Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

 La riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero ha creato un certo scompiglio in tutti i settori economici, anche se le intenzioni, molto probabilmente, erano quelle di dare un aiuto ai lavoratori ad avere delle condizioni contrattuali più favorevoli, disincentivando il ricorso a contratti a tempo determinato.

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Lo strumento per raggiungere tale obiettivo è stato, come molto spesso accade, l’aumento delle aliquote delle tasse che il datore di lavoro deve pagare sui dipendenti e un aumento delle ritenute in busta paga. Il risultato?

Un numero quasi invariato di contratti a tempo determinato e salari sempre più bassi.

Ad esempio, come riportato da Il Sole 24ore, un operaio edile assunto a tempo determinato in un’azienda con 15 dipendenti, guadagna giornalmente 47,07 euro, come la maggior parte dei lavoratori assunti nelle stesse condizioni. All’azienda, però, non costa così, perché si devono aggiungere 5 euro per il fondo pensioni, 3 euro circa per la cassa integrazione, due euro per l’indennità economica di malattia, il prelievo dello 0,9% per la cassa integrazione straordinaria e il prelievo Aspi (1,4%).

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Quindi, alla fine dei conti, le aziende pagano una volta e mezza quanto dovuto ai dipendenti, una cifra che va tutta nelle tasche dello Stato e, per come è la situazione attuale dell’Italia, non serve certo a dare garanzie a lungo termine né ai lavoratori né alle aziende.

Nessun congedo parentale per i lavoratori del pubblico impiego

 In Italia i tempi legislativi sono sempre molto lunghi. Soprattutto quando si tratta di recepire delle norme che ci vengono imposte dall’Unione Europea. L’ultimo caso, in ordine cronologico, è quello che riguarda l‘applicazione del diritto al congedo parentale per i dipendenti pubblici, un settore che sta vivendo un momento di vera passione.

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Una circolare Inps, infatti, ha reso noto, prendendo come riferimento la più recente normativa italiana di riferimento, che i padri lavoratori del pubblico impiego non possono usufruire 

del congedo obbligatorio (un giorno al mese) e il congedo facoltativo (due giorni) della legge 92 del 28 giugno 2012, fruibili entro il quinto mese di vita del figlio.

Della situazione incresciosa che si è venuta a creare si è fatta portavoce l’Anief, un’associazione che si occupa del settore scuola, la quale ha denunciato la discriminazione in atto nei confronti dei dipendenti del pubblico impiego, che non possono, come invece accade ai colleghi che lavorano in ambito privato, godere di un loro diritto.

L’Anief prende come riferimento la direttiva comunitaria 18 del 2010 che definisce il congedo parentale come un diritto individuale che permette di aiutare i giovani che lavorano in Europa ad ottenere una migliore conciliazione.

► Congedo a ore per i lavoratori in attesa di figli

Arrivata presto anche la replica dell’Inps che, in pratica, afferma di non poter ovviare al problema, se non nel momento in cui saranno approvati i decreti attuativi e le disposizioni ad hoc per i lavoratori statali.

Come cambia la pensione anticipata con la Riforma Fornero

 All’inizio del 2013 è entrata in vigore la riforma del sistema delle pensioni italiane. Una riforma strutturale molto importante, voluta del ministro del welfare uscente  Elsa Fornero, che ha creato molte polemiche e diversi problemi, soprattutto per coloro che erano in procinto di accedere alla pensione, che si sono visti all’improvviso allungare i requisiti contributivi necessari per ottenere la pensione.

► Vantaggi e svantaggi della totalizzazione nazionale della contribuzione

La riforma ha abolito, infatti, i vecchi requisiti di accesso alla pensione in favore di tempi di contribuzione più lunghi e di un adeguamento del requisito di età rapportato alla speranza di vita. Un calcolo, quello per accedere alla pensione, che diventa sempre più complesso, soprattutto per quanto riguarda le pensioni di anzianità che, con la riforma, si sono trasformate in pensioni anticipate,

Prima della riforma Fornero per ottenere la pensione di anzianità erano necessari 60-62 anni di età e 35-37 anni di contribuzione in base alle diverse categorie lavorative, adesso, invece, i requisiti sono molto più stretti.

I nuovi requisiti per accedere alla pensione anticipata (ex pensione di anzianità)

Per accedere alla pensione anticipata agli uomini saranno necessari almeno 42 anni e 5 mesi di carriera (per il 2013, nel 2014, per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita, si sale a 42 anni e 6 mesi), stessa situazione per le donne che per ottenere l’assegno INPS di trattamento di anzianità dovranno raggiungere per il 2013 41 anni e 5 mesi di contribuzione e 41 anni e 6 mesi nel 2014.

Obbligatorietà del requisito anagrafico

Ulteriore cambiamento è quello che prevede, da qui a cinque anni, anche l’obbligatorietà del requisito anagrafico che è stato fissato a 62 anni. Al momento il regime è transitorio -si arriverà all’obbligatorietà gradualmente- ma, per chi volesse andare in pensione senza aver raggiunto i 62 anni, ci sarà un taglio dell’assegno pari all’1% del totale per ogni anno di età inferiore ai 62 anni, che diviene del 2% per tutti gli anni sotto alla soglia dei 60.

Questo, però, solo a partire dal 2017. Prima di quella data chi raggiunge il requisito contributivo non subirà alcun taglio dell’assegno, ma avrà delle limitazioni per quanto riguarda i periodi contributivi effettivamente conteggiati.

► Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

Le donne in pensione a 57 anni

Fino alla fine del 2015 le donne possono accedere alla pensione anticipata con 57 anni di età e 35 anni di contributi, ma, chi fa questa scelta, avrà un assegno pensionistico più basso.

Infatti, l’assegno viene calcolato solo con il metodo contributivo, ossia in base ai contributi versati e non in base alla retribuzione percepita, con una decurtazione dell’assegno che può arrivare anche fino al 50% rispetto agli ultimi stipendi percepiti.

Vantaggi e svantaggi della totalizzazione nazionale della contribuzione

 Sono molte le persone che in questo ultimo periodo si interrogano sulla convenienza o meno di richiedere la totalizzazione nazionale dei contributi. Si tratta, per lo più, di lavoratori che, dopo la Riforma Fornero, sono nella condizione di esodati, quindi senza lavoro e senza reddito da pensione.

Persone che, quando capita l’occasione, fanno anche altri lavori, magari come collaboratori esterni o con contratti a progetto.

► Quali soluzioni per gli esodati con il nuovo governo?

A queste persone conviene chiedere, alla fine del lavoro, richiedere la totalizzazione contributi? Esistono dei vantaggi reali o è meglio non farla? Come funziona ora dopo l’entrata in vigore delle ultime riforme?

Proviamo a fare un excursus sulla normativa che riguarda la totalizzazione nazionale dei contributi per capirne di più e scegliere, con maggiore cognizioni di causa, se farla o meno.

1. Adeguamento della totalizzazione alla stima di vita

Con la Circolare Inps numero 35 del 14 Marzo 2012 è stato precisato che anche tutti coloro che vogliono accedere al trattamento pensionistico con la totalizzazione nazionale sono soggetti agli aumenti previsti della speranza di vita, che porta il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia a 65 anni e 3 mesi e quello contributivo a 40 anni e 3 mesi.

Restano valide per la totalizzazione, che prevede comunque il raggiungimento di un minimo di 40 anni di contributi, tutte le forme di contribuzione ad esclusione di contributi figurativi derivanti da disoccupazione e malattia.

► Cud on line anche per i pensionati

2. La finestra mobile

I lavoratori che scelgono la totalizzazione devono passare attraverso una finestra mobile di 18 mesi, come sancito dal decreto legge 78/2010. Con il messaggio Inps n. 214 del 4 gennaio 2013 l’Istituto ha anche precisato che se si accede alla pensione per totalizzazione ma indipendentemente dal raggiungimento dei requisiti anagrafici la finestra mobile aumenterà la sua durata di un mese per il 2012, di due mesi per il 2013 e di tre mesi a partire dal 2014.

3. Cancellazione del requisito dei tre anni

La riforma Fornero ha portato la cancellazione dei tre anni di durata minima per la totalizzazione delle contribuzioni. Questo vuol dire che tutte le contribuzioni accreditate possono essere utilizzate (in presenza di contribuzioni coincidenti vanno considerate una sola volta), quindi anche periodi più brevi totalizzati in altre casse andranno a far parte della contribuzione totale.

Tra le casse che partecipano alla totalizzazione c’è l’assicurazione generale obbligatoria (Ago), Fondo Elettrici, Telefonici, ex Inpdap, Casse privatizzate dei liberi professionisti, iscritti alla gestione separata dell’Inps, Fondo di previdenza del clero e dei ministri del culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica.

► Perso un terzo del potere d’acquisto delle pensioni

4. L’ammontare dell’assegno

Qui si inizia a parlare degli svantaggi della totalizzazione: l’assegno derivante da questa scelta contributiva, infatti, sarà sempre più basso di un assegno pensionistico tradizionale, in quanto l’ammontare dell’assegno viene calcolato solo i base al sistema contributivo, il che comporta un abbassamento del rateo del 30-35%.

5. I vantaggi della totalizzazione nazionale

Dal momento che la totalizzazione mette insieme i contributi versati in più casse, è stato deciso di dare requisiti unici per   l’accesso alla pensione, che possono risultare, nella maggior parte dei casi, più vantaggiosi in termini di età e di contributi versati, rispetto ai requisiti richiesti richiesti dopo la riforma Formero per le singole casse.

Se si opta per la totalizzazione, si può accedere alla pensione di vecchiaia con 65 anni di età e 20 di contribuzione, mentre per la pensione di anzianità si necessità di 40 anni di contributi, requisiti che non variano, come invece accade per le singole casse, in caso di contribuente uomo o donna.

► Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

Anche in caso di pensione anticipata i requisiti sono più favorevoli: con la totalizzazione l’età è irrilevante, mentre, in tutti gli altri casi, per non avere decurtazioni permanenti dell’assegno è necessario aver raggiunto almeno i 62 anni di età.

Quali soluzioni per gli esodati con il nuovo governo?

 Tutti, nessuno escluso, ha lasciato in disparte l’argomento degli esodati in campagna elettorale, ogni schieramento con il suo programma. Ora le elezioni sono terminate, i risultati li sappiamo, come sappiano che non ci sarà un governo di maggioranza a prendere decisioni ma una grande coalizione, anche se restano dei grandi dubbi su quale potrà essere la sua composizione.

Gli esodati sono un esercito di quasi trecento mila persone, che sono rimaste senza lavoro e non hanno un reddito da pensione. Effetto della riforma Fornero. Ma il ministro ha messo in campo anche qualche soluzione per risolvere il problema -due decreti per le garanzie di copertura per un totale di 120 mila persona- ma ancora non sono sufficienti a garantire la tranquillità per tutti.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Ora, anche se tutti i partiti hanno messo in campo le loro soluzioni, l’esito delle elezioni è molto difficile da gestire, come lo è anche la situazione politica generale del paese, il che potrebbe portare ad un ulteriore slittamento dei provvedimenti di salvaguardia.

Nello specifico il Partito Democratico di Pierluigi Bersani ha detto, fin dall’inizio, che l’obiettivo sul welfare sarebbe stato quello di rivedere e rendere più flessibili i criteri di accesso alla pensione stabiliti con la riforma del governo uscente, portando l’età minima pensionabile tra 62 e 66 anni con un criterio di gradualità e l’abolizione degli assegni di anzianità. In pratica si necessita di una maggiore gradualità del passaggio da un sistema all’altro, soprattutto nel caso di situazioni problematiche come possono essere quelle degli esodati.

Il PDL vorrebbe fare in modo che i fondi recuperati con la riforma non vadano sprecati – con possibili tagli alle pensioni d’oro – e un turnover “leggero” tra lavoratori in uscita e in entrata, con passaggio al part time nelle fasi finali di attività lavorativa.

► Ancora polemiche sulla copertura per gli esodati

Cosa pensa, invece, il Movimento 5 stelle che, in fin dei conti, si è rivelato essere il vero vincitore delle elezioni politiche del 2013?

Nel programma elettorale di Beppe Grillo non si parla specificatamente del problema degli esodati, ma si accenna comunque ad una riforma generale del welfare che lo renda più umano ed accessibile. In primo luogo Beppe Grilllo ha proposto l’introduzione di un reddito di cittadinanza per garantire delle condizioni di vita dignitose alle fasce più deboli della popolazione. Nello specifico delle pensioni Grillo e il suo Movimento propongono, prima di tutto, un taglio alle famose pensioni d’oro che superano i 5mila euro mensili e, poi, riportare l’età pensionabile al 1992, quando per uscire dal lavoro erano sufficienti i 60 anni di età.

 

Cud on line anche per i pensionati

 La legge di stabilità 2013 prevede che a partire da quest’anno gli enti previdenziali useranno internet per l’invio del Cud ai cittadini. Solo su richiesta esplicita il Cud verrà inviato in formato cartaceo.

► Età pensionabile italiana più alta d’Europa

Ora, i pensionati italiani, o comunque le persone che hanno superato la soglia dei sessant’anni, non sono particolarmente avvezzi al’uso delle nuove tecnologie e quello che doveva essere un provvedimento volto alla semplificazione burocratica rischia di trasformarsi in un grande problema, soprattutto se si pensa che il termine ultimo per la presentazione del Cud è il 28 febbraio.

Da parte dell’Inps ancora nessuna comunicazione ufficiale, se non la promessa che a breve verranno avvisati i diretti interessati e che, molto probabilmente, potrebbe essere attivato un numero dedicato per i pensionati e le persone in difficoltà attraverso il quale poter richiedere l’invio del modulo cartaceo.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Ma i tempi sono davvero stretti ed è praticamente impossibile completare le procedure di invio entro la fine del mese. La soluzione può immediata per i pensionati sembra essere quella di rivolgersi direttamente ai caaf che possono avviare la procedura e inviare direttamente il modulo all’Inps.

Altra novità riguarda anche il modello Obis M, che riporta gli importi mensili della pensione erogata, anche questo, in base alle disposizioni della legge di stabilità, non più recapitato al pensionato ma accessibile on line.

Requisiti per iscriversi al Fondo Casalinghe

 Il fondo casalinghe altro non è che un fondo di previdenza, disciplinato a partire dal primo di gennaio del 1997. Il fondo riguarda le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti, i quali provengono da responsabilità di natura familiare.

Requisiti per iscriversi al Fondo Casalinghe

Hanno la possibilità di iscriversi a questo fondo di previdenza, i soggetti di entrambi i sessi che hanno un’età compresa tra i quindici e i sessantacinque anni. Tali soggetti, tuttavia, devono ottemperare ai seguenti requisiti richiesti:

– i soggetti devono svolgere un lavoro in famiglia, il quale non deve essere retribuito e deve essere collegato a responsabilità di natura familiare, estraneo ad ogni vincolo di subordinazione;

– i soggetti non devono essere in possesso di una pensione diretta;

– i soggetti non devono prestare attività lavorativa di natura dipendente o di natura autonoma per la quale è previsto l’obbligo di iscrizione ad altro ente o cassa previdenziale;

– i soggetti devono prestare attività di natura lavorativa part-time qualora, in relazione all’orario e alla retribuzione percepita, venga determinata una contrazione delle settimane utili per il diritto a pensione.

Come iscriversi al Fondo Casalinghe

La richiesta di iscrizione al fondo casalinghe può essere presentata secondo gli iter seguenti:

– Presso la sede Inps, direttamente o attraverso uno dei centri di Patronato riconosciuti dalla legge, i quali assistono in forma del tutto gratuita i lavoratori;

– la domanda può essere inviata tramite posta, a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento;

– la domanda può essere trasmessa on-line, accedendo al sito http://www.inps.it.

La domanda può essere effettuata attraverso l’apposito modulo messo a disposizione presso le sedi Inps. Inoltre la domanda può essere redatta in carta semplice.

Modalità e tempistiche di iscrizione

La decorrenza dell’iscrizione parte dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene perfezionata la presentazione della domanda. Una volta effettuata, la richiesta mantiene la sua validità anche se non sono stati eseguiti versamenti di sorta.

Coloro che erano iscritti presso la Mutualità pensioni sono automaticamente iscritti presso il nuovo fondo e possono utilizzare i contributi versati alla stregua di un “premio unico d’ingresso”.

Il versamento per iscriversi al Fondo Casalinghe

L’importo dei versamenti per iscriversi al Fondo Casalinghe è libero. In ogni caso, mediante versamento di almeno 25,82, euro verrà accreditato agli iscritti un mese di contribuzione.

L’Inps accrediterà per ogni anno tanti mesi di contributi quanti se ne evincono dividendo l’importo complessivo versato nell’anno per 25,82 euro. Ad esempio, se in un anno si versano110 euro, i mesi accreditati saranno 4.

Il versamento può essere saldato in qualsiasi momento dell’anno tramite bollettini di conto corrente postale che l’Inps invia a casa insieme alla lettera di accoglimento dell’iscrizione.

I contributi versati sono interamente deducibili dal reddito imponibile Irpef del soggetto dichiarante, anche per i familiari fiscalmente a carico.

Requisiti richiesti e prestazioni

A carico dell’Inps ci sono le seguenti prestazioni:

– pensione di inabilità, con almeno 5 anni di contributi, a patto che sia intervenuta l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività di natura lavorativa

– anzianità, a partire dal 57° anno di età, a patto che siano stati versati almeno cinque anni, ovvero sessanta mesi, di contributi.

La pensione di anzianità:

sarà liquidata soltanto se l’importo maturato risulterà almeno uguale al totale dell’assegno sociale maggiorato del 20% (1,2 volte l’assegno sociale);

è esclusa dall’importo al compimento del sessantacinquesimo anno di età. Non è contemplata la concessione della pensione ai superstiti.

Come e dove presentare la domanda

Le domande per iscriversi al fondo casalinghe possono essere trasmesse mediante i canali seguenti:

– Domanda via Web: servendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto http://www.inps.it

– Domanda via telefono: chiamando al numero 803164 il contact center integrato. Il numero è gratuito da rete fissa. Inoltre, è possibile chiamare il numero 06164164 da rete mobile. Il numero è a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico

– Domanda nei patronati e presso tutti i centri intermediari dell’Istituto, avvalendosi dei servizi telematici offerti dagli stessi

Fondo Casalinghe: quanto spetta 

L’importo del fondo è determinato in base il sistema di calcolo contributivo.

Requisiti per ottenere l’assegno sociale

 Quando si parla di assegno sociale si parla di una prestazione di natura prettamente assistenziale, la quale trascende completamente dal versamento dei contributi.

Tale prestazione è appannaggio di quei cittadini che si trovano in condizioni economiche svantaggiose, dunque a disaggio, e si trovano inoltre in situazioni reddituali particolari per le legge ha previsto alcune forme di ausilio.

Verifica

Naturalmente, fatte queste dovute premesse, è opportuna una verifica del possesso dei requisiti per i cittadini suddetti. Tale verifica viene effettuata una volta all’anno.

In termini di prestazione economica, l’assegno sociale vien liquidato sempre mediante carattere di provvisorietà in virtù del reddito presunto.

Nell’anno seguente l’Inps opera la liquidazione definitiva o ancora la modifica, oppure la sospensione concentrata sulle dichiarazioni reddituali rese dagli interessati.

L’assegno sociale non è mai soggetto a trattenute Irpef.

Inoltre, l’assegno sociale non è reversibile ai familiari superstiti ed è altresì inesportabile.

Assegno sociale: a chi spetta

Resta da capire a chi spetta questa particolare prestazione economica. Hanno a tutti gli effetti diritto all’assegno sociale quei cittadini italiani che soddisfano i seguenti requisiti (da verificare):

– cittadini che hanno compiuto il 65° anno di età;

– cittadini che risiedono effettivamente e in maniera permanente in Italia;

– cittadini che non posseggono un reddito, o meglio, posseggono nello specifico redditi di importo inferiore ai limiti statuiti dalla legge.

Casi particolari

In particolari casi da verificare possono avere diritto all’assegno sociale quei cittadini comunitari, nonché gli stranieri titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno CE, nel caso in cui siano registrati cittadini soggiornanti durante un lungo periodo.

Dal primo giorno di gennaio del 2009, per ottenere a tutti gli effetti l’assegno sociale, occorre possedere un ulteriore requisito. Di cosa si tratta? Occorre avere soggiornato in maniera del tutto legale nonché in via continuativa in Italia per almeno dieci anni.

Come e dove presentare la domanda per l’ottenimento dell’assegno sociale

La domanda per l’ottenimento dell’assegno sociale può essere presentata solo ed esclusivamente attraverso via telematica, mediante uno dei seguenti canali:

Domanda via Web: servendosi, dunque, dei servizi telematici accessibili in maniera diretta dal cittadino mediante PIN attraverso il portale dell’Istituto, http://www.inps.it;

Domanda via telefono: chiamando al numero 803164 il contact center integrato, da rete fissa. Il numero è gratuito. Oppure si può chiamare al numero 06164164 da rete mobile. Quest’ultimo numero è a pagamento in base alla tariffa del proprio gestore telefonico;

Domanda tramite patronati e tramite tutti i centri intermediari dell’Istituto  Inps: recandosi nei patronati oppure nei centri che fungono da intermediari dell’Inps è possibile presentare domanda per ottenere l’assegno sociale, usufruendo dei servizi telematici messi a disposizione dagli stessi.

Assegno sociale: quando spetta

L’assegno sociale ha una decorrenza che parte dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene perfezionata la presentazione della domanda. Occorre, però, essere naturalmente in presenza di tutti i requisiti disposti dalla legge.

Requisiti per l’ottenimento dell’assegno sociale

Al fine di certificare il diritto all’ottenimento dell’assegno sociale, è necessario disporre dei requisiti necessari disposti dalla legge. Appare, dunque, opportuno elencarli:

– età;

– cittadinanza;

– residenza effettiva e dimora abituale in Italia;

– requisiti di natura reddituale.

Assegno sociale: quanto spetta

Rimane, dunque, da comprendere quanto spetta a coloro che sono in diritto di ottenere l’assegno sociale. Al fine di determinare la misura massima dell’assegno che spetta alle suddette tipologie di lavoratori e individui, occorre tenere in considerazione la differenza che intercorre tra limite di reddito previsto annualmente e quello che è il reddito dichiarato.

Tenendo in considerazione ll’entità del reddito personale e/o coniugale, l’assegno sociale può essere liquidato in modalità intera o in modalità ridotta.

L’importo mensile dell’assegno è conferito dalla misura massima spettante, suddivisa in tredici mensilità.

Come ottenere la pensione supplementare

 La pensione supplementare si configura come una prestazione economica liquidata, dietro richiesta, al lavoratore che può far certificare una contribuzione versata all’Inps non sufficiente a soddisfare il diritto ad un’altra pensione (pensione di anzianità o assegno ordinario di invalidità) con i requisiti contributivi normalmente richiesti.

Pensione supplementare: a chi spetta

Possono richiedere la pensione supplementare queli lavoratori titolari di un conto assicurativo presso l’Inps, i quali sono già titolari di un’altra pensione a carico di un Fondo sostitutivo, esclusivo o esonerativo dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, come ad esempio Stato, Inpdap, Fondi Pensioni integrativi e sostitutivi.

La pensione supplementare, spetta altresì a coloro che:

– sono in possesso di una pensione a carico del fondo di previdenza del Clero secolare per i ministri del culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica;

– sono titolari di assegni vitalizi erogati in sostituzione della pensione, dall’Inadel ai dipendenti degli enti locali, dall’Enpas ai dipendenti dello Stato, dall’Opera di previdenza per il personale delle ferrovie e dall’istituto postelegrafonici ai dipendenti delle amministrazioni corrispondenti;

– sono i familiari superstiti dei lavoratori suddetti.

Lavoratori iscritti all’Enpals

Per quanto riguarda i lavoratori iscritti all’Enpals è prevista la pensione supplementare in caso di contribuzione versata in una o più gestioni speciali dei lavoratori autonomi qualora il richiedente sia il titolare di pensione a carico dell’Enpals. Pensione che, dunque, deve essere riconosciuta in virtù delle norme che regolano i rapporti tra Inps ed Enpals.

Pensione supplementare: a chi non spetta

Non hanno, invece, diritto alla pensione supplementare nell’Assicurazione Generale Obbligatoria le seguenti tipologie di lavoratori/titolari di pensione:

– titolari di pensione a carico di Casse e Fondi per liberi professionisti: parliamo dunque di medici, avvocati e ingegneri;

– titolari di pensione a carico dell’Enpals dal momento che le norme regolanti i rapporti tra Inps ed Enpals contemplano l’emissione di un unico trattamento pensionistico per tutta la contribuzione versata presso i due enti;

– titolari di pensione estera di uno Stato che non intrattiene convenzionato con l’Italia;

– titolari di pensione estera di un Stato convenzionato, dal momento godono del diritto alla totalizzazione dei periodi di lavoro svolti all’estero o nel nostro Paese e alla conseguente liquidazione della pensione pro-rata.

– titolari di pensione a carico della Gestione Separata dei lavoratori parasubordinati.

Per quanto concerne, invece, i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata dell’Inps, costoro possono richiedere la pensione supplementare nella loro gestione nel caso in cui non abbiano raggiunto i requisiti per il diritto ad un’autonoma pensione nella gestione stessa, qualora titolari di una pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria, delle modalità esclusive e sostitutive della medesima, delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e ancora delle gestioni previdenziali obbligatorie dei liberi professionisti.

Requisiti per ottenere la pensione supplementare

Possono ottenere la pensione supplementare coloro che:

– sono già titolari di liquidazione o sono in procinto di ricevere liquidazione, una pensione principale a carico di un Fondo sostitutivo, esclusivo o esonerativo dell’Assicurazione Generale Obbligatoria;

– posseggono almeno un contributo settimanale o mensile versato nell’Assicurazione Generale Obbligatoria;

– non sono in possesso dei requisiti di assicurazione e di contribuzione richiesti per ottenere la pensione autonoma.

Casi particolari

Inoltre, per quanto riguarda la pensione supplementare di vecchiaia c’è bisogno di

– essere in età pensionabile: aver compiuto, cioè, l’età prevista per la pensione di vecchiaia nel fondo dove si chiede la pensione supplementare;

– aver terminato il rapporto di lavoro dipendente.

Per ottenere la pensione supplementare di invalidità occorre, oltretutto:

possedere il requisito sanitario richiesto per ottenere l’assegno ordinario di invalidità: si tratta dunque della capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale).

 

LA DOMANDA

 

La domanda può essere inoltrata esclusivamente in via telematica attraverso uno dei seguenti canali:

Web – avvalendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto, www.inps.it

telefono – contattando il contact center integrato, al numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico

patronati e tutti gli intermediari dell’Istituto – usufruendo dei servizi telematici offerti dagli stessi

Pensione supplementare: quando spetta

La pensione supplementare decorre:

– dal primo giorno del mese successivo a le mese in cui viene presentata la richiesta, qualora la domanda di pensione supplementare di vecchiaia sia stata presentata entro il 31 di dicembre del 2007;

– tenendo in considerazione le finestre di accesso, nel caso di pensione supplementare di vecchiaia presentata in data successiva al primo gennaio 2008.

– dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene presentata la domanda o il riconoscimento del requisito sanitario, nel caso di pensione di invalidità;

– dal primo giorno del mese successivo al decesso, in caso di pensione supplementare ai superstiti.

Pensione supplementare: quanto spetta

Per determinare l’importo della pensione viene attuato un sistema di calcolo, che può essere:

retributivo: nel caso in cui la contribuzione versata nell’Assicurazione Generale Obbligatoria si riferisceaa periodi solo antecedenti il primo di gennaio del 1996;

misto: una quota viene calcolata con il sistema retributivo e una quota viene calcolata con il sistema contributivo nel caso in cui il lavoratore possa far certificare la contribuzione versata nell’Assicurazione Generale Obbligatoria sia per periodi antecedenti il primo gennaio del 1996 sia per periodi successivi al 31 dicembre del 1995.

contributivo: nel caso in cui la contribuzione si riferisca esclusivamente a periodi successivi al 31 dicembre del 1995.

 

A chi spetta la pensione di inabilità

 La pensione di inabilità altro non è che una prestazione economica, emessa dietro domanda, la quale premia quei lavoratori per i quali viene verificata l’assoluta e permanente impossibilità di effettuare qualsiasi attività di natura lavorativa.

Assegno per assistenza personale e continuativa

I pensionati di inabilità, accertato il fatto che si trovano nell’impossibilità di deambulare senza l’ausilio permanente di un accompagnatore e che non sono in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, possono presentare richiesta al fine di ottenere l’assegno per l’assistenza personale e continuativa. L’assegno per l’assistenza personale e continuativa presenta le seguenti caratteristiche:

– non spetta agli inabili nel caso in cui questi ultimi siano soggetti a ricovero in istituti di cura o di assistenza a carico della pubblica amministrazione;

– non è compatibile con l’assegno mensile versato dall’Inail agli invalidi, sempre a titolo di assistenza personale continuativa;

– è un assegno ridotto, per coloro i quali sono già in possesso di una prestazione analoga erogata da altre modalità di previdenza obbligatoria e di assistenza sociale, in misura corrispondente all’importo della prestazione stessa;

– da ultimo, l’assegno non è reversibile ai superstiti.

Pensione di inabilità: a chi spetta

Hanno diritto alla pensione di inabilità le seguenti tipologie di lavoratori:

– lavoratori dipendenti;

– lavoratori autonomi: si tratta, dunque, di artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri;

– lavoratori iscritti ai fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria.

Requisiti richiesti per ottenere la pensione di inabilità

– Ai lavoratori deve essere certificata un’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività di natura lavorativa per effetto di infermità o di difetti di natura fisica o mentale;

– Devono esserci almeno 260 contributi settimanali: in altri termini si tratta cinque anni di contribuzione e assicurazione. Di questi contributi, almeno 156, pari a tre anni di contribuzione e assicurazione, devono essere avvenuti nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.

E’, altresì, richiesta, sempre in termini di requisiti:

– la cessazione di ogni forma di attività lavorativa;

– la cancellazione dagli elenchi di categoria dei lavoratori;

– la cancellazione dagli albi professionali;

– l’effettiva rinuncia ai trattamenti a carico dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione ed a qualsiasi altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.

Come fare domanda per la pensione di inabilità

La domanda può essere presentata solo ed esclusivamente mediante via telematica, attraverso uno dei seguenti canali:

Domanda via Web: servendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN mediante il portale dell’Istituto http://www.inps.it

Domanda via telefono: chiamando al numero 803164 il contact center integrato. Il numero è gratuito da rete fissa. Si può inoltre chiamare il numero 06164164 da rete mobile. Il numero è a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico

Domanda nei patronati e presso tutti gli intermediari dell’Inps: recandosi nei patronati e nei centri intermediari sarà possibile usufruire dei servizi telematici offerti dagli stessi

Alla richiesta per ottenere la pensione di inabilità occorre allegare la certificazione medica (il modello SS3).

Pensione di inabilità: quando spetta

La pensione di inabilità ha una decorrenza dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene perfezionata la presentazione della domanda nel caso in cui risultino a tutti gli effetti soddisfatti i requisiti, siano essi sanitari o amministrativi, richiesti dalla legge.

La pensione di inabilità potrà essere soggetta a revisione.

Pensione di inabilità: quando spetta

La pensione di inabilità ha una decorrenza a partire dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene perfezionata la presentazione della domanda nel caso in cui risultino soddisfatti tutti i requisiti, sia sanitari sia amministrativi, richiesti dalla legge.

La pensione di inabilità potrà essere soggetta a revisione.

Pensione di inabilità: quanto spetta

L’importo della pensione di inabilità sarà determinato mediante un sistema di calcolo:

– sistema di calcolo misto: una quota viene calcolata con il sistema retributivo e una quota viene calcolatacon il sistema contributivo;

– sistema di calcolo contributivo: viene effettuato questo calcolo nel caso in cui il lavoratore ha iniziato l’attività lavorativa dopo il 31 dicembre del 1995.

Anzianità contributiva

L’anzianità contributiva maturata viene elevata (nel limite massimo di 2080 contributi settimanali) dal numero di settimane che intercorrono tra la decorrenza della pensione e il compimento di 60 anni di età sia per le donne sia per gli uomini a seguito dell’introduzione del sistema contributivo per le anzianità maturate dal primo gennaio del 2012.