperture finanziarie per farlo.
Pensioni d’oro: quante sono e quanto costano
Le pensioni d’oro in Italia non si possono toccare. Lo ha deciso la Consulta: le pensioni d’oro non possono essere oggetto di prelievo di solidarietà, perché sarebbe un atto discriminatorio nei confronti di contribuenti italiani che non ha motivo di esistere.
► Nessun prelievo sulle pensioni d’oro, lo dice la Consulta
La sentenza è nel rispetto delle leggi della Costituzione Italiana, ma c’è da dire che di fronte ad una situazione che vede la maggior parte dei giovani senza un futuro lavorativo e tantomeno previdenziale, sarebbe da rimettere mano all’intero sistema e dargli un impianto più equo.
Il Governo Letta è a lavoro anche su questo, ma nel frattempo, fino a che i lavori di ristrutturazione del sistema pensionistico italiano non saranno terminati (e di tempo ce ne vorrà, visto che non sono ancora iniziati), i lavoratori di oggi continuano a pagare i contributi per il mantenimento delle pensioni d’oro.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vediamo quanti sono gli italiani che hanno diritto ad una pensione da favola e quanto percepiscono ogni mese, riportando i dati presentati dall’Inps.
Numero totale dei pensionati in Italia: 16.533.152
Pensione media: 1.443 euro al mese (16.300 euro all’anno, comprensiva di tredicesima)
Pensionati d’oro: 882, che hanno una pensione mensile è di almeno 20mila euro al mese (41/42 volte il minimo). In questi 882 pensionati più fortunati, sono compresi anche 291 pensionati super-ricchi (quelli che percepiscono 50 volte il rateo minimo (394mila 900 euro all’anno).
► Gli stipendi d’oro dei dipendenti della Camera
Le altre pensioni superiori alla media nazionale
8.000 pensionati percepiscono più di 10.000 al mese (21 volte il minimo) ma meno di 20mila, con una pensione annua tra i 134mila e i 259mila euro all’anno.
179 mila pensionati hanno un rateo mensile compreso tra la media nazionale e i 10.000 euro (da 10 a venti volte il minimo), portando a casa tra i 65mila e i 134mila euro all’anno.